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Cari amici/e,
come forse ricorderete uno degli obiettivi (non realizzati) che stavano alla base dell'iniziativa "FRAMMENTI DI PACE" era, a partire dalla campagna WNAIROBIW relativa alle vicende delle baraccopoli keniane, riflettere sull'abitare, anche nei paesi occidentali e sulla dicotomia tra centro e periferia.
In particolare nei contesti urbani e metropolitani.
Da circa due mesi vivo a Roma.
Sulla Casilina.
E' una zona povera, tra Tor Pignattara e Centocelle anche se non raggiunge i livelli di microcriminalità ed elevatissimo abbandono scolastico che si riscontrano proseguendo sulla Casilina verso il Grande Raccordo Anulare, ad esempio a Torre Maura.
Per me, a parte i week end, è quasi, lo ammetto, un quartiere dormitorio, poichè lavoro nella centralissima e piuttosto lontana via Po.
Viste le gravissime vicende francesi mi sono deciso (ci pensavo da un po')a raccontarvi le mie
esperienze quotidiane, dal trenino superaffollato che mi porta ogni mattina verso Termini e in cui gli italiani (quanti romani?) sono in nettissima minoranza, all'elevatissima concetrazione di call center gestiti da immigrati di Tor Pignattara, all'esperienza delle scuole, alle gang giovanili, ai locali al 100% latino-americani...
Ai campi rom.
Questa sera mi sono imbattuto in due volantini.
Il primo di qualche Ras locale di Alleanza Nazionale.
Si inveiva contro "NOMADOPOLI" e si invitava la cittadinanza italiana alla mobilitazione.
Il secondo in un piccolo Kebab.
E' l'Associazione DHUUMCATU che scrive al Presidente del VI° municipio.
Ricordano che a Roma vivono 35000 immigrati provenienti dal Sud dell'Asia di cui almeno il 10% tra i 14 ed i 18 anni.
Chiedono di poter far giocare i loro ragazzi agli sport tradizionali: CRIKET, HOCKY, HADU-DU, GOLLA SUT.
Ricordano che questi sport nel Sud-Asia sono popolari come
da noi il calcio.
Visto il divieto di continuare a giocare nell'unico vero spazio verde pubblico della zona (Villa de Sanctis) propongono di recuperare (a loro spese...) un luogo aperto ed in disuso (in degrado) vicino alla villa-parco pubblico.
Chiedono di poter trasformare un campo di siringhe in un luogo di incontro e di gioco per favorire lo scambio tra ragazzi immigrati ed italiani.
E organizzano in quel luogo (Via Gordiani, presso Villa De Sanctis) per il prossimo 12 novembre, a partire dalle 12.30, una partita dimostrativa di CRIKET.
Ecco, di NOMADOPOLI, e del difficile (a volte contraddittorio) tentativo di dialogo operato dalla giunta Veltroni rispetto ai campi rom non voglio parlare per ora.
Solo sapete qualcosa di più della Casilina.
Un grande serpentone di macchine, un grande contenitore di pluralità.
Che sogna, soffre, ama, odia, nasce, lavora colorando Roma di mille contraddittori, avvolgenti colori, sapori,
lingue differenti.
Un contenitore che non è sull'orlo dell'esplosione, nonostante quello che ci propinano i novelli fascisti di borgata, ma che ci pone una serie lunghissima di problematicità e allo stesso tempo di opportunità che la politica deve saper accompagnare senza improvvisazioni umorali o superficiali.
Casilina.
Un luogo strano per giocare a Criket.
Forse.
Francesco Lauria http://leradicieleali.blog.tiscali.it
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