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Lampedusa: secondo ingresso al CPT
- Subject: Lampedusa: secondo ingresso al CPT
- From: MIR Palermo <mirpa.mc at quipo.it>
- Date: Fri, 08 Oct 2004 13:48:08 +0200
-------- Messaggio Originale -------- Oggetto: [lilliPA] secondo ingresso al CPT Data: Fri, 08 Oct 2004 08:23:52 +0000 Da: Daniele Briguglia <quasimedico at katamail.com> A: info-palermo at liste.retelilliput.org Secondo ingresso al centro. 7 Ottobre 2004 Resoconto dalla Rete Antirazzista Siciliana Oggi 7 ottobre 2004 alle 17 circa una seconda delegazione (dopo quella di ieri pomeriggio) ha visitato il CPT di Lampedusa. Sono entrate le Onorevoli Chiara Acciarini dei D.S. e Tana De Zulueta del Gruppo Misto, insieme a Barbara Grimaudo e Alessandra Sciurba (Laboratorio Zeta) della Rete Antirazzista Siciliana, nel ruolo di collaboratrici delle senatrici. Rispetto alle condizioni denunciate dall’Onorevole Miccichè e da Ilaria Sposito (Laboratorio Zeta e R.A.S.) entrati il giorno prima, il centro è stato probabilmente ripulito, ma la puzza di fogna non si manda via in un giorno, e alcuni escrementi sono rimasti nel cortile. Il maresciallo dei carabinieri ha scortato la delegazione durante tutta la visita, insieme ad almeno una decina di carabinieri e agli operatori della Misericordia e ha cercato di rispondere alle domande poste dalle senatrici. Ma quando la delegazione ha chiesto come venissero effettuate le identificazioni e se agli “ospiti” del centro venissero comunicati tutti i loro diritti (compresa la possibilità di chiedere asilo politico se vittime di persecuzioni) all’ingresso del campo, il capitano rispondeva che non era comunque compito loro. Di chi allora? Si è infine compreso che ciò non avviene del tutto. Le Parlamentari sono state invitate a scegliere, per iniziare la visita, uno dei prefabbricati dove i migranti dormono e scelgono quella che dovrebbe essere una mensa, ma che è ancora adibita a dormitorio, nonostante la situazione di emergenza sia ormai terminata. Una volta dentro, la delegazione si è trovata ad affrontare una situazione grottesca: uno dei migranti, cui non era stata posta alcuna domanda, essendo circondato da carabinieri e operatori della Misericordia, inizia a dire a gran voce che lì va tutto benissimo, che sono tutti gentili, che non hanno bisogno di nulla, e gli altri suoi compagni annuiscono. Mentre lui parla però, Alessandra scorge in mezzo al gruppo il viso di un ragazzo particolarmente giovane. “Ho sedici anni”, dichiara quando gli viene chiesta l’età. Nessuno si era occupato prima di verificare quanti anni avesse il ragazzino. È stata necessaria una delegazione parlamentare per farlo spostare nella parte del campo riservata ai minori e alle donne. A quel punto i ragazzi che stavano nel container iniziano a prender fiducia nei confronti delle donne che hanno davanti. In francese (non esiste un interprete di lingua inglese o francese nel campo), sottovoce, le stesse persone che avevano dichiarato le meraviglie del centro un istante prima, chiedono di potere parlare in privato con loro. Dopo alcune contrattazioni, i carabinieri non possono rifiutare questa richiesta. “Sto malissimo. Qui è uno schifo. I bagni non hanno le porte e sono sporchissimi. Sono qui da sei giorni e non ho mai potuto telefonare. Non ti fanno telefonare. Ti insultano”.. . Questo dicono i migranti una volta lontani da polizia e operatori del centro. Alla domanda se qualcuno avesse mai spiegato ai “trattenuti” del centro quali diritti potessero esercitare loro rispondono “Mai, nessuno ci dice nulla”. Qualcuno afferma: “da solo ho chiesto di fare domanda di asilo ma mi dicono sempre: domani…”. Un altro prefabbricato, sempre la stessa scena. Tanti materassi sottilissimi di gommapiuma gialla, tutti rotti. Niente altro dentro i dormitori. Nessun mobile. Le senatrici chiedono se non esistano le lenzuola lì dentro. Viene loro risposto che ogni tanto vengono consegnati dei “monouso”, ma che per il momento non ce ne sono. Alcuni ragazzi non guardano neppure. Un ragazzino di 18 anni ha l’aria stremata, non sorride neppure quando gli si stringe la mano. Di nuovo fuori. Si continua a parlare. I “trattenuti” hanno molte cose da chiedere. Alle domande dei migranti le senatrici confermano la notizia che alcuni voli per la Libia, carichi degli “ospiti” del centro di Lampedusa, sono partiti davvero. L’Onorevole De Zulueta mostra ai ragazzi un articolo di giornale, loro da dentro il campo non sanno nulla. Il diritto all’informazione lì dentro non esiste, non sanno niente neppure del naufragio di qualche giorno prima, a largo della Tunisia. Eppure molti di loro sono tunisini. Alla conferma delle deportazioni in Libia si solleva un brusio, qualcuno ha alza un po’ la voce, ma la reazione delle forze dell’ordine è spropositata. Come era successo durante la visita della delegazione del giorno prima, l’operazione “psicosi da rivolta” scatta di nuovo. Alla delegazione viene detto in modo concitato di uscire: “visto cosa avete fatto? Avete fatto abbastanza, ora basta”. I carabinieri informano le delegate che se si scatenerà una rivolta la responsabilità sarà loro, delle cose che hanno detto. La rivolta non si scatena neppure stavolta. I ragazzi chiedono solo quale sia il loro destino, dove li porteranno, perché, se sono innocenti e non hanno commesso alcun reato si trovano in un carcere terribile come quello. Le Parlamentari gli spiegano che torneranno il giorno dopo, è una promessa, ma intanto loro devono stare calmi, non devono dare un pretesto per vietare successivi ingressi. Due portavoce, su richiesta delle senatrici, vengono scelti tra i migranti, la situazione è tranquilla. Si va a parlare con loro nello spazio tra il cancello del centro vero e proprio e il secondo cancello che separa il campo dall’esterno. Le delegate ripetono ai ragazzi di stare calmi, e che torneranno presto, ma loro chiedono in base a cosa possono ancora fidarsi di qualcuno visto che gli hanno detto solo menzogne, visto che nessuno gli dice neppure dove li portano quando vengono “trasportati” via. Alessandra chiede il permesso di accostarsi al cancello, i migranti rimasti dietro le sbarre la stanno chiamando. Riceve l’autorizzazione, ripete loro di stare calmi, di non dare la scusa ai poliziotti per dire che le visite nel campo sono dannose e creano solo disordine. Dice loro che tanta gente in Italia chiede loro scusa per quello che gli sta succedendo, che tanta gente disprezza i posti come quello, che si sta cercando di fare informazione, di bloccare le deportazioni… Ma loro chiedono ancora cosa li aspetti, qual è la soluzione per il loro futuro. Alla fine la applaudono solo perché ha spiegato con calma come stanno le cose, le chiedono di pregare Dio per loro. E nonostante questo tutti i carabinieri stanno lì attorno, con l’aria di chi si aspetta la rivoluzione da un attimo all’altro. Intanto le senatrici hanno portato fuori dal primo cancello il ragazzo minorenne con il cugino adulto, e in quel momento è sopraggiunto il responsabile dell’ufficio immigrazione della questura di Agrigento. Risulta allora evidente che le procedure attraverso le quali si stabilisce la nazionalità e l’età dei migranti sono quanto meno approssimative, e si capisce che la posizione individuale di ognuno dei “detenuti” in realtà non esiste, non viene mai presa in considerazione. Detenzione per categorie, come in tempi tristemente noti, e deportazione per categorie. Nessuno ha saputo spiegare perché alcuni sono stati portati via e altri no, perché alcuni in Libia e altri a Crotone. Il maresciallo dei carabinieri risponde solo che chi arriva prima viene portato via prima. Come all’interno dei magazzini dove arrivano le merci. Punto. La delegazione, la stessa, rientrerà domattina.
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