intervista a Agnoletto



dal Corriere della sera intervista di Aldo Cazzullo a Vittorio Agnoletto


Agnoletto: non c'E' soltanto Bologna Traditi anche da Martini e Burlando

Il leader dei no global: però le forze anti-Berlusconi devono allearsi

Vittorio Agnoletto, oggi a Bologna domani in Italia? «In tutta Italia, già
oggi. Ma non sono euforico. Sono estremamente preoccupato».
Lo scontro tra le due sinistre E' già cominciato?
«Amministratori eletti anche da noi fanno come se non ci fossimo. Istanze
condivise da ampi settori dell'opposizione non vengono tenute in alcun
conto».
Dove?
«A Genova la prima preoccupazione di Burlando E' dare via libera alle Frem,
le fregate multimissione. Il presidente di centrosinistra sta facendo
pressioni lobbistiche per far costruire in Liguria navi da guerra. Ma non
avevamo sfilato insieme per la pace? Il sindaco Pericu si E' rimangiato la
promessa di costituirsi parte civile al processo per la Diaz. Siamo andati
a chiedergliene conto, ci ha dato una risposta choccante: il Comune ha
avuto un danno limitato, due computer rotti; l'assicurazione ha pagato,
quindi il processo non lo riguarda. La Diaz, non gli scontri di piazza, la
Diaz, un dramma di risonanza mondiale, ridotto a una storia di polizze e
risarcimenti! Non riuscivo a crederci».
Poi c'E' Padova, dove i Disobbedienti assediano il sindaco Zanonato.
«Quella mi pare una questione locale. Sono in corso scontri più importanti.
In Piemonte la Bresso vuole l'alta velocità in val Susa, dove non solo i
centri sociali ma l'intera valle si E' mobilitata, dai sindaci ai medici
alla lista locale "No Tav", che appoggia il centrosinistra. A Firenze
Martini vuole aprire ai privati la gestione dell'acqua, una risorsa che
deve restare pubblica. Magari la questione si riducesse al confronto tra
Zanonato o Cofferati e i Disobbedienti».
Il caso Bologna colpisce perché Cofferati E' stato il capo dei movimenti.
«Quella fu una rappresentazione mediatica, lontana dalla realtà. Cofferati
io me lo ricordo il 18 luglio, prima dell'inizio del G-8. Assemblea con
sindacalisti di tutto il mondo. Chiedo la loro solidarietà, mi applaudono
per dieci minuti, lui al tavolo della presidenza resta a braccia conserte».

Cofferati, e non solo lui, le risponderebbe che a Genova voi cercaste lo
scontro, da cui derivò un alto prezzo.
«Se la Cgil, e non solo la Fiom, fosse stata con noi, forse le cose
sarebbero andate in modo molto diverso. E quando tornai a chiedergli
appoggio, citando l'esempio del sindacato brasiliano e della Fiom, lui mi
rispose: la Fiom sbaglia, e noi a differenza dei brasiliani siamo un
sindacato-istituzione, non un sindacato-movimento».
Cofferati ha portato milioni di manifestanti in piazza contro l'articolo 18.
«E io mi illusi che potesse guidare la battaglia per i diritti. Ma quando
fu proposto un referendum per estenderli a tutti, lui e i Ds si opposero».
Ma ora Bertinotti e la sinistra radicale hanno fatto l'accordo con l'Ulivo.
«Non lo rinnego. Resto convinto che sia indispensabile l'alleanza tra tutte
le forze che si oppongono a Berlusconi. Ma questo non significa restare
inerti se le nostre istanze vengono cancellate».
Sta dicendo che un governo di centrosinistra, che domani scegliesse la
linea fatta propria oggi da sindaci e presidenti di Regione, dovrebbe
fronteggiare un movimento di piazza?
«Certo. I movimenti non devono legarsi a una parte politica. Lavorano per
la vittoria del centrosinistra, ma poi devono essere ascoltati, considerati
interlocutori, non respinti o affrontati nella logica del muro contro muro.
Dico di più: se si va avanti così, la vittoria elettorale non E' affatto
scontata. Il centrosinistra aveva deluso una parte del suo elettorato, che
si E' astenuto. Se un domani non ci fosse più Berlusconi, quei voti
andrebbero recuperati uno per uno. Se Prodi si ritrovasse di fronte un
Casini, non si aprirebbe solo un problema con i moderati, ma anche con la
sinistra radicale. In ogni caso, E' sbagliato ridurre il confronto tra le
due anime della sinistra a una lotta di potere tra riformisti e

Rifondazione, Verdi e un pezzetto di Ds».
Che cosa intende?
«Attorno alle grandi istanze - no alla guerra, Sud del mondo, beni
pubblici, diritti - abbiamo associato giovani, volontari, cattolici, e non
solo cattolici del dissenso; le più belle pagine sulla pace e sull'acqua le
ho lette su Famiglia Cristiana . Questa gente dev'essere coinvolta,
entusiasmata, convinta. Non la si può trattare così».
Il centrosinistra deve tener conto anche delle istanze dei moderati, che
sono stati decisivi per la vittoria alle amministrative.
«Se la politica non E' gestione dell'esistente ma cammino di civiltà,
allora dagli amministratori di sinistra mi aspetto una sensibilità
particolare verso la povera gente. Se Cofferati sgombera una famiglia Rom
mentre il Parlamento europeo vota una dichiarazione in difesa dei loro
diritti,
allora tanto vale votare Albertini».
Non teme che il dissenso possa manifestarsi in forme violente?
«No. Questo rischio l'abbiamo evitato dopo Genova. E l'abbiamo evitato non
grazie ma nonostante i leader del centrosinistra, che sono venuti a dirmi
di abbandonare una parte del movimento. Se l'avessimo fatto, avremmo
consegnato decine di migliaia di giovani a un grave pericolo. Oggi invece
siamo un'area importante, necessaria per vincere, che sul piano culturale
ha prodotto molto».
Guglielmi dice il contrario: nulla di nuovo dai no global.
«C'E' tra noi chi parla un linguaggio vecchio. C'E' chi usa parole
nuovissime. Siamo il primo movimento postnovecentesco. Costruito sulle cose
anziché sull'ideologia. Certo, ci sono anche i retaggi del passato».
Ma non E' assurdo che Bertinotti plauda a Casarini che occupa la Fabbrica,
da cui dovrebbe uscire il programma dell'Unione di cui Bertinotti fa parte?
«Non sono entrato nella vicenda perché non voglio ridurla a uno scontro tra
partiti e tra persone. Il vero confronto sarà tra chi intende governare per
aggiustare un po' il sistema, e chi il sistema intende cambiarlo
radicalmente, passo a passo».
E che dice a chi le rimprovera di aver scelto una poltrona a discapito del
movimento?
«Io a Strasburgo faccio quel che facevo prima: mi batto per i curdi, contro
il Wto, contro la globalizzazione liberista».
Se fosse francese come voterebbe al referendum sull'Europa?
«Voterei no. E il no francese, a differenza di quello inglese, E' carico di
istanze democratiche e di sinistra, e avrà un impatto fortissimo in tutto
il Continente».


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