25/02 Campobasso: Proiezione di SWEET SIXTEEN regia di Ken Loach



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rassegna cinematografica autogestita a cura dei Disobbedienti
MERCOLEDI 25 FEBBRAIO ore 21 SALA DOPOLAVORO FERROVIARIO
Proiezione di SWEET SIXTEEN regia di Ken Loach

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Bob Williams (Piovono Pietre), Maggie (Ladybird Ladybird), Carla (La
canzone di Carla), Joe (My name is Joe)e Paul, Mick e gli altri... volti,
personaggi e storie di vita quotidiana che scorrono invisibili, fantasmi
onnipresenti, per le strade della grigia Greenock, una cittadina lungo il
fiume Clyde, non lontana da Glasgow. Sono gli amici più vicini e sinceri
del giovane quindicenne Liam che sogna una famiglia che non ha mai avuto,
un nido sicuro dove vivere con sua madre, sua sorella ed il nipotino e che
per realizzare questo suo "normalissimo" sogno è costretto a spacciare
droga.

Sono le ombre più fedeli di Jean, la madre di Liam, finita in prigione a
scontare la pena al posto del suo compagno Stan e che uscirà in tempo per
festeggiare con il figlio il suo sedicesimo compleanno precipitando
nell’immane tragedia di scoprirsi una madre incapace di quell’amore materno
di cui ha estremo ed urgente bisogno la sua famiglia. E Ken Loach racconta
le loro "dolci" odissee riuscendo nell’ardua impresa di farci scorgere
spiragli di luce e di speranza negli istinti puliti e nella vibrante
energia di personaggi che coraggiosamente (ed inconscientemente) prendono
di petto la loro vita. Sweet sixteen diventa così il racconto di formazione
e di dolorosa presa di coscienza da parte del giovane Liam (l’esordiente e
straordinario Martin Compston capace di reggere sulle sue sole spalle
l’impietosa macchina da presa di Ken Loach) di una diversa realtà da come
l’aveva sempre sognata. E se non può esserci illusione peggiore nello
scoprire l’incapacità di amore di una madre forse è ancora più devastante
la tragedia di un confronto con la vastità di un mondo e di un futuro che
probabilmente non sanno nulla della tua esistenza.

Ken Loach (aiutato dal fedele sceneggiatore Paul Laverty) non perde così
l’occasione di raccontare un’altra di queste vite invisibili e fissandola
nel fotogramma di un’immagine spaventare l’immane solitudine di un’umanità
che vibra e pulsa sotto le pesanti macerie di una dura e falsa realtà.