RUINI DIXIT
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- Date: Thu, 20 Jan 2005 16:59:03 +0100
Ruini dixit
FILIPPO
GENTILONI - Non
hanno perso tempo i vescovi italiani. Non
appena si è parlato di referendum in materia di procreazione assistita il
cardinale Ruini ha preso la parola per ripetere le posizioni tradizionali della
chiesa cattolica, ma con alcune novità piuttosto significative. La prima è la
modalità dell'intervento. Non
c'è più quella Democrazia Cristiana che interveniva in prima persona in difesa
delle posizioni cattoliche e che, quindi, permetteva ai vescovi una posizione
meno esposta e più riservata. Ora i vescovi si presentano in prima persona,
senza mediazioni. Con i relativi vantaggi e svantaggi. Il vantaggio di una
immediata chiarezza; lo svantaggio di una maggiore difficoltà di discussione e
di approfondimento. Soprattutto quando si tratta di questioni difficili, come
quelle che riguardano la procreazione assistita e i relativi
referendum. Fra
gli svantaggi non si può non nominare la politicità di un intervento diretto che
dalla affermazione di un principio arriva a indicazioni addirittura di «tecnica»
politica.
Ruini non soltanto ripete la dottrina cattolica sull'embrione come persona
umana, ma dice ai cattolici come si devono regolare nell'eventualità di un
referendum. E' bene - afferma - che il parlamento non modifichi la legge: la
renderebbe ancora peggiore. Non basta: se ci sarà il referendum è bene non
votare per non raggiungere il famoso quorum. Un
tipico esempio di intromissione ecclesiastica nella vita politica di un paese e
di cattiva educazione civica. Una
presa di posizione, quella del cardinale Ruini, che induce a qualche riflessione
non indifferente. Prima di tutto sulla presenza della chiesa cattolica nella
vita politica italiana. Certi silenzi, dopo la fine della Dc, non devono
illudere. L'episcopato è ancora e sempre convinto del suo ruolo e del suo peso.
Non appena se ne presenta l'occasione, l'episcopato
rivendica
la sua importanza, come e forse più di una volta. Teme
l'emarginazione e la combatte. Il
terreno privilegiato è ancora e sempre quello della procreazione. Quindi la
morale sessuale. Sembra che la chiesa la anteponga ad altri temi che, pure, le
dovrebbero stare più a cuore. Non
interviene con altrettanta chiarezza e immediatezza su altri temi scottanti: ad
esempio la crescente povertà di milioni di cittadini, la disoccupazione o le
difficoltà degli immigrati.
L'immagine offerta è, a dir poco, distorta se non addirittura
falsata. Né
si deve dimenticare che sullo sfondo rimane la ferita che il cattolicesimo aveva
ricevuto dal referendum sull'aborto. Una ferita che sanguina ancora e che i
vescovi vorrebbero assolutamente rimarginare. Che questa, con l'astensione di
una larga maggioranza di cattolici, sia la volta buona? Una rivincita che
buona
parte del cattolicesimo - non tutto -
auspica e che è auspicata anche dalla maggioranza del centrodestra e da una
discreta minoranza del centrosinistra. LIPPO
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