La direttiva " Bolkestein o Frankenstein ? ": la Commissione europea di Prodi all'attacco finale.
- Subject: La direttiva " Bolkestein o Frankenstein ? ": la Commissione europea di Prodi all'attacco finale.
- From: "Camillo Coppola" <camillo.coppola at tin.it>
- Date: Sat, 11 Dec 2004 03:20:47 +0100
----- Original Message -----
From: Red * Ghost <red-ghost at libero.it>
To: <Undisclosed-Recipient:;>
Sent: Thursday, November 18, 2004 12:05 AM
Subject: [NetworkcontroG8] primo contributo rinnoviamo l'invito per il convegno (in calce) e la richiesta di vostri interventi scritti da pubblicare e far girare con il duplice obiettivo della preparazione del convegno stesso e come proposta di riflessione e di dibattito. Abbracci a tutti Claudio x il Collettivo Red Ghost - Ravenna La direttiva
"Bolkestein":
la Commissione europea di Prodi all'attacco finale. Recentemente la FIOM ha denunciato una manovra della Comissione Europea - e quindi non partorita dalla destra berlusconiana - che legalizzerebbe un "gigantesco caporalato europeo". Si tratta della direttiva "Bolkestein" (ogni riferimento è puramente casuale), che prende il nome dal suo autore, un "commissario" europeo olandese per la "concorrenza e il mercato interno" dell'uscente Commissione guidata da Prodi (l'"antagonista" di Berlusconi che gode del rinnovato appoggio di Verdi, Pdci, RC per le prossime elezioni politiche) Una direttiva che rappresenta, per noi, l'inizio dell'attacco finale a ciò che rimane dello stato sociale. Dietro il solito pretesto di diminuire la "burocrazia" (in realtà in tutti i settori dei servizi con le nuove direttive e normative europee abbiamo assistito ad un aumento vertiginoso di tecnocrati e consulenti), e ridurre i vincoli della competizione nei servizi per il mercato interno, la direttiva Bolkestein vorrebbe imporre ai 25 paesi dell'UE le regole della concorrenza commerciale capitalista, senza fissare limiti, in tutte le attività di servizio; dove per servizio l'art. 4 di tale direttiva intende: "ogni attività economica che si occupa della fornitura di una prestazione oggetto di contropartita economica". Si tratta quindi di un vero e proprio "recepimento" dei principi e delle procedure decise dai paesi imperialisti in seno all'Organizzazione Mondiale per il Commercio (WTO/GATS) di cui abbiamo già parlato precedentemente. La direttiva Bolkestein, fra l'altro, non prevede nessuna possibilità di "restrizioni" nazionali dell'accordo. Essa viene applicata ovunque sia possibile l'apertura di un mercato in ogni "settore di attività economica in cui un servizio può essere fornito da un privato". Gli "ostacoli" alla competitività sono, in sostanza, quello che resta dello "Stato sociale" nelle Amministrazioni pubbliche. La Commissione E. ritiene le "legislazioni e regolamenti nazionali arcaici, obsoleti e in contraddizione con la legislazione europea". Siamo di fronte alla spallata finale dell'Unione E. per la privatizzazione di quasi tutte le attività di servizio pubblico. Una vera e propria "deregolamentazione" blindata da ogni possibilità d' intervento da parte, ad esempio, di enti locali o sindacati. La direttiva comprende un attacco senza recedenti ai diritti dei lavoratori attraverso l'art. 16 dove si stabilisce che un fornitore di servizi è sottoposto esclusivamente alla legge del paese in cui ha sede l'impresa e non a quella del paese dove si fornisce il servizio. Un esempio?: una impresa polacca, ungherese o slovena che distacca propri lavoratori in Italia o in Belgio non dovrà più richiedere l'autorizzazione alle autorità di questi ultimi avendo già ottenuto una autorizzazione dalle autorità dei paesi d'origine; su questi lavoratori si applicherà solo la legislazione polacca, slovena o ungherese. Ivi compresa la parte contrattuale con salari in euro da fame e tutta quella che riguarda le normative sociali ed ambientali ridotte all'"osso". Gli effetti, afferma la stessa segreteria nazionale della FIOM (che siamo sicuri al momento più "opportuno" non mancherà di lesinare l'appoggio, magari "critico", al Prodi demolitore nella prossima competizione elettorale), saranno "un gigantesco caporalato europeo, perfettamente legalizzato, dove i lavoratori vengono assunti nei paesi ove le condizioni sono migliori, senza che questo produca nessun mutamento della loro condizione. E' chiaro - dice la FIOM - che per questa via si scardinano i contratti, le norme per la sicurezza sul lavoro, si crea uno smantellamento dei diritti sociali europei. Questa direttiva, è stata elaborata dopo la consultazione di ben 10mila aziende europee. Approvata all'unanimità dalla Commissione E. di Prodi lo scorso 13 Gennaio verrà probabilmente approvata a marzo del 2005. Nel 1997 il Governo Prodi aprì le porte della precarizzazione e della flessibilità del mercato del lavoro con l'introduzione del famigerato "pacchetto Treu". Ciò fu possibile con l'appoggio di Rifondazione Comunista e del Sig. Cossutta. La rinnovata "unità" intorno a Prodi è la cartina al tornasole che nuove drastiche misure antipopolari ci aspettano e che la così detta "sinistra del centro-sinistra" avrà un ruolo determinante nel "pilotare" la protesta sociale cercando di smorzarne gli effetti. Da: Colletivo Red Ghost e Redazione
Laboratorio Sociale (Ravenna)
A: compagn*, comiunist*, anarchic*, anticapitalist* Oggetto: Ricerca di disponibilità proposta di convegno su rifiuti/consumo e capitalitalimo - il profitto/sfruttamento uccide la vita Luogo: Ravenna data da definire (2005) obiettivo ricerca di percosi comuni se siete interessati scrivete a: 4mici at libero.it Primi riscontri Confederazione Cobas Associazione Pellerossa (Cesena) Soccorso Popolare (Padova) ----- Original Message -----
From: Redazione ATTAC Italia <redazione at attac.org>
Sent: Wednesday, November 10, 2004 5:50 PM
Subject: [ATTAC] INFO 135 - BOLKENSTEIN O FRANKENSTEIN? Direttiva BolkensteinBOLKENSTEIN
o FRANKESTEIN? DALL'
UE UNA DIRETTIVA CONTRO LO STATO SOCIALE E I DIRITTI DEL LAVORO
Si chiama Bolkenstein - dal nome
del Commissario Europeo per la Concorrenza e il Mercato Interno dell' uscente
commissione Prodi - la Direttiva con cui l'UE si appresta a dare il colpo di
grazia a quel che resta del "modello sociale europeo", già agonizzante dopo le
privatizzazioni che si sono succedute e la continua messa in discussione dei
diritti sociali e del lavoro. La proposta di Direttiva -
approvata all'unanimità della Commissione Europea nello scorso 13 gennaio - è
entrata in dirittura d'arrivo : il prossimo 11 novembre si terrà l'udienza al
Parlamento Europeo della Commissione per la Concorrenza e il Mercato Interno; a
fine novembre sarà sottoposta al vaglio del Consiglio dei Ministri Europei; da
lì inizierà l'iter procedurale per giungere, probabilmente a marzo 2005, al voto
finale del Parlamento Europeo. La Direttiva Bolkenstein
-elaborata dopo la consultazione di ben 10.000 aziende europee e nessun
sindacato e/o organizzazione della società civile- è uno degli obiettivi di
mobilitazione contenuti nell'appello dei movimenti sociali uscito dal Forum
Sociale Europeo di Londra, in cui si è proposto il lancio di una campagna
continentale per il ritiro completo e immediato della stessa.
Proviamo a capire perchè.
Come il Gats
Pomposamente annunciata come un
provvedimento teso a "diminuire la burocrazia e ridurre i vincoli alla
competitività nei servizi per il mercato interno", la Direttiva Bolkenstein
(IP/04/37) si prefigge di imporre ai 25 Stati membri dell'Unione le regole della
concorrenza commerciale, senza alcun limite, in tutte le attività di servizio";
dove, per servizio si intende (art. 4) "ogni attività economica che si occupa
della fornitura di una prestazione oggetto di contropartita economica". E'
evidente la similitudine con i principi e le procedure già stabilite in sede di
Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) con l' Accordo generale
sul Commercio dei Servizi (Gats). Similitudine che è esplicitata direttamente a
pag. 16, laddove si dice come " i negoziati Gats sottolineano la necessità per
l'UE di stabilire rapidamente un vero mercato interno dei servizi per assicurare
la competitività delle imprese europee e rafforzare la sua posizione negoziale".
Ed ecco svelato l'arcano: l'Europa deve privatizzare i servizi sul mercato
interno per poter pretendere, da una posizione di forza all'interno dei
negoziati Gats, la privatizzazione dei servizi nel resto del mondo. Ovvero,
siamo all'Europa che, lungi dal proteggere le popolazioni dalla globalizzazione
neoliberista, si candida ad assumerne la guida. Peggio del Gats
Ma la Direttiva Bolkenstein va
ancora oltre. Innanzitutto perchè - al contrario del Gats - non prevede alcuna
possibilità di restrizioni nazionali all'accordo. Configurandosi come una
direttiva "orizzontale" e non nominando alcun settore in particolare, si applica
dovunque sia possibile l'apertura di un mercato, intendendo l'esistenza di un
mercato "ogni settore di attività economica in cui un servizio può essere
fornito da un privato". In secondo luogo perchè gli ostacoli "burocratici" alla
competitività, che si prefigge di eliminare, sono in larga parte le disposizioni
prese dai poteri pubblici per la migliore prestazione del servizio in termini di
garanzie sociali ed ambientali, di tutela dell'accesso universale, di
trasparenza delle procedure, di qualità del servizio, di diritti del lavoro, di
contenimento delle tariffe. In pratica, si rimette
radicalmente in discussione il potere discrezionale delle autorità locali; poco
importa che queste ultime siano elette e controllate democraticamente dai
cittadini, a differenza dei membri della Commissione Europea!
Il principio del paese d'origine
Ma il cuore della Direttiva
Bolkenstein - e la sua eccezionale gravità - risiede nell'art. 16 relativo al
principio del paese d'origine. Con questo principio, l' UE rinuncia
definitivamente alla pratica dell'armonizzazione" fra le normative dei singoli
Stati, pratica che era finora assurta ad elemento quasi fondativo dell'Unione
stessa. Secondo il nuovo principio, un
fornitore di servizi è sottoposto esclusivamente alla legge del paese in cui ha
sede l'impresa, e non a quella del paese dove fornisce il servizio. Per dirla in
parole semplici quanto apparentemente incredibili : un' impresa polacca che
distacchi lavoratori polacchi in Francia o in Belgio, non dovrà più chiedere
l'autorizzazione alle autorità francesi o belghe se ha già ottenuto
l'autorizzazione delle autorità polacche, e a quei lavoratori si applicherà solo
la legislazione polacca. E' evidente, in questo
principio, la novità introdotta dall'allargamento dell'UE agli ex-paesi
dell'Est: poiché entrano nell' UE paesi le cui legislazioni fiscali, sociali e
ambientali in questi quindici anni di "transizione" sono divenute quelle proprie
dello "Stato minimo", si abbandona l'armonizzazione e si prepara un processo di
vero e proprio dumping sociale. Siamo di fronte ad un incitamento legale a
spostare le imprese verso i Paesi a più debole protezione sociale e del lavoro,
e, una volta approvata definitivamente la Direttiva, a pressioni fortissime sui
Paesi i cui standard sociali e di lavoro sono storicamente molto più avanzati.
Colpo di grazia allo stato
sociale e ai diritti del lavoro Appaiono chiarissimi i segni che
la Direttiva Bolkestein è destinata a lasciare: a) apertura alla concorrenza e
alla privatizzazione di quasi tutte le attività di servizio, dalle attività
logistiche di qualunque impresa produttiva ai servizi pubblici come istruzione e
sanità; b) deregolamentazione totale
dell'erogazione dei servizi con drastica riduzione, se non annullamento, delle
possibilità d'intervento degli enti locali e delle organizzazioni sindacali;
c) destrutturazione e
smantellamento del mercato del lavoro attraverso la precarizzazione e il dumping
sociale all'interno dell' Unione Europea Necessaria una mobilitazione di
massa Se questo è il quadro, stupisce
come la risposta da parte i partiti, sindacati emovimenti abbia tardato ad
arrivare. A partire dall'informazione, ancor ogi patrimonio di poche e
volenterose organizzazioni, ma priva della diffusione di massa che una Direttiva
così grave meriterebbe. Senza una forte mobilitazione
dei sindacati nazionali ed europei, dei movimenti sociali continentali, delle
forze politiche nei Parlamenti nazionali ed Europeo, la partita del modello
sociale europeo rischia di essere definitivamente persa. Per questo e da subito,
occorre che nei luoghi di lavoro, nei territori e nelle sedi istituzionali si
costruiscano percorsi di sensibilizzazione e di mobilitazione che, a partire
dalla prossima scadenza dell' 11 novembre al Parlamento Europeo, giungano nel
marzo 2005 a Bruxelles con una grandissima
manifestazione per l'Europa sociale e per il ritiro "senza se e senza ma"
della famigerata Direttiva Bolkenstein. Un'altra Europa è possibile, ma a condizione che ciascuno si assuma la
sua parte nel difficile compito di costruirla. ATTAC ITALIA
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