Questa è una storia incredibile e raccapricciante che
dovrebbe farci drizzare i capelli e spronarci alla mobilitazione generale.
Da un lato ci sono due Stati europei, Danimarca e Norvegia, che stanno
subendo le conseguenze di una «guerra santa» scatenata dall'insieme del
mondo musulmano per la pubblicazione di 12 vignette che ritraggono il
profeta Maometto.
Dall'altro ci sono la latitanza dei governi
dell'Unione Europea e il silenzio di politici, intellettuali,
militanti per i diritti umani in Occidente. E nel mezzo c'è un «cavallo di
Troia», l'Unione internazionale degli ulema, un conclave di 300 teologi
islamici affiliati ai Fratelli Musulmani, che da Dublino definisce la
strategia volta a costringere i due Paesi europei a «rinsavire e scusarsi
per il male causato ai musulmani». Cominciamo dall'inizio di questa
storia. Ci sarebbe da sorridere. Lo scrittore danese Kare Bluitgen lamenta
il fatto di non essere riuscito a trovare un artista disposto a illustrare
un suo libro, destinato ai bambini, sulla vita di Mohammad. Perché,
spiega, tutti hanno paura della vendetta degli estremisti islamici qualora
raffigurassero il profeta.
La vicenda viene rilanciata dal quotidiano
Jillands Posten che, a mo' di sfida, indice un concorso per delle
vignette satiriche su Mohammad da accompagnare a un'inchiesta
sull'autocensura e la libertà di espressione. Le 12 vignette ricevute
vengono pubblicate lo scorso 30 settembre. Da allora si è scatenato il
finimondo. Certamente le vignette sono discutibili così come lo fu il
cortometraggio Submission di Theo van Gogh, sgozzato da un terrorista
islamico nel centro di Amsterdam il 2 novembre 2004. Una in particolare
ritrae Mohammad con un turbante a forma di bomba con la miccia accesa,
simboleggiando il connubio tra islam e terrorismo. Al riguardo la schietta
giornalista egiziana Mona Eltahawy, intervenendo sul quotidiano libanese
The Daily Star, ha ricordato che proprio recentemente in Danimarca il
leader del gruppo estremista islamico Hizb al-Tahrir, Fadi Abdullatif, ha
incitato a uccidere i ministri del governo per la partecipazione militare
danese in Iraq, nonché a massacrare gli ebrei. Quindi si è domandata:
«Abdullatif ha invocato il Corano per giustificare l'incitamento alla
violenza! E noi ci meravigliamo che la gente associ l'islam alla
violenza?». Chiariamo subito che per gli integralisti islamici il reato
non è solo nell'aver ritratto in modo percepito come offensivo il profeta,
ma nel semplice fatto di averlo ritratto. Perché secondo loro sarebbe di
per sé un fatto sacrilego. Ebbene la verità è che Mohammad fu un uomo come
tutti gli altri e lui stesso vietò che lo si venerasse come una divinità.
Gli sciiti, i sunniti nell'epoca ottomana e in India hanno ritratto il
profeta senza remore.
Di fatto coloro che mettono un veto alla
raffigurazione di Mohammad compiono un compromesso tra i più
oscurantisti, quali i wahhabiti in Arabia Saudita, che predicano il
divieto assoluto della raffigurazione degli esseri viventi, e i modernisti
che all'opposto favoriscono tutte le arti figurative. Ma torniamo alla
guerra santa scatenata contro Danimarca e Norvegia. Il secondo Paese
scandinavo è stato coinvolto dopo che il settimanale Magazent, in segno di
solidarietà con Jillands Posten, ha anch'esso pubblicato le vignette
incriminate. Il risultato è che sono stati condannati a morte i
vignettisti e i direttori dei due giornali. Tutti i governi musulmani
hanno formalmente protestato e messo in guardia «dalla reazione nei Paesi
islamici e nelle comunità musulmane in Europa»(!). Dall'Arabia Saudita
alla Mauritania è stato promosso il boicottaggio delle merci danesi e
norvegesi. Gli ambasciatori musulmani vengono richiamati per protesta,
mentre la Libia ha deciso di chiudere la propria sede diplomatica a
Copenaghen. Ovunque gli imam delle moschee incitano le masse a riscattare
l'onore e la dignità del profeta. La Lega Araba, l'Organizzazione per la
Conferenza islamica e la Lega musulmana mondiale intendono interessare del
caso le Nazioni Unite per far approvare una risoluzione che denunci il
«razzismo, la discriminazione e l'islamofobia» di cui sarebbero vittime i
musulmani in Occidente.
Dimenticando che nei Paesi musulmani si fa
apertamente apologia di terrorismo ed è radicata la cultura dell'
odio contro gli ebrei e i cristiani. Finora il premier liberale danese
Rasmussen, a differenza del collega socialista norvegese Stoltenbergs, non
si è piegato né alle sanzioni né alle minacce. Una resistenza che ha
convinto i musulmani laici in Danimarca a uscire allo scoperto e a
dissociarsi dall'estremismo degli imam locali. Resta il fatto che i
giornalisti danesi e norvegesi stanno combattendo, in solitudine, una
battaglia per la libertà a salvaguardia della civiltà occidentale. Ebbene:
che cosa aspetta a intervenire l'Occidente? Adotterà la politica dello
struzzo fino a quando un altro Theo van Gogh non sarà assassinato a
Copenaghen o a Oslo?
Magdi Allam