Iran: la gioventù si ribella contro le istituzioni
- Subject: Iran: la gioventù si ribella contro le istituzioni
- From: "associazione Amici di Lazzaro" <associazioneamicidilazzaro at yahoo.it>
- Date: Tue, 24 Oct 2006 11:18:01 +0200
Iran: la gioventù si ribella contro le istituzioni Dopo quasi venti anni dalla Rivoluzione Islamica del 1979, i figli dei protagonisti si trovano di fronte allo stesso bivio in cui allora si trovarono i loro genitori e i loro connazionali durante la crisi studentesche del 1999: rispettare le istituzioni o resistere contro l’oppressione. Le istituzioni iraniane si trovano a commettere il medesimo errore, ossia quello di reprimere duramente e di censurare le manifestazioni di una gioventù, sicuramente molto pia acculturata grazie alle nuove tecnologie, come internet, e assetati di un sistema democratico e libero, all’interno di una cornice che si fonda sul profondo nazionalismo e sul sentimento mussulmano. Fabrizia B. Maggi Equilibri.net (24 ottobre 2006) Le nuove rivolte studentesche Per una popolazione giovanile che ammonta a circa il 60%
della popolazione iraniana, di cui 2,4 milioni sono universitari, la possibilità
di riunirsi e di esprimere il proprio disappunto contro le politiche del governo
è un’arma a doppio taglio: da una parte potrebbe essere un elemento per
comprendere il malessere della popolazione più giovane e, quindi, uno spunto per
l’orientamento delle riforme del governo; dall’altra, però, le manifestazioni
degli studenti costituiscono la minaccia più grave alla stabilità del governo.
Infatti, essi costituiscono il gruppo sociale più influente in un sistema
oppressivo, giacché, più acculturati rispetto alle masse di lavoratori, essi
sono coloro che hanno avuto una formazione più aperta, più capaci di ricercare
il confronto e, dunque, molto più critica. Se aggiungiamo che a differenza della
generazione che fu protagonista della Rivoluzione del 1979, la nuova gioventù ha
oggi a disposizione degli strumenti prima inesistenti, come l’uso di internet ma
anche maggiori possibilità di istruzione presso atenei stranieri e, dunque, di
paragonare la propria situazione con quella di altre realtà. Le proteste delle donne Non meno rilevanti sono le recenti manifestazioni portate
avanti da donne, tra cui molte giovani studentesse che rappresentano il 63%
degli iscritti universitari, e dai principali attivisti per i diritti umani. Il
ruolo delle donne, specialmente di quelle più giovani, è essenziale per il
futuro del Paese. A partire dalla nascita del movimento riformista dei primi
anni ’90, il movimento per i diritti delle donne in Iran ha avuto un notevole
successo e sta ottenendo un peso sempre più rilevante nella società iraniana nei
limiti della libertà che una teocrazia ogni giorno più repressiva può permettere
(oggigiorno, però, solo l’11% delle donne laureate fa parte dell’apparato
statale). E sono stati prova di questo gli avvenimenti dello scorso 12 giugno,
in cui essa ha mostrato il suo lato più oppressivo. Più di duemila persone si
sono riunite in un sit-in pacifico che è stato subito duramente represso dalla
polizia. I manifestanti, tra cui molte donne e molti attivisti per il rispetto
dei diritti umani, chiedevano, tra l’altro, l’abolizione della poligamia, il
diritto alla richiesta del divorzio delle donne, la custodia condivisa dei figli
per genitori divorziati, pari diritti nel diritto di famiglia, l’aumento
dell’età minima legale per le femmine da 15 a 18 anni e pari diritti per le
donne che si prestano come testimoni nelle corti iraniane. Inoltre essi
chiedevano il rilascio di alcuni noti leader attivisti che sono stati
incarcerati per le loro attività di protesta. Conclusioni In un clima rovente come quello in cui si trova l’Iran a causa del tema del nucleare, le politiche iraniane sono sottoposte ad una stretta osservazione della Comunità Internazionale. Se è pur vero che nessuna guerra è stata mai intrapresa per difendere la libertà dei giovani e delle donne, la stessa Comunità Internazionale potrebbe prendere atto e diffondere, presso l’opinione pubblica, l’idea che anche nei paesi di ispirazione e diritto islamico sia necessaria una reale salvaguardia dei diritti dei più deboli anche attraverso la promozione di proteste sempre più organizzate contro la repressione e per la libertà di espressione. Sono testimoni di questa necessità il numero di associazioni e di blog creati da iraniani che si trovano all’estero, specialmente negli Stati Uniti e nel nord Europa. Inoltre, i vertici dell’Amministrazione iraniana non dovrebbero dimenticarsi dell’ormai inarrestabile scambio di informazioni, notizie e opinioni che girano nelle reti di internet, facilmente controllabile ma difficilmente arginabile. Se si manterrà la volontà di reprimere le opposizioni della popolazione, il prossimo passo del governo iraniano potrebbe essere quello della restrizione dell’uso delle reti digitali attraverso la censura, andando ben oltre la mera chiusura delle pagine web di tutte le associazioni dissidenti. Altrimenti, i vertici dovranno necessariamente accondiscendere ad una trattativa concreta con alcune richieste dei più giovani che gridano per un Iran pur sempre islamico ma più libero e democratico. |
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