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precarietà
- Subject: precarietà
- From: "Disobbedienti " <disobbedientimolise at libero.it>
- Date: Thu, 13 Jan 2005 12:04:29 +0100
"Il Manifesto" 12 gennaio 2005 Precariato, lo spazio del conflitto di Andrea Fumagalli Il prossimo week-end di metà gennaio si preannuncia denso di appuntamenti in Italia e in Europa. A Firenze sabato 15 si terrà come noto l´assemblea della sinistra radicale italiana, organizzata da il manifesto. A Roma, il giorno dopo, avrà luogo una sorta di convention dei movimenti pacifisti e antiliberisti denominata "fuori programma". Infine, a Berlino, dal 14 al 16 è in programma la prima assemblea del precariato sociale europeo (dopo quella della Middlsex University di Londra durante il Fse) in vista dell´EuroMayday 2005. Su il manifesto numerosi sono stati gli interventi relativi all´assemblea del 15 (il che è ovvio, visto che è stata promossa dallo stesso giornale), da alcuni giorni si comincia a parlare dell´assemblea di movimento del 16 a Roma. Poco o nulla si è detto dell´incontro di Berlino, l´unico che si svolge direttamente in chiave europea e trascende i confini nazionali. I temi che verranno trattati a Berlino sono estremamente importanti. In primo luogo, vi è l´intento do costruire una rete trasversale che metta in collegamento le varie forme di autorganizzazione del precariato che già operano nelle singole realtà nazionali, consolidando rapporti e relazioni tra Milano, Roma, Barcellona, Malaga, Parigi, Londra, Helsinki, Dublino e Berlino. In Italia, esiste già la realtà della rete PreCog e della Rete sociale der il reddito con un consolidato rapporto con il sindacalismo di base, che sono stati promotori, con la sigla gap (Grande Alleanza Precaria), delle manifestazioni di fine ottobre (Halloween Precrio), del 6 novembre per un reddito garantito e incondizionato, a prescindere dalla condizione lavorativa e dell´apertura dei Punti San Precario. In Spagna, sia a Barcellona (dove si è svolta la MayDay parade lo scorso anno) che a Madrid e a Malaga, da alcuni anni, la questione del precariato e del cognitariato ha innervato le lotte sociali. In Francia, sono note le lotte degli intermittenti che si stanno estendendo anche in Belgio e in Olanda (dove da poco circola una rivista su questi temi, Greepepper). Nel Nord Europa, dall´Irlanda alla Finlandia, si è costituita una rete del precariato sociale. Il numero dei devoti di San Precario si sta così estendendo in Europa, riscoprendo elementi di differenziazione ma anche di omogeneità (comunanza) sempre più evidenti in seguito al processo di integrazione monetaria e lavorativa dell´Europa stessa. Ed è proprio su questi elementi comuni a livell9o europeo che si gioca la partita per la nascita di un soggetto molteplice precario e cognitario europeo in grado di costituire un´identità rivendicativa e uno spazio pubblico europeo in cui sviluppare agitazione sindacale trasversale (Networkers and Flexworkers of Europe let´s united, NEU), sul modello degli Iww americani degli anni ´20 (wobblies). In un periodo di trasformazione produttiva e di organizazione del lavoro ancora più dirompente di quello post Prima guerra mondiale (nascita del taylorismo e dell´operaio massa), nella fase che vede il passaggio oramai già compiuto dalla vita asservita al lavoro alla vita messa al lavoro, la condizione di precarietà, sia materiale che immateriale (cognitariato), è oramai la condizione soggettiva di tutti i vari segmenti deol lavoro, anche quelli che apparentemente non lo sono perchè ritenuti garantiti (ancora per poco). La situazione tedesca è al riguardo illuminante: in un paese che sino a pochi anni fa non conosceva il significato della parola precario, ora sempre più lavoratori e lavoratrici, difronte ai processi di ristrutturazione in atto, vivono la condizione di rcattabilità tipica di chi è preario. Lo stesso dicasi per la Scandinavia e l´Inghilterra, dove il neologismo "precarity" è entrato a far parte del lessico politico-sociale solo da qualche anno. La questione della precarietà è quindi parte integrante e centrale dello spazio pubblico europeo e tende sempre di più a caratterizzare in modo strutturale il processo europeo di accumulazione e la regolazione dei rapporti di lavoro. Allo smantellamento dei sistemi di welfare e di sostegno indiretto al reddito, comuni a molti paesi dell´Europa continentale e del nord, si accompagna il processo di indivualizzazione del rapporto di lavoro, la precarietà reddituale, e quindi l´incremento di ricattabilità e l´estensione della giornata lavorativa. Si tratta di una precarietà che si estende dai processi lavorativi cognitivi legati alla cooperazione sociale produttiva del general intellect alle attività lavorative servili e materiali del migrariato europeo. Eppure, l´agenda europea di politica economica, anche della sinistra e della Ces (Confederazione europea dei sindacati9, appare poco propensa a trattare questi temi. Le uniche proposte vengono dalla sinistra radicale, ma sono ancora ancorate alla possibilità o di rivedere i vincoli di compatibilità macroeconomica dettati dal Trattato di Amsterdam o all´intervento di politiche pubbliche nazionali finalizzate al semplice ripristino di un welfare di stampo keynesiano. Non c´è nulla di male in queste proposte. Tuttavia, esse appaiono insufficenti e soprattutto meramente difensive di fronte alle trasformazioni postfordiste avvenute. Non è un caso, che uno dei temi che verrà dibattuto a Berlino e che sarà al centro delle proposte per le prossime EuroMayday 2005, riguarda proprio la costruzione di un nuovo welfare dal basso in grado di garantire continuità di reddito diretto (monetario) e indiretto (accesso ai servizi primari, dalla casa, alla mobilità, ai saperi, alla socialità, alla ecosostenibilità). In Italia tale insieme di proposte prende il nome di flexicurity, ovvero la preminenza del diritto al reddito (diretto e indiretto) rispetto al diritto al lavoro, l´improcrastinabile necessità di ridurre gli ambiti della precarietà oggi consentite dalla presenza di più di trenta tipologie contrattuali del lavoro e la richiesta di un salario minimo europeo per coloro che non fano riferimento a contratti collettivi di lavoro (oramai la maggioranza). La novità che viene proposta è che lo spazio del conflitto e dell´azione sindacale non può più darsi solo nei luoghi di lavoro, sempre più frammentati e indefinibili, ma anche e soprattutto nei territori (dalle municipalità alle regioni), dove ha luogo il processo di accumulazione flessibile e si realizza l´espropriazione di quei beni comuni - dalla conoscenza, alle attività relazionali, ai beni pubblici - su cui si fonda oggi la ricchezza privata capitalistica. Aprire campagne di vertenzialità e conflitto nei singoli territori, connettere queste conflittualità sul terreno comune europeo, riappropriarci di ciò che ci appartiene (le nostre vite e il nostro tempo), aggredendo e disarticolando i centri del potere politico ed economico che oggi controllano e manipolano flussi di ricchezza materiale e immateriale che vengono prodotti: questa è la scommessa in gioco che da Berlino si irradia a tutte le reti autonome e trasversali d´Europa. __________________________ L'autoritarismo ha bisogno di obbedienza, la democrazia di DISOBBEDIENZA____________________________________________________________Libero ADSL: 3 mesi gratis e navighi a 1.2 Mega. E poi hai l'Adsl senza limiti a meno di 1 euro al giorno. Abbonati subito senza costi di attivazione su http://www.libero.it
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