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sospensione - sondaggio
- Subject: sospensione - sondaggio
- From: Comitato Paul Rougeau - RM <prougeau at tiscali.it>
- Date: Sat, 19 Mar 2005 13:28:55 +0100
Cari amici, ricevete questo messaggio supplementare al nostro Foglio di Collegamento 126 per due ragioni. Prima di tutto vi comunico con sollievo che l'esecuzione di Pablo Melendez - in favore del quale abbiamo inviato appelli alle autorità del Texas - e' stata SOSPESA all'ultimo momento. Vi faremo conoscere i particolari della vicenda di Melendez nel prossimo numero. Vi ricordo inoltre il delicato SONDAGGIO di opinioni proposto da Kenneth Foster sulla resistenza fisica alle esecuzioni capitali. Ci sono subito arrivate risposte articolate e meditate ma vorremmo un riscontro da un elevato numero di lettori in modo da poter fare una statistica significativa. Da quasi due anni Kenneth si impegna per il nostro bollettino inviandoci ogni mese un suo scritto pieno di riflessioni interessanti e spesso ricco di sentimento: mi pare sia giusto e bello cercare di rispondere ad una sua precisa richiesta di confronto di opinioni. Comunicateci per favore il vostro parere anche in modo molto schematico. (Se volete rileggere l'articolo di Kenneth prima di rispondere, lo potete trovare incollato qui sotto.) Secondo voi il condannato: 1) non deve opporre nessun tipo di resistenza e collaborare con le guardie nella procedura di esecuzione capitale; 2) deve opporre solo un resistenza passiva rigorosamente non violenta (per esempio stendendosi sul pavimento e rifiutandosi di camminare sulle proprie gambe), 3) deve lottare attivamente contro le guardie fino a che queste ultime non riescano ad immobilizzarlo. 4) altro... Cordiali saluti Grazia Guaschino RESISTERE FISICAMENTE ALL'ESECUZIONE? DITEMI LA VOSTRA OPINIONE Questa volta il nostro amico Kenneth ci propone un quesito molto serio - al centro di un dibattito nel braccio della morte del Texas - che induce ad una approfondita riflessione sulla pena capitale. Siete tutti invitati a rispondere sinceramente alla domanda posta da Kenneth che ha confini e risvolti delicati. Per rispondere potete inviare una e-mail a prougeau at tin.it o scrivere al Comitato Paul Rougeau - Casella Postale 11035 - 00141 Roma Montesacro Cari amici, ciao a tutti. C'e' stata una discussione molto importante tra noi detenuti qui. Di fatto non e' un argomento nuovo. Ogni tanto torna a galla. Non voglio solo farvene partecipi come spettatori, ma mi piacerebbe sapere che cosa ne pensate VOI. Per me e' importante avere contatti con voi perche' senza persone come voi non ci sarebbe il movimento abolizionista. Per questo i vostri pensieri e le vostre idee hanno molta importanza per noi. Ci deve essere lavoro di squadra fra NOI qui dentro e VOI fuori. Non dobbiamo farci scrupoli di parlare sinceramente. Dobbiamo trovare un accordo, muoverci nella stessa direzione, questo determina l'importanza dell'articolo che scrivo oggi. La discussione e' sorta sulle ragioni per cui uomini che vengono condotti alla loro esecuzione, non combattono fisicamente. Nella storia del braccio della morte del Texas ce ne sono stati pochissimi che si sono battuti rifiutandosi di camminare docilmente verso l'esecuzione. Per quelli che si sono battuti sono stati usati mezzi di coercizione simili a quelli che ho subito io lo scorso anno (e di cui ho parlato nei nn. 121 e 122). Uno dei più noti combattenti è stato Shaka Sankofa, il condannato sostenuto dal Comitato Paul Rougeau. Emerson Rudd e Ponchai Wilkerson furono altri due. Nel 1999, quando eravamo ancora alla Ellis One Unit, assistei personalmente alla lotta fisica di Desmond Jennings, quando fu trascinato alla sua esecuzione. Lo attaccarono con il gas per tre volte, mentre lottava con cinque guardie e veniva trascinato verso la morte. Quest'immagine non ha mai abbandonato la mia mente. E dopo tutto, come potrei dimenticare: sono negli stessi suoi panni. A quell'epoca scrissi un articolo su questo fatto intitolato "Il momento è adesso". Di che cosa parlava l'articolo? Esprimeva l'opinione che ogni uomo fisicamente in forze dovrebbe lottare! I più vecchi o quelli che non sono in grado di battersi, penso dovrebbero almeno coricarsi a terra e rifiutarsi di camminare verso l'esecuzione. Allora sentivo, e sento tuttora, che ADESSO è il momento per noi di dimostrare alla societa' che le nostre esecuzioni non vanno bene e che noi non le accettiamo! E' mia opinione che se la societa' vedesse ogni uomo battersi contro la sua esecuzione questo attirerebbe la loro attenzione. Sono certo che sarebbe anche scioccante. Li farebbe davvero meditare su queste procedure e dimostrerebbe che uomini qui amano la loro vita e non vogliono essere uccisi. Perche' le persone fuori dovrebbero opporsi a qualcosa a cui non resistiamo noi? Non posso togliermi l'impressione di disgusto quando vedo un uomo camminare liberamente verso il lettino di esecuzione. E' come se dicesse: "Ehi, per me va bene che mi ammazziate oggi." Penso che ogni persona che scrive articoli alla gente, agli attivisti, ai gruppi, chiedendo aiuto perche' gli venga salvata la vita, poi si gira e cammina verso l'esecuzione e consuma l'ultimo pasto, questa persona da' un segnale di vita contraddittorio. Se non vuoi combattere per dimostrare che la tua vita vale qualcosa, o almeno compiere una piccolissima protesta giacendo sul terreno e costringendoli a trasportarti (invece di camminare con le tue gambe verso la morte) allora come puoi un giorno si' e uno no scrivere alle persone che la tua vita merita di essere salvata? Noi condannati dobbiamo sacrificarci per coloro che vengono dopo di noi. [...] Arrendersi suona molto egoistico. Se uno sa che sta per essere "giustiziato", perche' non compiere un gesto che sia una dichiarazione nei riguardi di tutta l'umanita', alla societa', al movimento abolizionista, che dimostri che cio' che avviene e' sbagliato? Non sono ancora risuscito ad avere una chiara risposta. Per quanto mi riguarda, non ho alcun dubbio che se mi trovassi in quella situazione lotterei! Prego di non trovarmi mai in quella situazione e sto lottando politicamente per non arrivarci. Ma "IO" non esitero' mai a dimostrare che la mia vita vale qualche cosa. Alcune persone sono d'accordo con me. A voi che leggete questo mio articolo, chiedo di utilizzare 10 minuti del vostro tempo per inviare una e-mail al Comitato Paul Rougeau. [...]
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