speciale Liberarsi



ti chiediamo di aderire a questa iniziativa a favore dello studio e
dell'informazione.
Se invierai qualche libro o rivista ai detenuti di Biella ti saremo grati
se ce lo comunicherai.
    con amicizia
         l'associazione pantagruel

o

Agenzia d'informazione dell'Associazione Pantagruel - Firenze  N° 7

numero speciale gennaio 2005





UN LIBRO DA SPEDIRE AL CARCERE DI BIELLA !

Questo numero della nostra agenzia di informazione viene inviato con questa
unica notizia: quella di aderire ad una forma di protesta nei confronti di
chi ha deciso nel carcere di Biella di restringere la possibilità della
lettura di libri e riviste.
Riteniamo importante che sia un diritto di tutti quello di studiare e di
informarsi e per questo ci sentiamo vicini agli amici detenuti di Biella e
ai loro familiari.

Riproduciamo l'articolo di Orsola Casagrande apparso su Il Manifesto e
ti chiediamo di mandare libri e/o riviste a:

Nicola De Maria
Cesare Di Leonardo
Ario Pizzarelli
Casa Circondariale, via dei Tigli, 14 - 13900 Biella

 			l'associazione Pantagruel



a fine mese riceverai la nostra normale agenzia


Associazione Pantagruel  via A.Tavanti, 20 - 50134 Firenze  tel.
055-473070e-mail: asspantagruel at virgilio.it
In carcere è vietato leggere
Biella, la polizia sequestra libri e riviste ai detenuti

Orsola Casagrande

Vietato leggere. E' questo l'ordine del nuovo comandante del carcere di
Biella. Lunedì 20 dicembre è stata infatti effettuata una perquisizione
nella sezione speciale del carcere (composta da 14 detenuti, alcuni
politici altri comuni) da parte della polizia penitenziaria. Rientrati
nelle celle i detenuti hanno trovato tutto sottosopra (dal carcere
sottolineano il particolare accanimento nei confronti delle loro cose) e
una sorpresa: le celle infatti erano state razziate. E' stato portato via
tutto il materiale scritto (dai block notes alla posta), tutte le foto dei
familiari, gli atti giudiziari, cartoline, buste, francobolli,
musicassette, gran parte del vestiario e delle coperte (a parte due per
ciascun detenuto ritenute sufficienti ad affrontare il gelo di Biella). Non
soddisfatta la polizia penitenziaria autrice della perquisizione (avvenuta
in un momento di totale calma, quindi senza nemmeno uno straccio di
giustificazione) ha infine requisito libri e riviste. Sono stati lasciati a
ciascun detenuto quattro tra riviste e libri. Non sono sfuggiti alla razzia
nemmeno i libri presi in prestito dalla biblioteca di Biella. La
motivazione addotta dal nuovo comandante per l'incredibile provvedimento
(togliere ai detenuti libri e riviste è con ogni evidenza un'altra forma di
tortura), è che i libri si leggono uno alla volta. Evidentemente poco
incline alla lettura l'amministrazione del carcere ritiene superflua quella
montagna di libri.
O forse, più semplicemente, si va a colpire anche uno dei pochi "lussi"
permessi ai detenuti e cioè lo studio e la lettura. Con uno scopo preciso,
punire, privare, in una parola reprimere. Va detto che la direzione ha
stabilito che chi vuole può richiedere altri libri oltre ai quattro
concessi, previa richiesta motivata scritta. Ci si chiede su che base la
direzione concederà o negherà le richieste: dipenderà dal titolo del libro?
Dall'autore? Dall'argomento? Ironie a parte per i familiari e gli amici dei
prigionieri rivoluzionari che hanno denunciato l'episodio di inaudita
violenza, va sottolineato l'atteggiamento provocatorio delle autorità del
carcere che hanno anche tenuto in isolamento per quattro giorni un detenuto
che si era rifiutato di spogliarsi completamente durante la perquisizione,
dopo aver chiesto tra l'altro una visita all'infermeria perché indisposto.
Da ieri il comitato ha lanciato una iniziativa volta a denunciare
l'episodio e a sensibilizzare l'opinione pubblica. Se la legge non legge,
scrivono amici e familiari dei detenuti, inviamo al carcere di Biella
quanti più libri e riviste possibili. Del resto anche San Tommaso diceva:
"diffida dall'uomoche legge un solo libro".
Chiunque legga un libro in più del ministro della giustizia leghista
Castelli è dunque invitato ad inviare libri e riviste alla sezione speciale
del carcere. Casa circondariale, Via dei Tigli 14, 13900 Biella. (I
pacchetti si possono indirizzare a Nicola De Maria, Cesare Di Lenardo, Ario
Pizzarelli). La campagna può essere contatta via email:
unlibroinpiu at libero.it.

Il manifesto, 5/1/2005







Abbiamo successivamente ricevuto una mail dagli amici di
unlibroinpiu at libero.it che, fra l'altro, scrivono: "Stiamo ricevendo molte
adesioni di associazioni, singoli, biblioteche, librai, centri sociali;
sappiamo che a Biella alcuni librai hanno aderito all'iniziativa e che
hanno organizzato dei punti di raccolta, credo anche insieme al partito di
rifondazione comunista, che ha messo in piedi un'interrogazione
parlamentare (dopo aver visitato il carcere ed aver accertato quanto
successo) e che sta subendo le invettive da parte del sindacato di polizia
penitenziaria che ha risposto con tre comunicati feroci agli articoli
apparsi sui giornali locali, che continuano a mantener viva la vicenda.
L'iniziativa sta viaggiando in molte città e prestissimo vi faremo avere
anche una locandinaŠinformazioni più esatte ve le faremo avere presto. Un
salutoŠ"


E' apparso un secondo articolo su Il Manifesto dal titolo: Biella, modello
di carcere duro sempre firmato da Orsola Casagrande che evidenzia come le
restrizioni prese sui libri e le riviste e altre sul vestiario sono le
decisioni scritte nel nuovo regolamento interno del carcere di Biella. "Chi
il regolamento l'ha steso (il primo firmatario è il magistrato di
sorveglianza) sembra soprattutto interessato a restringere il più possibile
il campo dei diritti. Come altrimenti spiegare il punto 3 riguardante libri
e riviste, dove si dice che  i detenuti non ne possono possedere più di
quattro per volta e che per averne degli altri dovranno prima riconsegnare,
tramite spedizione a proprie spese o alla fine dei colloqui ai familiari ?
Al di là delle facili disquisizioni sul numero, basta ricordare che non
tutti hanno i soldi per poter spedire libri (pesanti e costosi) ma anche
che non tutti hanno la possibilità di colloqui regolari: c'è chi ha un solo
colloquio l'anno. Stesso problema per quanto riguarda la parte del
regolamento sul vestiario. Ai detenuti viene consentito di tenere in cella
soltanto lo stretto necessario (due maglioni non a collo alto, due
pantaloni, cinque mutande e poco altro). Ma soprattutto viene nei fatti
stabilito di consegnare ai familiari (possibilmente settimanalmente) i
vestiti perché vengano lavati. Anche qui è evidente che sono assai pochi i
detenuti che possono godere di visite settimanali. La domanda è: per tutti
quelli che non possono mandare i vestiti a lavare che succede? "Š
E ancora restrizioni sul tenere in cella una radio o un mangianastri e sul
lavoro.
Riteniamo importante che la solidarietà prosegua e che i libri e le riviste
continuino ad arrivare numerosi.