"La superiorità morale del laicismo" in un artico "lo di Guglielmo Castagnetti, senatore di Forza Italia"



alcune osservazioni,
vengono da molto lontano
anna

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Sent: Sunday, May 29, 2005 2:47 PM
Subject: 14_050529_104 * Notizia Agal n° 14.104 del 29 maggio 2005 * "La
superiorità morale del laicismo" in un articolo di Guglielmo Castagnetti,
senatore di Forza Italia


agal 14.104

La superiorità morale del laicismo

da "L'Opinione" del 27 maggio 2005, pagina 1
di Guglielmo Castagnetti, senatore di Forza Italia

Nel dibattito in corso sulla fecondazione assistita, fra le tante grossolane
semplificazioni che ci è dato di sentire, l'accusa che viene mossa ai laici
di essersi abbandonati ad un relativismo etico privo di principi e di
idealità mi pare la piú deviante e la meno rispettosa della realtà storica.
La pretesa che la morale sia necessariamente figlia della metafisica, che il
Bene sia necessariamente proiezione ed emanazione di una verità immutabile e
metastorica, da un paio di secoli almeno ha fatto il suo tempo, da quando
cioè Emanuele Kant ha donato all'umanità la sua "Critica della ragion
pratica". Da allora il laico non solo si sente portatore di un'etica, ma
anzi rivendica una sorta di superiorità morale rispetto al credente, proprio
perché il suo comportamento retto non implica un premio e non scaturisce da
nessuna imposizione esterna. Il fondamento dell'etica del laico è
l'imperativo categorico che è per sua natura assoluto e inaggirabile,
presente in ognuno di noi senza possibilità di deroghe. Esattamente
l'opposto del relativismo etico. L'etica fondata su una fede e, meglio
ancora, un'etica subordinata alla fede, merita certamente rispetto, ma non è
accettabile che sia considerata la sola, pena la caduta nel relativismo.
Nessun laico, nei panni di Abramo, avrebbe obbedito all'ordine di
sacrificare l'innocente Isacco: l'etica glielo avrebbe impedito.
Far credere, come sta avvenendo in questi giorni, che l'umanità potrà avere
una sua morale, nobile e universale soltanto come derivato di assiomi e
principi religiosi, al di fuori di ogni contesto storico scientifico e
sociologico, rappresenta un grave errore e alimenta il rischio di un futuro
sempre piú povero di valori, sia etici che religiosi.
A questa logica occorre contrapporre la paziente pedagogia della
responsabilità e la costruzione di un mondo di valori che non contraddica la
ragione e la scienza e possa essere percepito come un "assoluto dover
essere" e non certo come un allegro e superficiale relativismo senza
principi.

Ld\lm

Notizia Agal n 14.104   *   29 maggio 2005   *   14_050529_104