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Mahamid, l'avvocato che vuol spiegare l'Olocausto a Teheran
- Subject: Mahamid, l'avvocato che vuol spiegare l'Olocausto a Teheran
- From: "associazione Amici di Lazzaro" <associazioneamicidilazzaro at yahoo.it>
- Date: Sat, 18 Nov 2006 14:12:33 +0100
Mahamid, l’avvocato che vuol
spiegare l’Olocausto a Teheran
E’ arabo israeliano, ha scritto un libro (inviato ad Ahmadinejad), ha aperto un museo. Al Foglio spiega perché va in Iran Gerusalemme. Khaled Ksab Mahamid abita a Nazareth. E’ un avvocato. Sta aspettando la conferma per il suo visto dall’ambasciata iraniana di Amman, in Giordania. Quando a Teheran il presidente Mahmoud Ahmadinejad ha cominciato a negare nei suoi discorsi pubblici la Shoah, Mahamid ha deciso di spedirgli il libro che ha scritto (in arabo), “I palestinesi e lo stato dell’Olocausto”. L’11 e il 12 dicembre sarà in Iran per una conferenza – “Review of the Holocaust” – ma in sostanza ha dovuto quasi autoinvitarsi, poiché Mahamid è il primo arabo ad aver fondato un museo e un istituto di ricerca sull’Olocausto (The Arab Institute for the Holocaust Research and Education), nel 2005, con sede a Nazareth. “Un corridoio”, dice chi ci è stato, che però è una rarità. Ci ha messo i suoi soldi, circa quattromila dollari. Ha comprato foto, materiale e pubblicazioni dallo Yad Vashem, il museo della Shoah a Gerusalemme. A Teheran, ha spiegato Mahamid al Foglio da Nazareth, andrà a dire che l’Olocausto c’è stato. Secondo lui, quello che i negazionisti dovrebbero capire è che, se per gli israeliani la sicurezza personale è al primo posto, è per effetto dell’Olocausto e del sentimento di persecuzione da esso derivato. Il dialogo con il nemico serve alla pace. Se gli arabi capissero le sofferenze che gli ebrei hanno sopportato nella Seconda guerra mondiale, continua a ripetere da tempo, si creerebbe un’atmosfera per il dialogo che faciliterebbe la comprensione israeliana verso i palestinesi. Gli arabi guardano con molta diffidenza al museo, se non con antipatia. Mahamid dice che quando ha aperto non ha ricevuto alcuna copertura dai mass media arabi. Qualche sito israeliano ha parlato di lui, ma pochi giornali se ne sono occupati. Spiega di essere andato nelle scuole di Nazareth, di aver invitato i professori a portare gli studenti all’esposizione, ma senza successo. Non si dà per vinto: distribuisce senza sosta e dove può i pamphlet dell’istituto. Alcuni, tra gli ebrei, sono scettici. L’Anti Defamation League trova il sito del museo (www.alksritha.org) antisemita. Allo Yad Vashem, secondo Haaretz, dicono di aver tentato di fornirgli materiale senza trovare risposta. Mahamid dice di aver chiesto maggior assistenza, ma senza risposta. Il portavoce del museo di Gerusalemme sostiene di non avere il numero di telefono dell’istituto di Nazareth. Il signor Mahamid spiega come sia importante far capire agli arabi l’Olocausto. Questa tragedia “dà forma a una politica contro di noi”. “Noi arabi lo neghiamo e abbiamo una visione distorta, creiamo una politica sbagliata e non sappiamo rapportarci con Israele”. La memoria dell’Olocau sto “è il solo potere in grado di portare la pace tra palestinesi e israeliani”. Mahamid non ce l’ha soltanto con i professori palestinesi che rifiutano di portare gli studenti al suo museo, anche con gli israeliani che non hanno “investito nell’insegnare agli arabi che cos’è l’Olocausto”. Non gli è venuta in mente l’ipotesi di non prendere in considerazione l’invito dell’Iran, paese il cui leader non soltanto nega la Shoah ma ha più di una volta dichiarato di voler vedere Israele cancellato dalla cartina geografica. Ha cercato l’invito e non soltanto. Ha scritto ad Angela Merkel, cancelliere tedesco, per dirle che la Germania ha la responsabilità di presentare una delegazione alla conferenza per dire con chiarezza a chi nega l’Olocausto che milioni di ebrei sono morti durante la Seconda guerra mondiale. Convincere Ahmadinejad. Perché “negare l’Olocausto rende la situazione peggiore per i palestinesi”. |
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