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Foglio di Collegamento n. 112
- Subject: Foglio di Collegamento n. 112
- From: "Comitato Paul Rougeau - RM" <prougeau at tiscali.it>
- Date: Fri, 5 Dec 2003 11:15:31 +0100
Cari amici, vi invio nel corpo di questo messaggio e in allegato Word il numero 112 del nostro Foglio di Collegamento. Vi raccomando di partecipare agli appelli per Mohammad Ameen e per la famiglia al-Sakhri. Si puo' partecipare all'appello per la famiglia al-Sakhri anche accedendo al sito della Sezione Italiana di Amnesty International: http://www.amnesty.it/primopiano/siria/ Fateci sapere i vostri commenti e le vostre opinioni sugli articoli che pubblichiamo e inviateci i vostri contributi. Cordiali saluti e auguri di buon Natale da tutto lo staff Loredana Giannini N. B. Si puo' chiedere in qualsiasi momento la cancellazione dalla lista per l'invio del F. d. C. Se non volete ricevere l'allegato Word dal prossimo numero in poi, fatecelo sapere ******************** FOGLIO DI COLLEGAMENTO INTERNO DEL COMITATO PAUL ROUGEAU Numero 112 - Novembre 2003 Sommario: 1 ) Azione urgente per Mohammad, vittima di un paradossale errore 2 ) Petizione: l'Italia e' ancora in debito verso la famiglia al-Sakhri 3 ) Da Kenneth Foster, nostro corrispondente nella Polunsky Unit 4 ) Avviso per i soci e i simpatizzanti di Torino: vediamoci al Sermig! 5 ) L'Europa auspica la moratoria tra tatticismi e sudditanza 6 ) La Corte Suprema sentenziera' per Guantanamo 7 ) Niente pena di morte per la giovane 'spia' di Guantanamo 8 ) Il goveno federale vuole la morte per Moussaoui 9 ) I processi contro i cecchini corrono verso la pena di morte 10) Uso politico della pena di morte: questa volta e' piu' evidente 11) Annullata la sentenza di morte per Antonio Richardson 12) La vicenda di Raul immersa nella cultura della morte 13) Fissata la data per Singleton che fu sottoposto a cura forzata 14) Nuova sentenza di morte per Eugene Broxton 15) Peccato che i condannati a morte non siano animali... 16) Aboliti i manicomi, ora ci sono le carceri 17) Sondaggi e statistiche 18) Notiziario: Missouri/Usa, Pakistan, Tailandia, Texas, Usa/Germania 1) AZIONE URGENTE PER MOHAMMAD , VITTIMA DI UN PARADOSSALE ERRORE La mobilitazione in favore di Afsaneh Nouroozi (o Norouzi), cui abbiamo partecipato nello scorso mese, ha dato ottimi risultati. Si e' appreso infatti che il braccio giudiziario del regime teocratico iraniano ha deciso di sospendere l'esecuzione della donna e di riesaminare il suo caso. Terremo i lettori al corrente degli sviluppi della vicenda di Afsaneh. Adesso Amnesty International ci propone un'altra 'azione urgente': si tratta di mobilitarci per tentare di salvare Mohammad Ameen, in Pakistan. Mohammad potrebbe essere in imminente rischio di esecuzione. Il 31 gennaio del 2000, egli fu condannato a morte da una Corte Anti Terrorismo per il suo coinvolgimento in una rapina e un omicidio, avvenuti nel 1998 a Rawalpindi. All'epoca il ragazzo aveva 17 anni. La legge internazionale proibisce la condanna a morte dei minorenni all'epoca del crimine. Inoltre, nel 2001, durante la visita in Pakistan del Segretario Generale di Amnesty International, il Presidente Musharraf annuncio' la commutazione di tutte le condanne a morte emesse per persone che avevano meno di 18 anni al momento del crimine. Nonostante questo, la condanna a morte di Mohammad Ameen rimane ancora in vigore. La ragione di questa gravissima omissione e' che l'eta' del ragazzo e' stata oggetto di una serie di assurdi errori compiuti nel corso del suo iter giudiziario. Quando il caso di Mohammad Ameen fu portato davanti alla Corte Anti Terrorismo a Rawalpindi, questa prese nota che l'eta' dell'accusato era di 17 o 18 anni. Nel 2001, Mohammad Ameen presento' appello contro la sentenza all'Alta Corte di Lahore. Pare che il giudice che presenzio' all'appello confuse un rapporto medico di Mohammad Ameen con quello di una delle vittime del crimine e, da quel momento, ritenne erroneamente che l'eta' di Mohammad Ameen fosse di 30 anni. Nel mese di giugno scorso e' stato respinto un ricorso presentato alla Corte Suprema e il 16 ottobre il Giudice della Corte Suprema ha rifiutato di riesaminare il caso, affermando che la questione dell'eta' avrebbe dovuto essere sollevata gia' nel primo processo dalla difesa mentre la documentazione che comprova la minore eta' del ragazzo all'epoca del crimine e' stata prodotta solo in fase di appello. L'unica speranza per Mohammad Ameen e' la concessione della grazia da parte del Presidente del Pakistan, al quale vi invitiamo pertanto a scrivere senza indugio, corredando i vostri messaggi con nome, cognome e indirizzo completo dei firmatari. Potete usare la posta (affrancatura per posta prioritaria euro 0,77) o il fax (non e' detto che i numeri di fax indicati funzionino bene e a tutte le ore). Vi proponiamo qui di seguito un testo che potete utilizzare: President Gen. Pervez Musharraf Pakistan Secretariat ISLAMABAD - PAKISTAN Fax: 0092 51 922 4768 / 922 4836 Dear President Mohammad Ameen was sentenced to death by an Anti Terrorism Court on 31 January 2000 after being found guilty of involvement in a robbery and killing in Rawalpindi in 1998, when he was 17 years old. In December 2001, during a visit to Pakistan by Amnesty International's Secretary General, Irene Khan, you announced the commutation of all death sentences handed down for offences committed by juveniles. Despite this, Mohammad's death sentence was not commuted, due to a series of mistakes made by the courts, according to which he was described in legal papers as a 30 years old man. On 16 October, the Chief Justice of Pakistan rejected Mohammad Ameen's request to reconsider his case, and now he may be executed in contravention of the law simply because of mistakes in the legal papers. We therefore heartily beg you, dear President, to commute Mohammad Ameen's punishment, both to comply with your own decision, taken in December 2001, and in consideration of his actual extremely young age at the time of the crime. It would really be a shame for a nation to put a human being to death just because of mistakes during his judiciary case. Respectfully E' utile inoltre inviare copie della petizione a: Justice Sheikh Riaz Ahmad Chief Justice of Pakistan Supreme Court ISLAMABAD - PAKISTAN Fax: 0092 51 9213452 S.E. Zafar Ali Hilaly Ambasciatore della Repubblica Islamica del Pakistan Via della Camilluccia, 682, 00135 Roma Fax: 06 36301936 Traduzione della petizione: Mohammad Ameen fu condannato a morte da una Corte Anti-Terrorismo il 31/01/2000 dopo essere stato riconosciuto colpevole di coinvolgimento in una rapina e omicidio avvenuti a Rawalpindi nel 1998, quando egli aveva 17 anni. Nel dicembre 2001, durante una visita in Pakistan della Segretaria Generale di Amnesty International, Irene Khan, Lei annuncio' la commutazione di tutte le condanne a morte comminate ai minorenni all'epoca del crimine. Nonostante cio', la condanna a morte di Mohammad Ameen non fu commutata, a causa di una serie di errori commessi dalle corti, in base ai quali egli fu descritto nelle carte legali come un uomo di 30 anni. Il 16 ottobre il Giudice Supremo del Pakistan ha respinto la richiesta di Mohammad di riesaminare il suo caso, ed ora egli potrebbe essere giustiziato in contravvenzione della legge, solo per colpa di errori contenuti nei suoi documenti legali. La preghiamo pertanto con tutto il cuore, caro Presidente, di voler commutare la condanna a morte di Mohammad Ameen, sia per adempiere la Sua stessa decisione presa nel dicembre 2001, sia in considerazione dell'effettiva giovanissima eta' del condannato al momento del crimine. Sarebbe davvero una vergogna che una nazione mettesse a morte un essere umano solo a causa di errori commessi durante l'iter giudiziario. 2) PETIZIONE: L'ITALIA E' ANCORA IN DEBITO VERSO LA FAMIGLIA AL-SAKHRI Come abbiamo denunciato nei numeri 109 e 111, l'oppositore siriano Muhammad Sa'id al-Sakhri, sua moglie Maysun Lababidi e i loro quattro bambini sono stati rimpatriati forzatamente in Siria, dalle autorita' italiane, il 28 novembre del 2002. Avevano fatto richiesta d'asilo in Italia, ma la loro domanda di protezione non e' stata esaminata secondo una procedura equa, soddisfacente e completa. L'intera famiglia e' stata arrestata al suo arrivo in Siria. La signora Maysun Lababidi e i quattro figli sono stati tenuti in prigione per diverse settimane, prima di essere rilasciati. Muhammad al-Sakhri e' stato scarcerato solo il 13 ottobre scorso ed ora e' insieme alla sua famiglia. E' rimasto in carcere per circa undici mesi perche' sospettato di appartenere all'Organizzazione della Fratellanza Mussulmana, per cui la legge siriana 49 prevede la pena di morte. Amnesty International ha ricevuto informazioni secondo le quali Muhammad Sa'id al-Sakhri e' stato torturato e maltrattato durante la detenzione e non e' mai stato portato di fronte a un tribunale. Dopo il rilascio conseguito alle pressioni provenienti dall'Italia, i suoi diritti civili sono limitati dal momento che dovra' fare rapporto ad un dipartimento di sicurezza ogni 10 giorni. Vi saranno per lui anche altre restrizioni alla liberta' di movimento. La Sezione Italiana di Amnesty International ha lanciato una nuova petizione in favore di al-Sakhri: si chiede al nostro Governo di occuparsi della attuale situazione dell'oppositore siriano e di svolgere un'inchiesta che chiarisca le circostanze in cui fu negato il diritto di asilio alla famiglia al-Sakhri nel novembre 2002. Invitiamo i nostri lettori a partecipare a questa nuova petizione. Scrivete, ad una o piu' delle seguenti autorita', lettere dal tono fermo ma cortese per chiedere il continuo e forte interessamento del nostro Paese al caso di Muhammad Sa'id al-Sakhri e una approfondita inchiesta sulla negazione del diritto di asilio alla famiglia al-Sakhri nel novembre del 2002. Un modo molto rapido di partecipare alla mobilitazione consiste nel firmare on line l'appello della Sezione Italiana di Amnesty international all'indirizzo: www.amnesty.it/primopiano/siria On. Silvio Berlusconi Presidente del Consiglio dei Ministri Palazzo Chigi Piazza Colonna, 370 00187 Roma Fax 06 6783998 Onorevole Giuseppe Pisanu Ministro dell'Interno Palazzo del Viminale 00184 Roma Fax: 06 4741717 Onorevole Franco Frattini Ministro degli Affari Esteri Piazzale della Farnesina, 1 00194 Roma Fax: 06 36912006 3) DA KENNETH FOSTER, NOSTRO CORRISPONDENTE NELLA POLUNSKY UNIT Cari amici italiani, qui negli Stati Uniti sono successe molte cose riguardo al movimento abolizionista. Di solito cerco di parlare di argomenti piu' leggeri e incoraggianti perche' a volte le nostre menti sono troppo bombardate da questa lotta per la giustizia, e ogni tanto, come tutti, abbiamo bisogno di un intervallo e di riposare la mente. Questa e' la ragione per cui di solito tratto altri temi, sapendo che in ogni caso il Comitato Paul Rougeau vi terra' informati su tutti gli avvenimenti piu' importanti. Tuttavia questa volta desidero fare alcune considerazioni sulla pena capitale. La pena di morte e' stata fatta a pezzi un po' alla volta. Piu' la si osserva da vicino e con attenzione, piu' vi si riscontrano discriminazioni e corruzione, e la procedura di assassinare innocenti e persone che non meritano la morte sta diventando meno facile per il Governo di quanto fosse un tempo. Cio' che pero' accade e' che i media tacciono sugli avvenimenti piu' recenti. A volte ci sono fatti che non possono essere tenuti nascosti a causa della loro grandissima risonanza, come ad esempio cio' che e' accaduto in Illinois agli inizi di quest'anno. Tuttavia, ci sono uomini che lasciano il braccio della morte e non se ne parla. Cio' e' accaduto a Paul Colella, che e' uscito dal braccio della morte qualche mese fa. A causa del comportamento scorretto dell'accusa e della polizia, gli e' stato riconosciuto un annullamento della condanna: significa che il giudice della Corte d'Appello ha stabilito che egli meritava un nuovo processo. Conoscevo Paul e gli ho parlato prima che se ne andasse. A Paul sono stati offerti 20 anni di carcere dallo stato del Texas e lui, presa in considerazione la cosa e tenuto conto che ne ha gia' trascorsi 11, ha accettato. La ragione del suo consenso e' che, se il Texas ha mentito e si e' comportato scorrettamente una volta, lo fara' di certo una seconda e quindi perche' correre il rischio di finire nuovamente nel braccio della morte. Tra pochi anni lui se ne andra' a casa. C'e' luce alla fine del suo tunnel. Lo stato cerchera' il piu' possibile di proporre e ottenere patteggiamenti di questo tipo. Prima di tutto, risparmiano denaro rispetto a intentare un nuovo processo capitale. I processi capitali costano quasi mezzo milione di dollari nella maggior parte delle contee, e nella maggior parte degli stati un processo di appello costa circa un milione e mezzo di dollari. Naturalmente lo stato non vuole mai mettere subito in liberta' una persona e cosi' utilizzano l'incriminazione come tattica di terrore. Funziona con la maggior parte delle persone, perche' gli orrori del braccio della morte sono troppo reali e familiari per non accettare offerte di patteggiamento. Paul non e' stato il primo ad accettare e non sara' l'ultimo. Alcuni mesi fa si scopri' che il Laboratorio Criminale della polizia di Houston era corrotto. Houston e' la citta' al settimo posto in ordine di grandezza negli USA ed e' responsabile del maggior numero di condanne a morte. Si scopri' che questo laboratorio di analisi trattava le prove in modo scorretto, le prove non venivano riposte in modo adeguato, i campioni di sangue uscivano dai contenitori e finivano sul pavimento e accadevano molte altre cose orribili. Fu condotta sul luogo una squadra di investigazione autonoma per esaminare queste faccende. Molte persone furono multate e licenziate. Su questo argomento ci furono titoloni sui giornali, ma adesso la cosa sta scivolando nel silenzio. Perche'? E' ovvio - perche' adesso circa 130 casi capitali, le cui prove furono alterate da questi fatti orribili, vengono di nuovo esaminati e certamente alcune persone verranno liberate. Questo laboratorio lavorava con i campioni di sangue (con il DNA) e con le prove balistiche. Molte persone saranno probabilmente scagionate perche' a suo tempo prove alterate furono utilizzate nei loro processi. E' davvero tragico pensare che i responsabili hanno mandato uomini innocenti nel braccio della morte per anni e adesso se la cavano con una multa. Questa non e' giustizia. I prigionieri vengono puniti e viene detto loro che devono considerarsi responsabili delle loro azioni, e invece c'e' un altro tipo di misura e di peso per queste persone. Poi questo paese si chiede come mai i suoi cittadini non lo rispettano, vivendo apertamente una contraddizione. Un'altra problematica che ha bombardato il sistema giudiziario del Texas e' che vengono condannati a morte i ritardati mentali. Le corti hanno deliberato che non si puo' giustiziare un uomo il cui quoziente di intelligenza sia inferiore a 70. Molti uomini stanno ora facendo dei test e stanno venendone fuori. Un mio amico, Kenneth Morris, ha avuto una data di esecuzione fissata in aprile. Gli fu data una sospensione per fare il test di intelligenza e il suo punteggio e' risultato di 57. Preghiamo che egli venga presto tolto dal braccio della morte. Le violazioni e i trattamenti inumani stanno venendo alla luce. Circa un mese fa il nostro braccio della morte ha ricevuto un nuovo responsabile. Si chiama Biscoe. Sostituisce Zeller. Dicono che Biscoe sia un uomo di Dio, un ministro, e percio' speriamo che sia un segno che ci verra' riservato un trattamento piu' umano. Da quando siamo giunti in questa unita' nel 2000 a seguito dell'evasione di alcuni detenuti nel 1998, siamo stati privati di tutto: la TV, la ricreazione in gruppo, la possibilita' di fare qualche lavoretto manuale o artistico. Se volete saperne di piu' dell'evasione e del trattamento che ci viene riservato qui visitate il mio sito www.kennethfoster.de e andate alla sezione "Steel Hell" (Inferno d'Acciaio). Da quando siamo venuti qui ci sono stati casi di tentato suicidio e diversi uomini hanno rinunciato ai loro appelli. Naturalmente questo e' proprio cio' che lo stato vuole ed e' la ragione per cui le persone devono continuare a combattere questi mezzi demenziali. Speriamo che Biscoe ripristini almeno i minimi diritti umani che ci sono dovuti. Certamente vi terro' informati. Questi sono solo un po' di aggiornamenti sulle cose che stanno corrodendo il sistema e vi prego di rendervi conto che accadono solo perche' le persone si preoccupano e sono disposte a lottare per la giustizia. Cominciamo ora a vedere i nostri sforzi ripagati. Quindi facciamo voto adesso di impegnarci piu' che mai per spegnere definitivamente questo "fuoco" che e' la pena di morte. Credetemi: merita salvare delle vite e la vostra fede in questo aiutera' a trasformare le speranze in fatti. Che Dio vi benedica. Kenneth 4) AVVISO PER I SOCI E I SIMPATIZZANTI DI TORINO: VEDIAMOCI AL SERMIG! Desideriamo informare tutti i nostri lettori che verra' realizzata a Torino una mostra delle poesie di Kenneth Foster. La mostra avra' luogo nei giorni sabato 13 e domenica 14 dicembre dalle 9:30' alle 18 e sara' ospitata nei locali del Sermig (Arsenale della Pace) di Torino in piazza Borgo Dora, 61. In ciascuna delle giornate si terra' una conferenza su 'Pena di morte e diritti umani' alle 16:30'. Insieme alle poesie di Kenneth verranno esposti anche i disegni del suo amico e compagno di prigionia Tony Ford (che fu intervistato da Kenneth per noi: forse ricorderete l'intervista pubblicata sul Foglio di Collegamento di febbraio). Raccomandiamo a tutti coloro che risiedono nella zona di Torino di non mancare a questo importante evento e di PUBBLICIZZARLO il piu' possibile. Per ulteriori informazioni contattate via e-mail Grazia Guaschino (guygre at libero.it)." 5) L'EUROPA AUSPICA LA MORATORIA TRA TATTICISMI E SUDDITANZA I paesi europei e l'Italia in particolare sono coscienti del compito che la storia ha loro affidato riguardo all'affermazione dei diritti umani e all'abolizione della pena capitale. Tuttavia il significato 'strategico' che ha assunto la pena di morte negli ultimi anni per i paesi che detengono il massimo potere sullo scenario mondiale, sembra bloccare nei momenti cruciali l'iniziativa dell'Italia e dell'Europa nelle sedi internazionali per stabilire la moratoria universale delle esecuzioni capitali in vista dell'abolizione della pena di morte. All'inizio di novembre, con una discussione e una votazione alla Camera che hanno visto per la prima volta il Parlamento italiano diviso in materia di pena di morte, e' stato di fatto sancito un ulteriore rinvio dell'iniziativa europea, in seno all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, per la dichiarazione della moratoria delle esecuzioni capitali. E' ancora bruciante il ricordo della pessima figura fatta dai 15 stati membri dell'Unione Europea alla fine del 1999 quando decisero improvvisamente di ritirare la risoluzione per la moratoria delle esecuzioni capitali nel momento esatto in cui doveva essere discussa in seno all'Assemblea Generale dell'ONU (v. n. 73). Con una serie di fax, inviati il 16 novembre di quell'anno dai ministri degli esteri dei paesi dell'U. E. ai propri ambasciatori presso le Nazioni Unite, veniva annullato un lavoro pluriennale tendente ad ottenere la moratoria delle esecuzioni capitali per l'anno 2000, anno di grande significato simbolico che apriva un millennio carico di speranze riguardo al progresso della civilta' umana. La ragione ufficiale di questa ritirata disdicevole era di evitare il rischio che lo spirito della risoluzione per la moratoria risultasse compromesso da emendamenti limitativi apportati in aula o, addirittura, che la risoluzione venisse respinta ritardando di anni il processo abolizionista. Molti pero' avanzarono il sospetto piu' che fondato che la mossa dei governi europei conseguisse piu' che altro dalle pressioni dei paesi che dominano lo scenario mondiale i quali, mantenendo la pratica della pena di morte in contrasto con la tendenza mondiale all'abolizione, danno un lugubre segnale di onnipotenza. Il sottosegretario per i Rapporti con il Parlamento Cosimo Ventucci il 4 novembre scorso - a conclusione della discussione generale delle mozioni presentate alla Camera da maggioranza e opposizione riguardo alla moratoria delle esecuzioni - ha ribadito che l'Italia sara' parte attiva nell'Unione Europea per il rilancio nei prossimi anni dell'iniziativa per la moratoria. Ventucci ha affermato che la Presidenza italiana dell'Unione Europea si e' adoperata intensamente per via diplomatica, fin dall'inizio del semestre di presidenza, per acquisire un consenso europeo all'iniziativa per la moratoria ma che "si e' scontrata con il permanere di forti resistenze di partner" secondo i quali non esistono ancora le condizioni per un successo dell'iniziativa. Una mossa unilaterale dell'Italia su tale questione - secondo il nostro Governo - sarebbe inopportuna e controproducente. Essa inoltre "assumerebbe oggi il valore di una clamorosa rottura dell'unita' dell'Unione Europea in un settore nevralgico della politica estera comune di cui saremmo, in quanto Presidenti in esercizio, doppiamente responsabili". 6) LA CORTE SUPREMA SENTENZIERA' PER GUANTANAMO La Corte Suprema degli Stati Uniti ha fatto sapere il 10 novembre che ha deciso di prendere in considerazione il primo dei ricorsi contro i provvedimenti presi dall'Amministrazione americana dopo l'11 settembre 2001. Il ricorso verra' discusso in primavera e la decisione e' attesa per l'estate. Il Governo di Bush sostiene con fatica lo scandalo del campo di concentramento di Guantanamo non solo nei confronti dell'opinione pubblica mondiale ma anche nei confronti dei paesi alleati degli Stati Uniti nella 'guerra al terrore'. La sua politica potrebbe ricevere un duro colpo dall'interno se venisse accolto dalla Corte Suprema il ricorso di 16 detenuti australiani, inglesi e kuwaitiani contro il divieto di accedere alle normali corti di giustizia per i 700 detenuti del Campo Delta all'interno della base USA di Guantanamo Bay nell'isola di Cuba. Gli esperti ritengono che il ricorso abbia le carte in regola per essere accolto, anche se la Corte Suprema a maggioranza conservatrice dopo l'11 settembre 2001 ha dimostrato di essere favorevole alla politica di 'sicurezza' governativa. La difesa del Governo, che ha un appiglio soltanto in un precedente della II Guerra mondiale malamente applicabile alla vicenda attuale, e' affidata al Procuratore Generale degli USA Ted Olson la cui moglie e' morta su uno degli aerei dirottati l'11 settembre 2001. Olson argomenta che consentire ai detenuti di Guantanamo di controbattere la politica di Bush nelle corti di giustizia comprometterebbe i 'poteri di guerra' del Presidente. La Corte Suprema federale fara' inoltre sapere se intende prendere in considerazione altri due ricorsi contro la politica dell'attuale Amministrazione. Uno dei ricorsi e' stato avanzato nell'interesse di Yasser Esam Hamdi, un saudita di nascita americana, probabilmente catturato in Afganistan, detenuto a tempo indeterminato su navi militari, senza accesso ad un avvocato difensore, a partire dall'aprile del 2002. Per Hamdi in gennaio la Corte federale d'Appello del Quarto Circuito con sede in Virginia ha sentenziato che egli non aveva diritto ad un avvocato e non poteva contestare lo stato di detenzione. Un altro ricorso alla Corte Suprema e' stato avanzato dal Centro per gli Studi sulla Sicurezza nazionale e contesta il rifiuto dell'Amministrazione di rilasciare informazioni - anche sulle identita' - riguardo a centinaia di persone, per lo piu' immigranti di religione islamica, detenute senza accuse a tempo indeterminato dopo i fatti dell'11 settembre 2001. Amnesty International ha salutato con soddisfazione la decisione della Corte Suprema USA di prendere in considerazione il ricorso dei prigionieri di Guantanamo ed ha ribadito la richiesta di conferire a tali detenuti lo stutus di prigionieri di guerra e di riconoscere loro i diritti derivanti dalle Convenzioni di Ginevra del 1949. Amnesty chiede inoltre agli Stati Uniti di rinunciare all'uso dei tribunali militari istituiti da Bush, di celebrare i processi per coloro che si sono macchiati di crimini di guerra davanti a corti regolari, con tutte le garanzie di una adeguata difesa legale, e di rilasciare coloro per i quali non vi sono accuse. Anche il Comitato Internazionale della Croce Rossa - unica organizzazione che ha avuto accesso ai detenuti di Guantanamo - chiede che ad essi vengano riconosciuti pienamente i diritti dei prigionieri di guerra, tra cui quello di essere liberati al termine delle ostilita'. Per diminuire la pressione internazionale contro la detenzione a Guantanamo, il governo degli Stati Uniti sta trattando con diversi stati esteri la restituzione di una parte dei prigionieri. Cio' potrebbe comportare un peggioramento delle gia' tragiche condizioni di detenzione delle persone trasferite. Non si vogliono infatti lasciare liberi degli uomini che - per il solo fatto di essersi inaspriti in una terribile e umiliante prigionia - potrebbero costituire un pericolo per gli Stati Uniti. Un funzionario governativo ha dichiarato a questo proposito: "E' pericoloso lasciarli semplicemente liberi nelle strade, percio' stiamo lavorando con gli altri governi per raggiungere degli accordi. La realta' e' questa nella guerra globale al terrore, e gli altri paesi devono accettare la responsabilita' di assumersi il proprio ruolo." Secondo fonti diplomatiche il Pentagono pretenderebbe non solo che gli uomini trasferiti fossero tenuti in prigione ma che fossero isolati in condizioni durissime. 7) NIENTE PENA DI MORTE PER LA GIOVANE 'SPIA' DI GUANTANAMO Smentendo le voci circolate in un primo tempo, le autorita' americane hanno detto che non verra' richiesta la pena di morte per Ahamad al-Halabi, un immigrante siriano interprete dell'Aeronautica militare americana. Il ventitreenne al-Halabi ha lavorato per 9 mesi nel Campo Delta di Guantanamo Bay prima di essere arrestato nel luglio scorso con l'accusa di essere una spia. L'interessato non lo sapeva ma era stato spiato in continuazione e le 'prove' contro di lui sono state raccolte durante tutto il suo soggiorno a Guantanamo. E' in attesa del processo davanti ad una corte marziale nella base dell'Aeronautica di Vandenberg in California. Ad Al-Halabi sono state contestati 30 reati, tra il quali il possesso di materiale riservato, il tentativo di inoltrare 180 messaggi provenienti dai prigionieri e l'aver avuto contatti non approvati con i detenuti. La famiglia di al-Halabi sostiene che il giovane ha la sola 'colpa' di essersi reso conto delle pessime condizioni in cui vivono i prigionieri, di aver avuto pieta' verso di loro tentando di alleviare un poco la loro sofferenza. In effetti le dichiarazioni della direzione del Campo Delta tendono ad avvalorare l'ipotesi che la peggiore trasgressione di al-Halabi e' proprio quella di aver 'simpatizzato con il nemico'. Per prevenire l'insorgenza di legami affettivi con i detenuti le guardie vengono ruotate con regolarita' e tutti i movimenti e i contatti all'interno della struttura vengono minuziosamente controllati. Sono inoltre operanti dei gruppi di sostegno psicologico cui i militari possono rivolgeri se si sentono toccati dalle suppliche dei prigionieri o se scoprono di avere una qualche simpatia per loro. Gli ufficiali hanno l'ordine di rilevare precocemente segni di 'simpatia da stress' nei loro uomini. Si sostiene che se Ahamad al-Halabi fosse ricorso a chi poteva sostenerlo psicologicamente non si troverebbe nei guai. Dopo al-Halabi sono state arrestate altre due persone sospettate di avere simpatie per i prigionieri di Guantanamo, il capitano James Yee, un amato cappellano islamico, e un traduttore arabo civile, tale Ahmed Mehalba. 8) IL GOVENO FEDERALE VUOLE LA MORTE PER MOUSSAOUI Il processo contro Zacarias Moussaoui e' stato fermato in attesa della decisione della Corte federale di appello del Quarto circuito in merito al ricorso del Governo americano contro il divieto imposto dalla Giudice Brinkema di richiedere la pena di morte e di presentare prove che leghino l'accusato agli attentati dell'11 settembre 2001. Ricordiamo che il divieto della Brinkema consegue al rifiuto del Governo federale di consentire le testimonianze a discarico di tre esponenti di al Qaeda detenuti in incommunicado in luoghi sconosciuti (vedi nn. 110 e 111). Un'udienza in merito si terra' il 3 dicembre. Si e' saputo che lo stesso F.B.I ritiene che l'imputato non sia implicato negli attentati dell'11 settembre 2001 e che sia una figura di secondo piano all'interno di al Qaeda. Contro di lui - designato a fungere da unico capro espiatorio per i massacri dell'11 settembre 2001 - ci sarebbe il sospetto che si preparasse per un attentato da compiersi in epoca successiva. Il 31 ottobre l'accusa ha parzialmente rivelato il contenuto del ricorso che ha presentato alla Corte di Appello in cui si chiede di consentire la pena di morte per Moussaoui. "Anche se i diritti di questo terrorista reo confesso devono essere indubbiamente protetti, il sistema criminale deve essere messo in grado di lavorare in favore delle vittime," si legge nel ricorso in cui si afferma che la decisione della giudice "manda uno sconvolgente messaggio" ai familiari delle vittime e impedisce loro di testimoniare la perdita subita. A questo proposito sappiamo che gli accusatori federali si sono sobbarcati il grosso lavoro di intervistare
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