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[Erre_News 3]
- Subject: [Erre_News 3]
- From: "Erre_News" <news at erre.info>
- Date: Wed, 19 May 2004 11:23:08 +0200
ErreNews [n°3] << Versione html all'indirizzo http://errenews.altervista.org/num3/news.htm >> << Per cancellarsi dalla newsletter inviare una mail a news at erre.info con oggetto cancella >> ----------------------------------------------------------- SOMMARIO: - Sinistra europea, la partita si riapre dopo le elezioni - Elezioni Europee: Manifesto anticapitalista per un'altra Europa: sociale, democratica, ecologista, femminista, pacifica e solidale - Una campagna permanente di sostegno all'Alternative Information Center (Cinzia Nachira) - SEGNALAZIONI ----------------------------------------------------------- Alle Elezioni Europee 2004 Erre sostiene>>> Salvatore Cannavò (Circoscrizione 3 Italia Centrale) Giovanna Tangolo (Circoscrizione 1 Italia Nord - Occidentale) Cristian Dal Grande (Circoscrizione 2 Italia Nord - Orientale) ----------------------------------------------------------- SINISTRA EUROPEA, LA PARTITA SI RIAPRE DOPO ELEZIONI "Il PRC ha scelto alleati subalterni alle forze social-liberali, puntando sulle vecchie formazioni comuniste, dalla PDS tedesca al PCF, ed escludendo la LCR francese e le forze anticapitalistiche più legate ai movimenti" hanno dichiarato, dopo la costituzione a Roma della SE, Salvatore Cannavò, vicedirettore di Liberazione e candidato del PRC alle elezioni europee, e Gigi Malabarba, capogruppo PRC al Senato, della Tendenza ERRE (vedi in basso) in seno alla maggioranza del partito, destinata a togliere spazio alle opposizioni dei settori nostalgici (Grassi e Ferrando), critici verso Bertinotti ma incapaci di proporre qualcosa di diverso da una presunta "identità comunista". Nel frattempo 8 partiti della Sinistra anticapitalistica europea - invitati in gran parte al Congresso costitutivo ma non aderenti alla Sinistra europea (SE) - hanno firmato un manifesto comune (vedi secondo articolo) in cui si esprime una netta opposizione alle politiche liberiste e di riarmo, sostenute dalla Commissione europea, e alla Convenzione europea che Romano Prodi vorrebbe approvare entro giugno, differenziandosi a sinistra rispetto al nuovo soggetto politico di cui Fausto Bertinotti è diventato presidente. "La SE dovrà fare presto i conti con la Sinistra anticapitalistica, molto legata al movimento no global, e si aprirà una fase nuova nella costruzione del partito europeo: la partita si riapre subito dopo le elezioni. Non a caso lo stesso PCF ha rinviato l'adesione alla SE a un referendum successivo al 13 giugno" hanno concluso i due dirigenti del PRC. Partito della Sinistra Europea: nasce la Tendenza Erre del PRC La nascita della Sinistra Europea e gli accordi con l'Ulivo di Prodi portano ad un'articolazione della maggioranza bertinottiana, nata dal congresso successivo alla rottura del PRC coi governi di centrosinistra, dove il gruppo legato al leader storico Livio Maitan fu determinante per la messa in minoranza e la successiva fuoriuscita dei cossuttiani nel 1998. Ed è proprio da questo gruppo che nasce la "Tendenza ERRE", dal nome della rivista nata in occasione del FSE di Firenze, (che fa parte di un network di riviste europee vicine alla Sinistra anticapitalistica) e diretta da SALVATORE CANNAVO', vicedirettore di Liberazione e candidato al Parlamento europeo, conta su due membri della Direzione nazionale del partito, FLAVIA D'ANGELI e FRANCO TURIGLIATTO, e sul capogruppo al Senato GIGI MALABARBA "Contrariamente alle aree storiche di Ferrando e Grassi, che ripropongono su versanti diversi schemi nostalgici legati a una presunta e inossidabile "identità comunista", dice Salvatore Cannavò "la nostra contrarietà alla SE si basa sulla sua subalternità alle forze moderate e socialiste e sulla sua composizione che non esce dalla tradizione dei partiti comunisti europei. ERRE ha un progetto di ricomposizione di forze politiche e di movimento anticapitalistiche che in Italia e in Europa agiscono coerentemente sulla strada della rottura con lo stalinismo e che intendono mantenere un'autonomia e una critica rispetto alle forze del centrosinistra". ERRE non appoggia la scelta dell'accordo di governo con l'Ulivo e pensa che su questo punto la discussione nel partito non sia ancora esaurita. "Un ritorno del PRC nelle logiche alleantiste care al movimento comunista vedrebbe una possibile nuova polarizzazione congressuale: il nostro obiettivo è togliere spazio agli "identitari" - autoesclu sisi ad esempio dal Congresso europeo, dove l'opposizione era rappresentata dalla Tendenza ERRE con due delegati su dodici - senza però fare sconti a Bertinotti per quanto riguarda l'alleanza con il centrosinistra". Coerentemente con queste posizioni, la tendenza ERRE intende mantenere una relazione con le forze che si riconoscono nella Sinistra Anticapitalistica ma soprattutto continuare a lavorare per rafforzare i movimenti sociali, a partire dalla ricomposizione tra giovani precari e movimento dei lavoratori. "Un progetto indispensabile e sempre più possibile come dimostra l'importante risultato ottenuto dagli operai di Melfi ma anche il recente successo della MayDay di Milano cui per la prima volta, e non a caso, ha aderito la Fiom". ----------------------------------------------------------- MANIFESTO ANTICAPITALISTA PER UN'ALTRA EUROPA: SOCIALE, DEMOCRATICA, ECOLOGISTA, FEMMINISTA PACIFICA E SOLIDALE Il 15 febbraio 2003 ha segnato una data storica: a decine di milioni, sull'intero pianeta, i popoli si sono levati ad impedire la guerra. Quella manifestazione senza precedenti esprimeva tra l'altro un'intensa volontà politica: imporre alle classi dominanti la pace universale, una giustizia equa, la solidarietà internazionale, l'uguaglianza sociale. Quel giorno segna anche la nascita di un'altra Europa. Questa nuova Europa dal basso si contrappone ormai all'Unione Europea, strumento statuale dell'oligarchia finanziaria e industriale. Il mondo del lavoro ha ripreso a mobilitarsi. Pressoché in ogni paese, le classi lavoratrici si sono impegnate in manifestazioni e scioperi settoriali, intercategoriali e generali. Dopo l'Italia, la Spagna, la Grecia, la FranciaŠpaesi che hanno svolto un ruolo di punta, anche paesi come la Germania e l'Austria hanno dimostrato una combattività esemplare e hanno scosso le più forti e monolitiche organizzazioni sindacali. L'Agenda 2001 si scontra con un'ostinata resistenza, e Schröder, screditato, è stato costretto a lasciare la presidenza del Partito socialdemocratico (SPD), per salvarlo nelle prossime elezioni. L'onda d'urto del movimento contro la guerra non è prossima ad esaurirsi. Le manifestazioni, a un anno di distanza da quando Bush ha scatenato la guerra, sono state ancora una volta numerosissime, specie in Spagna, in Italia e in Gran Bretagna. Esse continuano a incidere sulla "politica ufficiale". Contro ogni aspettativa, Aznar, l'amico di Bush, è stato rovesciato alle elezioni per il rinnovo del parlamento da uno spettacolare intervento di un popolo che si prendeva la rivincita sulla flagrante violazione della massiccia opposizione anti-guerra e la spregevole menzogna di Stato. La conclusione è chiara: la politica della "guerra permanente" e quella antiliberista sono impopolari e vengono respinte. A governi di destra schiacciati per via popolare succedono governi di centro-sinistra, ma che non rompono con la politica neoliberista e imperialista. La forza sociale dei movimenti contro la guerra e del Forum Sociale Europeo dovrebbe proiettarsi suli terreno politico, nelle elezioni e attraverso la formazione di un movimento politico anticapitalista, ampio e pluralista. Le elezioni europee di giugno 2004 costituiranno l'occasione per battersi per gli obiettivi e le proposte per cui si è mobilitato infaticabilmente il movimento altermondialista europeo: contro la Costituzione dell'UE - reazionaria, antidemocratica e antisociale; contro la guerra imperialista e il militarismo europeo, per la pace e il disarmo generalizzato, a partire da ciascuno dei nostri paesi; contro la politica neoliberista e per un programma sociale anticapitalista. 1. Una vita decente per tutti e tutte, in Europa e nel mondo Il problema sociale condiziona l'esistenza di milioni di persone; è la loro priorità. Ogni uomo, ogni donna, ha diritto: a un posto di lavoro vero e stabile, a un salario decente, a un reddito sostitutivo che consenta di vivere (in caso di disoccupazione, di malattia o invalidità, come pensionati/e), a un alloggio, all'istruzione e alla formazione professionale, a cure mediche di qualità. Ciò implica tra l'altro il miglioramento e il recupero degli arretramenti imposi nell'ultimo ventennio su questi vari terreni. Implica anche una radicale correzione della condizione di eterna inferiorità delle donne nella società, dal punto di vista sociale, politico, legale, istituzionale. Anche le condizioni ambientali fanno parte del nostro benessere. Non si può dissociare la politica economica dagli indispensabili criteri dello sviluppo sostenibile, dall'assetto del territorio, dalla mobilità e dai sistemi di trasporto, dallo sfruttamento razionale delle risorse naturali, dall'agricoltura e dalla sicurezza alimentare. Padroni e governi, alla ricerca del massimo profitto, hanno la pretesa che tutto questo sia "impagabile" e "impraticabile". Ma dal 1970, la ricchezza prodotta nell'UE (prima dell'ampliamento) è raddoppiata, con una popolazione demograficamente stazionaria. L'enorme salto in avanti della produttività del lavoro (progresso tecnologico, intensificazione del lavoro, organizzazione del processo produttivo) ha recato profitto alla classe dei proprietari. Occorre affrontare l'enorme disuguaglianza sociale attraverso la radicale redistribuzione della ricchezza in favore del mondo del lavoro e del rilancio del settore pubblico. Occorre bloccare la privatizzazione rampante della biosfera, che subordina le nostre vite al profitto capitalistico. Nella situazione attuale, è possibile dire: sì, la nostra società è in condizioni di creare benessere per tutti, in Europa e nel mondo. 2. Rompere con la politica neoliberista: le nostre vite valgono più dei loro profitti! L'UE, tramite il Trattato di Maastricht, ha messo in piedi un sistema istituzionale che impone un ferreo condizionamento di bilancio. La Banca Centrale Europea si è eretta a guardiano dell'ortodossia monetarista-neoliberista. Ciò consente di ridurre radicalmente gli stanziamenti per le spese sociali e impedisce una politica economica alternativa. Depauperando la massa della popolazione e il settore sociale e pubblico dello Stato, la privatizzazione diventa inevitabile. Il Capitale trova in questo un ampio campo di lucro. Il suo obiettivo non è il rilancio dell'economia, ma quello di ristabilire il saggio di profitto dei capitali. Questa politica economica e il suo supporto istituzionale vanno smantellati. Vanno soppressi i criteri di Maastricht e il Patto di Stabilità. Noi, come il movimento sociale internazionale, ci battiamo per una Tobin Tax che rimetta in discussione il capitalismo neoliberista e le sue istituzioni internazionali (FMI, BMŠ) nonché la speculazione finanziaria, e sostenga un'altra politica sociale. Ci batteremo, nei nostri paesi e al livello europeo, per l'uguaglianza sociale, la piena occupazione, lo sviluppo dei pubblici servizi, gli investimenti sociali, il salario minimo garantito. 3. Un'Europa pacifica contro la Potenza-Europa Il Vertice di Lisbona (marzo 2000) ha stabilito come obiettivo dell'UE: diventare l'economia più prestante del mondo! Questo non può basarsi se non sulla forza - economica, monetaria, tecnologica, politica, culturale, mediatica e militare - rispetto alle altre due grandi potenze, gli Stati Uniti e il Giappone, rispetto ai paesi della periferia, rispetto allo stesso mondo del lavoro in seno all'UE. L'UE si è presentata come un imperialismo pacifico, civile, rispettoso della legalità, umanitario, multilateralista, fautore dell'ONU. E, per la prima volta, le classi dominanti che più si identificano con la costruzione dell'Europa si sono conquistate, agli occhi delle popolazioni europee, una certa legittimità, in contrapposizione alla classe dominante americana, e "con l'aiuto" dalla politica di Bush del "né fede né legge". Noi non ci facciamo alcuna illusione sul progetto che sta preparando l'Europa. Noi diciamo: - No alla guerra! L'UE deve respingere la guerra come strumento di soluzione dei conflitti internazionali. - Rottura con gli USA e con la loro politica di guerra permanente e preventiva "contro il terrorismo"; fuori dalla NATO! - No all'euromilitarismo in via di costituzione! Ritiro di tutte le truppe euroimperialiste (dell'UE e dei paesi membri)! Niente interventi "militari rapidi" con pretesti umanitari! Sciogliere i corpi europei e le brigate speciali! - Liquidare tutte le armi di distruzione di massa (nucleari, chimiche)! - No all'industria europea degli armamenti, no all'esportazione di armi; chiusura delle fabbriche esistenti e loro riconversione nella produzione civile. 4. Sostenere le nostre libertà democratiche La strategia della "guerra infinita" ha rappresentato una potente leva per aggredire le libertà democratiche e ridurre lo spazio di agibilità delle masse popolari. Creando un'atmosfera permanente di insicurezza e di paura, le classi dominanti vogliono imporci questa scelta: "per garantire la vostra sicurezza occorre restringere le vostre libertà". E' in nome della lotta al terrorismo che Bush ha legalizzato il terrorismo di Stato. E Sharon segue a ruota. Dal settembre 2001, l'UE aveva sfruttato la "lotta la terrorismo" non per attaccare i gruppi terroristici, che all'epoca non esistevano in Europa, ma per mettere fuori legge, al momento buono, i movimenti sindacali, sociali, femministi, ecologisti, antirazzisti, politiciŠ e le loro iniziative democratiche e alla luce del sole, che si potrebbero considerare "infrazioni [Š] commesse intenzionalmente da un individuo o da un gruppo contro vari paesi, contro le loro istituzioni o le loro popolazioni e volte a recare grave nocumento o a distruggere le strutture politiche, economiche e sociali di un paese". Da allora, l'UE rafforza, sul piano europeo, l'armamentario repressivo: il mandato d'arresto europeo, Europol, scambi più celeri e più completi di informazioni, interventi repressivi coordinati, riavvicinamento alla CIA, repressione degli immigrati, creazione di spazi in cui non vige il diritto, ecc., anche se le rivalità tra gli apparati di Stato dei paesi membri frenano questo tipo di operazione. Il capitalismo è in difficoltà. Dal basso, è screditato e, ancora una volta, apertamente e massicciamente contestato. Allora, si restringono i margini o si reprimono i movimenti e le mobilitazioni. Difendere ed estendere le libertà democratiche minacciate ridiventa una necessità rilevante. 5. Difendere gli/le immigrati/e e il diritto d'asilo! Contro l'Europa-Fortezza, contro l'estrema destra! Milioni di lavoratori e di lavoratrici nel mondo sono vittime della globalizzazione capitalista o della repressione degli Stati. Essi/e sopravvivono in condizioni di continuo degrado. Alcuni/e tentano disperatamente di entrare clandestinamente nelle cittadelle imperialiste. L'UE, con il Trattato di Schengen, aveva eretto una fortezza vera e propria. In seguito, i padroni dell'UE hanno chiesto e ottenuto un'immigrazione legale selezionata in base al bisogno di una manodopera malleabile. Si tratta di un disconoscimento scandaloso della cittadinanza. E' un meccanismo di esclusione dall'all'accesso ai diritti e ai servizi. Il risultato è una situazione umanamente intollerabile per i lavoratori e le lavoratrici immigrati/e. Al tempo stesso, si sviluppa un'aspra concorrenza tra i lavoratori nativi più poveri e gli immigrati senza diritti né difesa. E' questo conflitto latente che sfrutta l'estrema destra (e all'occorrenza anche i partiti tradizionali di destra e di sinistra) per seminare xenofobia, razzismo, odio. - Noi siamo per la libera circolazione delle persone e per l'annullamento del Trattato di Schengen, per concedere pari diritti (sindacali, elettorali, di cittadinanzaŠ) agli immigrati, rilanciando un'infrastruttura sociale e servizi sociali di qualità. - Noi ci opponiamo a qualsiasi forma di xenofobia e di razzismo, di origine statale o popolare che siano. Occorre battersi perché gli/le immigrati/e - uomini e donne - non subiscano discriminazione a livello salariale, delle condizioni di vita e di lavoro. Si tratta di una priorità sociale e politica, nonché morale, per il movimento sociale e sindacaleŠ - Noi siamo solidali con chi richiede asilo, con tutti coloro che vengono repressi e devono scappare perché si battono per la libertà, per i loro diritti, le loro convinzioni ideologiche e religiose, le loro condizioni di vita, la democrazia, le loro aspirazioni sociali e rivoluzionarie. 6. No alla Costituzione antidemocratica del Capitale multinazionale La battaglia per la Costituzione dell'UE punta a porre fine alle incoerenze dell'apparato statale dell'UE. Si tratta della volontà dell'oligarchia finanziaria-industriale e di alcuni grandi Stati imperialisti. In primo luogo, infatti, questi hanno bisogno di una sistema di governo forte al servizio della Potenza-Europa. L'apparato statale è fortemente intinto di una democrazia semiautoritaria, il potere esecutivo europeo non eletto (Consiglio dei ministri, Commissione, BCE) domina completamente il parlamento eletto a suffragio universale, ma posto sotto tutela. Esso mina ogni norma e istituzione democratica. In secondo luogo, la Costituzione stabilisce, per molti anni, i principi del capitalismo di oggi: primato assoluto del mercato, della salvaguardia della proprietà privata dei mezzi di produzione e di scambio, nonché della politica monetarista-neoliberista. In compenso, c'è la soppressione al livello europeo del diritto del lavoro, delle normative sociali condizionanti e dei contratti collettivi intercategoriali. Le politiche finanziarie, monetarie ed economiche saranno fortemente accentrate e agganciate, in alto, al progetto europeo. Ne risulta l'incessante concorrenza tra le classi lavoratrici dei paesi membri, che spinge "spontaneamente" al deterioramento delle condizioni di vita e di lavoro. In terzo luogo, la Costituzione avvia ed organizza l'euromilitarismo, indispensabile risvolto dell'imperialismo europeo: sistematico incremento delle spese militari, industria europea degli armamenti, conservazione del legame con la NATO, ma con l'avvio di un'autonomia militare europea; inserimento nella lotta ininterrotta al "terrorismo". In quarto luogo, il rafforzamento dell' esecutivo europeo (la Commissione europea, il Consiglio europeo, la Conferenza intergovernativa, la BCE) accresce il deficit di democrazia e la gerarchia istituzionale. L'esecutivo europeo controllerà con maggior forza gli apparati esecutivi nazionali, i principali Stati membri imporranno le loro scelte agli altri Stati membri piccoli e medi, e ogni singolo Stato nazionale avrà sempre mano libera per trattare ciascuno i singoli "piccoli" popoli. La Costituzione, antidemocratica, corrisponde perfettamente al metodo di lavoro prescelto per elaborarla: a porte chiuse, con un personale affidabile e accuratamente selezionato, diretto da alcune "Eminenze di Stato". Quel che è certo è che la Costituzione non emana assolutamente dal volere dei popoli! Per tutte queste ragioni, noi siamo contrari a questa Costituzione dell'UE. Non è legittima, non è democratica, è profondamente antisociale! Non si può riformare; va respinta! A questo scopo, noi sosteniamo l'organizzazione di referendum popolari. Noi lavoriamo per un'altra società e un'altra Europa: sociale e democratica, ecologista e femminista, pacifica e solidale. Sta ai popoli e alle nazioni d'Europa decidere in che modo e secondo quali principi e istituzioni vogliono vivere insieme. Per noi, tutti i poteri emanano dal popolo sovrano. Noi riconosciamo il diritto democratico delle "nazioni senza Stato" di decidere il loro avvenire e siamo solidali con le forze di sinistra che lottano in questa direzione, a prescindere dal giudizio politico. Dal momento che la campagna elettorale coinciderà con la preparazione a porte chiuse della Conferenza intergovernativa "costituente", avremo l'occasione di denunciare questa pseudocostituzione e di presentare le nostre alternative. 7. Rompere con il social-liberismo! Un'altra Europa è possibile! Certo, ma questo richiederà una straordinaria mobilitazione di tutte le forze progressiste. Se, infatti, i governi sono indeboliti, l'UE è diventata, nonostante le sue molteplici crisi, una forza imperialista temibile sulla scena mondiale e in grado di demolire le conquiste sociali e democratiche frutto di un secolo e mezzo di lotte delle classi lavoratrici. Questa UE è innanzitutto il progetto della borghesia e dei suoi partiti. Questo però non avrebbe mai potuto vincere senza la collaborazione attiva di Blair, Schröder, Jospin, GonzalesŠ, vale a dire della socialdemocrazia europea. Questi personaggi sono stati al potere per molti anni. Hanno dominato insieme e per parecchi anni i governi nazionali e le istanze dell'UE (la Commissione, il Consiglio e la stessa BCE). Tuttavia, anziché rompere con il neoliberismo, sono diventati loro stessi social-liberisti! E non vi è nulla che stia ad indicare che cambieranno campo. Non si uscirà gradualmente dal sistema neoliberista e imperialista. Saranno necessari una rottura politica radicale, una strategia e un programma alternativi, anticapitalisti. Questa battaglia è interamente nelle mani di "quelli/e che sono in basso", dell'altra Europa. Essa sta maturando nelle manifestazioni contro la guerra, nelle iniziative per i diritti civili, sociali, in quelle per l'ambiente, nelle marce delle donne. Essa avanza in forza dei molteplici movimenti e militanti: i sindacati, le organizzazioni contadine, i raggruppamenti ambientalisti, i movimenti di chi è "senza" (senza lavoro, senza alloggio, senza documenti, senza diritti), i comitati antirazzisti, i movimenti dei profughi, le associazioni universitarie, le Organizzazioni non-governative (ONG) terzomondisteŠ La nascita del Forum sociale europeo (FSE) fornisce un quadro europeo, democratico e unitario, per un nuovo movimento di emancipazione su scala europea. Esso rappresenta ormai una forza sociale, che dovrà imporsi sul terreno politico. Sotto la sua pressione, i sindacati tradizionali (soprattutto la CES), che per un ventennio si sono allineati all'UE e alla politica neoliberista, ritrovano la strada dell'azione, senza tuttavia sviluppare una strategia coerente e convincente per invertire la marcia e fornire una reale alternativa. Sì, un'altra Europa è possibile, purché però tutte le forze radicali si mobilitino, in piazza e nelle urne, nelle manifestazioni e a livello elettorale. In effetti, un'altra sinistra europea è necessaria: anticapitalista ed ecologista, antimperialista e anti-guerra, femminista e a sostegno dei diritti civili, antirazzista e internazionalista. L'alternativa al capitale sta rialzando la testa: una società socialista e democratica, autogestita dal basso, senza sfruttamento del lavoro e senza oppressione delle donne, basata sullo sviluppo durevole e contrapposta al modello di sviluppo che minaccia il pianeta. Bruxelles, 29 aprile 2004 ______________________________________ Sottoscrittori Blocco di Sinistra (BE - Portogallo); Alleanza Rosso/Verde (RGA - Danimarca); Partito Socialista Scozzese (SSP - Scozia); RESPECT-Unity List (Inghilterra, Galles); Socialist Workers Party (SWP, Gran Bretagna); Ligue Communiste Révolutionnaire (LCR - Francia); La Gauche (DL/LG, Lussemburgo); EUiA (Catalogna); Espacio Alternativo (Spagna); Coalizione Sinistra Radicale (Grecia) ----------------------------------------------------------- UNA CAMPAGNA PERMANENTE DI SOSTEGNO ALL'ALTERNATIVE INFORMATION CENTER Le riviste Erre e Guerre & Pace dopo aver promosso la campagna "verso il 20 marzo" con la presenza in Italia di Michel Warschawski, co-direttore dell'Alternative Information Center, hanno rilanciato l'iniziativa raccogliendo ciò che è stato seminato. L'idea si è trasformata in un progetto di sostegno permanente all'Alternative Information Center. Questo progetto si prefigge l'obiettivo di sostenere concretamente l'Aic attraverso la produzione di una pubblicazione, on line e in carta, trimestrale in cui si raccolgano i contributi più significativi che giungono da Palestina/Israele. Lo sforzo vuol essere quello di far giungere in Italia il dibattito che, pur nell'attuale situazione drammatica, in Palestina/Israele si sta svolgendo sui nodi cruciali che riguardano il futuro dei due popoli. Il progetto, ambizioso ma non irrealizzabile, vuole costruire un ponte tra l'Italia e la Palestina che produca non solo solidarietà contingente, ma anche momenti di riflessione comune che aiutino i militanti e le militanti italiane, palestinesi ed israeliani/e a costruire un percorso comune di lotta, qui e li. Soprattutto la necessità che emerge, importante ed urgente, è quella di capire i meccanismi di fondo per riuscire a smontare la costruzione fittizia dell'odio, della paura e del rifiuto dell'altro. In questo senso per l'autunno prossimo si prevede la realizzazione di un seminario di riflessione con i protagonisti. Il progetto vuol essere un mezzo per non restare vittime dell'impotenza di fronte all'apparente avvitarsi senza fine del conflitto. Il futuro dei palestinesi e degli israeliani ci riguarda, ci coinvolge e ci interroga su che cosa intendiamo per "un altro mondo possibile" ed aggiungiamo noi, necessario. La scelta è caduta non casualmente sull'Alternative Information Center, la prima organizzazione palestinese-israeliana, che da oltre vent'anni si pone fuori dal coro degli "illuminati" e "progressisti" che, come dice il regista israeliano Eyal Sivan, pensano sia molto furbo proporre il "divorzio prima delle nozze", senza capire che il vero futuro dei due popoli (ma anche il nostroŠ) passa non attraverso una "separazione" che, con muri o senza, comporta la legalizzazione di un progetto coloniale, il sionismo, che solo attraverso la "convivenza necessaria e possibile" può essere sconfitto e superato. La campagna "la convivenza possibile, la convivenza necessaria" è promossa da: Erre, Guerre & Pace, Reds e Donne in Nero. Sappiamo che sarà un impegno difficile, ma anche un periplo entusiasmante che ci porterà sicuramente, almeno, a consolidare insieme a tutti e tutte coloro che ci hanno creduto la prima volta, a costruire un piccolo, ma importante, tassello di quel Nuovo Mondo per cui tutti i giorni ci battiamo, in Italia come nel resto del mondo. Cinzia Nachira ----------------------------------------------------------- ----------------------------------------------------------- SEGNALAZIONI: - da MERCOLEDì 19 A SABATO 22 MAGGIO 2004, a Torino, presso l'Università degli studi: Un'altra università è già in costruzione. Vedi Link - SABATO 22 MAGGIO 2004, a Bologna presso l'EX-M24 in via Fioravanti 24, alle 14.00, riunione Tavolo Migranti dei Social Forum All'ordine del giorno ci sarà : - bilancio delle iniziative e degli incontri degli ultimi mesi - proposta di una giornata di mobilitazione nazionale per i diritti sociali dei migranti -Iniziative contro la guerra Promuovono: Gruppo Immigrazione Brescia Social Forum , Gruppo Migranti Torino Social Forum, Co\scienze Migranti - Bologna, Sincobas Migranti Livorno, Tavolo Migranti dei Social Forum del Vicentino, Centro sociale Leoncavallo - Milano, Razzismo Stop nordest, Sportelli degli Invisibili Rete precariato sociale, M21 Treviso, Mobilit/azione Verona, Comitato Immigrati di Bergamo SABATO 22 e domenica 23 MAGGIO 2004, a Roma presso Villa Aurelia, Via Leone XIII n.459, tf : + 06 66017 458, si terrà l'assemblea "Proposte per un'altra Europa. Verso il Forum sociale di Londra": - Sabato 22 maggio h 11: introduzione generale, formazione dei gruppi di lavoro; h14-19 gruppi di lavoro: 1. pace e disarmo; 2. cittadinanza europea di residenza; 3. diritti sociali e del lavoro; 4. nuove politiche economiche, beni pubblici, società sostenibile; 5. uguaglianza e differenza di genere; 6. democrazia, partecipazione, comunicazione. Domenica 23 maggio h 9.30-10.30 reports dei gruppi di lavoro; h 10.30-15 discussione generale e assunzione dei documenti.
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