Foglio di Collegamento n. 113



Cari amici,
                  vi invio nel corpo di questo messaggio e in allegato Word
il numero 113 del nostro Foglio di Collegamento.

Fateci sapere i vostri commenti e le vostre opinioni sugli articoli che
pubblichiamo e inviateci i vostri contributi.

Cordiali saluti e auguri di buon anno
Loredana Giannini

N. B. Si puo' chiedere in qualsiasi momento la cancellazione dalla lista
per l'invio del F. d. C.
         Se non volete ricevere l'allegato Word dal prossimo numero in poi,
fatecelo sapere

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FOGLIO  DI COLLEGAMENTO  INTERNO
DEL COMITATO PAUL ROUGEAU

Numero   113 - Dicembre  2003

Sommario:

1 ) Riceviamo da Kenneth Foster
2 ) I potenti violano i diritti umani, una requisitoria di Shirin Ebadi
3 ) Si fanno filtrare 'voci' per attenuare la vergogna di Guantanamo
4 ) Tribunali e pena di morte in Iraq dopo la cattura di Saddam
5 ) L'opportunismo della presidente filippina Arroyo, ex abolizionista
6 ) L'accusa nega vigorosamente l'incapacita' mentale di Malvo
7 ) Pena di morte per Muhammad, dopo molte esitazioni della giuria
8 ) I familiari possono essere desiderosi di vendetta, lo stato no
9 ) Ago 'crudele ed inusuale'? Rinvio di alcune esecuzioni a fine anno
10) I giudici della Corte suprema rampognano gli accusatori di Banks
11) Una nuova legge dell'Illinois limita fortemente la  pena di morte
12) Nicolas Yarris 'reo confesso' esonerato dopo 21 anni
13) Le confessioni sono prove altamente inaffidabili
14) Ricomincia decisamente a scendere il favore per la pena di morte
15) Hotel "Braccio della morte": l'ultima dimora di Richard
16) Pieno successo della mostra dei lavori di Kenneth e di Tony
17) Richiesta di corrispondenza
18) Notiziario: Arkansas, Iran, Sudan, Texas, Usa, Utah, Uzbekistan


1) RICEVIAMO DA KENNETH FOSTER

Cari amici italiani, innanzitutto desidero porgervi i miei auguri per
queste feste e spero con tutto il cuore che ogni giorno di festa sia
vissuto da voi godendone non solo fisicamente, ma anche intimamente e che
troviate un modo di manifestare all'esterno questa vostra gioia interiore.
   So che molti amici fuori di qui si chiedono cosa prova un prigioniero in
questo periodo dell'anno. Vorrei darvene un'idea per un momento. Ovviamente
non posso dirvi cio' che prova ognuno di noi, ma posso parlarvi della mia
esperienza personale e questa riflette anche quella dei miei vicini.
   Le festivita' natalizie sono senza dubbio il periodo dell'anno piu'
difficile per i prigionieri. Come tutti sappiamo, questo e' il momento
dell'amore, del donare e delle riunioni familiari. Tristemente, tutte
queste cose scarseggiano in carcere.  Molti prigionieri, ma non tutti,
avevano avuto la possibilita' di vivere i bei momenti di queste feste. Ci
sono alcuni che sono cresciuti in condizioni estreme (per una ragione o per
un'altra) e non hanno mai potuto godere della bellezza di questi momenti
dell'anno. Tutti quanti pero' hanno sperimentato almeno quelli che
dovrebbero essere i sentimenti piu' profondi tipici di questo periodo.
Sentiamo la musica, vediamo le decorazioni, sentiamo l'odore dei cibi e
quindi sappiamo che indipendentemente dalla nostra effettiva condizione
questi sono momenti speciali. Quindi arriviamo in prigione con il ricordo
di queste cose.
   Quelli di noi che hanno dedicato la vita a trovare un modo di vivere
migliore e che hanno cercato di redimere il proprio spirito, affrontano
questo periodo dell'anno in un modo diverso. Invece di dimostrarci freddi e
di soffrire, facciamo il contrario - cerchiamo di diffondere calore,
speranza e sentimenti positivi. La cosa piu' dura per noi e ricordare cio'
che abbiamo lasciato dietro a noi. E' molto duro ricordare il sapore della
torta fatta in casa da tua madre, la ricetta della nonna per cucinare il
tacchino, e la cosa piu' dolorosa e' ricordare il contatto fisico con i
tuoi cari, i sorrisi dei tuoi amici e gli abbracci dei tuoi figli. Questi
sono tempi molto difficili. Ma qualsiasi persona che viva con spiritualita'
sa che non dobbiamo affondare in profondita' negative, ma che solo cercando
di essere positivi possiamo cambiare le cose che ci circondano.
   Siamo circondati da un ambiente molto opprimente. Il nostro movimento
fisico e' limitato e le cose che possiamo ricevere sono ancora piu'
limitate. Tutti sappiamo di possedere cinque sensi (vista, udito, odorato,
gusto e tatto) e quindi siamo impediti, dietro a queste sbarre di acciaio e
a queste mura di cemento, di utilizzare anche questi sensi. Ma tutti quelli
che se ne intendono un po' dei problemi delle persone "menomate" (menomate
in uno dei cinque sensi) sanno che, se uno dei sensi viene meno, gli altri
sensi vengono acuiti, ma il senso che piu' viene acuito e' il sesto senso,
lo Spirito, attraverso il quale anche gli altri sensi vengono rafforzati.
   Molti dei nostri fratelli (indipendentemente dal colore o dal credo) si
rendono conto che in questo momento dell'anno dobbiamo cercare
reciprocamente di consolarci. Lo facciamo condividendo storie del nostro
passato - la prima bicicletta ricevuta, il pupazzo di neve che facemmo con
gli amici, le riunioni familiari - e questi frammenti di noi stessi
attivano la gioia in noi. Inoltre, con queste riflessioni impariamo
un'altra grande lezione - impariamo ad apprezzare. In questo posto dobbiamo
sopravvivere accontentandoci delle cose a malapena indispensabili. Molti di
noi rinunciano alle cose che vorrebbero per avere le cose che occorrono;
quindi per molte persone la prigione puo' diventare una lotta
indescrivibile, diventa pura sopravvivenza. Percio' attraverso questa lotta
possiamo imparare ad apprezzare cio' che avevamo e cio' che abbiamo.
Impariamo anche ad aprire il cuore agli altri, perche' anche se siamo nel
braccio della morte, ci rendiamo conto che ci sono bambini e anziani nel
"braccio della morte" nelle strade, nelle comunita' povere, e che non hanno
un posto dove andare e non sanno cosa fare di se stessi, proprio come
accade a noi qui. E' cosi' condividiamo il dolore dell'Umanita'. Non e' una
cosa facile da sperimentare,  ma ci rendiamo conto che forse, se ci venisse
data una seconda possibilita' nella vita, potremmo costituire una
differenza per quelle persone. Non c'e' aiuto migliore di quello che
proviene da una persona che ti solleva da una situazione nella quale essa
stessa si trovava, perche' questa non ti solleva con l'intenzione di
aiutarti solo fisicamente, ma l'aiuto viene dal cuore ed e' dato con vero
amore e compassione, che sono le energie piu' potenti del mondo. Queste
sono le lezioni brutali ma meravigliose del nostro viaggio.
   Nel contempo troviamo il tempo per sorridere. Riceveremo un pasto
decente il giorno del Ringraziamento e a Natale, cosi' potremo avere un
assaggio di tacchino, salsa e qualche pezzetto di torta per i golosi, e poi
ci sono i cibi che ci prepareremo fra noi, che cercheremo di arrabattarci a
preparare e che ci invieremo da una cella all'altra accompagnati da auguri
di vita e di pace. Troviamo amore fraterno fra noi e provvederemo a fornire
qualche cosa di buono anche a quelli che non hanno potuto contribuire ai
cibi, quindi il significato di queste festivita' sara' avvertito e
dimostrato anche qui dentro.
   Mentre staro' qui solennemente seduto nella mia cella, concedendomi il
raro lusso di una tazza di cioccolata calda,  forse canticchiando una
canzone natalizia, lascero' per un po' questa cella per riunirmi ai miei
cari. Entrero' nei loro cuori e nelle loro menti, preghero' per loro piu'
che per me stesso, e mentre sorrideranno pensando che sono il ciocco di
legna in piu' nel loro camino per riscaldare il loro cuore, sara' stato il
mio spirito che dall'interno di questo posto freddo ha mandato loro tutto
quel calore. E sara' realizzando questo progetto, di non cadere nelle
profondita' della disperazione e dell'odio, che io sorridero' e andro'
vanti a testa alta sapendo che mi sono sollevato al di sopra di questo
posto e che sono ancora capace di apprezzare cio' che queste feste
natalizie rappresentano davvero. Oggi ho la fortuna di potervi inviare i
miei auguri. Vi dico CIAO, mando amore a tutti e dal profondo della mia
anima auguro Pace e Buona Volonta' a tutto il genere umano.


2) I POTENTI VIOLANO I DIRITTI UMANI, UNA REQUISITORIA DI SHIRIN EBADI

Il conferimento del premio Nobel per la pace di quest'anno all'iraniana
Shirin Ebadi - avvocatessa, docente universitaria e saggista - ha lasciato
schiere di scontenti tra i 'fan' dell'infaticabile viaggiatore Papa Woityla
ed anche tra gli abolizionisti che speravano nella premiazione dell'ex
Governatore dell'Illinois George Ryan, il quale nel gennaio 2003 ha
svuotato il braccio della morte del proprio stato.
   Tutti hanno dovuto pero' riconoscere i meriti di questa attivista di 56
anni diverse volte incarcerata in conseguenza del suo impegno politico -
prima donna mussulmana a vincere il Nobel - che, lavorando con grande
coraggio, abilita' e prudenza in un ambiente difficilissimo, prima sotto lo
Scia' e poi sotto il regime degli Ayatollah, ha lottato per l'affermazione
dei diritti umani dei bambini e delle donne nel proprio paese e per
l'avvento della democrazia negli stati islamici. Shirin Ebadi, fin dal
discorso ufficiale preparato per la cerimonia di premiazione ad Oslo,
dimostrando di avere una visione molto chiara ed indipendente delle attuali
vicende globali, ha denunciato con forza e candore le macroscopiche
violazioni dei diritti umani compiute dalle massime potenze negli ultimi
decenni e soprattutto dopo gli attacchi dell'11 settembre 2001 "con il
pretesto della lotta al terrorismo."
   "Negli ultimi due anni alcuni stati hanno violato le leggi e i principi
universali riguardanti i diritti umani utilizzando gli eventi dell'11
settembre 2001 e la guerra al terrorismo internazionale come pretesti," ha
detto senza mezzi termini Ebadi e ha ribadito: "Regolamenti che restringono
i diritti umani e le liberta' fondamentali... sono stati giustificati ed
hanno avuto una legittimazione sotto la maschera della guerra la
terrorismo."
    In proposito, non e' mancata una sua esplicita condanna delle
violazioni delle Convenzioni di Ginevra che si realizzano nel campo di
detenzione statunitense di Guantanamo Bay.


3) SI FANNO FILTRARE 'VOCI' PER ATTENUARE LA VERGOGNA DI GUANTANAMO

Anche se la forma giuridica del campo di detenzione di Guantanamo e' del
tutto simile a quella dei 'lager' nazisti, essendo profondamente diverso il
contesto in cui e' stato realizzato il campo attuale, vi sono grandi
differenze tra queste due 'istituzioni totali'. Una caratteristica
peculiare del campo di Guantanamo e' la necessita' di avvolgerlo una
propaganda costante fatta di notizie e di 'voci' che vengono fatte
'filtrare' in continuazione, spesso in maniera anonima, per sostenere
questa vergogna in un contesto globale  molto piu' avanzato, per quanto
riguarda la preoccupazione per il rispetto dei diritti umani, di quanto non
lo fosse il mondo degli anni trenta e quaranta.
   Nell'ultimo mese si sono registrate voci che danno ancora una volta per
imminenti dei processi, che preannunciano il rilascio di un centinaio di
detenuti (i quali purtroppo sono per lo piu' destinati a subire un
trattamento se possibile peggiore nei loro paesi di origine) ed una ventina
di detenuti sono stati effettivamente 'liberati' il 21 novembre. Essi sono
stati subito sostituiti da prigionieri provenienti da un altro campo di
detenzione segreto esterno agli Stati Uniti. Sono state fatte inoltre
trapelare ampie notizie sul trattamento privilegiato di tre ragazzi la cui
eta' varia dai 13 ai 15 anni. Questi verrebbero interrogati con uno
speciale rispetto e godrebbero della possibilita' di studiare e di una
certa liberta', potrebbero giocare a calcetto e anche godersi dei
documentari del National Geographic in una mezz'ora di ricreazione, prima
di andare a letto alle 21.
   Il 3 dicembre il Pentagono ha annunciato che sarebbe stato consentito al
detenuto australiano David Hicks di vedere un avvocato e la stessa cosa e'
stata preannunciata il giorno dopo per il detenuto americano Yaser Esam
Hamdi. Si e' precisato che tali concessioni costituiscono un atto di
liberalita' dell'Amministrazione e arrivano dopo che i prigionieri hanno
fornito tutte le informazioni in loro possesso ai servizi segreti. Le
concessioni, non conseguendo ad alcun diritto dei detenuti, "non possono
costituire un precedente". Gli osservatori ritengono che questa mossa abbia
lo scopo di ammorbidire la Corte Suprema federale che ha accettato di
esaminare la liceita' costituzionale della detenzione a Guantanamo (v. n.
112) in seguito ai ricorsi di numerosi prigionieri, tra cui Hamdi, nonche'
di diminuire l'attrito con l'Australia, fedelissimo alleato degli USA nella
'guerra al terrore'.
   Il colonnello Will Gunn - capo degli avvocati difensori nelle
costituende commissioni militari (spesso chiamate con disprezzo 'tribunali
canguro') che, secondo le voci, dovrebbero presto giudicare alcuni dei
prigionieri di Guantanamo - continua a soffiare alla stampa dichiarazioni
da cui dovrebbe trasparire il suo entusiasmo e la sua fiducia in una
corretta difesa legale degli imputati, del tutto indipendente dal volere
del governo che gli paga lo stipendio. "Siamo una nazione in guerra" ha
dichiarato Gunn il 22 novembre. "Quando si e' in guerra c'e' la tentazione
di restringere i diritti e di pensare alla vendetta. Ma siamo una grande
nazione e dobbiamo dar prova di essere coerenti con i nostri valori."
   "Credo che sia di vitale importanza per la causa della liberta' che
questi individui ricevano un giusto processo", ha detto anche Gunn. Si e'
appreso pero' il 3 dicembre dal quotidiano inglese The Guardian che un
gruppo di sei ufficiali che si erano detti disponibili a difendere gli
accusati davanti alle commissioni militari e' entrato in conflitto con
l'Amministrazione che pretendeva sottomissione e la facolta' di spiarli
liberamente nei loro contatti con gli assistiti.  Secondo il Guardian,
poche ore dopo aver manifestato le proprie perplessita' questi potenziali
difensori sono stati esonerati
   Johan Steyn, dei piu' autorevoli giudici inglesi, membro della piu' alta
Corte di appello del Regno Unito presso la Camera dei Lord, il 25 novembre
ha condannato senza mezzi termini il campo di Guantanamo. "Come uomo di
legge educato ad ammirare gli ideali della democrazia americana e la
giustizia devo dire a questo riguardo che si tratta di una mostruosa
sconfitta della giustizia." Il Pentagono (che non ha potuto fare orecchie
da mercante come il governo inglese) ha replicato tramite il Consigliere
legale signora Ruth Wedgwood che probabilmente Steyn non ha capito bene di
che cosa si tratta. La Wedgwood ha ricordato che "li' vi sono persone che
intendono uccidere dei civili innocenti." La presa di posizione di Steyn e'
avvenuta subito dopo il raggiungimento di un accordo tra i governi degli
Stati Uniti e dell'Australia riguardo alle modalita' del processo in un
'tribunale canguro' dei due cittadini australiani detenuti a Guantanamo,
per i quali non verrebbe chiesta la pena di morte.


4) TRIBUNALI E PENA DI MORTE IN IRAQ DOPO LA CATTURA DI SADDAM

Vi sono difficolta' oggettive nel perseguire efficacemente e giudicare
equamente i responsabili di crimini contro l'umanita' e di crimini di
guerra appartenenti al deposto regime di Saddam Hussein. Si tratta di
difficolta' economiche ed organizzative e difficolta' di ordine giuridico e
concettuale. Sono problemi superabili con un impegno internazionale
commisurato all'importanza della posta in gioco. Certo il comportamento del
governo di occupazione anglo-americano e del Consiglio di governo iracheno
non lascia prevedere l'avvento di una vera giustizia, che non e' esclusivo
diritto degli Iracheni o degli Americani ma e' dovuta a tutti i popoli del
mondo (v. n. 111).
   Gli Americani, gli Inglesi e il Consiglio di governo iracheno vogliono
che siano gli stessi Iracheni a giudicare i loro connazionali, scartando
l'opzione dei tribunali internazionali e l'intervento delle Nazioni Unite.
Americani e Iracheni sono orientati a ripristinare la pena di morte "come
in Texas", gli Inglesi - almeno formalmente - sono contrari.
   Amnesty International e le altre organizzazioni che perseguono i diritti
umani hanno chiesto che gli Iracheni responsabili di gravi crimini siano
giudicati da tribunali internazionali qualificati, indipendenti ed
equilibrati riguardo alla provenienza geopolitica dei giudici, che non
preveda la pena capitale. C'e' gia' un tribunale che ha queste
caratteristiche, e' il Tribunale Penale Internazionale, istituito col
Trattato di Roma del 1998 e divenuto operativo il 1° luglio 2002 con il
raggiungimento del prescritto numero di ratifiche. Purtroppo questo
tribunale non e' stato accattato dall'Iraq e dagli Stati Uniti. Gli USA
anzi lo hanno attivamente boicottato (v. n. 99).
   Il governatore americano Paul Bremer ha sfornato il 9 dicembre lo
statuto dei tribunali speciali che dovrebbero giudicare gli esponenti del
regime di Saddam Hussein, nonostante il fatto che per ora non vi sia alcuna
struttura investigativa o giudiziaria che ne permetta la realizzazione. Lo
statuto e', in gran parte, un collage di brani dello statuto del Tribunale
Penale Internazionale contestato dagli Americani. Il 10 dicembre Bremer ha
consentito al Consiglio di Governo iracheno (organo puramente consultivo
fino alla fine del prossimo mese di giugno) di prendere il potere per il
tempo necessario a trasformare il legge lo statuto preparato dagli
Americani. Lo statuto divenuto legge e' ancora incompleto sotto diversi
aspetti e non e' chiaro se contempli o meno la pena di morte.
    Per quanto riguarda Saddam Hussein catturato il 13 dicembre - il quale,
secondo voci da controllare, sarebbe stato immediatamente 'interrogato'
dagli Americani in localita' segreta fornendo informazioni molto utili
nella 'guerra al terrore' - si e' fatto subito un gran parlare di pena di
morte. La parola e' stata data soprattutto ad esponenti iracheni. Una
dichiarazione di Tony Blair (" E' una cosa che secondo me deve essere
determinata dal governo e dal popolo iracheno") puo' far sorgere il dubbio
che l'Inghilterra si voglia 'lavare le mani' nell'evenienza di una condanna
a morte dell'ex presidente dell'Iraq da parte dei suoi concittadini. La
stessa cosa potrebbe fare il governo australiano. Il Segretario Generale
dell'ONU Kofi Annan ha precisato che le Nazioni Unite non possono
appoggiare la scelta della pena di morte per Saddam: "Le Nazioni Unite non
sostengono la pena di morte."
    Dei 55 Iracheni inclusi nella lista dei piu' ricercati dagli Americani,
ne sono stati fino ad ora catturati 39 compreso Saddam Hussein (oltre ai 2,
i figli di Saddam Uday e Qusay, che sono stati uccisi). Costoro sono i
primi candidati ad un processo davanti ai tribunali speciali che si terra'
in un futuro non immediato. Nel frattempo questi e centinaia di altri
prigionieri iracheni continueranno ad essere detenuti in condizioni pietose
e privati dei piu' elementari diritti, interrogati dai 'servizi' e forse
torturati. Il tutto avviene in segreto, a parte le 'voci' che gli Americani
decidono di volta in volta di far trapelare.  A proposito di interrogatori
e torture, Amnesty e le altre organizzazioni per i diritti umani dovrebbero
pretendere che si chiarisca al piu' presto la notizia, filtrata alla fine
di novembre, della sospetta morte sotto tortura di un generale iracheno
nonche' la voce, che si e' sparsa nel corso del 2002, riguardante la morte
in Afghanistan di due prigionieri 'sotto interrogatorio' della CIA.


5) L'OPPORTUNISMO DELLA PRESIDENTE FILIPPINA ARROYO, EX ABOLIZIONISTA

La presidente delle Filippine Gloria Macapagal-Arroyo, si era fatta
eleggere, con l'appoggio dei cattolici, professando una pura fede
abolizionista. Poi aveva avuto dei ripensamenti. Guardando alle elezioni
del prossimo mese di maggio, nelle quali aspira alla rielezione, ha pensato
bene di cambiare definitivamente alleanze ad atteggiamento riguardo alla
pena di morte. In novembre ha dichiarato di essere favorevole alla ripresa
delle esecuzioni capitali per contrastare la piaga dei rapimenti ed i
crimini connessi con il traffico di droga. Il 5 dicembre ha posto fine
all'ultima moratoria che lei stessa aveva decretato il 30 settembre 2002.
   Gloria Arroyo, che si e' voluta cosi' garantire l'appoggio della
influente e danarosa comunita' di etnia cinese, ha dichiarato: "Il dolore
delle vittime di crimini atroci si e' diffuso in tutta la comunita'
nazionale e io non posso voltare le spalle al grido che richiede una giusta
retribuzione secondo la legge." C'e' da notare che le recentissime uscite
della presidente sulla pena di morte non sono state tutte dello stesso
segno. Per esempio il 25 novembre la medesima aveva dichiarato, per
contentare i cattolici, di non credere che la pena di morte sia un
deterrente per i rapimenti ed altri odiosi crimini.
   Grandi oscillazioni riguardo all'uso della pena di morte hanno
caratterizzato anche la precedente presidenza, quella di Joseph Estrada.
Corazon Aquino, divenuta presidente alla fine della dittatura di Marcos,
era stata una coerente abolizionista e la proibizione della pena di morte
era stata inserita nella Costituzione democratica del 1987. Poi la pena
capitale era stata ripristinata dal generale Ramos nel '93.
   Nei bracci della morte delle Filippine vi sono piu' di mille
prigionieri, una trentina dei quali hanno esaurito le possibilita' di
appello. Non e' sicuro che la revoca della moratoria di per se' faccia
riprendere a breve le esecuzioni, sospese ormai da quattro anni, anche se
si e' saputo che sono in corso dei preparativi per uccidere in gennaio un
primo prigioniero, condannato a morte per violenza carnale, di cui non e'
stato rivelato il nome.
   La chiesa cattolica, le organizzazioni internazionali per i diritti
umani e la stessa Unione Europea per mezzo dell'ambasciatore italiano
Umberto Colesanti, hanno protestato vivamente contro il passo compiuto
dalla Arroyo. Tra Filippine ed Unione Europea si e' sfiorato l'incidente
diplomatico.


6) L'ACCUSA NEGA VIGOROSAMENTE L'INCAPACITA' MENTALE DI MALVO

Nel processo contro il cecchino Lee John Malvo la difesa ha esordito il 17
novembre facendo proiettare su un grande schermo una foto dell'accusato
presa poco prima che egli commettesse i suoi crimini: e' una
rappresentazione dell'innocenza in un ragazzo esile, accuratamente vestito
con maglia a scacchi e pantaloni scuri, recante una Bibbia. Gli avvocati
difensori di Malvo hanno detto subito alla giuria che non intendono
contestare che egli sia l'autore dell'omicidio della signora Linda
Franklin, di cui e' stato accusato. Invece vogliono dimostrare che egli e'
innocente per ragioni di insanita' mentale, avendo subito un lavaggio del
cervello da parte di John Allen Muhammad, il veterano della guerra del
Golfo di 42 anni che egli ha adottato quale figura paterna.
   L'accusa ha in seguito avuto buon gioco nel far ascoltare alla giuria la
lunga registrazione della confessione di Malvo alla polizia. Senza
l'assistenza di un avvocato, abilmente pilotato da due inquisitori, una
donna e un uomo, egli tranquillamente ammette - a volte vantandosi, a volte
esagerando e fornendo versioni inesatte dei fatti - di aver sparato:
"volevo ucciderli, tutti."
    La difesa, sostenendo che Malvo non sa distinguere il bene dal male, ha
chiamato a testimoniare tre esperti. Lo psichiatra David Schrethlen,
professore alla Johns Hopkins University, ha attestato che il ragazzo ha
risposto in maniera anomala all'esame neuro-psichiatrico ed e' mentalmente
disturbato ma ha dovuto riconoscere che egli non soffre di malattie
mentali. Lo psicologo Dewey Cornell, docente all'Universita' della
Virginia, ha affermato che Malvo soffre di un 'disordine dissociativo' che
rende per lui difficile il contatto con la realta'. Ha inoltre riferito di
aver appreso in lunghi colloqui col giovane che, nel periodo antecedente
all'impresa delittuosa compiuta dalla coppia, Muhammad sottopose per mesi
il suo pupillo ad un duro addestramento psico-fisico, indottrinandolo in
merito all'oppressione dei neri da parte del Governo e isolandolo dalla
famiglia. Altri due esperti, uno psichiatra e una psicologa,  hanno
attestato la difficolta' di Malvo nel distinguere il bene dal male.
   L'accusatore Robert Horan Jr. ha veementemente attaccato e ridicolizzato
la difesa basata sull'incapacita' mentale di Malvo chiamando a testimoniare
due esperti, il piu' noto dei quali e' un soggetto a dir poco singolare. Si
tratta dell'attempato psicologo prof. Stanton E. Samenow, autore di
numerose pubblicazioni ed interventi nei media che tendono a dimostrare che
non vi sono cause ambientali, sociali o psicologiche per i crimini ma che i
delitti conseguono esclusivamente dalla volonta' perversa di chi li
commette. Famoso e' il suo libro del 1984 intitolato: "Dentro la mente
criminale" in cui egli sintetizza l'esperienza maturata in sei anni di
lavoro clinico all'Ospedale St. Elizabeth di Washington concludendo che i
delinquenti sono portatori di una "personalita' criminale" fin dalla prima
infanzia. "I criminali causano i crimini," scrive Samenow in quel libro.
"Non l'ambiente degradato, non i genitori inadeguati, la televisione, la
scuola, la droga o la disoccupazione. Il crimine risiede nella mente degli
esseri umani e non e' causato dalle condizioni sociali."
   Samenow ha ovviamente attestato che Malvo sa benissimo distinguere il
bene dal male e che non ha agito sotto un irresistibile impulso.
Interrogato dalla difesa, ha dovuto ammettere che in trenta anni di pratica
delle corti di giustizia non ha mai incontrato un criminale che non sapesse
distinguere il bene dal male. (Samenow e' uno di quegli esperti che si
pronunciano sempre e comunque contro gli accusati, anche nei casi palesi di
malattia o ritardo mentale).
   Il processo si avvia alla conclusione: speriamo nella maturata
avversione del popolo americano - cui appartiene la giuria - nei riguardi
dell'inflizione della pena di morte ai minorenni all'epoca del delitto...


7) PENA DI MORTE PER MUHAMMAD, DOPO MOLTE ESITAZIONI DELLA GIURIA

Ogni sforzo e' stato fatto sia dalle autorita' statali che federali per
assicurare la pena di morte per i due cecchini che hanno terrorizzato il
Maryland, la Virginia e Washington nell'ottobre del 2002: scelta dello
stato e delle corti in cui celebrare il processo, scelta dei capi di
imputazione, impiego di ingenti risorse per la raccolta e la preparazione
delle testimonianze e delle prove a carico. Tuttavia l'ottenimento della
pena di morte nei confronti di Muhammad e' stato meno facile del previsto
per l'intervento del cosiddetto 'fattore umano', in questo caso
rappresentato dei dubbi di coscienza dei giurati. E con Muhammad si andava
quasi sul sicuro. Maggiori incognite vi sono per l'esito del processo
contro Lee Boyd Malvo, minorenne all'epoca degli omicidi.
   Il processo all'adulto Muhammad ha preceduto di qualche settimana quello
di Malvo. Si e' risolto in una passeggiata per l'accusa che ha potuto
impressionare la giuria con l'esibizione di 130 testimoni, con le foto
raccapriccianti dei cadaveri delle vittime, con le testimonianze strazianti
dei parenti delle persone uccise, con l'audizione delle telefonate di
richiesta di aiuto registrate dal centralino del 911 (l' equivalente del
nostro 113). Per di piu' la difesa d'ufficio dell'imputato (costata allo
stato della Virginia oltre un milione di dollari) non si e' dimostrata
all'altezza del suo difficile compito: dopo aver prenotato due o tre
giornate per l'esibizione di prove  a discarico se l'e' cavata in meno di
tre ore (v. n. 112).
   Eppure alcuni dei giurati hanno avuto delle esitazioni nel votare il
verdetto di colpevolezza e la durata delle deliberazioni in camera di
consiglio si e' allungata a cavallo del week end dei giorni 15 e 16
novembre. Il 17 novembre e' arrivata la decisione: Muhammad e' stato
riconosciuto colpevole per le due imputazioni che costituiscono reato
capitale. Numerosi parenti delle loro vittime, con grande emozione, hanno
plaudito al verdetto.
   Ancora piu' tormentata e' stata, una settimana dopo, la decisione della
giuria riguardo all'inflizione delle pena (carcere a vita o sentenza di
morte). In Virginia i giurati per comminare la pena di morte devono
affermare la presenza due fattori aggravanti: che i crimini commessi siano
"vili, orribili o inumani" oltre alla futura pericolosita' dell'imputato.
La giuria ha cominciato a discutere venerdi' 21. Prima della pausa per il
week end, i giurati hanno chiesto al Giudice presidente Leroy F. Millette
Jr. che cosa sarebbe accaduto se non si fosse raggiunta l'unanimita'.
Millette, invece di chiarire che in tal caso l'imputato avrebbe avuto una
condanna a vita, ha esortato la giuria a proseguire la discussione ad
oltranza. La giurata Elizabeth Young ha chiesto a Leroy Millette se le era
consentito di documentarsi nell'arco del week end sulla questione della
pena capitale e il giudice le ha detto di no.
   Dopo il verdetto di morte emesso il 24 novembre, i giurati hanno reso
noti i loro dubbi nel corso della deliberazione e la difficolta' incontrata
nel raggiungere la prescritta unanimita'.
   La decisione della giuria dovra' essere formalizzata in una sentenza del
Giudice Leroy Millette il 12 febbraio prossimo. La legge della Virginia
consentirebbe ancora a Millette di optare per il carcere a vita, ma questa
eventualita' e' soltanto teorica.
   Le accuse che comportavano la pena di morte per John Allen Muhammad
erano due: l'esecuzione diretta di piu' di un omicidio nell'arco di tre
anni e la consumazione di un omicidio tendente ad intimidire il pubblico o
le autorita'. La giuria ha riconosciuto l'imputato colpevole per tutte e
due queste imputazioni estendendo molto, e probabilmente in modo indebito,
il dettato delle leggi della Virginia. Cio' potra' costituire la materia
per gli appelli di Muhammad contro la sua condanna capitale (v. n.112).
   Dato che alcuni assassini sono stati commessi dai cecchini anche in
Maryland e nello stato di Washington, oltre che in Virginia, e
probabilmente ulteriori crimini sono stati da loro compiuti in Alabama,
Georgia, Louisiana e nel Distretto di Columbia, i pubblici accusatori di
parecchi stati hanno manifestato l'intenzione di processare di nuovo
Muhammad subito dopo la sentenza del 12 febbraio, anche per assicurarsi che
egli non possa sfuggire alla pena di morte giovandosi degli appelli che le
leggi gli concedono. Tali dichiarazioni non significano pero' che in tutti
questi stati che vi sia una reale intenzione di replicare un processo tra
l'altro costosissimo per i contribuenti.


8) I FAMILIARI POSSONO ESSERE DESIDEROSI DI VENDETTA, LO STATO NO

Quando, dopo sei ore e mezza di camera di consiglio, il 17 novembre il
verdetto della giuria e' stato letto, e John Allen Muhammad e' stato
riconosciuto colpevole dei reati capitali imputatigli, i familiari delle
vittime hanno tirato un sospiro di sollievo e molti di loro,
successivamente intervistati, hanno detto di sperare che all'imputato
venisse comminata la pena di morte.
   L'adulto Muhammad e il ragazzo Lee Boyd Malvo hanno ucciso freddamente
almeno 10 persone e ne hanno ferite 6. Questi crimini sono stati commessi
senza movente, le vittime sono state bersagli del tutto casuali di un
fucile di precisione. La pazzia criminale di Muhammad e di Malvo e' stata
assoluta.
   Non posso, in tutta onesta', biasimare i familiari delle vittime
innocenti se il loro desiderio primo, fomentato dai media e della
propaganda politica americana, e' quello di chiedere il sangue dei folli
assassini dei loro cari. Anch'io, che pure mi batto con convinzione e
tenacia contro la perversione della pena capitale, se mi trovassi di fronte
ad un crimine cosi' ingiusto e insensato che colpisse uno dei miei cari,
potrei essere tentata di vendicarmi con ogni sforzo.
   Cio' che e' invece da biasimare, e' l'atteggiamento globale che dimostra
di appoggiare, approvare e sostenere questi desideri di vendetta. Tra i
familiari intervistati, alcuni hanno detto che la volonta' di Dio e' stata
compiuta, altri hanno parlato della possibilita' di "chiudere" la loro
sofferenza solo con la morte di Muhammad. Sembra impossibile che non vi sia
nessuno, tra coloro che si interessano di questi familiari, che decida di
aiutarli davvero invece di strumentalizzarli, inducendoli a ragionare e
facendogli capire come invece la "chiusura" del loro dolore puo' solo
derivare dalla cessazione dell'odio e dalla rinuncia alla vendetta.
   Sembra impossibile che nessuno voglia il vero interesse di queste povere
vittime e che non riesca a spiegare loro come vengano invece sfruttate, con
questo rigirare il coltello nelle loro piaghe, da un sistema che li vuole
vittime per sempre, perche' proprio di vittime ha bisogno per perpetuare il
proprio "business" basato sulla pena di morte. Non dimentichiamoci che il
terrore seminato da Muhammad e da  Malvo - nel momento piu' caldo della
campagna elettorale per le elezioni di medio termine del 2002 e alla
vigilia della guerra contro l'Iraq - e' stato una 'manna' per i candidati
piu' conservatori (v. n. 102, "Quasi una rissa per condannare a morte i due
cecchini" ). (Grazia)


9) AGO 'CRUDELE ED INUSUALE'? RINVIO DI ALCUNE ESECUZIONI A FINE ANNO

Non essendone previste altre entro la fine del mese, a meta' dicembre
possiamo fare un bilancio delle esecuzioni capitali compiute durante l'anno
negli Stati Uniti, contandone 65. Un numero inferiore a quello del 2002
(71) ed anche a quello del 2001 (66).  Il numero sarebbe stato piu' alto
se, per l'intervento delle corti di giustizia, non fossero state sospese
all'ultimo momento le esecuzioni di alcuni detenuti. Il motivo della
sospensione e' il dubbio che il metodo dell'iniezione letale sia un modo
crudele di uccidere i condannati e sia percio' incostituzionale. Tuttavia
il rinvio, con ogni probabilita', non avra' altro esito all'infuori di
quello di spostare nella prima meta' del 2004 le esecuzioni che dovevano
avvenire alla fine di quest'anno.
   Come abbiamo accennato nel numero precedente  (v. n. 112, "Peccato che i
condannati a morte non siano animali") gli avvocati di Abu-Ali Abdur'
Rahman, condannato a morte in Tennessee, gia' dal mese di maggio avevano
contestato l'iniezione letale soprattutto per l'uso del bromuro di
pancuronio, una sostanza, proibita nelle eutanasie degli animali domestici,
che potrebbe causare terribili sofferenze.
   All'inizio di dicembre tre condannati a morte del Texas giunti alle
soglie dell'esecuzione, Bobby Hines, Billy Vickers e Kevin Zimmerman, si
sono appellati contro l'uso del bromuro di pancuronio. Il loro ricorso e'
stato bocciato e ripresentato piu' volte a diverse corti finche' il 10
dicembre il giudice Antonin Scalia della Corte Suprema federale - con
appena 20 minuti di anticipo sull'orario fissato - ha ordinato di
sospendere l'esecuzione di Zimmerman. Cio' non significa che l'ultra
conservatore giudice Scalia fosse orientato a dichiarare inammissibile
l'iniezione letale cosi' come e' oggi praticata, con un pronunciamento che
getterebbe scompiglio nel sistema della pena di morte negli Stati Uniti.
Tuttavia egli si e' sentito in dovere di sospendere l'esecuzione in Texas e
di consentire una consultazione tra i giudici poiche' il 1° dicembre la
Corte Suprema aveva gia' accettato di discutere la liceita' dell'iniezione
letale rispondendo al ricorso di un condannato a morte dell'Alabama, tale
David Nelson. (Per Nelson, ex tossicodipendente, vi era il problema
aggiuntivo della mancanza di vene superficiali idonee all'introduzione di
un ago, il che avrebbe costretto un medico a praticare una o piu' incisioni
alla ricerca di vasi piu' grandi e profondi).
   Quando gia' in diversi stati si cominciava a sperare che la necessita'
di un approfondito esame della problematica inerente l'iniezione letale
avrebbe indotto la Corte Suprema a stabilire una moratoria di fatto, il 15
dicembre la massima corte ha votato a stretta maggioranza la revoca della
sospensione dell'esecuzione di Zimmerman. Hanno votato per la revoca i 5
giudici ultra conservatori (Rehnquist, Kennedy, O'Connor, Scalia, Thomas),
hanno votato contro i quattro giudici un po' meno conservatori (Breyer,
Ginsburg, Stevens, Souter) i quali avrebbero voluto legare il caso di
Zimmerman a quello di David Nelson dell'Alabama.
    Rimane la volonta' della Corte Suprema degli Stati Uniti di esaminare
la liceita' dell'iniezione letale relativamente al ricorso di Nelson. Ma la
decisione della massima corte potrebbe arrivare parecchi mesi dopo
l'uccisione di Zimmerman, di Hines, di Vickers e di molti altri.


10) I GIUDICI DELLA CORTE SUPREMA RAMPOGNANO GLI ACCUSATORI DI BANKS

Delma Banks, che si dichiara innocente, in 23 anni passati nel braccio
della morte del Texas ha avuto sedici date di esecuzione ed altrettante
sospensioni, l'ultima delle quali arrivata il 12 marzo scorso ad appena 10
minuti dall'iniezione letale (v. n. 105). L'accusa, durante il processo
celebrato contro di lui nel 1980, si comporto' in modo talmente scorretto
da suscitare perfino l'indignazione di alcuni eminenti personaggi
ultraconservatori - che intervennero nel febbraio 2003  per chiedere la
revisione del caso - ed ora anche dei nove anziani giudici vestiti di nero
che compongono la Corte Suprema federale.
   Anche l'ultraconservatore e ultracattolico giudice Antonin Scalia,
ferreo sostenitore della pena di morte in aperto dissenso con la posizione
del Papa, alla fine si e' dovuto rassegnare e si e' allineato con gli altri
membri della Corte Suprema che hanno criticato la condotta degli accusatori
nei riguardi di Banks in un'udienza tenutasi l'8 dicembre scorso.
   L'attuale avvocato di Banks, George Kendall, ha chiesto alla Corte
Suprema un nuovo processo per il proprio assistito dal momento che gli
accusatori consentirono a due testimoni chiave di mentire durante il
processo del 1980. L'accusa non solo omise di correggere le false
testimonianze, come sarebbe stato suo dovere, ma assicuro' anche alla
giuria nell'arringa conclusiva che la testimonianze erano corrette.
   Diversi membri della Corte Suprema nel corso dell'udienza hanno
contestato Gena Bunn, assistente del Ministro della Giustizia, che
rappresentava lo stato del Texas. Bunn ha provato a sostenere la tesi che
gli accusatori non mentirono e che, anche se lo avessero fatto, era compito
della difesa smentirli nel corso del processo o nei primi appelli contro la
sentenza di morte.
   La giudice Ruth Bader Ginsburg ha domandato come mai gli accusatori "che
hanno ingannato la giuria e la corte" non furono mai obbligati a fare
ammenda delle loro bugie.
   Scalia ha chiesto: "Signora Bunn, ha la possibilita' di argomentare che
non avrebbe avuto importanza che la giuria conoscesse la verita' ? Le
suggerirei di concentrare i sui sforzi su questo."
   Lo stesso Scalia ha suggerito di rinviare il caso alla Corte federale di
Appello del Quinto Circuito che in precedenza aveva respinto il ricorso di
Banks. In questo periodo la Corte Suprema sta trattando altri due casi in
cui la Corte del Quinto Circuito agi' in maniera simile.
   Durante il processo del 1980 un criminale, tale Charles Cook,
testimonio' che il nero Delma Banks gli confido' di aver sparato al
sedicenne bianco Richard Wayne Whitehead. Banks avrebbe consegnato a Cook
sia l'arma del delitto che l'auto della vittima. Durante il processo disse
espressamente che non vi erano stati patti tra lui e gli accusatori e che
la sua deposizione non era stata concordata con loro. Tutte e due queste
asserzioni erano delle bugie. L'accusa non si perito' di smentire il
testimone e omise di dire agli avvocati difensori di Banks che in cambio
della deposizione era stata cancellata un'accusa di incendio doloso contro
Cook.
   Il fatto fu scoperto dagli avvocati di Banks nel 1998, i quali
scoprirono anche la trascrizione di cio' che fu detto in un incontro in cui
un investigatore e un accusatore prepararono Cook a deporre in aula,
deridendolo quando non riusciva a ripetere bene la storiella concordata.
   Durante la fase di inflizione della pena la giuria ascolto' la
testimonianza di un altro delinquente, informatore della polizia, tale
Robert Farr. Farr fu pagato con 200 dollari per aiutare la polizia a
ritrovare l'arma del delitto. Farr dichiaro' di aver viaggiato insieme con
Banks che voleva recuperare la pistola, che aveva dato a Cook, con
l'intenzione di usarla in future rapine. Cio' dimostrava la futura
pericolosita' dell'imputato, condizione essenziale per l'inflizione di una
condanna a morte.
   Durante il processo fu chiesto espressamente a Farr se caso mai fosse
stato pagato dalla polizia. Farr disse di no e l'accusa omise di smentire
il testimone.
   La decisione della Corte Suprema sulla sorte di Banks si conoscera'
l'estate prossima. Quanto e' avvenuto l'8 dicembre lascia prevedere che
verra' annullata almeno la fase del processo in cui fu inflitta la pena di
morte, soluzione che oggi andrebbe bene anche allo stato del Texas. Se il
processo venisse annullato totalmente, la legge vigente nel 1980
richiederebbe la liberazione immediate e definitiva di Delma Banks.


11) UNA NUOVA LEGGE DELL'ILLINOIS LIMITA FORTEMENTE LA  PENA DI MORTE

La moratoria istituita del governatore George Ryan in Illinois all'inizio
del 2000 e' stata mantenuta dall'attuale governatore Blagojevich il quale
e' intenzionato a  revocarla solo quando il sistema della pena capitale
sara' stato completamente emendato. Al momento dell'istituzione della
moratoria, Ryan nomino' una commissione di studio sulla pena di morte. Una
legge approvata quasi all'unanimita' il 19 novembre recepisce molte delle
indicazioni fornite da tale commissione alla fine del 2002 e introduce
alcune garanzie suggerite dalla piu' recente ricerca criminologica.
   Tra i punti qualificanti di tale legge sono vengono citati i seguenti:
- la possibilita' per la Corte suprema dello stato di annullare una
sentenza capitale che appaia "fondamentalmente ingiusta" anche in mancanza
di errori giudiziari;
- la proibizione di infliggere la pena di morte ai ritardati mentali;
- la proibizione di chiedere la pena di morte in presenza di un'unica
testimonianza oculare, della testimonianza di un informatore detenuto o di
un complice;
- la fornitura, a chi sia ingiustamente accusato, dei mezzi necessari per
difendersi e per rimuovere le condanne impropriamente comminate, incluso un
largo accesso alle prove.

    Un punto importante (che ha causato accese discussioni ed ha ritardato
l'approvazione della legge) e' la radiazione dei poliziotti che rendono
testimonianze false nei processi per omicidio anche in mancanza di
un'azione penale contro di essi. Una legge precedentemente approvata
richiede inoltre che vengano registrati gli interrogatori e le confessioni
degli accusati di omicidio.
    Gli abolizionisti apprezzano l'approvazione di questa legge
dell'Illinois - che ha ricevuto tutti i 115 voti della Camera e la
grandissima maggioranza dei voti al Senato - quale progresso della civilta'
giuridica che limita fortemente le sentenze di morte e costituisce un passo
verso la cancellazione della pena capitale. Ulteriori riforme auspicate
dagli esperti che facevano parte della commissione nominata dal Governatore
Ryan includono nuovi procedimenti di riconoscimento dei sospetti da parte
dei testimoni oculari, l'immediata assegnazione agli arrestati di un
avvocato d'ufficio e la realizzazione di un laboratorio di indagine forense
del tutto indipendente dalla polizia.


12) NICOLAS YARRIS 'REO CONFESSO' ESONERATO DOPO 21 ANNI

Il 9 dicembre si e' saputo che lo stato della Pennsylvania non intendeva
chiedere un nuovo processo per Nicholas Yarris il cui processo originale
era stato annullato il 3 settembre, due mesi dopo che un test del DNA aveva
vanificato l'accusa di violenza carnale ed uccisione di una donna nel 1981
(v. n. 110). Non piu' condannato a morte, dovrebbe essere scarcerato dopo
aver passato piu' della meta' della sua vita in prigione. Rimane da
risolvere il problema di una condanna detentiva che si e' meritato in
Florida per una evasione dal braccio della morte compiuta nel 1985, nel
corso della quale commise una rapina.
   La disperazione indusse Yarris a rilasciare alcune false 'confessioni'
nel malaccorto tentativo di far riconsiderare il suo caso e conseguire una
commutazione della condanna a morte in una pena detentiva. Le confessioni
contribuirono a complicare la sua situazione. Una migliore idea fu quella
di chiedere il test del DNA, che fu accordato con un ritardo di 'soli' 14
anni dalla richiesta.
   L'avvocato di Nicholas Yarris spera che possano essere computati in
favore di questa vittima della 'giustizia' i 21 anni passati nel braccio
della morte della Pennsylvania e Nicholas possa essere subito rimesso in
liberta'.
   Nel 2003 in tutti gli Stati Uniti sono stati esonerati 10 condannati
alla pena capitale. In Pennsylvania sono stati esonerati 6 condannati a
morte dal '77 ad oggi, a fronte delle 3 esecuzioni portate a termine. E'
ora che si proclami una moratoria e tutto il sistema della pena capitale
della Pennsylvania venga sottoposto ad attenta analisi.


13) LE CONFESSIONI SONO PROVE ALTAMENTE INAFFIDABILI

Abbiamo parlato piu' volte dell'inaffidabilita' delle testimonianze
oculari. Ebbene, vi e' un altro tipo di "prove" apparentemente
inoppugnabili, che invece si dimostrano altrettanto fallaci: le confessioni
da parte degli imputati stessi.
   Nel 1989 cinque adolescenti furono arrestati e condannati con l'accusa
di aver assalito, violentato e lasciato quasi senza vita una donna al
Central Park di New York. Alcuni anni dopo la loro condanna fu annullata ed
essi furono liberati perche' un test del DNA dimostro' che erano innocenti
e che il colpevole era un altro uomo gia' in carcere per omicidio (il quale
ammise di aver commesso il reato). La ragione per cui i cinque ragazzi
erano stati in origine condannati era molto semplice: avevano 'confessato'.
   Pare veramente strano, a noi che ci troviamo fuori dagli ingranaggi
della macchina giudiziaria, che una persona possa confessare un crimine mai
commesso, magari preparandosi in questo modo una condanna a morte,  eppure
non e' cosi'. Nel corso degli anni, specie adesso che ci sono maggiori
possibilita' scientifiche di appurare la verita', sono emerse decine e
decine di casi di confessioni false in casi clamorosi. Per esempio, in
Illinois il 60% delle persone successivamente scagionate da accuse di
omicidio a partire dal 1970, avevano in un primo tempo dichiarato di essere
colpevoli del reato per cui erano state condannate. Le motivazioni che
inducono le persone a mentire "al contrario", assumendosi cioe' colpe che
non hanno sono molteplici. Spesso, come e' facile immaginare, si tratta di
persone che vengono maltrattate dalla polizia durante gli interrogatori
(con minacce fisiche e morali, con ritorsioni, con domande rivolte con
insistenza stressante e protratta troppo a lungo nel tempo, fino ad
arrivare all'uso della tortura e della violenza fisica vera e propria) a
tal punto che alla fine sono disposte ad ammettere qualsiasi cosa pur di
porre termine alle loro sofferenze immediate.
   A volte pero' i motivi sono da ricercare nell'ignoranza o nel fatto che
i sospetti sono minorati mentali: queste persone non si rendono conto di
che cosa stanno facendo nel momento in cui firmano, magari con una croce,
le carte che vengono loro presentate dalla polizia.
   Quando poi in aula si apprende che l'imputato ha confessato, i giurati
sono naturalmente indotti a credere autentica la confessione e non dubitare
della sua validita'. Le conseguenze sono prevedibili e, come in tutte le
condanne ingiuste, solo di rado la verita' viene a galla in tempo utile per
rimediare.
   I possibili correttivi per queste false ammissioni di colpa sono vari,
ma ancora pochissimo utilizzati: innanzitutto si possono almeno informare i
giurati dell'inaffidabilita' delle confessioni da parte degli imputati.
Pare pero' che molti giudici siano restii ad acconsentire che esperti
testimonino in tal senso, convinti che la giuria abbia "fiuto e istinto"
sufficienti a valutare la veridicita' delle confessioni. Un rimedio molto
piu' utile, sarebbe di disporre che tutti gli interrogatori da parte della
polizia venissero videoregistrati, in modo che le giurie potessero prendere
visione del modo con cui e' stata ottenuta l'eventuale confessione; senza
contare che con questo sistema molti poliziotti rinuncerebbero all'uso di
metodi "persuasivi" assolutamente illegali e crudeli.
        In una nazione come l'America, dove la pena che si rischia di far
scontare a un innocente e' molte volte irreversibile, dovrebbe esserci la
massima cautela di tipo preventivo per evitare condanne ingiuste, e
pertanto l'applicazione di questi rimedi e' auspicata da tutti gli
Americani che hanno a cuore la giustizia e che si rendono conto di come le
condanne ingiuste ledano l'immagine della nazione e danneggino tutti,
eccetto, naturalmente, i veri colpevoli. (Grazia)


14) RICOMINCIA DECISAMENTE A SCENDERE IL FAVORE PER LA PENA DI MORTE

Nella seconda parte del 2003 il favore per la pena di morte negli Stati
Uniti ha ricominciato a diminuire, e decisamente! Diverse indagini di
opinione eseguite negli ultimi due mesi concordano nel situare l'attuale
sostegno per la pena di morte al 64%, dato piu' basso dal '78 da
confrontare con l'80% del '94. Il sondaggio Gallup di ottobre rileva
inoltre che il 32% degli Americani si oppone alla pena capitale.
    Come avevamo detto nel numero 108, la diminuzione costante del sostegno
dei cittadini statunitensi per la pena capitale registratasi negli ultimi
dieci anni si era interrotta dopo gli attacchi dell'11 settembre 2001 e
fino al mese di maggio dell'anno che sta per chiudersi.  Il sondaggio
Gallup effettuato tra il  5 e il 7 maggio aveva trovato solo il 24% degli
Americani contrari alla pena di morte e il 74%  favorevoli, con un aumento
di 6-8 punti rispetto ai valori rilevati subito prima dell'11 settembre 2001.
    Ci auguriamo che il periodo peggiore sia passato e che le anomalie
registratesi nel corso di un anno e mezzo siano solo il frutto
dell'insicurezza prodotta dai fatti eccezionali del'11 settembre 2001, dal
misterioso fenomeno dell'antrace, dalle imprese dei due cecchini
dell'ottobre del 2002.
   La propaganda sfrenata dell'attuale Amministrazione ultra conservatrice,
che si sforza di presentare la pena di morte come una panacea per tutti i
mali sociali e per la violenza di portata nazionale ed internazionale,
probabilmente sta perdendo gran parte del suo smalto. Gli esperti, gli
'opinion leader', i media americani riprendono con piu' coraggio il loro
doveroso compito di analisi e di critica di quel mostruoso retaggio del
passato che e' la pena capitale.


15) HOTEL "BRACCIO DELLA MORTE": L'ULTIMA DIMORA DI RICHARD

Il 23 agosto 2000 ero a Salsomaggiore in vacanza e ricordo distintamente la
prima cosa che feci quel giorno: telefonai ad un amico dopo una notte
ansiosa, e non dovetti neppure formulare la domanda che mi stava a cuore,
perche' dal tono della sua voce capii che era accaduto cio' che nei giorni
precedenti avevamo temuto e tentato di scongiurare: Richard Wayne Jones era
stato ucciso dallo Stato del Texas.
   Arianna Ballotta che, insieme al marito e a molti altri italiani, lo
aveva seguito, aiutato e incoraggiato per tanti anni, era in quel momento
in Texas per salutarlo l'ultima volta.
   Nelle settimane precedenti avevamo partecipato ad una grande
mobilitazione per raccogliere le sottoscrizioni ad una richiesta di grazia
inviata a George Bush, allora governatore del Texas e impegnatissimo nella
sua corsa verso la Casa Bianca. Migliaia di persone avevano aderito
all'appello lanciato da Arianna e il Governatore era stato letteralmente
subissato di suppliche, ma era stato tutto inutile: Richard fu
spietatamente ucciso.
   Adesso, a distanza di tre anni dalla sua morte,  Arianna, grande amica
di Richard, con la collaborazione di Mirella Santamato (giornalista,
scrittrice e poetessa) e di Pietro Santoro (giornalista pubblicista), ha
realizzato per la Phoebus Edizioni un libro dedicato a lui e intitolato
"Texas Death Row Hotel". Il titolo (Hotel Braccio della Morte del Texas)
riprende la definizione data al "suo" carcere dallo stesso Richard e si
apre, per l'appunto, con la sua lunga, dettagliata, ironica e decisamente
vivida descrizione delle "delizie" riservate ai "clienti": "...All'interno
della vostra stanza avrete acqua corrente fredda, a volte di colore marrone
a volte di colore nero.... Il cibo variera', ma sara' sempre servito freddo
e con qualche extra: capelli, scarafaggi, vermi, feci di topi e insetti,
sporcizia e sudore... la maggior parte di coloro che lasciano il nostro
hotel lo fanno con un cartellino appeso a un piede!...".
   Nelle pagine seguenti il lettore non puo' che immedesimarsi nella
scrittrice Mirella Santamato che, passo dopo passo, "scopre" i dettagli
agghiaccianti e commoventi della storia di Richard, dalla sua infanzia
travagliata, fino ai particolari del suo caso giudiziario, con tutte le
ingiustizie e le anomalie che lo hanno caratterizzato. Seguono brani delle
lettere che Richard aveva inviato ad Arianna e ad altri amici, dalle quali
traspare tutto il suo altruismo, la sua sensibilita' e la sua capacita' di
perdonare.
   Dopo l'ansia trepidante delle settimane che precedono l'esecuzione, il
lettore e' colpito dalla commovente, e pur tuttavia minuziosa descrizione
fatta da Biagio (il marito di Arianna) delle varie fasi dell'omicidio
legalizzato di Richard: gli ultimi strazianti incontri con lui, l'arroganza
dei parenti che non lo hanno mai amato, ma che all'ultimo minuto avanzano
pretese e priorita', la freddezza distaccata e sprezzante dei cappellani
pagati dallo stato (altro che servitori di Dio!), le ultime parole di
Richard legato sul lettino, la sua morte apparentemente serena e, dopo, la
possibilita' di abbracciarlo per la prima volta, quando ormai e' disteso in
una bara.
   L'ultima parte del libro riporta i commenti ufficiali della stampa
americana che si oppone alla pena di morte (per fortuna anche negli Stati
Uniti una parte dei media si schiera, anche se con insufficiente energia,
sul fronte abolizionista), i commenti di David Atwood, Presidente della
Texas Coalition Against the Death Penalty, dichiarazioni di familiari di
vittime di crimini che aderiscono all'organizzazione "Murder Victims
Families for Reconciliation", e tante lettere scritte dagli amici di
Richard per commemorare la sua morte e, soprattutto, per celebrare la sua
personalita' positiva e buona.
   Le ultime parole, come le prime, sono di Richard e sono tratte
dall'ultima lettera ad Arianna: "...E' molto difficile accettare tutto
questo, ma mi vogliono morto sul serio, indipendentemente da quanto
duramente noi ci daremo da fare per mantenermi in vita, loro vinceranno....
Sai, non voglio essere da solo mentre muoio.... Tutto andra' bene. Con
tutto il mio amore, adesso e per sempre. Richard"
   Sono davvero contenta che questo libro sia stato scritto e pubblicato,
perche' mi ha permesso di conoscere meglio Richard, che non ho avuto il
privilegio di conoscere quando era in vita. Ritengo inoltre che esso possa
costituire un ottimo approccio alle problematiche connesse con la barbara
pratica della pena di morte e rappresenti una forte smentita dei diffusi
luoghi comuni che circolano sia sui condannati a morte che sulle carceri
che li "ospitano". (Grazia)

Per avere piu' ampie informazioni sul libro e per ordinarne delle copie
potete accedere al sito della Coalizione Italiana Contro la Pena di morte
all'indirizzo: http://www.coalit.org/librorichard.htm


16) PIENO SUCCESSO DELLA MOSTRA DEI LAVORI DI KENNETH E TONY

Come avevamo annunciato nel precedente bollettino, si e' tenuta a Torino,
nei locali del Sermig (l'Arsenale della Pace), nei giorni 13 e 14 dicembre,
la mostra delle poesie di Kenneth e dei disegni del suo amico Tony Ford.
   Siamo partiti con entusiasmo, spronati e animati dalle lettere di
Kenneth, e abbiamo lavorato sodo: dopo essere riusciti ad ottenere la
concessione dell'uso dei locali del Sermig, grazie alla generosa
accoglienza di Andrea Zampollo, ci siamo dati da fare per ottenere
risultati apprezzabili: ho contattato giornalisti e organizzazioni
umanitarie, tra cui anche la sezione di Torino di Amnesty International,
mentre Secondo, rivelandosi un abilissimo grafico, si e' occupato della
realizzazione completa dei cartelloni che riproducevano, con arte e cura
estrema dei dettagli, le poesie e gli splendidi disegni.
   Quando tutto era ormai praticamente pronto, pero', abbiamo avuto notizie
sconfortanti: per un malfunzionamento del server non si riusciva ad
inserire l'avviso della mostra nel sito del Sermig, il giornale che mi
aveva promesso uno spazietto per l'annuncio dell'iniziativa non ha potuto
inserire nulla, e i volantini che avevamo distribuito in giro sembravano
davvero troppo pochi.
Eravamo stanchissimi e un po' depressi, con la grande paura che il nostro
lavoro non avrebbe avuto nessun riscontro positivo, deludendo cosi' le
aspettative dei nostri due amici nel braccio della morte, che tanto hanno
sognato e atteso questo evento.
   Poi... quasi magicamente, come in un grandioso "puzzle", tutti i pezzi
sono andati al loro posto, dando un risultato stupendo, al di la' delle
nostre piu' rosee previsioni: la mostra e' stata realizzata in un fine
settimana durante il quale il Sermig ha ricevuto al visita di centinaia di
persone, per varie altre iniziative parallele alla nostra. La presenza
delle locandine che indirizzavano i visitatori verso i nostri locali,
l'attivita' di alcuni volontari del Sermig che distribuivano i nostri
volantini all'ingresso e il nostro entusiasmo hanno permesso che ...oltre
500 persone visitassero la mostra!
   Era un continuo andirivieni di gente: a tutti quelli che siamo riusciti
a fermare abbiamo chiesto di lasciare un saluto augurale ai nostri amici
prigionieri, raccogliendo circa 180 messaggi (ma meno di un terzo delle
persone ha scritto qualcosa). A molti abbiamo lasciato un volantino del
nostro Comitato, parlando anche della possibilita' di tenere conferenze
nelle scuole e invitando le persone a farsi portavoce per questa nostra
attivita' cosi' importante per formare le coscienze dei giovani.
   Gabriella Giuliari, l'amica e corrispondente di Tony Ford, e' venuta da
Genova e ci ha aiutati durante tutta la manifestazione. Ha portato con se'
una grande quantita' di oggetti e manufatti da mettere in vendita: il
nostro banchetto, che gia' presentava i libri delle poesie di Kenneth, le
magliette, i nostri opuscoli e gli  adesivi, si e' cosi' arricchito
moltissimo. Abbiamo anche realizzato un discreto incasso (circa 200 euro)
che andra' totalmente a Kenneth,  mentre denaro ricavato da Gabriella
andra' a Tony.
   Anche Gabriella e' stata felice del risultato di questa iniziativa e ha
deciso di portare a Genova il materiale (che ormai si puo' utilizzare molte
volte) per realizzare una mostra analoga.
   Giuseppe Lodoli, che e' venuto da Roma per questa occasione, ha
collaborato durante tutta la mostra, indirizzando i visitatori e
invitandoli a fermarsi per lasciare il loro saluto ai nostri amici in
Texas. Giuseppe ha tenuto, nei pomeriggi del 13 e del 14, una conferenza
sulla pena di morte e i diritti umani.
   Ad aiutarci e a visitarci sono venuti anche Irene D'Amico (la mia
efficientissima "partner" delle conferenze nelle scuole), Emanuele
Fumagalli, di Barzago, che pure corrisponde con Kenneth, Anna Maria e
Giovanni Esposito, che hanno affrontato il viaggio serale da Novara,
nonostante pesanti impegni di lavoro di Giovanni, pur di farci visita.
   Alla fine della seconda giornata eravamo stanchissimi ma davvero felici
della grande riuscita di questa iniziativa e pregustiamo la gioia di
Kenneth e di Tony quando riceveranno la fotocopia di tutte le firme che
abbiamo raccolto, le innumerevoli fotografie scattate, i soldini e
soprattutto la nostra descrizione entusiasta e minuziosa del loro successo!
(Grazia)


17) RICHIESTA DI CORRISPONDENZA

La nostra amica Alice Donato ci inoltra una richiesta di corrispondenza di
un condannato a morte della California: Mr. Franklin Lynch - P.O. Box  H
34201 - San Quentin State Prison - SAN QUENTIN, CA  94974 -  USA


18) NOTIZIARIO

Arkansas. Udienza per la grazia a Singleton malato mentale grave. Charles
Levine Singleton, che e' stato curato forzatamente per consentirgli di
riacquistare un minimo di consapevolezza, dovrebbe essere ucciso dallo
stato dell'Arkansas il 6 gennaio (v. n. 112). Il 12 dicembre si e' tenuta
per lui un'udienza davanti alla Commissione per le grazie. Non se ne
conosce l'esito.

Iran. Quattro condanne alla lapidazione. Secondo un articolo del giornale
Qods dell'11 novembre, riportato da Amnesty il 18 novembre, quattro uomini
accusati di una serie di violenze carnali sono stati condannati a morte per
lapidazione in Iran.

Sudan. Pena di morte e tortura. L'Organizzazione Mondiale Contro la tortura
ed Amnesty International hanno lanciato un appello per prevenire
l'esecuzione di 5 uomini in Sudan. Costoro sono stati arrestati il 1°
aprile e condannati a morte il 12 novembre. In prigione sarebbero stati
torturati con colpi di bastoni e tubi di gomma, con lo schiacciamento dei
testicoli, con tagli e con l'inserzione di bottiglie nell'ano. Si conoscono
i nomi dei torturatori, denunciati invano dai legali dei condannati.

Texas. Altra esecuzione fissata nell'anniversario del crimine. Come per
Raul Villareal, minorenne all'epoca del delitto, anche per Efrain Perez la
data di esecuzione e' stata fissata per il 23 giugno, undicesimo
anniversario del crimine per il quale sono stati condannati (v. n. 112). Il
giudice Wallace ha osservato che cosi' i parenti della vittima non dovranno
fare due viaggi ad Huntsville per assistere alle esecuzioni. A differenza
di Villareal, Perez si proclama innocente.

Texas. Tolta dal sito del TDCJ la descrizione dell'ultimo pasto dei
condannati a morte. La decisione presa a malincuore dai responsabili del
sito. "E' una questione di buon gusto" hanno osservato alcuni cittadini
scrivendo al Dipartimento delle carceri.

Usa. Continuano a diminuire i crimini in generale ma aumentano gli omicidi.
Secondo i dati raccolti dall'F.B.I. ci si deve aspettare, per il secondo
anno consecutivo, un aumento annuale degli omicidi negli Stati Uniti di
circa l'1%. Cio' nonostante si sia registrata una diminuzione del 3,1% dei
crimini in generale nella prima meta' dal 2003 rispetto allo stesso periodo
del 2002. Anche tra il 2001 e il 2002 si era verificata una - piu' modesta
- diminuzione dei crimini in generale.

Utah. Condannato a morte deceduto per occlusione intestinale. Roberto
Arguelles, la cui esecuzione era sospesa in attesa di una valutazione delle
sue condizioni mentali, e' morto il 16 novembre per occlusione intestinale.
Mangiava le sue feci e documenti legali.

Uzbekistan. Vietato convegno sulla pena di morte. A Taskent, capitale
dell'Uzbekistan, paese che desta particolari preoccupazioni per quanto
riguarda la pena di morte e la tortura, le autorita' hanno impedito lo
svolgimento di un convegno intitolato "La pena di morte: analisi, tendenze
e situazione attuale" promosso dall'associazione Madri contro la Pena di
morte e la Tortura. La delegazione di Amnesty, arrivata il 5 dicembre per
partecipare al Convegno, ha protestato vivamente.


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Questo numero e' stato chiuso il 15 dicembre 2003