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I Pacs e Ruini
- Subject: I Pacs e Ruini
- From: "Davide Bertok" <davide at bertok.it>
- Date: Fri, 23 Sep 2005 18:55:11 +0200
- Priority: normal
I PACS E GLI OCCHIALI DEL CARDINALE
Puntuale come un orologio svizzero arriva anche lintervento della
CEI, attraverso le parole del cardinale Camillo Ruini. Dopo la
crociata contro il referendum sulla procreazione assistita, i
vertici ecclesiastici non hanno perso loccasione di far pesare il
proprio punto di vista anche sulla questione dei Pacs. Lintervento
ha rischiato per lennesima volta di cadere, ma abilmente non è
caduto, nellincostituzionalità, in quanto si legge nellarticolo 7
della nostra Carta che Lo Stato e la Chiesa cattolica sono,
ciascuno nel proprio potere, indipendenti e sovrani.
A proposito di Costituzione, il cardinale, per sostenere lopinione
dei vertici ecclesiastici, fa appello proprio alla Carta. E qui nasce
il problema. Perché fino a quando si sostengono le proprie
opinioni con lausilio del proprio bagaglio ideologico e morale, la
discussione si può articolare su presupposti corretti e nel pieno
rispetto delle opinioni di tutti. Nel momento in cui, però, per
sostenere la propria opinione che, nel caso di Ruini, nasce da
convinzioni religiose che nulla hanno a che vedere con la
costituzione di uno stato sovrano, si prende a prestito la
Costituzione, che è la carta di tutti gli italiani e non certo del
Vaticano, si fa evidente un certo grado di scorrettezza che tende a
chiudere la comunicazione e quindi il libero scambio di idee.
Daltronde questo modo di impostare le proprie comunicazioni da
parte della CEI è funzionale allo scopo dei vertici clericali e
consono alla figura del sacerdote.
In quanto intermediario tra luomo e dio, le comunicazioni di un
sacerdote non possono essere sullo stesso piano di quelle di un
politico qualsiasi, anche se largomento è totalmente politico.
Quindi è ovvio che ciò che il cardinale comunica al popolo e ai
suoi rappresentanti politici non può essere messo in discussione
come se fosse unopinione uguale alle altre, ma deve sempre
avere la parvenza di qualcosa che viene dallAlto.
Ma gli umanisti non sono sensibili a questo effetto e quindi non si
fanno intrappolare, come spesso accade a molti esponenti politici,
anche della sinistra italiana.
Quando il cardinale Ruini fa appello alla Costituzione vorrebbe
che tutti leggessero larticolo 29 con gli stessi occhiali che lui
usa. Il fatto che ognuno tende a leggere la realtà con i propri
occhiali è risaputo. È un fatto anche accettabile se rimane entro
quei limiti definiti proprio dalla disponibilità reciproca a mettere
in discussione le proprie opinioni. Ma dati i presupposti sopra
menzionati, la posizione da pulpito che tendono sempre ad
assumere i vertici ecclesiastici non rende facile lo scambio
paritario di idee.
In ogni caso, e qui viene la nostra messa in discussione,
nellarticolo 29 della Costituzione italiana, senza occhiali, si
legge: La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come
società naturale fondata sul matrimonio.
Provando a leggere con gli occhiali del cardinale Ruini, che ha
dichiarato che la famiglia fondata sul matrimonio monogamico tra
persone di sesso diverso non può essere equiparata giuridicamente
ad altre forme di convivenza, nellarticolo 29 della Costituzione si
leggerebbe: La Repubblica riconosce i diritti solo della famiglia
come società naturale fondata sul matrimonio monogamico tra
persone di sesso diverso.
La differenza è abbastanza evidente. Bisogna riconoscere che le
lenti di Ruini sono veramente speciali, in quanto aggiungono
parole laddove non ci sono.
Infatti nel suddetto articolo non è specificato che la famiglia è
lunica forma di convivenza a cui devono essere riconosciuti i
diritti. E non è neppure specificato il sesso di coloro che vogliono
formare una famiglia. Si dice semplicemente che la repubblica
riconosce i diritti dellunica forma di convivenza che letica
dominante nellItalia degli anni 40 rendeva possibile, cioè quella
fondata sul matromonio. Ma non cè alcuna traccia di esclusione
di altre forme di convivenza, che evidentemente in quel contesto
storico-sociale non erano così numericamente rilevanti come lo
sono nella società italiana di oggi.
Non cè dubbio: non è consigliabile per chi vuole sostenere le
proprie opinioni fondate sui dettami delletica cattolica, come
vuol fare il cardinale Ruini, fare appello alla Costituzione italiana.
La quale, per giunta, sancisce, attraverso larticolo 3, che Tutti i
cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla
legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione,
di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
Evidentemente non cè scampo. La Costituzione non ammette
discriminazioni.
Ma non solo non vogliamo gli occhiali di Ruini. Oggi noi
umanisti rivendichiamo soprattutto rispetto per lessere umano.
Ciò che non sopportiamo è luso strumentale dellessere umano
che CEI e partiti politici aggregati stanno facendo per imporre a
tutti i costi la propria visione della società.
Ieri hanno usato la donna e il suo rapporto esclusivo con
lembrione. Oggi stanno usando gli esseri umani che vogliono
convivere tra di loro nei modi che loro ritengono più giusti,
compresa la famiglia tradizionale.
Lo abbiamo già detto: agli umanisti non interessa ciò che viene
imposto come unico perché definito naturale; a noi interessa
lumano nelle sue molteplici espressioni.
Per cui consigliamo vivamente al cardinale Ruini, e a chi così
facilmente aderisce alle sue dichiarazioni, di cambiare occhiali,
altrimenti rischiano di allontanarsi così tanto dallessere umano
che prima o poi saranno costretti a guardare gli esseri umani con il
telescopio.
Roma, 20 settembre 2005
Carlo
Olivieri
Segreteria programma nazionale
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