Vladimir
Luxuria Tante volte mi sono sentita etichettare come “persona
sessualmente ambigua”, nonostante io sul mio orientamento sessuale abbia
le idee molto chiare. Ho scoperto invece che l’ambiguità dimora altrove:
nella politica. L’Unione ha varato il suo programma e, così come ha
dichiarato Prodi, solo una piccola parte, tra le tante pagine, ha
suscitato qualche discussione più accesa. Per evitare eufemismi diciamo
pure che durante la riunione sui “Pacs” Bertinotti ha perso la sua calma
serafica e ha dato prova di urla da tenore, Rutelli era come Ambra
collegata a Boncompagni ai tempi di “Non è la Rai” e non è difficile
immaginare da chi prendeva le direttive, Bonino è andata via sbattendo la
porta. Noi siamo solo una piccola parte di un folto programma secondo
Prodi ma capaci di scoprire le carte che si sono giocate su quel tavolo:
Rutelli ha fatto di tutto per far fallire le unioni civili, un muro
ideologico vaticano-dipendente per escludere del tutto dal programma ogni
riferimento al tema in discussione. A questo punto c’erano solo due
possibilità: far fallire il programma e regalare questo Paese a cinque
anni di governo di centro-destra o cercare di ottenere quanto più
possibile. Il risultato è stata una formulazione che ha fatto infuriare
tutto il movimento glbt, Arcigay e Arcilesbica in testa. Anche il mondo
dell’editoria è deluso e arrabbiato: Giovanni Dall’Orto di “Pride”
dichiara che «le candidature non hanno più un ruolo di portavoce ma di un
bruciante tappo di un vulcano». Il punto che ci ha delusi è stato il
mancato riconoscimento giuridico dei gay, lesbiche e trans come relazioni,
coppia, persone capaci di fare tessuto sociale; si riconoscono (come
voleva la Margherita) solo i diritti delle singole persone: come dire
«come individui gay possiamo garantirvi ma non in quanto potenzialità di
nucleo familiare». L’ambiguità nasce invece dal fatto che per la prima
volta in un programma viene definita l’unione civile: «al fine di definire
natura e qualità di una unione di fatto non è dirimente il genere dei
conviventi né l’orientamento sessuale; va considerato piuttosto quale
criterio qualificante il sistema di relazioni (sentimentali,
assistenziali, e di solidarietà, di mutualità e di reciprocità) la loro
stabilità e volontarietà». La vera ambiguità è che da una parte non ci si
vuole discriminare in quanto singole persone (e destinate a una solitudine
triste ma garantita dallo Stato) dall’altra si dice che in una unione non
è “dirimente” (termine preso dal diritto canonico che vuol dire “non è
motivo che proibisca o infirmi la volontà di matrimonio”) né il genere né
l’orientamento sessuale. Inserire “orientamento sessuale” è stata una
conquista non da poco conto, vuol dire che oltre al genere, quello
anagrafico secondo uno schema binario uomo-donna c’è anche l’orientamento,
si includono quelle varianti che non sono mai eccedenze, ovvero l’omofilia
e il transgenderismo. Con Titti De Simone abbiamo a lungo ragionato su
quanto sia successo, insieme abbiamo firmato una dichiarazione: «La
chiusura e l’arroccamento di un parte del centrosinistra sul tema delle
coppie di fatto è un atto di grave responsabilità politica che ha
pesantemente condizionato il raggiungimento di una mediazione di reale
sintonia con il popolo dell’Unione e la società civile. Hanno prevalso
culturalmente e simbolicamente il tradizionalismo cattolico, l’ideologia,
gli steccati elettoralistici agitati da più parti. La formulazione del
programma non fa riferimento alle unioni civili e appare così ambigua da
lasciare il campo a diverse soluzioni legislative, non escludendo in
questo senso nemmeno i Pacs. Sarà necessario ancora batterci e mobilitarci
fortemente, rimanendo legati alle associazioni glbt, affinché l’Unione non
deluda questa domanda di civiltà». Sono sicuramente delusa e anche triste,
ma non mollo, né intendo perdere grinta e determinazione; spero solo di
non essere lasciata sola dai movimenti in un momento difficile dove la
strada è più in salita e il punto di partenza arretrato. C’è chi si turava
il naso una volta, oggi c’è da aprire gli occhi e ricordare cosa c’è
dall’altra parte: il centro-destra che abbiamo conosciuto in questi cinque
anni che non solo non ci avrebbe mai concesso quel poco che c’è nel
programma ma che con l’arricchimento culturale dell’apporto di Forza Nuova
costituisce una minaccia per la nostra vivibilità.
da Liberazione del
12/02/2006
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