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I: politica delle donne
- Subject: I: politica delle donne
- From: "forum delle donne" <forumdonne.prc at rifondazione.it>
- Date: Wed, 7 Dec 2005 11:06:24 +0100
ricevo e inoltro linda santilli Da: Lidia Menapace Inviato: giovedì 1 dicembre 2005 11.40 A: lisistrata at yahoogroups.com; forumdonne.prc at rifondazione.it Oggetto: politica delle donne Carissime, molti indizi dicono che vi è una profonda insoddisfazione (per usare un termine dolce) tra le donne di sinistra verso il centrosinistra intero: si protesta inutilmente per avere un qualsiasi cenno teorico o pratico in tema di riequilibrio della rappresentanza; per una qualsiasi ammissione che il patriarcato è diffuso anche a sinistra; perchè la questione del referendum sulla legge della fecondazione assistita sia considerata un problema politico a tutto tondo; un qualsiasi allarme perchè il clericalismo ormai lascia vedere un disegno neotemporalista preciso, anche se del tutto antistorico; e ultima ma non ultima la questione degli attacchi alla 194 viene affrontata con piccole furberie anche da donne dell'Unione, come se non fosse una questione politica generalissima e non potesse certo essere trattata col solito lamento sulle povere donne preda di tragedie e bisognose di protettori: non ne vogliono più nemmeno le prostitute, giustamente; l'autodeterminazione è passata nella coscienza di molte e stupisce che donne politicizzate la deprimano o considerino poco. Di contro viene lanciata da donne (e non solo) una bella campagna dal titolo sarcastico Fare breccia (si intende di Porta pia) e dal sottotitolo eloquente Più autodeterminazione, meno Vaticano; Donne di cultura islamica si definiscono Donne che vivono "sotto" la legge islamica (e non piace loro affatto); durante i fatti della banlieu un bel documento di donne (che i giornali di sinistra non hanno pubblicato) mostrava un taglio molto diverso e lamentava tra l'altro che il laicissimo stato francese quando deve occuparsi di cittadini o cittadine di presunta confessione islamica, se la intende con le autorità religiose e non con i suoi cittadini definiti semplicemente "marmaglia", anche da noi il ministro degli Interni costituisce una consulta islamica come se qualcuno potesse essere registrato all'anagrafe con la sua determinazione eventualmente religiosa. Non se ne può più. Ci si dice di stare buone, perchè ci sono le elezioni e si deve buttare giù Berlusconi. D'accordo, purchè non sia la solita riedizione della politca dei due tempi: prima facciamo la rivoluzione, poi in un secondo tempo anche le questioni delle donne. Come è noto il secondo tempo non arriva mai e intanto la situazione delle donne peggiora: il più recente esempio è la questione palestinese dove, avendo messo da parte donne che si opponevano anche ad Arafat proprio sul tema dei tempi, la condizione delle donne è ricaduta nelle forme più lamentevoli di fondamentalismo e di sottomissione (le palestinesi erano molto laiche prima della seconda Intifada militarizzata). Per i Pacs sappiamo: mancano anche le piazze, sempre già date ad altre iniziative; donne di Napoli si costituiscono intanto in una associazione di Donne laiche di sinistra; con Ileana Montini Maria di Rienzo e altre abbiamo messo giù un manifesto; gli scritti di Lea Melandri sono da condividere tutti appasionatamente tanto sono belli forti eloquenti e duri, ecc.ecc. Scrivo dunque per dire che dobbiamo far sentire la nostra voce in ordine a due questioni subito: 1) il femminismo è una questione e cultura e soggettività politica generalissima, e include riequilibrio, fine della discriminazione, revisione dei temi del patriarcato ecc.ecc. 2) il centrosinistra non può essere "diretto" come se fosse un partito molto democratico del quale l'ufficio politico o Politburo o Cei è legittimato a prendere decisioni su temi sanciti in congressi o concili: moltl e moltissime di noi pensano che non potrà nè dovrà mai diventare ciò, bensì è una incipiente forma politica complessa che governa in modo nonviolento e democratico la molteplicità dei soggetti di una società complessa attraverso la formazione di forme politiche nuove, come accordi convenzioni aree tra soggetti e partiti "alla pari". L'altra strada, quella della riduzione della complessità attraverso decisionismo presidenzialismo e plebiscito è quella che fu scritta in analisi da Luhmann per Thatcher Kohl Reagan Craxi. Non pare il caso di procedere in quella direzione, o no? Insomma facciamoci sentire: una politica che ci marginalizza non può nemmeno vincere le elezioni e se le vince produce un berlusconismo "di sinistra" del quale davvero non si sente la mancanza, dato che -tra l'altro- c'è già stata la prova storica che esso è solo il terreno di cultura per un nuovo avanzamento culturale della destra, che poi conquista anche un governo più facile da mandare avanti a destra su vari terreni (scuola, mercato del lavoro, guerra, alta velocità, ponte sullo stretto, laicità ecc ecc.): sarebbe questa l'alternanza? No grazie
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