le parole...



da :Associazione Partenia http://utenti.lycos.it/partenia

 

Le parole di Giuliana

http://www.carta.org/editoriali/index.htm Anna Pizzo

"Sono in Iraq dalla fine di gennaio, per testimoniare la situazione di questo popolo, che muore ogni giorno, migliaia di persone sono in prigione, bambini, vecchi, le donne sono violentate e la gente muore ovunque, per strada, non ha più niente da mangiare, non ha più elettricità, non ha acqua".

"Vi prego mettete fine all'occupazione, lo chiedo al governo italiano, lo chiedo al popolo italiano perché faccia pressione sul governo. Pier aiutami, per piacere, fai vedere le foto dei bambini colpiti dalle cluster bomb, chiedo alla mia famiglia di aiutarmi, chiedo a tutti, a tutti quelli che hanno lottato con me contro la guerra,
contro l'occupazione, vi prego, aiutatemi".

"Questo popolo non deve più soffrire, così, ritiratevi dall'Iraq, nessuno deve più venire in Iraq, perché tutti gli stranieri, tutti gli italiani qui sono considerati nemici, per favore fate qualcosa per me".

"Pier, aiutami tu, sei sempre stato con me in tutte le mie battaglie, ti prego aiutami a chiedere il ritiro delle truppe, fai vedere tutte le foto che ho fatto, questo popolo non vuole occupazione".

"Aiutami, aiutatemi, la mia vita dipende da voi, fate pressioni sul governo perché ritiri le truppe. Conto su di voi, potete aiutarmi. Bisogna mettere fine all'occupazione, la situazione qui è intollerabile, i bambini muoiono, la gente muore di fame per strada, le donne vengono violentate, bisogna ritirare le truppe".

"Pier aiutami, fai vedere le foto che ho fatto dei bambini colpiti dalle cluster bombs, fai vedere quel che ho fatto per le donne. Nessuno dovrebbe venire in Iraq in questo momento, neanche i giornalisti, nessuno".16 febbraio 2005

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Onorevoli Senatori 

In questo momento siete riuniti per votare sul rifinanziamento della
"missione italiana" in Irak.
La nostra Costituzione, al suo Articolo 11,  ripudia la guerra.
L'Italia ripudia la guerra. Quel voto non dovrebbe esistere, dovrebbe
essere scontato che i membri del Parlamento rispettino la
Costitu-zione. E' grave che si riuniscano per decidere se violarla o meno.
Vi scrivo da cittadino italiano, perché ho visto troppe volte governi
di colore e segno "diverso" calpestare quella Costituzione e
quell'articolo: il ripudio della guerra.
Vi scrivo perché mi preoccupa sapere che il mio Paese, a cui tengo
molto, è in mano a persone che non provano orrore, sgomento, ribrezzo
all'idea di uccidere. Chiunque sia la vittima, sia chiaro.
Di fronte alla guerra - che altro non è se non l'orrendo macello che
abbiamo visto nei decenni passati, anche nel nostro Paese - non
possono esistere categorie né giudizi politici. Perché la guerra nega
il diritto alla vita per qualcuno, e nessuna "politica" può esistere
se gli esseri umani mancano all'appello, ammazzati dalla guerra. Il
non uccidere non è solo un comandamento cristiano, è un imperativo
assoluto che deve valere per tutti e per ciascun essere umano.
Non si può accettare di uccidere, anche se in modi indiretti: se lo si
fa, parole come democrazia e giustizia, come diritti e solidarietà,
come cultura e convivenza civile perdono ogni significato.
Sono convinto che la scelta per la pace e contro la guerra, per la
vita e contro la morte, non possa essere soggetta agli andamenti della
politica, ma debba sempre costituire il fondamento comune ad ogni
politica.
Non dovreste votare, Signori Membri del Parlamento, dovreste piuttosto
fermarvi a riflettere,  specie oggi che ancora una volta una cittadina
italiana è a rischio della vita per la guerra e per la sua logica, per
quella sovversione totale di ogni regola che la guerra comporta.
Giuliana è una amica, e ciò rende tutto più doloroso, ma ci siamo
impegnati in passato anche per cercare di aiutare persone che neppure
conoscevamo.
Non ci devono essere truppe italiane a partecipare a una aggressione e
a una occupazione militare. E' contro la Costituzione, ed è anche
contro la coscienza di molti, l'essere di fatto complici degli orrori
che abbiamo visto in questi anni in Iraq, dai bombardamenti ai
sequestri, dalle autobombe  alle cannonate, alle esecuzioni, alle
sgozzature, alle torture.
Uscire dalla guerra aiuterà non solo Giuliana e gli altri ostaggi,
aiuterà milioni di cittadini iracheni che non ne possono più di
guerra, a quasi due anni dalla "liberazione". Purtroppo non potrà
aiutare gli oltre centomila che sono morti in questi anni - come al
solito, bambini e donne in prima fila.
Ma potrebbe aiutare anche noi italiani a riprendere un po' di fiducia
nella Costituzione, vedendola per una volta rispettata. E ci farebbe
bene sapere che i nostri politici ritengono la guerra un crimine e
magari, con un atto di orgoglio nazionale, decidono di riportare a
casa "i nostri ragazzi".
Vogliamo che tornino tutti, sani e salvi, gli amici e quelli che non
conosciamo, i civili e i militari. Vogliamo che si smetta di morire in
Irak e negli altri orrendi luoghi di guerra del pianeta.
Sono certo che sia un sentire condiviso, e che la maggioranza degli
italiani vuole che l'Italia esca dalla guerra.

Gino Strada
Chirurgo di Emergency