Iraq: campi di cluster bombs



Hrw: 13mila mine gialle E le mille vittime potevano essere evitate, secondo l'organizzazione per i diritti umani americana. Più colpite le zone centrali dell'Iraq: Hilla, Najaf, Nassiriya



GIULIANA SGRENA



Lo spettacolo era agghiacciante all'ospedale di Hilla, l'antica Babilonia, quando eravamo arrivati la mattina del 2 aprile, due giorni dopo uno dei bombardamenti più massicci di un quartiere della città e di alcuni villaggi intorno. L'atrio dell'ospedale, trasformato in pronto soccorso, era inzeppato di letti improvvisati per poter accogliere i sopravvissuti dei bombardamenti: oltre cento in un solo giorno, 33 invece non ce l'avevano fatta. Erano tutte vittime delle cluster bomb, le famigerate bombe a frammentazione, che avevano colpito la popolazione, tutti civili, molti bambini, donne, vecchi, che si trovavano in casa quando, all'ora di pranzo, erano arrivati gli aerei americani a sganciare sulle case il carico di bombe a grappolo. E' solo uno dei tanti episodi della guerra che avevamo testimoniato in Iraq e che è contenuto anche nel rapporto pubblicato ieri dall'organizzazione americana Human rights watch (Hrw) proprio sull'uso delle cluster bomb da parte delle truppe angloamericane durante la guerra. Più di mille iracheni sono stati uccisi o feriti dalle micidiali bombe durante l'invasione, e altri continuano a morire o a restare mutilati perché molti degli ordigni non sono esplosi subito. Secondo il rapporto di Hrw, dal 20 marzo al 9 aprile 2003 sono state usate complessivamente circa 13.000 cluster bomb - 10.782, la maggior parte sparate con i cannoni, dalle forze americane, più 70 bombe sganciate e altre 2.100 sparate da terra dalle forze britanniche - per un totale di circa 2 milioni di mini bombe. Si calcola che un 5 per cento di bombe non siano esplose subito, ma restino depositate nel terreno rappresentando un pericolo per i bambini che sono attratti dal colore giallo dei micidiali ordigni o anche per i contadini che si apprestano a coltivare la terra, o persino per i veicoli che si trovassero a passarci sopra. Il pericolo è tanto più grave perché le bombe sono state usate in zone densamente popolate, compresi alcuni quartieri di Baghdad, come a al Jadida, dove era stato bombardato un insediamento di profughi palestinesi.

Le zone più colpite dalle bombe a frammentazione (micidiali perché provocano in superficie dei piccoli fori ma le schegge penetrano nei tessuti e diventa praticamente impossibile rimuoverle) sono però quelle centrali di Hilla, Najaf e Nassiriya, dove tra marzo e aprile, Hrw ha registrato 2.279 vittime tra i civili, di cui 678 morti e 1.601 feriti. Il 90 per cento dei pazienti curati nell'ospedale di Hilla, secondo il direttore, erano feriti da cluster bomb.

Sotto accusa di Human rights watch anche la strategia della «decapitazione» adottata per intercettare i leader del regime: in 50 attacchi non è stato colpito nessuno degli obiettivi mentre sono state uccise decine di persone, perché si basavano su intercettazioni di chiamate dai telefoni satellitari Thuraya (che sono accurate solo nel raggio di 100 metri) e inadeguati supporti dell'intelligence. Un esempio: sulla base di una intercettazione telefonica il 7 aprile era stata bombardata una palazzina nel quartiere residenziale della capitale, al Mansour, alle spalle di un noto ristorante, per colpire Saddam Hussein che si sarebbe trovato in quella casa per pranzare con i familiari. Sotto le macerie erano rimasti i corpi carbonizzati di 18 degli abitanti della casa e di Saddam nessuna traccia.

«La strategia della decapitazione è stata un totale fallimento sul piano militare, visto che non ha ucciso un solo leader iracheno in 50 attacchi, ma è stata anche un fallimento sul terreno dei diritti umani. Non si può usare un'arma di precisione quando l'obiettivo non è stato individuato con precisione», sostiene Kenneth Roth, direttore esecutivo di Human rights watch.

L'organizzazione non ha la pretesa di fornire delle cifre complessive sul numero delle vittime, sostenendo che forse è impossibile fare un bilancio completo, ma riferisce alcune rilevazioni fatte attraverso dati forniti dagli ospedali: l'Associated press interpellando 60 sui 124 ospedali iracheni subito dopo la fine delle maggiori operazioni di guerra era arrivata a calcolare almeno 3.420 civili morti, ma definiva il conteggio «frammentario» e sicuramente inferiore alla realtà. Di questi più di 400 civili sono morti a Nassiriya, comprese 72 donne e 169 bambini, ai quali occorre aggiungere 700 tra donne e bambini feriti.

Ma soprattutto Hrw sostiene che le vittime dovevano e potevano essere «evitate» perché le forze della coalizione avrebbero dovuto rispettare le convenzioni internazionali sui conflitti, che proibiscono gli attacchi indiscriminati contro i civili.

Il rapporto di Hrw ben illustra gli effetti di quella che Bush paradossalmente ha definito «uno delle più veloci e più umane campagne militari della storia»!

 

Fonte: Il Manifesto