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articolo su referendum
- Subject: articolo su referendum
- From: "forum delle donne" <forum.prc at rifondazione.it>
- Date: Sat, 18 Jun 2005 10:24:14 +0200
Liberazione 17 giugno 2005 Il sacro e la piazza (di Imma Barbarossa) Sarà difficile per le forze politiche di sinistra mettere tra parentesi il risultato del recente referendum. Non solo per le ricadute grezzamente politiche sulla coalizione di centrosinistra, con lo sconquasso della Margherita, la posizione di Rutelli arruolato tra i laici clericali e i teocons, lo sconcerto tra i prodiani e le inevitabili ricadute sulla posizione dei DS, etc. etc. Sarà difficile soprattutto non riconoscere la vittoria politica, anche se pragmaticamente politica, del duo Ruini-Ratzinger e delle gerarchie vaticane che sono riuscite a compattare le associazioni cattoliche più importanti CISL compresa. Infatti, se è vero - come sostengono alcuni commentatori illuminati - che la vittoria della Chiesa cattolica è una vittoria "temporale" di una Chiesa secolarizzata che, superato il crollo della DC come partito dei cattolici, si presenta essa medesima come il partito dei cattolici senza mediazioni, è anche vero che essa si è presa l'appalto di valori etici e di norme di comportamento (gliel'abbiamo concesso?). Un vero centro di potere la cui forza 'sovrapolitica' unificante delle coscienze è stata preparata dalla potenza massmediatica di Giovanni Paolo II e dalla messa in scena della sua lunga e dolorosa agonia, assorbita in diretta da masse in preghiera, e ha trovato il suo culmine nella elezione di un Papa davvero occidentale. Il sacro si è immediatamente tradotto nel credo cattolico, spettacolarizzato e presentato come valore unico e intoccabile, cemento superiore di una umanità confusa e atomizzata, bisognosa di forme grandiose di autoidentificazione. Il sacro non è in ciascuno di noi, il sacro è in piazza. Il sacro è la piazza. In una piazza così fatta trionfa il pensiero unico, dove la differenza diventa dissenso, la laicità viene stigmatizzata come laicismo di cui vergognarsi, elemento di antiquariato che deve lasciare il passo ad uno spirito laico compatibile, anzi riconoscente verso il magistero cattolico che ci dà valori. Il sacro non si presenta con il suo vero volto di proiezione dell'ansia di eternizzazione di un patriarcato che tende ad inglobare la differenza politica femminile in una femminilizzazione 'disponibile'; anzi il sacro a volte si presenta camuffato da antiliberismo, da antimodernizzazione e da difesa della femminilità, quella vera. La Chiesa cattolica oggi opera a due livelli, da una parte come una sorta di sindacato (richiesta di tutela degli insegnati di religione cattolica, leggi regionali sulla famiglia e sui sacerdoti negli ospedali, soldi per le scuole private e per gli oratorî annessi alle parrocchie etc.), dall'altra parte si presenta come forza di coesione sociale superparte. Che fare? Occorre lucidamente evitare di considerare l'esito refendario un incidente di percorso sulla strada vittoriosa del centrosinistra alle prossime elezioni politiche. Il referendum, a mio avviso, ci costringe a riparametrare l'analisi della società italiana, in particolare di un Mezzogiorno che abbiamo forse un po' troppo mitizzato. Il Sud - dice Nichi Vendola (Manifesto del 15 giugno) - ha percepito il dibattito sul referendum come "il riverbero di una contesa tra gli stati maggiori degli schieramenti politici, interna al ceto del palazzo". Forse è vero, ma quello che dobbiamo chiederci è perché noi antiliberisti/e ma laici/laiche (credenti o no) non ci poniamo il problema di concorrere a costruire un progetto di etica civile che faccia delle nostre comunità o organizzazioni politiche non stati maggiori ma - arendtianamente - spazi pubblici di confronto, luoghi della politica? Non sarebbe questo un progetto di "vita activa" (ancora H. Arendt)? Il successo della "vigliacca" campagna astensionista di Ruini, in particolare nel Sud, non è forse la spia dello stigma dell'antipolitica, per cui - come dice Rina Gagliardi (Liberazione del 15 giugno) - "la società italiana (io aggiungo, in particolare il Sud) può virare a sinistra, nel voto politico, nel desiderio di liberarsi di Berlusconi, ma in troppi suoi luoghi si è "desertificata" in quanto a valori e presenza della sinistra"? Io penso di si, come pure penso che, se è vero (io spero) che le recenti elezioni regionali hanno segnato la fine del berlusconismo, è anche vero che questo referendum, per come si sono collocate le forze "avversarie", getta una luce ambigua sui limiti di un cambiamento che non è trasformazione sociale e culturale, dunque politica. Una politica che, appunto, senza etica (un'altra etica possibile) non vive, diventa politicismo, alternanza di ceti politici, gestione dell'esistente, infine delega. Che c'è, insomma, tra la piazza entusiasta e commossa e il suo, i suoi leader? Ci può andar bene una sorta di affidamento salvifico? Una partecipazione vissuta come delega liberatoria? Quanto siamo riusciti nel Sud, noi Rifondazione, a vivere i movimenti come soggettività in movimento piuttosto che come masse in movimento? Quanto nei movimenti meridionali siamo riusciti a costruire una idea complessiva di alternatività, uno spazio pubblico di confronto, un'etica civile laica e antiliberista che si faccia parte attiva anche nell'affermazione dell'autodeterminazione delle donne fuori dalla cappa della sacralità degli embrioni e dell'onnipotenza della biogenetica? Giacché di questo si è trattato, almeno per come molte di noi hanno condotto la campagna referendaria, nella quale sin dall'inizio abbiamo messo in evidenza la libertà femminile come autodeterminazione e insieme responsabilità, fuori dai rischi apocalittici di quello scientismo di cui parlano con preoccupazione Marcello Cini (Manifesto del 15 giugno) e Claudio Magris (Corsera del 15 giugno). Abbiamo sempre lucidamente temuto i rischi della invasività della scienza o dell'affidamento all'"ultima scoperta", ma abbiamo fiducia nelle scelte responsabili delle donne piuttosto che nei divieti del patriarcato vaticano e di maggioranze parlamentari compiacenti. A un'autorità religiosa che chiede potere sulle anime attraverso leggi dello stato non possiamo appaltare il sacro. Questo tipo di sacro sarebbe onnivoro, punta a prenderci l'anima, come Mefistofele con Faust. Ma noi, che non vogliamo l'eterna giovinezza come Faust, noi che abbiamo il senso del limite, possiamo dire di no a Mefistofele. Diciamolo da subito. Da ora. 4 4
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