Armi/Diritti Umani: 500,000 persone uccise ogni anno da armi convenzionali



Diritti Umani: 7 paesi appoggiano l'ipotesi di un trattato internazionale sul controllo del commercio di armi
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Le armi convenzionali uccidono piu' di 500,000 persone ogni anno: una al minuto. Nel mondo circolano 639 mln di armi leggere e si producono almeno 16 miliardi di munizioni all'anno - sufficienti per uccidere due volte l'intera popolazione mondiale. USA e Russia, con gli altri tre paesi membri permanenti del Consiglio di Sicurezza (Francia, Gran Bretagna e Cina), forniscono l'88% delle armi del mondo. Amnesty Int. chiede l'adozione di un Trattato internazionale sul Commercio di Armi che fornirebbe piu' protezione a garanzia dei civili. I governi dovrebbero semplicemente evitare di vendere armi ove usate per violare i diritti umani e il diritto umanitario internazionale, regolando un mercato pericolosamente non regolato. A due mesi dal lancio della proposta, gia' 7 governi hanno manifestato il loro appoggio. 

Fonte: Amnesty International
Traduzione a cura di Fabio Quattrocchi mailto:FABIOCCHI at ecquologia.it 
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10 Dicembre 2003 - Oggi, nella giornata mondiale per i Diritti Umani, circa 1300 uomini saranno uccisi da armi convenzionali. Contro questa tragedia quotidiana, un crescente numero di governi sta promettendo l'appoggio alla proposta di istituire severi controlli sul commercio mondiale di armi. 

I leader politici di Brasile, Cambogia, Mali, Macedonia, Costa Rica, Finlandia e Olanda hanno appoggiato l'ipotesi di un Trattato internazionale sul Commercio di Armi. Questo importante annuncio arriva due mesi dopo il lancio della campagna Control Arms da parte di Amnesty International, Oxfam e IANSA (International Action Network on Small Arms). 

"Spero che il crescente consenso sull'adozione di un trattato per il controllo del commercio di armi spinga i 5 membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, che sono i maggiori produttori e fornitori di armi, a dare il loro appoggio, altrimenti il loro impegno a sostenere la Dichiarazione Universale sui Diritti Umani sara' solo un insieme parole vuote." Ha detto Irene Khan, Segretario Generale di Amnesty International. 

Secondo Mary Robinson, ex Commissario ONU per i Diritti Umani (UNHCHR) ora presidente onorario di Oxfam, il pericolo di attacchi terroristici e i rischi delle armi di distruzione di massa dominano le prime pagine dei giornali, ma le vere armi di distruzione di massa non sono mostrate a coloro che vivono lontano dai conflitti. Nel mondo circolano 639 mln di armi leggere e si producono almeno 16 miliardi di munizioni all'anno - sufficienti per uccidere due volte l'intera popolazione mondiale. 

"Queste cifre non significano nulla da sole," afferma la Robinson "se non fosse per il fatto che la facile disponibilita' di armi aumenta l'incidenza e l'impatto della violenza armata, e puo' provocare o prolungare guerre anche quando concluse. Durante i miei 5 anni come Commissario ONU per i Diritti Umani ho passato molto tempo ad incontrare persone terrorizzate dalla violenza armata in Colombia, Balcani, Sierra leone, Cambogia e Rep. Dem. del Congo. Le armi convenzionali uccidono piu' di 500,000 persone ogni anno: una al minuto.

Secondo l'ultima edizione dello Small Arms Survey dedicato alle sole armi leggere, 1134 aziende in almeno 98 paesi sono coinvolte in alcune fasi della produzione di armi. Circa 30 paesi sono importanti produttori, con gli USA e la Russia che dominano il mercato globale. Questi due paesi assieme coprono il 70% della produzione mondiale di armi da fuoco civili. L'88% delle armi viene esportato dai 5 paesi membri permanenti del Consiglio di Sicurezza (USA, Russia, Francia, Gran Bretagna e Cina). La maggioranza dei paesi coinvolti nel commercio di armi leggere non pubblica dati completi sulle esportazioni e importazioni annuali. Una parte significativa del commercio di armi leggere e' condotta in segretezza, rafforzando un ambiente dove corruzione e mercato nero trionfano. 

La mancata pubblicazione di questi dati facilita, per molte delle armi vendute legalmente, il passaggio ai paesi o gruppi che le useranno per violare i diritti umani. L'80-90% del commercio di armi leggere inizia nella sfera della legalita' - sono cioe' prodotte legalmente e la loro vendita iniziale e' permessa dallo stato. Tuttavia molte finiscono nelle mani sbagliate e alimentano conflitti e abusi nelle aree piu' instabili del pianeta.

La situazione e' peggiorata dall'11 Settembre 2001. In nome della "guerra al terrorismo", sono finite nelle mani di regimi abusivi molte piu' armi. Alcuni stati a cui gli USA hanno aumentato gli aiuti militari hanno commesso gravi violazioni dei diritti umani, come lo stesso dipartimento di stato Americano ha riconosciuto.
Nell'anno successivo agli attacchi dell'11 Settembre, l'assistenza militare degli USA all'Uzbekistan, per esempio, e' aumentata di 45 milioni di dollari, nonostante le continue e sistematiche violazioni dei diritti umani nell'ex repubblica Sovietica. Le esportazioni della Gran Bretagna all'Indonesia sono aumentate di ben 20 volte tra il 2000 e il 2002. 

La fuga e la morte di milioni di innocenti non sono le uniche conseguenze di tali esportazioni. I governi in guerra sono anche molto meno capaci di soddisfare gli impegni di lungo termine sull'educazione, l'assistenza sanitaria e la garanzia di un alloggio - tutti diritti umani fondamentali. 
Il Trattato internazionale sul Commercio di Armi potrebbe fornire piu' protezione a garanzia dei civili. I governi dovrebbero semplicemente evitare di vendere armi ove usate per violare i diritti umani e il diritto umanitario internazionale, regolando un mercato pericolosamente non regolato.
Dopo la seconda guerra mondiale, dice la Robinson, gli stati si sono impegnati ad appoggiare la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani al fine di fermare gli atti barbarici che hanno offeso la coscienza mondiale. Ma le atrocita' stanno continuando ed e' ora di controllare le armi che alimentano quelle violazioni.

Il presidente Brasiliano Lula ha confermato il suo impegno per il trattato in un recente incontro con Irene Khan. Questo riflette la sua preoccupazione per le violazioni dei diritti umani derivanti dalla violenza attuata con pistole in Brasile e per la proliferazione delle armi in Africa. Il presidente si e' impegnato a "prendere tutte le iniziative necessarie a costruire un network di paesi favorevoli al controllo del commercio di armi."

Annunciando l'appoggio della Finlandia nella giornata mondiale per i Diritti Umani, Erkki Tuomioja, il Ministro degli esteri Finlandese ha detto: "e' il momento di procedere nella creazione di regole internazionali per il commercio di armi, la Finlandia e' pronta ad appoggiare il trattato."

Sar Kheng, Primo Ministro della Cambogia, ha detto: "La Cambogia e' stata gravemente colpita dalle armi in passato, per questo appoggeremo il Trattato internazionale sul Commercio di Armi. Il governo Cambogiano e' impegnato nel controllare le armi... che hanno un cosi' grande impatto sull'umanita', la societa', l'economia e la pace."

Il Ministro Olandese per gli Affari Europei, parlando a nome del Primo Ministro, ha detto: "il governo si batte per la realizzazione di accordi internazionali legalmente vincolanti sul controllo delle esportazioni di armi leggere e armi da fuoco."

Il Presidente del Mali, un paese in prima linea nella risoluzione delle crisi in Africa occidentale dovute alle armi, ha detto: " il Mali e' onorato di lanciare la campagna Control Arms e la appoggiamo in pieno."

Per maggiori info sul commercio di armi 
http://editors.sipri.se/pubs/yb03/aboutyb.html
Il sito della campagna Control Arms
www.controlarms.org 

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