Bolkestein: cosa hanno deciso a Bruxelles



BOLKESTEIN: COSA HA DECISO IL VERTICE DI BRUXELLES



Il vertice di primavera dell'Unione Europea è stato indubbiamente
caratterizzato dalla discussione sulla direttiva Bolkestein che è stata
al
centro della maggior parte degli interessi della stampa internazionale
(tenendo conto, oltretutto, della contemporanea presenza della discussione
sulla revisione del patto di stabilità).



Le informazioni sono stati abbondanti, e come al solito, abbastanza
confuse.
Vorremmo cercare di attenerci, ancora una volta, ai fatti, più che alla
gran messe di dichiarazioni (che pure hanno avuto una grande importanza
nelle preparazione delle decisioni assunte).



Le difficoltà della Bolkestein sono approdate, per la prima volta, nel
documento ufficiale delle conclusioni della presidenza per il Consiglio
europeo del 22-23 marzo 2005.



Si legge infatti al punto 22



22. Nel contesto del completamento del mercato interno, il Consiglio
europeo
ha individuato i seguenti settori prioritari.



Al fine di promuovere la crescita e l'occupazione e di rafforzare la
competitività, il mercato interno dei servizi deve essere pienamente
operativo, preservando al tempo stesso il modello sociale europeo. Alla
luce
del dibattito in corso, che mostra che la stesura attuale della proposta
di
direttiva non risponde pienamente alle esigenze, il Consiglio europeo
chiede
che nel quadro del processo legislativo sia intrapreso ogni sforzo per
raggiungere un ampio consenso che risponda a tutti questi obiettivi.

Il Consiglio europeo osserva che servizi d'interesse economico generale
efficaci svolgono un ruolo importante in un'economia efficiente e
dinamica.





Cosa vogliono dire queste righe? Utilizzando anche le spiegazioni e le
interpretazioni date nelle due conferenze stampe svolte dal presidente
lussemburghese Juncker e dal presidente della Commissione Barroso possiamo
affermare che:



- la proposta di direttiva non viene ritirata ("non risponde pienamente
alle
esigenze")



Nonostante le molti critiche ricevute dalla direttiva (Francia,
Lussemburgo,
Svezia, Germania, Belgio) la Commissione e molti stati non hanno accettato
l'idea di ricominciare da capo. Ha detto Barroso che la Commissione non
può
ritirare una proposta "che pure non è stata presentata da noi ma dalla
Commissione precedente", diminuendo così "le prerogative del Parlamento
europeo e del Consiglio" che sono coloro che prenderanno la decisione
finale. Ha detto Barroso "La Commissione propone..Nessuno all'interno
del Consiglio- ha detto Barroso- ha chiesto il ritiro della direttiva; noi
non possiamo perdere il momento approntando una nuova direttiva"



- la proposta è affidata, per ora, al Parlamento europeo e al
Consiglio

La Commissione per ora non farà nulla. Ha detto Barroso "non ci sarà un
nostro intervento prima della discussione al parlamento e al Consiglio".
"Noi
non diremo prima come pensiamo di presentare una redazione diversa e
modificata della proposta di direttiva".

Parole chiare. La Commissione, pur consapevole che l'attuale proposta di
direttiva "non risponde pienamente alle esigenze", per rispettare le
prerogative degli organi che decidono, aspetterà di vedere come si
svolgerà
il dibattito in Parlamento e nel Consiglio per poi decidere che fare. Il
processo legislativo è nelle mani del Parlamento che dovrà intraprendere
"ogni sforzo per raggiungere un ampio consenso che risponda a tutti questi
obiettivi.. il mercato interno dei servizi deve essere pienamente
operativo,
preservando al tempo stesso il modello sociale europeo".



- la Commissione vedrà come andrà (discussione in Parlamento,
referendum sulla Costituzione) e poi deciderà

Chiaramente la Commissione, per così dire, si tira fuori e aspetta che sia
il Parlamento europeo e gli Stati nazionali (in particolare quelli
impegnati
nel referendum costituzionale e nelle elezioni nazionali) a vedersela con
l'attuale proposta. Poi -mentre continuerà, possiamo stare sicuri, nella
sua attività di lobbying attraverso i suoi funzionari- deciderà. Potrebbe,
se le cose andranno male, ritirare la direttiva (che il commissario
italiano
Frattini ha definito "Prodi-Bolkestein", ce lo dovevamo aspettare!) oppure
fare una "redazione diversa e modificata", ricominciando da capo una volta
che magari il Parlamento abbia presentato qualche proposta poco
accettabile.

Barroso ha detto con chiarezza che spetta al Parlamento di "esprimere le
preoccupazioni dell'opinione pubblica europea e di incorporarle
nell'attuale
testo".



Va tenuto presente che in questa tornata, oltre che alla Francia lo stop
alla Bolkestein è stata data dalla presidenza lussemburghese. Juncker ha
infatti detto "Noi non prendiamo alla leggera questa direttiva; se la
direttiva conterrà elementi di dumping sociale noi non la accetteremo;ecco
perché avremo bisogno di modifiche sostanziali". Juncker oltretutto ha
rintuzzato con sarcasmo, nella conferenza stampa, la domanda del
giornalista
di Radio radicale che ha affermato "nei nuovi paesi dell'Unione hanno una
impressione opposta alla vostra: avete ceduto alle logiche
protezionistiche
della Vecchia Europa?. Accadrà così con la presidenza britannica?