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E_mail A Sinistra
- Subject: E_mail A Sinistra
- From: "Giancarlo Canuto" <giancanuto at virgilio.it>
- Date: Sat, 10 Apr 2004 11:45:29 +0200
Vi trasmetto tre (a prima vista) diversissime riflessioniA SINISTRA Movimento Politico Antiliberista BRINDISI www.asinistra.it a.. Due articoli di Michele Di Schiena, magistrato in pensione e componente del movimento ambientalista e pacifista brindisino, apparsi sulla stampa locale. Uno contiene una riflessione "politica" sul film la "Passione" di Mel Gibson. L'altro invece una riflessione sullo scontro "mondiale" tra la superpotenza economica e militare del liberismo americano ed occidentale e quella del movimento della pace. b.. Utilizzo l'occasione per inviare un documento del "Forum Ambiente e Sviluppo" sulle gravi vertenze occupazionali di Brindisi e del suo territorio che non sembrano al centro del dibattito politico elettorale locale. c.. Colgo l'occasione per allegare una e.mail - che mi è appena giunta - di una sottoscrizione "PAGARE PER LA PACE, ANZICHE' PER LA GUERRA" lanciata dal prof. Tonino Drago leader storico della non violenza in Italia. Approfitto per augurare a tutti coloro che, credenti e non credenti, ricevono questo messaggio una Pasqua di "pace" e di "passaggio" verso nuovi orizzonti personali e collettivi. Giancarlo CANUTO - A SINISTRA - Brindisi AVVERTENZA - Legge 675/96: tutela delle persone e di altri soggetti rispetto al trattamento di dati personali. Gli indirizzi e-mail provengono da conoscenze personali di amici e conoscenti, da contatti avuti sulla rete o da elenchi e servizi di pubblico dominio pubblicati su internet, da dove sono stati prelevati. Secondo l' articolo n. 1618 Par. 111 deliberato al 105° congresso USA, questo messaggio non può essere considerato SPAM poichè gli indirizzi utilizzati non sono presenti in nessuna lista. Questo messaggio ti è stato inviato perché, in un modo diretto o indiretto, sei entrato in contatto con la nostra attività di informazione. Se non vuoi ricevere questa e-zine basta semplicemente (senza messaggi di minaccia o altro) inviare una e-mail a giancanuto at aliceposta.it con in oggetto cancella UNA PASQUA DI "PASSIONE" UNIVERSALE MA ANCHE DI SPERANZA E DI LIBERAZIONE di Michele DI SCHIENA Le brutalità, le esplosioni di ferocia, gli sberleffi e gli insulti accompagnati da sputi e da colpi selvaggi, le immani sofferenze causate da crudeli violenze, l'orgia di sangue e di sadismo consumata durante le terribili ed interminabili ore della passione di Cristo: tutto questo deve essere avvenuto duemila anni or sono in Palestina più o meno nel modo descritto da Mel Gibson nel film che crudamente racconta la cattura, la condanna e la crocifissione di quel "profeta" disarmato e "sovvertitore" che aveva osato annunciare la "lieta novella" di fraternità e di pace andando in giro per le aride ed anche allora tormentate contrade della Galilea. Al di là degli intenti dell'autore della pellicola, del valore artistico della stessa e delle diverse valutazioni che si possono fare su questo o su quell'aspetto della discussa opera, il film ha il merito, in questo momento di "passione" universale per le iniquità e le violenze che stanno devastando ed insanguinando il mondo, di avere riproposto alla comune attenzione la cruciale alternativa tra la forza trasformatrice e liberante del messaggio evangelico e quel cieco potere planetario che sta facendo dell'arbitrio la sua legge e del ricorso alle armi il suo costante metodo di presenza e di intervento. La spietatezza della flagellazione e della crocifissione messe in risalto dal film di Gibson con dovizia di strazianti particolari può far storcere il naso a quanti preferiscono ignorare il disumano dolore che la sofferenza ha provocato allora nelle carni di Cristo ed oggi continua a causare in quelle di tanti "poveri cristi" che la subiscono in varie parti del pianeta ma questa spietatezza sta facendo vivere a milioni di persone un avvenimento di centrale importanza per la storia dell'umanità: la passione e la morte di Gesù di Nazareth. Un evento che per i credenti acquista senso e si compie nella resurrezione e che per tutti costituisce una inesauribile fonte di energie spirituali e morali, un accadimento che segna lo spartiacque tra la verità (quella che Ponzio Pilato dimostra di non conoscere) ed il falso, tra la giustizia ed il sopruso, tra la violenza e la non violenza. Uno spartiacque insomma tra le ragioni dell' "impero", sempre preoccupato del suo "ordine", e quelle di tutti coloro che quell' "ordine" vogliono superare verso forme di convivenza più umane e più solidali. Né va dimenticato che l' "impero", per affermare le sue ragioni ed il suo potere al tempo di Costantino come ai nostri giorni, non ricorre solo alle maniere forti ma spesso si affida a subdole manovre dichiarandosi investito di missioni civilizzatrici e benefiche come ha sempre fatto a partire da quel lontano e falso prodigio dell' "in hoc signo vinces" che ha avviato il più grande e sacrilego tentativo di "appropriazione indebita" registrato dalla storia, l'appropriazione appunto della croce di Cristo da parte del potere centrale dell' "impero" e dei suoi fedeli proconsoli. Mentre le ingiustizie e gli sfruttamenti affamano milioni di persone e le guerre ed i terrorismi si alimentano a vicenda ed insanguinano il mondo, in questa Pasqua che la violenza ha voluto ferma al venerdì santo e chiusa alla resurrezione, la passione di Cristo e la sua vittoria sulla morte si devono affermare ancora una volta per indicare "la via, la verità e la vita" e per incontrare le speranze e le lotte in favore della giustizia e della pace di tutti gli "uomini di buona volontà" di qualsiasi cultura e di qualsiasi convinzione religiosa. E forse il film di Mel Gibson, lungi dal rinfocolare razzismi e guerre di religione, può in qualche misura favorire questo incontro perché col suo messaggio centrale offre ad una enorme platea di spettatori credenti e non credenti un propizio motivo di riflessione sulle cause ultime dei problemi e dei drammi che oggi attanagliano il mondo. Brindisi, 8 aprile 2004 IL NUOVO BIPOLARISMO E LA NOSTRA COSTITUZIONE di Michele DI SCHIENA Convincono masse di piccoli risparmiatori ad investire in rischiose e talvolta truffaldine operazioni di borsa il frutto di anni di lavoro e di sacrifici, inducono molti utenti di telefoni cellulari e di computer ad acquistare ogni quattro o cinque mesi l'ultimo modello sempre più costoso di tali prodotti in una infinita catena di suggestioni rivolta a suscitare bisogni privi di qualsiasi razionale fondamento, ci propinano quotidianamente spettacoli televisivi capaci di coniugare il "peggio" col "nulla" nel tentativo di spegnere ogni capacità critica, ci vogliono vestiti allo stesso modo ed appiattiti su un medesimo linguaggio infarcito di orrendi neologismi e di insulsi luoghi comuni, ci riempiono di spot e di messaggi ingannevoli per trasformarci in un immenso ed anonimo gregge di ascoltatori e di spettatori. Ed ancora: hanno privato la politica di ideali e di progetti e l'hanno ridotta a penosi duelli televisivi all'ultima battuta, hanno sostituito al confronto lo scomposto sovrapporsi di incomprensibili voci e alle argute argomentazioni la volgare polemica, parlano senza dire e quando dicono affermano tutto ed il contrario di tutto, hanno elevato il successo perseguito con qualsiasi mezzo a misura della verità ed hanno stravolto il significato di parole come "riforme" e "progresso" che sono state la bandiera dei lavoratori per utilizzarle a sostegno di leggi inique e di oscuri interessi, praticano la religione del profitto che ha per dio il denaro e per sacerdoti i grandi padroni dell'economia e della finanza, hanno riscoperto la guerra come strumento per vincere le resistenze, abbattere le autonomie e soggiogare i popoli. Sono queste le ricorrenti "lamentazioni" di qualche patetico Geremia dei nostri giorni? Crediamo proprio di no perché, a ben guardare, c'è per contro la speranza che si fa strada insieme al nuovo, quello vero, che avanza contro tutto ciò che è vecchio e fallimentare. Si estende infatti in Italia, in Europa e nel mondo la consapevolezza della drammaticità del momento che stiamo vivendo per le iniquità che sono sotto gli occhi di tutti mentre gli uomini, con diverso grado di consapevolezza, si stanno dividendo in due "aree" culturali e politiche che sono presenti in ogni continente ed in ogni paese: quella dominante che accetta "questo" sistema e quella che lo rifiuta e lo vuole superare col metodo della non violenza e la forza della democrazia. Ognuna di queste aree presenta, è vero, al suo interno una diversità di posizioni ma non vi è dubbio che andiamo oramai chiaramente verso un inedito "bipolarismo mondiale" di idee e di scelte che non ammette posizioni neutrali o terze vie e che non ha precedenti nella storia perché mai l'umanità si è divisa così nettamente fra due concezioni tanto diverse dell'economia, dell'organizzazione sociale, dei diritti e della politica. E sì, due concezioni davvero inconciliabili. Da una parte, la capacità di arricchirsi ritenuta come virtù somma e perciò degna in ogni caso di ammirazione e di rispetto, la pretesa di trasformare le inclinazioni alla cupidigia in una energia produttiva che in realtà si rivela dissennata e devastante, la "distruzione creativa" di aziende e di qualifiche professionali che spesso abbatte senza costruire con disastrose ricadute sull'occupazione, la riduzione a merce di tutti i rapporti e di tutti i servizi, il tentativo di fiaccare la coscienza reattiva dei poveri illudendoli di poter diventare come i ricchi, la riduzione al minimo del "comando politico" nel campo delle tutele e dei diritti sociali ma il suo potenziamento per sovvenzionare le strutture portanti del sistema e per rafforzare il suo braccio armato sul versante interno e su quello internazionale. E, dall'altra parte, la riproposizione dei grandi valori di libertà dai condizionamenti e dal bisogno, di uguaglianza nella dignità e nei diritti e di fraternità come consapevolezza della comune condizione e del comune destino e come dovere che ci deve unire in un patto universale per la promozione umana e la lotta contro ogni abuso ed ogni sfruttamento. E poi: la speranza che la costruzione di un "altro mondo" sia possibile, la lotta per la globalizzazione dei diritti e per il superamento dell'attuale sistema verso forme sempre più avanzate e partecipate di convivenza sociale, il ripudio di tutte le guerre e la richiesta di un rafforzamento anche qualitativo del diritto internazionale con l'attribuzione alle Nazioni Unite di un ruolo centrale, autorevole e veramente "super partes". Un coagulo di sensibilità e di impegni che deve nel nostro Paese tradursi senza colpevoli ritardi in una "difesa di popolo" della Costituzione repubblicana contro gli assalti che la vogliono demolire per rilanciare il messaggio di una delle più alte formulazioni normative che raccoglievano lo spirito della Resistenza e profeticamente anticipavano le grandi istanze di trasformazione e di liberazione che si stanno oggi con i nuovi movimenti affermando sullo scenario mondiale. Brindisi, 2 aprile 2004 FORUM AMBIENTE SALUTE E SVILUPPO c/o studio Avv. Carlo De Carlo Via Casimiro 6 - Brindisi Tel. 0831/524136 - fax 524137 - - - - - -- - -- - -- - - - Brindisi, 5/4/2004 APRIRE SUBITO SUI LICENZIAMENTI UNA "VERTENZA BRINDISI" CON L'OBIETTIVO DI UN NUOVO SVILUPPO In queste ore la città di Brindisi registra altri licenziamenti dopo quelli paventati nei mesi scorsi alla FIAT, alla Multiservizi ed al Pastis, e negli anni scorsi alla Dow Chemical ed alla EVC. Adesso è la volta della BTI e della Nubile. La BTI è l'azienda italo-maltese che avrebbe dovuto costruire il terminal container nel porto di Brindisi e sviluppare, con la collaborazione dell'Autorità Portuale, la sua potenzialità commerciale ed invece ha in qualche misura convertito le sue attitudini nelle attività di movimentazione del carbone utilizzando una banchina che possiede con concessione trentennale. E questo è il risultato di una politica economica locale portata avanti all'insegna della improvvisazione e della irresponsabilità perché priva di seri progetti e legate ad interessi estranei alle attese e ai bisogni del territorio. La ditta Nubile poi, che gestisce la discarica comunale di Contrada Autigno, licenzia i lavoratori addetti fino a poco tempo fa a quell'impianto per la mancanza di una politica programmatoria nel settore dei rifiuti. Queste tristi vicende devono essere ben conosciute dalla collettività perché rappresentano la prova più evidente del fallimento del modello di sviluppo finora realizzato a Brindisi. Da queste situazioni di crisi occupazionale emerge chiaramente che lo sviluppo della città non può essere affidato nelle mani di aziende estranee al nostro territorio e interessate solo a colonizzarlo. Emerge anche che le attività di servizio devono essere prevalentemente organizzate in loco perché la ricchezza che da queste deriva resti nella nostra comunità. Una simile situazione è ancor più intollerabile se si pensa alla ricchezza rappresentata nel nostro territorio dalla contemporanea presenza di tutte le infrastrutture primarie (strade, navi, aerei, treni), ricchezza che il sistema politico ha svenduto ad aziende esterne alla nostra realtà economica aprendo la strada al ricatto occupazionale oggi più che mai odioso nel clima di corruzione venuto alla luce in seguito alle inchieste giudiziarie tuttora in corso. Il Forum esprime solidarietà ai lavoratori in lotta in questi giorni per la difesa del posto di lavoro e chiede che vengano sospesi i licenziamenti e che l'intera comunità cittadina faccia propri questi drammi che sono veramente drammi di tutti. Le manifestazioni popolari del 26 e 27 marzo scorso hanno indicato chiaramente che la logica economica che sottende la realizzazione del rigassificatore è la stessa che in altri tempi ha sorretto il consenso alla costruzione dei megainsediamenti industriali ed energetici. Soluzioni che hanno arricchito pochi, danneggiato l'ambiente e colpito la salute. Il Forum chiede quindi alle istituzioni politiche locali ed alle forze sociali di aprire una vera e propria "Vertenza Brindisi" che, attraverso forme di discussione e programmazione partecipate, come può essere quella di una grande conferenza cittadina, indichi vie di uscita alla crisi occupazionale e programmi uno sviluppo alternativo a quello attualmente in agonia. Una vertenza che chieda allo Stato di intervenire sulle emergenze occupazionali in atto, per chiarire le situazioni di ombra che gravano su istituzioni e aziende e per favorire la valorizzazione delle strutture già esistenti. Annino Baroni - Giovanni Caputo - Carlo De Carlo -Michele Di Schiena - Raffaella Guadalupi - Teodoro Marinazzo - Achille Noia - Mario Panessa - Michele Polignano - Maurizio Portaluri CHIEDIAMO AL PRESIDENTE CIAMPI DI DARE PIENA ATTUAZIONE ALLA DIFESA ALTERNATIVA : PAGARE PER LA PACE, ANZICHE' PER LA GUERRA, per una difesa non armata, anziché per la corsa agli armamenti, per una forza di polizia internazionale, anziché per l'esercito dei militari professionisti ! In allegato una petizione popolare al Presidente Ciampi affinché quanto indicato dalle leggi venga attuato e portato a termine. Come aderire: --- stampare il file allegato (almeno la parte breve della seconda pagina), firmarlo a mano, invitare altri a firmarlo, e inviare a LOC, via M. Pichi 1, 20143 Milano (02 58101226, locosm at tin.it) entro la fine del mese per la presentazione ufficiale a Presidente Ciampi; --- inviare per posta elettronica la petizione con le firme raccolte a: presidenza.repubblica at quirinale.it Antonino Drago via F.M. Briganti 412 80141 Napoli tel. 081 7803697 fax 06 233242218 Aprile 2004 Al Sig. Presidente della Repubblica Italiana, Dott. CARLO AZEGLIO CIAMPI 1. Siamo un gruppo di cittadini italiani che apprezzano vivamente il fatto che la legislazione italiana abbia fatto passi enormi verso la valorizzazione della difesa popolare non armata e nonviolenta (DPN), alla quale studiosi italiani e di altri Paesi (come Ebert, Sharp, Galtung, Muller) hanno dedicato studi e ricerche di alto valore scientifico. Ha iniziato la Corte Costituzionale con la sentenza n. 164 del 1985 sulla validità giuridica della difesa non armata. Rifiutando una semplicistica identificazione tra "sacro dovere di difesa della Patria" e "obbligo del servizio militare" ha affermato invece che quel sacro dovere poteva essere adempiuto anche con modalità non armate: donde la legittimità costituzionale di una legge che consentiva all'obiettore di coscienza di adempiere il dovere di difesa prestando un servizio civile. Da allora molto cammino è stato fatto. Quel principio è stato recepito dalla legge n. 230 del 1998 (che ha riformato la legge n. 772 del 1972 sull'obiezione di coscienza al servizio militare ed ha costituito l'Ufficio Nazionale del Servizio Civile (UNSC) presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri); e poi dopo dalla legge n. 64 del 2001, istitutiva del servizio civile volontario, la cui finalità è anche la difesa della Patria. Pertanto attualmente la difesa non armata è riconosciuta legislativamente sia sotto il profilo della "ricerca e sperimentazione di difesa civile non armata e nonviolenta"(art. 8, n. 2, lett. e, legge n. 230/1998), sia sotto quello dell'invio di obiettori in missioni umanitarie (art. 9 n. 7, stessa legge). In più, un recente decreto governativo del 18 febbraio 2004 ha istituito un Comitato di quindici esperti sulla Difesa Popolare Nonviolenta (DPN), il quale in particolare darà pareri su quali strategie, indirizzi e iniziative specifiche impegnare lo stanziamento, esistente già da tre anni, del bilancio UNSC destinato alla sperimentazione della Difesa Popolare Nonviolenta. Con quest'ultimo atto giuridico lo Stato porta a compimento la organizzazione minima che gli era necessaria per espletare il compito istituzionale della DPN. 2. Noi ci ricordiamo, Sig. Presidente, che Ella ha vissuto l'epoca della Resistenza con spirito di grande umanità e di profonda partecipazione. Ha quindi sperimentato direttamente il coraggio e l'eroismo manifestati dal popolo italiano non soltanto con la resistenza armata delle formazioni partigiane, ma altresì con la resistenza non armata di innumerevoli cittadini (uomini, donne, anziani, ragazzi) che, con enormi rischi, salvarono ebrei perseguitati dalle SS naziste, diedero ricetto ai partigiani, boicottarono gli ordini dell'occupante nazifascista. E come dimenticare i giganteschi scioperi degli operai nelle principali città industriali d'Italia per protestare contro la guerra e l'occupazione? In questo senso la Resistenza in parte rifletteva quella azione popolare nonviolenta che nel corso del Novecento ha ottenuto molteplici risultati positivi, avvenuto sotto la pressione di compatti movimenti nonviolenti; a cominciare dalla liberazione dell'India dal colonialismo, e poi l'abbattimento di molti regimi (ad es. nel 1989 quelli dei Paesi dell'Est europeo). Quindi la legislazione italiana ha riconosciuto un processo storico, che è avvenuto anche nel nostro Paese, quando si è distaccata dal passato con una difesa italiana rifondata sulla volontà popolare. 3. Con la legislazione suddetta ed il decreto suddetto, oggi lo Stato italiano ha portato a compimento la organizzazione minima necessaria per espletare come suo compito istituzionale l'inizio di una Difesa non armata e nonviolenta, la quale già oggi si realizza quotidianamente sul servizio civile svolto da migliaia di giovani; della quale difesa Lei, Sig. Presidente, è il Capo supremo, poiché Lei lo è per tutta la Difesa italiana. Ma questa nuova legislazione sul riconoscimento statale della DPN offre una prospettiva nuova anche al singolo cittadino (in particolare a tanti di noi che, da oltre venti anni si sentono obbligati in coscienza a non versare una quota delle loro tasse alla difesa armata per piuttosto darla ad iniziative di ONG per promuovere la DPN). Oggi l'UNSC ha già un capitolo di spesa per la DPN ed è abilitato a ricevere somme di privati. Ciò prospetta che il cittadino possa versare una quota delle sue tasse direttamente all'UNSC, affinché questo Ufficio la utilizzi a fini di difesa non armata. D'altronde già nel 1998 la Camera dei Deputati approvò un ordine del giorno che chiedeva al Governo il riconoscimento della opzione fiscale a favore della difesa non armata. (La nostra legislazione ammette già un'opzione fiscale da parte del cittadino: quella relativa all'8 per mille per le confessioni religiose). Pertanto Le chiediamo di prendere una iniziativa per far accogliere dallo Stato italiano la opzione tra difesa armata e difesa non armata nella destinazione di parte delle tasse. Infine, essendo ormai la DPN una parte costitutiva della Repubblica italiana, Le chiediamo di includere la una rappresentanza significativa della DPN nelle celebrazioni della Festa della Repubblica il 2 di giugno. Primi firmatari: Assopace, Pax Christi Italia, LOC; Pastori Massimo Aprile e Anna Maffei, P. Angelo Cavagna, Prof. Antonino Drago, Prof.ssa Giuliana Martirani, Roberto Minervino, Pasquale Salvio, Don Gennaro Somma, P. Alex Zanotelli Indirizzo: locosm@tin.ìt PETIZIONE POPOLARE: paghiamo per la pace anziché per la guerra! Al Sig. Presidente della Repubblica Italiana, Dott. CARLO AZEGLIO CIAMPI La Corte Costituzionale, a cominciare dalla sentenza n. 164 del 1985, ha sostenuto la validità giuridica della difesa non armata e nonviolenta. Ciò è stato accolto 1) dalla legge n. 230 del 1998 sull'obiezione di coscienza al servizio militare, sia con la "ricerca e sperimentazione di difesa civile non armata e nonviolenta" (art. 8, n. 2, lett. e), sia con l'invio di obiettori in missioni umanitarie (art. 9 n. 7 legge n. 230/1998); 2) e anche dalla legge n. 64 del 2001, istitutiva del servizio civile volontario, il quale è finalizzato anche alla difesa della Patria senza armi. La prima legge ha costituito l'Ufficio Nazionale del Servizio Civile (UNSC) presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri (quindi al di fuori del Ministero della Difesa). In più, un recente decreto governativo del 18 febbraio 2004 ha istituito un Comitato di quindici esperti sulla Difesa Popolare Nonviolenta, il quale darà pareri su quali iniziative impegnare lo stanziamento, esistente già da tre anni, del bilancio UNSC destinato alla ricerca su e sperimentazione della Difesa Popolare Nonviolenta. Ciò porta a compimento la organizzazione minima necessaria allo Stato per espletare come suo compito istituzionale la DPN. Pertanto a Lei, che presiede il Consiglio supremo della Difesa, che oggi è anche non armata, CHIEDIAMO DI · prendere una Sua iniziativa affinché lo Stato italiano legittimi il versamento di una parte delle tasse del contribuente che voglia optare per la DPN, versandola sull'apposito capitolo di spesa dell'UNSC; · includere la DPN nelle celebrazioni della Festa della Repubblica il 2 di giugno. Nome Cognome Indirizzo Firma Documento
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