E_mail A Sinistra



Vi trasmetto tre (a prima vista) diversissime riflessioniA SINISTRA
Movimento Politico Antiliberista
BRINDISI
www.asinistra.it



  a.. Due articoli di Michele Di Schiena, magistrato in pensione e
componente del movimento ambientalista e pacifista brindisino, apparsi
sulla stampa locale.
  Uno contiene una riflessione "politica" sul film la "Passione" di Mel Gibson.
  L'altro invece una riflessione sullo scontro "mondiale" tra la
superpotenza economica e militare del liberismo americano ed occidentale e
quella del movimento della pace.
  b.. Utilizzo l'occasione per inviare un documento del "Forum Ambiente e
Sviluppo" sulle gravi vertenze occupazionali di Brindisi e del suo
territorio che non sembrano al centro del dibattito politico elettorale
locale.
  c.. Colgo l'occasione per allegare una e.mail - che mi è appena giunta -
di una sottoscrizione "PAGARE PER LA PACE, ANZICHE' PER LA GUERRA" lanciata
dal prof. Tonino Drago leader storico della non violenza in Italia.


Approfitto per augurare a tutti coloro che, credenti e non credenti,
ricevono questo messaggio una Pasqua di "pace" e di "passaggio" verso nuovi
orizzonti personali e collettivi.

Giancarlo CANUTO - A SINISTRA - Brindisi



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UNA PASQUA DI "PASSIONE" UNIVERSALE
MA ANCHE DI SPERANZA E DI LIBERAZIONE

di Michele DI SCHIENA



Le brutalità, le esplosioni di ferocia, gli sberleffi e gli insulti
accompagnati da sputi e da colpi selvaggi, le immani sofferenze causate da
crudeli violenze, l'orgia di sangue e di sadismo consumata durante le
terribili ed interminabili ore della passione di Cristo: tutto questo deve
essere avvenuto duemila anni or sono in Palestina più o meno nel modo
descritto da Mel Gibson nel film che crudamente racconta la cattura, la
condanna e la crocifissione di quel "profeta" disarmato e "sovvertitore"
che aveva osato annunciare la "lieta novella" di fraternità e di pace
andando in giro per le aride ed anche allora tormentate contrade della
Galilea.

Al di là degli intenti dell'autore della pellicola, del valore artistico
della stessa e delle diverse valutazioni che si possono fare su questo o su
quell'aspetto della discussa opera, il film ha il merito, in questo momento
di "passione" universale per le iniquità e le violenze che stanno
devastando ed insanguinando il mondo, di avere riproposto alla comune
attenzione la cruciale alternativa tra la forza trasformatrice e liberante
del messaggio evangelico e quel cieco potere planetario che sta facendo
dell'arbitrio la sua legge e del ricorso alle armi il suo costante metodo
di presenza e di intervento.

La spietatezza della flagellazione e della crocifissione messe in risalto
dal film di Gibson con dovizia di strazianti particolari può far storcere
il naso a quanti preferiscono ignorare il disumano dolore che la sofferenza
ha provocato allora nelle carni di Cristo ed oggi continua a causare in
quelle di tanti "poveri cristi" che la subiscono in varie parti del pianeta
ma questa spietatezza sta facendo vivere a milioni di persone un
avvenimento di centrale importanza per la storia dell'umanità: la passione
e la morte di Gesù di Nazareth. Un evento che per i credenti acquista senso
e si compie nella resurrezione e che per tutti costituisce una inesauribile
fonte di energie spirituali e morali, un accadimento che segna lo
spartiacque tra la verità (quella che Ponzio Pilato dimostra di non
conoscere) ed il falso, tra la giustizia ed il sopruso, tra la violenza e
la non violenza. Uno spartiacque insomma tra le ragioni dell' "impero",
sempre preoccupato del suo "ordine", e quelle di tutti coloro che quell'
"ordine" vogliono superare verso forme di convivenza più umane e  più
solidali.

Né va dimenticato che l' "impero", per affermare le sue ragioni ed il suo
potere al tempo di Costantino come ai nostri giorni, non ricorre solo alle
maniere forti ma spesso si affida a subdole manovre dichiarandosi investito
di missioni civilizzatrici e benefiche come ha sempre fatto a partire da
quel lontano e falso prodigio dell' "in hoc signo vinces" che ha avviato il
più grande e sacrilego tentativo di "appropriazione indebita" registrato
dalla storia, l'appropriazione appunto della croce di Cristo da parte del
potere centrale dell' "impero" e dei suoi fedeli proconsoli.

Mentre le ingiustizie e gli sfruttamenti affamano milioni di persone e le
guerre ed i terrorismi si alimentano a vicenda ed insanguinano il mondo, in
questa Pasqua che la violenza ha voluto ferma al venerdì santo e chiusa
alla resurrezione, la passione di Cristo e la sua vittoria sulla morte si
devono affermare ancora una volta per indicare "la via, la verità e la
vita" e per incontrare le speranze e le lotte in favore della giustizia e
della pace di tutti gli "uomini di buona volontà" di qualsiasi cultura e di
qualsiasi convinzione religiosa. E forse il film di Mel Gibson, lungi dal
rinfocolare razzismi e guerre di religione, può in qualche misura favorire
questo incontro perché col suo messaggio centrale offre ad una enorme
platea di spettatori credenti e non credenti un propizio motivo di
riflessione sulle cause ultime dei problemi e dei drammi che oggi
attanagliano il mondo.

Brindisi, 8 aprile 2004







IL NUOVO BIPOLARISMO E LA NOSTRA COSTITUZIONE

di Michele DI SCHIENA



Convincono masse di piccoli risparmiatori ad investire in rischiose e
talvolta truffaldine operazioni di borsa il frutto di anni di lavoro e di
sacrifici, inducono molti utenti di telefoni cellulari e di computer ad
acquistare ogni quattro o cinque mesi l'ultimo modello sempre più costoso
di tali prodotti in una infinita catena di suggestioni rivolta a suscitare
bisogni privi di qualsiasi razionale fondamento, ci propinano
quotidianamente spettacoli televisivi capaci di coniugare il "peggio" col
"nulla" nel tentativo di spegnere ogni capacità critica, ci vogliono
vestiti allo stesso modo ed appiattiti su un medesimo linguaggio infarcito
di orrendi neologismi e di insulsi luoghi comuni, ci riempiono di spot e di
messaggi ingannevoli per trasformarci in un immenso ed anonimo gregge di
ascoltatori e di spettatori.

Ed ancora: hanno privato la politica di ideali e di progetti e l'hanno
ridotta a penosi duelli televisivi all'ultima battuta, hanno sostituito al
confronto lo scomposto sovrapporsi di incomprensibili voci e alle argute
argomentazioni la volgare polemica, parlano senza dire e quando dicono
affermano tutto ed il contrario di tutto, hanno elevato il successo
perseguito con qualsiasi mezzo a misura della verità ed hanno stravolto il
significato di parole come "riforme" e "progresso" che sono state la
bandiera dei lavoratori per utilizzarle a sostegno di leggi inique e di
oscuri interessi, praticano la religione del profitto che ha per dio il
denaro e per sacerdoti i grandi padroni dell'economia e della finanza,
hanno riscoperto la guerra come strumento per vincere le resistenze,
abbattere le autonomie e soggiogare i popoli.

Sono queste le ricorrenti "lamentazioni" di qualche patetico Geremia dei
nostri giorni? Crediamo proprio di no perché, a ben guardare, c'è per
contro la speranza che si fa strada insieme al nuovo, quello vero, che
avanza contro tutto ciò che è vecchio e fallimentare. Si estende infatti in
Italia, in Europa e nel mondo la consapevolezza della drammaticità del
momento che stiamo vivendo per le iniquità che sono sotto gli occhi di
tutti mentre gli uomini, con diverso grado di consapevolezza, si stanno
dividendo in due "aree" culturali e politiche che sono presenti in ogni
continente ed in ogni paese: quella dominante che accetta "questo" sistema
e quella che lo rifiuta e lo vuole superare col metodo della non violenza e
la forza della democrazia. Ognuna di queste aree presenta, è vero, al suo
interno una diversità di posizioni ma non vi è dubbio che andiamo oramai
chiaramente verso un inedito "bipolarismo mondiale" di idee e di scelte che
non ammette posizioni neutrali o terze vie e che non ha precedenti nella
storia perché mai l'umanità si è divisa così nettamente fra due concezioni
tanto diverse dell'economia, dell'organizzazione sociale, dei diritti e
della politica.

E sì, due concezioni davvero inconciliabili. Da una parte, la capacità di
arricchirsi ritenuta come virtù somma e perciò degna in ogni caso di
ammirazione e di rispetto, la pretesa di trasformare le inclinazioni alla
cupidigia in una energia produttiva che in realtà si rivela dissennata e
devastante, la "distruzione creativa" di aziende e di qualifiche
professionali che spesso abbatte senza costruire con disastrose ricadute
sull'occupazione, la riduzione a merce di tutti i rapporti e di tutti i
servizi, il tentativo di fiaccare la coscienza reattiva dei poveri
illudendoli di poter diventare come i ricchi, la riduzione al minimo del
"comando politico" nel campo delle tutele e dei diritti sociali ma il suo
potenziamento per sovvenzionare le strutture portanti del sistema e per
rafforzare il suo braccio armato sul versante interno e su quello
internazionale.

E, dall'altra parte, la riproposizione dei grandi valori di libertà dai
condizionamenti e dal bisogno, di uguaglianza nella dignità e nei diritti e
di fraternità come consapevolezza della comune condizione e del comune
destino e come dovere che ci deve unire in un patto universale per la
promozione umana e la lotta contro ogni abuso ed ogni sfruttamento. E poi:
la speranza che la costruzione di un "altro mondo" sia possibile, la lotta
per la globalizzazione dei diritti e per il superamento dell'attuale
sistema verso forme sempre più avanzate e partecipate di convivenza
sociale, il ripudio di tutte le guerre e la richiesta di un rafforzamento
anche qualitativo del diritto internazionale con l'attribuzione alle
Nazioni Unite di un ruolo centrale, autorevole e veramente "super partes".
Un coagulo di sensibilità e di impegni che deve nel nostro Paese tradursi
senza colpevoli ritardi in una "difesa di popolo" della Costituzione
repubblicana contro gli assalti che la vogliono demolire per rilanciare il
messaggio di una delle più alte formulazioni normative che raccoglievano lo
spirito della Resistenza e profeticamente anticipavano le grandi istanze di
trasformazione e di liberazione che si stanno oggi con i nuovi movimenti
affermando sullo scenario mondiale.

Brindisi, 2 aprile 2004









FORUM AMBIENTE SALUTE E SVILUPPO

c/o studio Avv. Carlo De Carlo

Via Casimiro 6 - Brindisi

Tel. 0831/524136 - fax 524137

- - - - - -- - -- - -- - - -

Brindisi, 5/4/2004

APRIRE SUBITO SUI LICENZIAMENTI UNA "VERTENZA BRINDISI" CON L'OBIETTIVO DI
UN NUOVO SVILUPPO

In queste ore la città di Brindisi registra altri licenziamenti dopo quelli
paventati  nei mesi scorsi alla FIAT, alla Multiservizi ed al Pastis, e
negli anni scorsi alla Dow Chemical ed alla EVC.

Adesso è la volta della BTI e  della Nubile. La  BTI  è l'azienda
italo-maltese che avrebbe dovuto costruire il terminal container nel porto
di Brindisi e sviluppare, con la collaborazione dell'Autorità Portuale, la
sua potenzialità commerciale ed invece ha  in qualche misura convertito le
sue attitudini nelle attività di movimentazione del carbone  utilizzando
una banchina che possiede con concessione trentennale. E questo è il
risultato di una politica economica locale portata avanti all'insegna della
improvvisazione e della  irresponsabilità perché priva di seri progetti e
legate ad interessi estranei alle attese e ai bisogni del territorio.

La ditta Nubile poi, che gestisce la discarica comunale di Contrada
Autigno, licenzia i lavoratori addetti  fino a poco tempo fa a
quell'impianto per la mancanza di una politica programmatoria nel settore
dei rifiuti.

Queste tristi vicende devono essere  ben conosciute dalla collettività
perché rappresentano la prova più evidente del fallimento del modello di
sviluppo finora realizzato a Brindisi.  Da queste situazioni di crisi
occupazionale emerge chiaramente che lo sviluppo della città non può essere
affidato nelle mani di aziende estranee al nostro territorio e interessate
solo a colonizzarlo.

Emerge anche  che  le attività di servizio devono essere  prevalentemente
organizzate  in loco perché la ricchezza che da queste deriva resti nella
nostra comunità.

Una simile situazione è ancor più intollerabile se si pensa alla ricchezza
rappresentata nel nostro territorio dalla contemporanea presenza di tutte
le infrastrutture primarie (strade, navi, aerei, treni), ricchezza che il
sistema politico ha svenduto ad aziende esterne alla nostra realtà
economica  aprendo la strada al ricatto occupazionale oggi più che mai
odioso nel clima di corruzione venuto alla luce  in seguito alle inchieste
giudiziarie tuttora in corso.

Il Forum esprime solidarietà ai lavoratori in lotta in questi giorni per la
difesa del posto di lavoro e chiede  che vengano sospesi i licenziamenti e
che l'intera comunità cittadina faccia propri questi drammi che  sono
veramente  drammi di tutti.

Le manifestazioni popolari del 26 e 27 marzo scorso hanno indicato
chiaramente che la logica economica che sottende la realizzazione del
rigassificatore è la stessa che in altri tempi ha sorretto il consenso alla
costruzione dei megainsediamenti industriali ed energetici.  Soluzioni che
hanno arricchito pochi, danneggiato l'ambiente e colpito la salute.

Il Forum chiede quindi  alle istituzioni politiche locali ed alle forze
sociali di aprire una vera e propria "Vertenza Brindisi" che, attraverso
forme di discussione e programmazione partecipate, come può essere quella
di una grande conferenza cittadina, indichi vie di uscita alla crisi
occupazionale e programmi uno sviluppo alternativo a quello attualmente in
agonia. Una vertenza che chieda allo Stato di intervenire  sulle emergenze
occupazionali in atto, per chiarire le situazioni di ombra che gravano su
istituzioni e aziende e per favorire la valorizzazione delle strutture già
esistenti.

Annino Baroni - Giovanni Caputo - Carlo De Carlo -Michele Di Schiena -
Raffaella Guadalupi - Teodoro Marinazzo -  Achille Noia - Mario Panessa -
Michele Polignano - Maurizio Portaluri











CHIEDIAMO AL PRESIDENTE CIAMPI DI DARE PIENA ATTUAZIONE ALLA DIFESA
ALTERNATIVA :

PAGARE PER LA PACE, ANZICHE' PER LA GUERRA,

per una difesa non armata, anziché per la corsa agli armamenti,

per una forza di polizia internazionale, anziché per l'esercito dei
militari professionisti !

In allegato una petizione popolare al Presidente Ciampi affinché quanto
indicato dalle leggi venga attuato e portato a termine.

Come aderire:

 --- stampare il file allegato (almeno la parte breve della seconda
pagina), firmarlo a mano, invitare altri a firmarlo, e inviare a LOC, via
M. Pichi 1, 20143 Milano (02 58101226, locosm at tin.it)  entro la fine del
mese per la presentazione ufficiale a Presidente Ciampi;

 --- inviare per posta elettronica la petizione con le firme raccolte a:
presidenza.repubblica at quirinale.it





Antonino Drago
via F.M. Briganti 412
80141 Napoli
tel. 081 7803697
fax 06 233242218




Aprile 2004

Al Sig. Presidente della Repubblica Italiana,
Dott. CARLO AZEGLIO CIAMPI



1. Siamo un gruppo di cittadini italiani che apprezzano vivamente il fatto
che la legislazione italiana abbia fatto passi enormi verso la
valorizzazione della difesa popolare non armata e nonviolenta (DPN), alla
quale studiosi italiani e di altri Paesi (come Ebert, Sharp, Galtung,
Muller) hanno dedicato studi e ricerche di alto valore scientifico.

Ha iniziato la Corte Costituzionale con la sentenza n. 164 del 1985 sulla
validità giuridica della difesa non armata. Rifiutando una semplicistica
identificazione tra "sacro dovere di difesa della Patria" e "obbligo del
servizio militare" ha affermato invece che quel sacro dovere poteva essere
adempiuto anche con modalità non armate: donde la legittimità
costituzionale di una legge che consentiva all'obiettore di coscienza di
adempiere il dovere di difesa prestando un servizio civile.

Da allora molto cammino è stato fatto. Quel principio è stato recepito
dalla legge n. 230 del 1998 (che ha riformato la legge n. 772 del 1972
sull'obiezione di coscienza al servizio militare ed ha costituito l'Ufficio
Nazionale del Servizio Civile (UNSC) presso la Presidenza del Consiglio dei
Ministri); e poi dopo dalla legge n. 64 del 2001, istitutiva del servizio
civile volontario, la cui finalità è anche la difesa della Patria. Pertanto
attualmente la difesa non armata è riconosciuta legislativamente sia sotto
il profilo della "ricerca e sperimentazione di difesa civile non armata e
nonviolenta"(art. 8, n. 2, lett. e, legge n. 230/1998), sia sotto quello
dell'invio di obiettori in missioni umanitarie (art. 9 n. 7, stessa legge).
In più, un recente decreto governativo del 18 febbraio 2004 ha istituito un
Comitato di quindici esperti sulla Difesa Popolare Nonviolenta (DPN), il
quale in particolare darà pareri su quali strategie, indirizzi e iniziative
specifiche impegnare lo stanziamento, esistente già da tre anni, del
bilancio UNSC destinato alla sperimentazione della Difesa Popolare
Nonviolenta. Con quest'ultimo atto giuridico lo Stato porta a compimento la
organizzazione minima che gli era necessaria per espletare il compito
istituzionale della DPN.



2. Noi ci ricordiamo, Sig. Presidente, che Ella ha vissuto l'epoca della
Resistenza con spirito di grande umanità e di profonda partecipazione. Ha
quindi sperimentato direttamente il coraggio e l'eroismo manifestati dal
popolo italiano non soltanto con la resistenza armata delle formazioni
partigiane, ma altresì con la resistenza non armata di innumerevoli
cittadini (uomini, donne, anziani, ragazzi) che, con enormi rischi,
salvarono ebrei perseguitati dalle SS naziste, diedero ricetto ai
partigiani, boicottarono gli ordini dell'occupante nazifascista. E come
dimenticare i giganteschi scioperi degli operai nelle principali città
industriali d'Italia per protestare contro la guerra e l'occupazione?

In questo senso la Resistenza in parte rifletteva quella azione popolare
nonviolenta che nel corso del Novecento ha ottenuto molteplici risultati
positivi, avvenuto sotto la pressione di compatti movimenti nonviolenti; a
cominciare dalla liberazione dell'India dal colonialismo, e poi
l'abbattimento di molti regimi (ad es. nel 1989 quelli dei Paesi dell'Est
europeo). Quindi la legislazione italiana ha riconosciuto un processo
storico, che è avvenuto anche nel nostro Paese, quando si è distaccata dal
passato con una difesa italiana rifondata sulla volontà popolare.



3. Con la legislazione suddetta ed il decreto suddetto, oggi lo Stato
italiano ha portato a compimento la organizzazione minima necessaria per
espletare come suo compito istituzionale l'inizio di una Difesa non armata
e nonviolenta, la quale già oggi si realizza quotidianamente sul servizio
civile svolto da migliaia di giovani; della quale difesa Lei, Sig.
Presidente, è il Capo supremo, poiché Lei lo è per tutta la Difesa italiana.

Ma questa nuova legislazione sul riconoscimento statale della DPN offre una
prospettiva nuova anche al singolo cittadino (in particolare a tanti di noi
che, da oltre venti anni si sentono obbligati in coscienza a non versare
una quota delle loro tasse alla difesa armata per piuttosto darla ad
iniziative di ONG per promuovere la DPN). Oggi l'UNSC ha già un capitolo di
spesa per la DPN ed è abilitato a ricevere somme di privati. Ciò prospetta
che il cittadino possa versare una quota delle sue tasse direttamente
all'UNSC, affinché questo Ufficio la utilizzi a fini di difesa non armata.
D'altronde già nel 1998 la Camera dei Deputati approvò un ordine del giorno
che chiedeva al Governo il riconoscimento della opzione fiscale a favore
della difesa non armata. (La nostra legislazione ammette già un'opzione
fiscale da parte del cittadino: quella relativa all'8 per mille per le
confessioni religiose). Pertanto Le chiediamo di prendere una iniziativa
per far accogliere dallo Stato italiano la opzione tra difesa armata e
difesa non armata nella destinazione di parte delle tasse.

Infine, essendo ormai la DPN una parte costitutiva della Repubblica
italiana, Le chiediamo di includere la una rappresentanza significativa
della DPN nelle celebrazioni della Festa della Repubblica il 2 di giugno.

Primi firmatari: Assopace, Pax Christi Italia, LOC; Pastori Massimo Aprile
e Anna Maffei, P. Angelo Cavagna, Prof. Antonino Drago, Prof.ssa Giuliana
Martirani, Roberto Minervino, Pasquale Salvio, Don Gennaro Somma,

P. Alex Zanotelli
Indirizzo: locosm@tin.ìt



PETIZIONE POPOLARE: paghiamo per la pace anziché per la guerra!



Al Sig. Presidente della Repubblica Italiana, Dott. CARLO AZEGLIO CIAMPI



 La Corte Costituzionale, a cominciare dalla sentenza n. 164 del 1985, ha
sostenuto la validità giuridica della difesa non armata e nonviolenta. Ciò
è stato accolto

1) dalla legge n. 230 del 1998 sull'obiezione di coscienza al servizio
militare, sia con la "ricerca e sperimentazione di difesa civile non armata
e nonviolenta" (art. 8, n. 2, lett. e), sia con l'invio di obiettori in
missioni umanitarie (art. 9 n. 7 legge n. 230/1998);

2) e anche dalla legge n. 64 del 2001, istitutiva del servizio civile
volontario, il quale è finalizzato anche alla difesa della Patria senza
armi.

La prima legge ha costituito l'Ufficio Nazionale del Servizio Civile (UNSC)
presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri (quindi al di fuori del
Ministero della Difesa).

In più, un recente decreto governativo del 18 febbraio 2004 ha istituito un
Comitato di quindici esperti sulla Difesa Popolare Nonviolenta, il quale
darà pareri su quali iniziative impegnare lo stanziamento, esistente già da
tre anni, del bilancio UNSC destinato alla ricerca su e sperimentazione
della Difesa Popolare Nonviolenta. Ciò porta a compimento la organizzazione
minima necessaria allo Stato per espletare come suo compito istituzionale
la DPN.

Pertanto a Lei, che presiede il Consiglio supremo della Difesa, che oggi è
anche non armata,

CHIEDIAMO DI

·        prendere una Sua iniziativa affinché lo Stato italiano legittimi
il versamento di una parte delle tasse del contribuente che voglia optare
per la DPN, versandola sull'apposito capitolo di spesa dell'UNSC;

·        includere la DPN nelle celebrazioni della Festa della Repubblica
il 2 di giugno.



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