Fw: Mike Tyson a Sanremo










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 TORINO, 23 FEBBRAIO 2005 - Mike Tyson a Sanremo



E’ della serata del 21 febbraio, ripresa da tutti i maggiori organi di
informazione odierni, la notizia che l’ospite “d’onore” della serata di
apertura del prossimo Festival della Canzone italiana di Sanremo sarà Mike
Tyson.

Conosco, o perlomeno posso immaginare, le logiche che condizionano gli
eventi legati al mondo dello spettacolo.

So anche della necessità  di operare scoop in grado di innalzare il livello
di attenzione verso una manifestazione come quella canora sanremese.

Ma francamente non riesco a capire la logica che sottende l’invito ad uno
stupratore, ad un uomo condannato per maltrattamenti alla moglie, ad un
individuo che non è stato solo violento sul ring (dove in sostanza si va
per combattere) ma soprattutto nella vita quotidiana.

Non riesco nemmeno ad immaginare quali argomenti possano essere trattati
sul palco, essendo il Tyson una persona che non sembra abbia mai brillato
per spiccata intelligenza o per una dialettica fuori dal comune.

Non conosco perché debba “fare audience” un individuo che sovente ha
dimostrato il più totale disprezzo nei confronti di chi si trovava di
fronte a lui, sul ring ma soprattutto fuori.

Non ammetto, in ogni caso, che ciò avvenga nella televisione pubblica, e
non mi sembra comprensibile che il suo cachet, in sostanza, venga pagato
dagli stessi contribuenti o da coloro che ottemperano regolarmente al
versamento del canone radiotelevisivo.

E non riesco a comprendere come l’attenzione alle fasce protette possa
consentire di portare su un palco di prestigio, davanti a milioni di
persone, un individuo che i più riconoscono come un violento, un aggressore
di donne e uno stupratore. Se qualcuno dei nostri bambini più piccoli ci
chiederà chi è costui, il cui onore merita un palco prestigioso, cosa
diremo loro? Che è stato un famoso pugile, famoso soprattutto per la sua
forza e per la sua inarrestabile violenza sul ring, che ha staccato mezzo
orecchio ad un avversario, che è stato il mito dei ghetti americani o che
invece ha picchiato la moglie, stuprato una sua “fiamma”, aggredito altre
persone in nome di un comportamento ben poco consono ad una persona civile?

Comunque si risponda loro, sarà difficile ammettere una logica che, nel
nome del business, passa su tutto e su tutti: mi dispiace per gli
organizzatori, sono rammaricata per il direttore artistico, ma si ammetta
una volta per tutte che se lo “show must go on” non è detto che debba
andare avanti forzatamente con queste idee.



Lella MENZIO - PRESIDENTE DEL TELEFONO ROSA