R: Oriana Fallaci benemerita della cultura?



cari amici
se cliccate sul sito www.islam online.it trovate la risposta 
della IADL una associazione per la difesa dei diritti civili all'orrida 
campagna antiislamica promossa dai leghisti in Emilia Romagna.Saranno 
affissi manifesti come quelli che stanno sul sito in cui ci sono da una 
parte musulmani in preghiera dall'altra una bomba che espode e la 
scritta Islamizzati o terrorizzati.Fermiamoli con il simbolo e la firma 
della Lega Lombarda.Vi chiediamo di acquisire il materiale e di 
mandarlo in rete alla vostra mailing listi il piu' possibile anche ai 
parlamentari o a personaggi pubblici ai siti pacifisti ecc. per fermare 
questa vergogna. Grazie. pace e bene amina salina della redazione di 
islam donne.it
----Messaggio originale----
Da: davide at bertok.it
Data: 
21-dic-2005 12.45 AM
A: <dirittiglobali at peacelink.it>, <noomc-
it at yahoogroups.com>, <pace at peacelink.it>
Cc: <forumtrieste@inventati.
org>
Ogg: Oriana Fallaci benemerita della cultura?

Posizione del 
Partito Umanista sulla premiazione ad Oriana Fallaci
da parte della 
presidenza della repubblica come "benemerita della
cultura".

Qualche 
giorno fa Oriana Fallaci ha ricevuto una medaglia d'oro dal
Presidente 
Ciampi, proposta dal ministro Letizia Moratti,
come 'benemerita della 
cultura'.
Dopo tutto ciò che la Fallaci ha scritto negli ultimi quattro
anni, a partire da “La rabbia e l’orgoglio” pubblicato dal
Corriere 
della sera subito dopo l’11 settembre 2001, tale
conferimento ci 
meraviglia e ci indigna allo stesso tempo.
Probabilmente, in un futuro 
più o meno lontano, gli ultimi
scritti di Oriana Fallaci saranno 
giudicati con lo stesso metro
con cui oggi si giudica il "Mein Kampf" e 
ci si chiederà come
sia stato possibile che una mente umana abbia 
potuto
concepirli.

Una prima possibile spiegazione è che le ultime 
produzioni
di Oriana Fallaci rappresentino in realtà un’operazione
politico-commerciale, destinata a sanare i bilanci di alcune
case 
editrici e a mantenere il tenore di vita della Fallaci, ben
lontana 
dalla miseria che pure ha tentato di descrivere nei
suoi libri. Un’
operazione che serve inoltre a sostenere le
linee politiche di 
determinati partiti, facendo apparire le
critiche del movimento per la 
pace alla politica di Bush,
come manifestazioni di odio verso l’
America.

Ma evidentemente questa non può essere l’unica
spiegazione. 
La Fallaci è una persona che abita ai piani alti,
non solo di un 
grattacielo di Manhattan, ma della società. Da
tale posizione 
privilegiata, attorniata da ricche collezioni e
sicuramente molto 
preoccupata per le sue tenute miliardarie
in Italia, vede e giudica le 
cose dal più classico dei punti di
vista di una persona benestante. Lo 
stesso punto di vista di
chi è convinto che altri modi di vedere non 
possano avere la
stessa dignità culturale, e che il Sud del mondo è al
massimo un'appendice, un ammasso di persone da aiutare
solo perché 
restino eternamente subalterni.

Noi umanisti, che spesso camminiamo 
laddove sembra non
esistere più né speranza nè futuro, possiamo 
assicurare che
ciò che si vede dal piano terra, e non dall’alto di una 
ricca
casa di New York, è ben diverso.
È indubbio che il miliardario 
saudita che, si presume, ha
ordinato di abbattere le torri gemelle è un 
terrorista, come lo
è l’integralista fanatico che uccide se stesso e 
migliaia di
persone o il giovane palestinese che si fa esplodere nel
mezzo di un mercato o su un autobus.
Ma per altri, per coloro che 
abitano al piano terra, terrorista
può essere anche il distinto uomo d’
affari che nel paese
povero di turno non porta una bomba, ma i progetti 
per la
costruzione di una fabbrica chimica, talmente inquinante che
mai 
potrebbe essere costruita in uno dei paesi ricchi da cui
proviene; 
oppure i piani per la costruzione di una diga che
richiede la 
deportazione di migliaia di famiglie o di una
centrale nucleare che fa 
ammalare di cancro popolazioni già
falcidiate dalla malaria e dall’
Aids; oppure ancora progetti
per l’insediamento d’industrie che, 
sfruttando la fame
sempre presente, spingono tanti bravi contadini a 
convertirsi
in operai che producono, in pratica a costo zero, scarpe di
ginnastica o radioline.

Il premio per Oriana Fallaci, proposto da un 
ministro
dell’istruzione che può avere un rapporto rispetto alla 
cultura
paragonabile solo a come può averlo il sale rispetto ad una
tazzina di caffè, legittima la xenofobia e la discriminazione.
Ciò che, 
infatti, Oriana Fallaci ha espresso dal 2001 in poi è
solo letteratura 
di guerra, dettata da una testa da cui la
ragione pare fuggita da 
qualche tempo e da un cuore dove
non alberga più la compassione.

Fallaci ipotizza che oggi la cultura occidentale si debba
necessariamente esprimere in contrapposizione all’Islam.
Ma che cosa 
propone oggi la cultura occidentale? Siamo
sicuri che oggi questa 
cultura esprima ancora valori come la
difesa dei diritti umani, la 
laicità, l’uguaglianza?
Forse la cosiddetta civiltà occidentale non sa 
neanche più
rispondere a queste domande, in quanto in molte occasioni
gli occidentali rimangono i soli protagonisti e i soli spettatori
e, 
attraverso le loro televisioni e i loro mass media sempre
più avanzati, 
ascoltano solo le proprie ragioni e provano solo
il proprio dolore.

Noi umanisti siamo convinti che l’unica soluzione sta nella
logica del 
dialogo, nell’interazione, nell’incontro di valori
condivisi.
Il 
momento storico che stiamo vivendo è di straordinaria
importanza. L’
orrore generato dalla guerra e dal terrorismo
ci chiama tutti, ma 
proprio tutti, alla responsabilità, qualità
che sembra non dimostrare 
per nulla, invece, Oriana Fallaci.
Con le sue parole concitate e le sue 
invettive intolleranti,
non fa altro che evocare gli istinti più bassi, 
l’odio e la cecità
che possono portare chiunque, e non solo qualche 
fanatico,
ad uccidere e ad uccidersi.
Dai suoi scritti sembra proprio 
che la Fallaci, accecata
dall’intolleranza e dalla paura, sia ancora 
così ingenua da
credere che la violenza sia la metodologia migliore per
sconfiggere la violenza. La guerra che mette fine a tutte le
guerre non 
è mai esistita e mai esisterà.

La nostra indignazione nasce dalla 
consapevolezza che ogni
nostro atto finisce sempre nell’altro e quindi 
non c’è altro
tempo da perdere. Non possiamo trastullarci ancora in
dichiarazioni di guerra o in crociate senza senso. Dobbiamo
mettere 
tutto in discussione, dobbiamo immaginare e
costruire un futuro 
migliore, non possiamo arrenderci
all’inevitabilità del nulla; un nulla 
che si allarga ogni qualvolta
ci arrendiamo alla sopraffazione, all’
ingiustizia, all’idea che la
guerra possa risolvere i nostri conflitti.

Carlo Olivieri, segreteria commissione ideologica del Partito
Umanista