parole non giuste, GIUSTISSIME



Quella resistenza totale e feroce

Non concepiamo i kamikaze e il loro disprezzo per la vita umana. Ma anche
nella nostra storia ci furono eroi che andarono deliberatamente alla morte


Giorgio Bocca 





I veri resistenti in Iraq sono quelli che resistono, caro Fassino, non
quelli che la pensano come noi, i ricchi della Terra che, gira e rigira, la
pensiamo come gli americani. Dire che i veri resistenti iracheni sono quelli
che sono andati a votare significa che a nostro parere i resistenti armati,
quelli che guidano le autobombe, che attaccano la polizia collaborazionista
non lo sono, sono delle presenze demoniache indegne del nome di resistenti.

Ma questo è un modo di ragionare tipicamente antistorico, colonialista, che
appartiene al moralismo del più ricco e del più forte. È evidente che il
modo di essere del terrorismo islamico, della resistenza islamica, non può
piacere a chi è nato e cresciuto in una democrazia e in una cultura
cristiana: non riusciamo a concepire i kamikaze e la loro totale
indifferenza per la vita umana anche se nella galleria dei nostri eroi ci
stanno combattenti che andarono deliberatamente alla morte, anche se nelle
lettere dei condannati a morte della Resistenza ci sono scelte per la morte
preferibile al tradimento e alla trattativa con il nemico.

Osama Bin Laden, il suo rappresentante in Iraq Al Zarqawi, i loro tagliatori
di teste, i loro torturatori non corrispondono ai nostri modi di pensare e
di praticare la resistenza; ma, piaccia o non piaccia, sono la resistenza
come è concepibile in quello che chiamano l'integralismo islamico e anche il
risorgimento islamico.

Questa resistenza totale e feroce non può essere negata perché non ci piace,
perché usa dei metodi e delle armi che sfuggono alle nostre prevenzioni e
alle nostre contromisure. Non può essere storicamente negata soprattutto
perché, quando faceva comodo a noi, l'abbiamo praticata; perché quando
faceva comodo agli americani radere al suolo le città giapponesi con
l'atomica, le hanno rase; perché quando gli inglesi volevano terrorizzare la
Germania nazista, la terrorizzavano con i bombardamenti al fosforo.

Lo sdegno e la demonizzazione dell'avversario o del diverso fanno parte
della propaganda, ma il realismo storico è un'altra e più importante
faccenda, e questo realismo storico avrebbe dovuto ricordare ai conservatori
imperialisti di Bush che la maggior parte della pubblica opinione araba è
per la resistenza totale, che l'11 settembre del 2001 per la maggior parte
degli arabi è stata una vittoria e non la vergogna feroce che pare a noi
occidentali e cristiani.

Questo nostro modo di giudicare gli altri secondo i nostri valori e il
nostro metro è assai poco realistico. Prendiamo ad esempio l'esultanza, il
gaudio generale a cui partecipa anche la sinistra italiana per le elezioni
in Iraq. Hanno votato e hanno vinto gli sciiti, appoggiati dall'Iran dove il
clero sciita è al governo.

Ma per cosa hanno gioito i democratici dell'Occidente? Che vadano al governo
dell'Iraq gli stretti parenti religiosi degli ayatollah che hanno soffocato
nell'Iran la democrazia, che in pratica abbia vinto un paese che è il primo
nella lista americana degli 'Stati canaglia'?

Nella realtà malamente dissimulata dalle retoriche vien fuori che noi,
sinistra compresa, stiamo dalla parte americana, dalla parte degli interessi
strategici ed economici degli Stati Uniti. Vien fuori che a noi della
democrazia che potrà nascere da queste elezioni fatte in stato di
occupazione interessa poco o nulla. Interessa soltanto che nasca un governo
docile e subalterno, che normalizzi una buona volta l'estrazione e il
commercio del petrolio, dia le concessioni alle 'sette sorelle' e anche al
nostro Eni, con piena soddisfazione del cavaliere Berlusconi che rivendica i
meriti della nostra partecipazione militare.

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(ESPRESSO on-line, 20-2-2005)