(Fwd) [noomc-it] Islam, l'ora dei diritti umani



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Date sent:      	Sun, 7 Dec 2003 15:08:31 +0100
Subject:        	[noomc-it] Islam, l'ora dei diritti umani

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INTERVISTA
Parla Shirin Ebadi, che fra pochi giorni a Oslo ritirerà il premio
Nobel della pace: «Alla cerimonia andrò senza il velo»

«Islam, l'ora dei diritti umani»

Ieri a Teheran gli estremisti le hanno impedito di parlare: «Ma io 
non
mi fermo»«In Iran quasi tutti ormai vogliono le riforme e la spinta
vera viene dalle donne e dai giovani. Cresce il desiderio di libertà
anche grazie a Internet»

Di Daniele Zappalà - Avvenire 4 dicembre

L'avvocatessa iraniana Shirin Ebadi non porterà il velo islamico
durante la solenne cerimonia norvegese che la proclamerà Nobel per la
pace 2003 il prossimo 10 dicembre. Già a Parigi, dove si trovava
quando è giunto l'annuncio del conferimento, la Ebadi si era
presentata alla stampa internazionale con un tailleur occidentale e 
il
capo scoperto: «Come cittadina del mio Paese - si era poi spiegata -,
rispetto la legge e in Iran porto dunque un velo. In Francia non è
obbligatorio e scelgo di non portarlo. Neppure ad Oslo lo farò"» In
Iran, molti si chiedono se, e come, la televisione di Stato
trasmetterà la cerimonia. Finora, presso le autorità, il Nobel a
questa paladina dei diritti umani, ha provocato soprattutto imbarazzo
e freddezza. Alla Ebadi sono giunte - perfino ieri dove alcuni
estremisti le hanno impedito di tenere una conferenza all'Università
femminile Al Zahra di Teheran - anche nuove minacce, ma l'avvocatessa
non ci pensa neppure a lasciare l'Iran. È qui che vuole continuare a
vivere e combattere, come ha voluto far comprendere nelle ultime
settimane accettando di scendere in campo in nuovi delicati processi
"politici". Musulmana, la Ebadi non si stanca di ripetere che non
esistono incompatibilità di fondo fra la religione che pratica e il
fatto di «avere delle leggi che rispettano i diritti umani». 
Nell'Iran
di oggi, si sente come un'isola o come l'avanguardia di una nuova
generazione che ha già sete di democrazia e di libertà? Spero che i
giovani iraniani possano superarmi in ciò che faccio. Appartengo a 
una
generazione precedente che ha avuto pochissimi mezzi. Quando ero
giovane, non c'erano Internet e i computer. La nostra sola fonte di
informazione era la piccola biblioteca d'università. Oggi, invece, la
conoscenza degli iraniani sulla loro storia e sulla politica è
superiore a ciò che è stato negli anni precedenti. Il 63% degli
studenti nelle università iraniane sono attualmente delle ragazze ed
esse posseggono molte più conoscenze rispetto alle loro madri. Se in
una società la conoscenza cresce, certamente vi osserveremo una 
grande
evoluzione». Quali sono le ragioni profonde che la spingono, malgrado
le difficoltà dei diritti umani, ad amare il suo Paese? 
«Innanzitutto,
è il mio Paese e farò di tutto per instaurare i diritti dell'Uomo in
Iran. Le dico una cosa. Se al suo fianco avesse sua madre vecchia e
malata e accanto ad essa ci fosse un'altra madre più giovane e in
forma, lei amerebbe comunque la sua vecchia madre. Perché è la sua.
Quando sono a Parigi, penso alla grande rivoluzione che ha avuto 
luogo
in Francia e constato tutti i diritti di cui la gente gode. Ma non è
casa mia». Perché, a suo parere, il cammino delle riforme in Iran si 
è
recentemente un po' bloccato? «Anche se in Iran non c'è stata una
grande riforma osservabile da tutti, il numero di persone che la
vogliono è cresciuto di molto. Ciò dà la speranza che la riforma
arriverà, un giorno». Quali categorie sociali potranno indurre un
cambiamento della legislazione sui diritti umani? «In primo luogo i
giovani, poi le donne, perché sono le categorie che hanno sofferto di
più». I giovani, appunto. Condivide i punti di vista e le
rivendicazioni degli studenti che hanno recentemente manifestato di
nuovo a Teheran? «Sono normalmente per tutte le manifestazioni
pacifiche. Ma a partire dal momento in cui questi giovani non hanno
altro modo di esprimersi, quando ci sono dei problemi sono il loro
avvocato e gratuitamente. Del resto, nel 1999, quando se la sono 
presa
con i dormitori degli studenti in Iran, ho difeso alcuni degli
studenti uccisi, o meglio sono stata l'avvocato delle famiglie, ed è
essenzialmente per questo che sono stata imprigionata». Lei ha
recentemente parlato della sua ammirazione per la posizione di
Giovanni Paolo II sulla guerra in Iraq. È un'ammirazione diffusa
nell'Iran degli ultimi mesi? «Certo, credo sia così. Gli iraniani 
dopo
aver vissuto tutti questi anni di guerra, detestano assolutamente 
ogni
tipo di vio lenza e di conflitto e le posizioni del Papa a difesa
della non violenza l'hanno certamente reso molto più popolare in
Iran». Il suo è un Nobel per l'avvenire dell'Iran? «Credo che questo
premio darà molto coraggio ed energia a tutti i difensori dei diritti
umani e della democrazia e li farà avanzare». Qual è il valore 
supremo
in cui crede? «La giustizia».










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