corpo di donna di Luce Irigaray



il punto di vista di Luce Irigaray suun tema normalmente gestito da "maschi".

I DIVERSI MODI PER OSPITARE L´ALTRO
DENTRO IL CORPO DI TUTTE LE DONNE

Occupazione Imporre l´ospitalità a chi non la desidera o a chi non si sente
di offrirla, equivale a un atto di violenza. La donna è divisa fra corpo e
anima, che possono armonizzarsi solamente quando la gravidanza è un atto
d´amore che si perpetua


LUCE IRIGARAY

Chi può decidere, se non la donna stessa, se sia in grado o meno di
ospitare un altro dentro di sé? Imporre l´ospitalità a chi non la desidera,
o a chi non si sente di offrirla, equivale a fare violenza. Chiamiamo
questa violenza "occupazione" quando siamo costretti a tollerare nel nostro
paese, nella nostra città, perfino nella nostra casa persone che non sono
state invitate a venire ad abitare con noi. Fino a ora, non avevamo
immaginato una parola che designasse ciò che prova una donna che scopre di
avere in sé un ospite che non ha invitato, per di più un ospite con cui
deve condividere non solo uno spazio esterno, ma il proprio corpo, il
proprio sangue.

La cosa è così sovrumana che ci lascia muti, senza parole, costretti a
implorare l´aiuto sia della natura sia di Dio per lavarci le mani della
situazione in cui si trova la donna. Pensiamo che si tratti qui dell´opera
della natura o di Dio, senza fermarci a riflettere sull´opera della donna
stessa. Tanto più difficile che l´ospite non è soltanto uno, ma due: è
fatto da due. Nel suo corpo, la donna non ospita solo un futuro individuo
con un proprio corpo e una propria anima, ma l´unione di due corpi e due
anime: i suoi e quelli dell´uomo che ha concepito insieme con lei.

Se la gravidanza risulta da un atto d´amore, non c´è dubbio che il
desiderio della donna sarà di perpetuare in sé l´unione amorosa. Certo,
ospitare l´altro in sé durante nove mesi non è una cosa solo agevole e
gradita in ogni momento. Ma per amore, per l´amore, le donne sono capaci di
oltrepassare i limiti della solita umanità.

Sfortunatamente, succede troppo spesso che la gravidanza non sia il frutto
di un´unione amorosa di corpi e di anime. E che l´ospite non sia la
perpetuazione di un atto d´amore. In questo caso è piuttosto uno straniero
che abita il corpo della donna, uno straniero che, in parte, è anche lei.
Accogliere in sé stessa un simile ospite non è una cosa facile! La donna è
lacerata fra sé stessa e un corpo estraneo che l´assedia dall´interno. Non
può sfuggire a questo assedio interiore di una presenza che è e non è lei
stessa. E anche se il corpo prosegue il suo lavoro, l´anima non riesce ad
accompagnarlo. La donna è dunque divisa fra corpo e anima, che si possono
armonizzare solamente quando la gravidanza è un atto d´amore che si
perpetua.


Gran parte della nostra tradizione è basata sulla separazione tra corpo e
anima. Ciò spiega sia l´arroganza - compresa quella nei confronti della
donna incinta - sia l´infelicità della nostra umanità. L´interpretazione
più positiva della "Buona novella" del Cristianesimo consisterebbe nella
riconciliazione fra corpo e anima. Il Cristo ne sarebbe il primo frutto se
lo consideriamo come l´avvento o il ritorno del divino nella carne. Ma se
ciò viene inteso come la messa a disposizione del corpo della donna per un
logos maschile, allora non è una novità rispetto alla cultura precedente.
In tal caso, il Cristo non testimonia una buona novella: il possibile
incamminarsi dell´umanità verso il suo compimento grazie alla redenzione
della carne per l´amore.

Diventa invece tutt´altro se l´avvento del Verbo fatto carne viene inteso
come il superamento in Maria della scissione fra corpo e anima, unite nella
carne andando oltre l´attrazione istintiva e l´arroganza mentale, grazie
all´amore. Questo passo in più nello sbocciare dell´umano è stato possibile
perché il Signore ha condiviso con Maria un soffio divino prima di metterla
incinta "naturalmente". Questo ci insegna l´evento dell´Annunciazione in
cui l´angelo del Signore chiede a Maria se vuole essere la madre del
Salvatore del mondo.
Tutto questo sembra un po´ magico ed esigere da noi una fede cieca, a meno
che cerchiamo di sentire che cosa succede quando una donna è incinta, e
come un semplice processo naturale può giungere a una dimensione
spirituale, che consente all´umanità di accedere a un ulteriore livello del
suo compimento.

Sfortunatamente, si dimentica troppo spesso che Maria, grazie all´unione
fra natura umana e natura divina nella sua carne, è il luogo fondatore del
Cristianesimo. Maria si è trovata incinta non solo a causa di sperma umano,
ma per un respiro divino che lei ha ricevuto e accettato di condividere per
il tramite dell´angelo del Signore, che ne simbolizza il soffio. Sembra
ovvio, per i cristiani che devono tentare di imitare Gesù; eppure il più
delle volte dimenticano come il suo avvento è stato possibile e che cosa
significa. Da anni, anche in occasione del Natale, non sento allusioni a
Maria nelle prediche. E le stesse donne ormai pretendono di imitare Gesù
invece di divinizzare la propria natura femminile. Ma chi insegna loro in
modo positivo e non privativo, che esse sono il luogo dove è nato, e può
rinascere, il Cristianesimo? Quale uomo si cura di perpetuare un simile
avvento mandando alla donna che ama il proprio angelo - cioè un supplemento
di respiro o di anima - per chiederle se vuole concepire un figlio, in modo
non solo naturale ma divino?

L´accento posto sull´aborto naturale non risulterebbe da una cecità
rispetto a un aborto spirituale all´opera nella storia del Cristianesimo?
Per mancanza di attenzione e fedeltà all´unione del corpo e dell´anima che
può compiere l´amore? La morale non c´entra granché, in questo mistero. La
sua preminenza avviene per la nostra incapacità ad amare. Certo, un diritto
civile positivo deve tutelare la possibilità per la donna di assumere in
modo responsabile la sua identità di donna. Il resto è un affare d´amore
per cui difettiamo tuttora di un insegnamento adeguato, sia laico sia
religioso.

E se rileggo i Vangeli portatori della "Buona novella", è di amore che
sento parlare e non di morale, un amore che passa anche attraverso i corpi,
che si toccano e diventano così capaci di compiere miracoli. La condanna
morale la trovo veramente di rado, salvo che nei confronti dei farisei,
degli ipocriti e egoisti, dei ladri e mentitori, di quelli che gettano
sassi alla donna che avrebbe peccato, senza considerare le proprie colpe né
la capacità d´amore della donna. Una donna per cui, è vero, l´amore troppo
spesso rimane una follia incapace di calcolare e sprovvista di sapienza. Lo
ribadisco: ci manca ancora una cultura dell´amore e del desiderio
all´altezza della nostra tradizione.

Da "La Repubblica" (per una volta che c'è qualcosa di interessante...) 29-11-05