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Da tiscali.it

Privacy addio, "spiati" per cinque anni

  
Le telefonate resteranno per cinque anni in archivio. Il governo ha 
mantenuto la promessa assunta con i magistrati e con le forze di 
polizia: i dati di traffico della telefonia mobile e fissa, della 
posta elettronica e della navigazione su Internet saranno conservati 
per 60 mesi. "In questo periodo, - scrive Dino Martirano sul Corriere 
della Sera - un pubblico ministero che indaga su reati gravi (ma 
anche l'avvocato di un indagato) avrà sempre la possibilità di 
ricostruire il tragitto seguito da una comunicazione, la sua durata, 
con tanto di mittente, destinatario e numero dei caratteri inviati 
per le e-mail". 

Nella "memoria obbligatoria" tenuta dai gestori resterà traccia dei 
siti visitati dagli utenti della rete ma non, mettono le mani avanti 
i ministri Roberto Castelli (Giustizia) e Lucio Stanca (Innovazione 
tecnologica), il contenuto della posta elettronica. La nuova norma è 
stata varata dal Consiglio dei ministri con un decreto legge e, 
dunque, entra subito in vigore. "C'è soddisfazione - rimarca Elsa 
Vinci su Repubblica - ma l'Autorità garante per la tutela della 
Privacy ammonisce: "La nuova disciplina può entrare in conflitto con 
le norme costituzionali sulla libertà e la segretezza delle 
comunicazioni e sulla libertà di manifestazione del pensiero". Il 
Garante confida in un attento esame del decreto da parte del 
Parlamento". Ma, poi, davanti a questo comunicato, il ministro 
Castelli si dice "stupito" perché "il Garante ha partecipato 
attivamente alla stesura del decreto". 

E se per il Garante Stefano Rodotà la norma è incostituzionale, 
contro il provvedimento, che cancella il limite massimo di 
conservazione dei dati (30 mesi) previsto dal codice della Privacy a 
partire dal 1° gennaio 2004, è scesa in campo anche l'Assoprovider 
che rappresenta le aziende fornitrici di accessi a Internet: 
"Assumendo che nella media i 24 milioni di utenti Internet ricevano 
solo un mega byte di posta al giorno, la conservazione di questo 
traffico per 5 anni genererebbe un archivio di circa 80 milioni di Cd-
Rom". Ma c'è anche altro: "Questo comporterebbe la creazione di 
archivi dai quali si potrebbe risalire agli interessi culturali, 
religiosi, politici, sessuali, etc. Nonché alla cerchia di relazioni 
di ciascun utente creando nei fatti un dossier a carico di ciascun 
cittadino". Esclusi soltanto "coloro che ancora non usano la rete". 

Ed è proprio il caso di dire addio alla privacy: i dati di traffico 
della telefonia mobile e fissa, della posta elettronica e della 
navigazione su Internet. saranno a disposizione dei pm che indagano 
su reati gravi, ma anche degli avvocati di indagati: "Nel telefono in 
salotto. Nel cellulare. Persino dentro il computer. Il Grande 
Orecchio della magistratura - commenta Massimo Martinelli Sul 
Messaggero - si prepara ad entrare nella nostra vita; in quella di 
tutti: delinquenti e gente perbene fino a prova contraria". 

I tabulati sono indispensabili per le istruttorie, ma la questione 
della posta elettronica deve però essere approfondita: "Occorre 
ribadire - sottolinea Vittorio Grevi sul Corriere della Sera - la 
necessità di una netta distinzione tra il piano della acquisizione 
dei dati "esterni" e il piano della conoscenza del contenuto delle 
corrispondenti comunicazioni telematiche, che deve comunque rimanere 
preclusa a tutti senza le peculiari garanzie previste dalla 
Costituzione. È necessario evitare con fermezza, invece, il rischio 
che la nuova disciplina possa offrire il pretesto per arbitrarie e 
incontrollate incursioni nella sfera della privacy individuale".