«I tempi sono maturi per un serio dibattito parlamentare sui Pacs.
Chiamamoli anche Genoveffa, basta che diventino legge e allarghino i
diritti di cittadinanza alle coppie di fatto etero e omosessuali». Titti
de Simone precisa, poi, che Rifondazione ha depositato una proposta di
legge distinta - «meno annacquata» - da quella di Grillini. «Ma il nostro
obiettivo è coinvolgere tutta l’Unione».
Partiamo da una polemica che apparentemente non c’entra con i Pacs:
per il prefetto di Roma Achille Serra le francesi violentate a Milano da
un gruppo di algerini sarebbero state «stuprate per imprudenza» perché
hanno accettato un passaggio in macchina.
E’ il solito discorso: si sposta l’attenzione sulle donne che se la
vanno a cercare, che magari si mettono delle minigonne audaci, come se
questo giustificasse gli stupri. Dovremmo essere più accorti e smetterla
di scivolare nella logica paternalistica e patriarcale.
Invece ora torniamo al discorso principale. Ti aspettavi questa
marcia indietro dell’Unione sul tema delle unioni civili?
Sono consapevole del fatto che questo è un tema spinoso. D’altronde
durante la redazione del programma abbiamo constatato l’offensiva
dell’area centrista - Rutelli in testa - che chiedeva di espungere i Pacs.
Dopo un braccio di ferro si è arrivati ad una formulazione che non
volevamo ma che comunque costringe l’Unione a legiferare in materia.
L’area cattolica preferisce chiamarle unioni civili, e non Pacs.
C’è differenza?
No. Probabilmente non amano il termine Pacs perché è quello rivendicato
dal movimento omosessuale. Possono anche chiamarli Genoveffa, la cosa più
importante è la sostanza: un riconoscimento giuridico delle coppie di
fatto, per forza di cose pubblicistico altrimenti a che serve una legge?
Una parte dell’Unione invece cerca di ridurre tutto al diritto privato.
Che cosa si perderebbe con Pacs privati?
Si perderebbero elementi di dignità perché scomparirebbe l’esigibilità
verso terzi come ad esempio la reversibilità della pensione, i diritti
patrimoniali e fiscali. Oggi è già possibile fare testamento a favore di
una persona estranea alla famiglia, ma noi chiediamo molto di più: una
legge che allarghi i diritti alle coppie di fatto, omosessuali ed etero.
Perchè viene il sospetto che i Pacs servono solo agli omosessuali?
Sospetto infondato. L’Istat ha registrato più di 550mila coppie di
fatto, noi pensiamo che ce ne siano più del doppio, e che la maggior parte
siano coppie etero. Ripeto: i Pacs sono un nuovo istituto che non toglie
nulla a nessuno, aggiunge semplicemente delle possibilità.
A Bologna Cofferati pensa di istituire un assessorato alla
famiglia.
Con tutte le coppie di fatto e conviventi in città mi sembra assurdo!
Gli strumenti della politica sono giusti quando si adeguano al reale,
altrimenti risultano demagogici. Il rischio in questo caso è quello di
cadere nel familismo, ecco perché nemmeno l’idea di un ministero per la
Famiglia mi pare buona. Occorre aiutare i singoli e dar loro dei diritti
precisi. Non sono contraria agli incentivi alle famiglie, ma che almeno
siano durevoli e non una tantum come il bonus bebé.
Quali differenze tra il pdl proposto da Rifondazione rispetto a
quello di Franco Grillini?
Grillini ha recentemente presentato una proposta di legge annacquata,
togliendo ad esempio il registro delle coppie di fatto dai Comuni e
mettendoli negli uffici dei giudici di pace. Noi siamo contrari, e
vogliamo aprire un dibattito parlamentare, dare una tempistica certa, una
calendarizzazione in commissione Giustizia, fino all’arrivo in aula. Non
siamo disposti a sacrificare nulla, specialmente dopo il compromesso in
sede programmatica. Insomma, c’è una soglia al di sotto della quale non si
può andare, ed è il riconoscimento giuridico delle convivenze.
Ci saranno i numeri per approvare la legge?
Alla Camera sicuramente. Sono convinta che si uniranno persino
esponenti del centrodestra, penso ad un Alfredo Biondi e a Chiara Moroni.
Ciò che mi preme ora è che vi siano tempi brevi, e che vi sia un dibattito
anche con la società, le associazioni, i movimenti omosessuali.
Movimenti che mostrano forte diffidenza.
Hanno ragione ad essere diffidenti. Già ai tempi del primo governo
Prodi la legge fu calendarizzata e poi accantonata. Questa è una battaglia
di lungo corso, e ormai in Europa l’Italia è rimasta l’unico Paese insieme
alla Grecia sprovvisto di Pacs. Ecco perché bisogna coinvolgere di più i
movimenti gay che da anni si battono per farsi accettare dalla società. In
fondo i Pacs segneranno una svolta epocale come l’aborto e il divorzio, e
tra l’altro la società italiana è già matura per accettare questo
cambiamento. Lo dicono anche le statistiche: la maggior parte degli
italiani è favorevole, anche tra i cattolici.
Laura Eduati - LIBERAZIONE del martedì 5 settembre
2006 |