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Articolo Ass. Nazionale Forum delle Donne (9 Luglio)
- Subject: Articolo Ass. Nazionale Forum delle Donne (9 Luglio)
- From: "forum delle donne" <forumdonne.prc at rifondazione.it>
- Date: Tue, 18 Jul 2006 12:23:15 +0200
A Roma il 9 luglio, nella sala Lucio Libertini, si è svolta l'assemblea nazionale del Forum delle donne. Un appuntamento che come sempre ha visto coinvolte donne iscritte al partito, non iscritte, amiche e compagne del movimento e delle istituzioni provenienti da tutt'Italia, impegnate in una utile e approfondita discussione, la prima dopo il voto del 9 aprile. Per centrare nuovamente le tematiche prioritarie su cui organizzare il lavoro politico, ma anche per fare il punto su partito, innovazione, ripresa del movimento delle donne, e nuova fase politica del paese, cioè costituzione del governo di centro sinistra. Questione ineludibile quest'ultima su cui molti degli interventi tornano per sottolineare come la scelta di entrare nell'Unione per mandare a casa Berlusconi portasse in sé già dal suo inizio la consapevolezza che dare un segnale forte di cambiamento una volta vinte le lezioni non sarebbe stato né facile né scontato. Il governo, è stato detto, si rivela oggi nelle sue scelte pratiche, dalla guerra alla questione sociale, assai distante dalle coordinate che ci ispirano, ma tra la tentazione ad assumere un atteggiamento di fuga a partire da una purezza ideologica presunta e quella di illudersi di poter invertire radicalmente la tendenza politica e culturale del paese, c'è una terza via. La terza via è l'autonomia. Autonomia di giudizio, di analisi, di costruzione di percorsi conflittuali e di lotta dentro i movimenti sui terreni caldi, per continuare ad agire il conflitto da femministe. Ed infatti l'intreccio delle questioni affrontate in questo incontro sono legate da un filo conduttore spesso che porta dentro di sé parole come autonomia appunto, ma anche responsabilità. Come si ricostruiscono percorsi per mantenere in piedi questo governo che rappresenta lo sforzo fatto nel paese per sconfiggere il berlusconismo? E' uno degli interrogativi su cui tante tentano di dare risposta: riprendendo in mano lo strumento politico dell'inchiesta e dell'autoinchiesta per conoscere la realtà in cui viviamo potenziando le relazioni; facendo un lavoro politico di sinergia tra partito movimenti e istituzioni, forum delle donne, coordinamento delle parlamentari neoelette, realtà femminili di movimento. C'è bisogno di parola pubblica delle donne a tutto tondo sui grandi temi, dall'autodeterminazione femminile, la legge 40, la questione sociale, la pace, il lavoro. La legge 40 è una legge simbolo del berlusconismo, viene giustamente ricordato da alcune, e se c'è un elemento che ha caratterizzato la politica delle destre in questi anni è stato il familismo, con al centro l'obiettivo di colpire i corpi e di normarli. Dunque è da qui che bisogna ripartire, nell'autonomia e agendo il conflitto come sempre e più di sempre, per aprire una grossa campagna nel paese che rilanci questo tema con radicalità. La proposta di alcune compagne di riaprire i Tavoli di bioetica viene accolta immediatamente dall'assemblea. I Tavoli oggi posso essere un ulteriore strumento per contrastare il tentativo in atto di far scendere il silenzio su questa legge che è da abrogare. Oltre a questi temi c'è anche la necessità di avviare una azione che ci aiuti a far emergere il lato della condizione materiale delle donne, nel rapporto con il nuovo governo. Quali politiche dunque sul lavoro, sul sociale? Tra la scorciatoia Vorremmo che fosse l'occasione per aprire una discussione tra noi sulla nuova fase politica che si è aperta in particolare dopo la vittoria elettorale del centro sinistra e la costituzione del governo. Non è stato un bel segno disattendere da parte del governo Prodi l'impegno minimo del 30% di rappresentanza femminile nelle cariche istituzionali e per quanto ci riguarda bisognerà riflettere anche sul gap tra l'impegno preso da Rifondazione comunista di eleggere tante donne e le scelte successive che hanno portato a decidere sulle cariche istituzionali. Si ripropone quindi oggi con forza la questione dell'equa presenza tra i generi come principio di civiltà elementare. Siamo in un delicato e complesso passaggio di fase in cui è forte l'esigenza di molte di noi, che in questo ultimo anno soprattutto hanno partecipato al percorso di Usciamo dal silenzio, al movimento di ripresa di protagonismo femminile nella scena pubblica su tutto il territorio nazionale, ma ancor prima ai comitati nati sul referendum contro la legge 40, di rilanciare una parola forte e chiara sui temi che più ci stanno a cuore e che sono di fondamentale importanza, su cui il nuovo governo vogliamo che si misuri con un segno differente. A partire dalla 40, che come abbiamo sempre sostenuto è una legge da cancellare, a tutte le tematiche relative al corpo e la legge, le tematiche cosiddette eticamente sensibili, che sono terreni politici importanti che la sinistra laica in questi anni ha sottovalutato lasciando campo aperto al rischio di affermazione di una cultura fondamentalista cattolica pericolosa. Oltre a questi temi c'è anche la necessità di avviare una azione che ci aiuti a far emergere il lato della condizione materiale delle donne, nel rapporto con il nuovo governo. Quali politiche dunque sul lavoro, sul sociale? Così come la priorità di affermare una politica di pace, a partire dal richiamo dell'articolo 11 della nostra Carta costituzionale, ci chiede oggi di proseguire con determinazione quel lavoro di elaborazione e quell'impegno politico che come femministe abbiamo portato avanti in questi anni.
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