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intervento per il forum
- Subject: intervento per il forum
- From: "disobbedientimolise\@libero\.it" <disobbedientimolise at libero.it>
- Date: Mon, 1 Dec 2003 10:09:46 +0100
Forum per l'alternativa programmatica di governo Campobasso 29 ottobre 2003 Care Compagne e Compagni, avrei voluto partecipare attivamente ai lavori del Forum, così come concordato con gli organizzatori, ma la contemporanea manifestazione a Venafro a sostegno della vertenza dei lavoratori della RER mi impongono delle scelte, e personalmente credo che oggi non si può fare a meno di essere presenti a Venafro. Personalmente mi avrebbe fatto piacere che il Forum si spostasse nel pomeriggio per essere presenti tutti alla manifestazione, per poi partecipare attivamente TUTTI ai lavori del Forum. Mi dicono che non è stato possibile, però credetemi, e senza vena polemica, un forum che si tiene senza la presenza di settori importanti di un nuovo protagonismo sociale (vedi FIOM) ed in contemporanea ad una manifestazione chiara di conflitto sociale lo ritengo un errore politico di cui bisogna stare attenti, altrimenti si rischia che il Forum diventi semplicisticamente una brutta copia dei tavoli del centro sinistra, dove agli incontri partecipano solo gli alti gradi militari dei vari partiti. Cercherò in ogni caso di dare il mio modesto contributo alla discussione, e per stare nei dieci minuti programmati, tralascerò i punti dell'appello di convocazione che mi trovano completamente d'accordo, cercherò brevemente di tentare una riflessione sul da farsi. Voglio partire da una riflessione sulla realtà di questi anni in Italia e nel mondo. Viviamo un tempo di paradossi. Il primo è quello dell'Europa, dove a una profonda crisi della democrazia, della politica e della sinistra si affianca la crescita di uno straordinario movimento che propone la rinascita della politica, l'esigenza della trasformazione e la speranza di "un altro mondo possibile". Accanto all'affermarsi della destra liberista e populista, in gran parte dei paesi europei, si affianca la ripresa del protagonismo sociale, degli scioperi, del conflitto. Ma in questa straordinaria stagione di grandi movimenti, quali sono stati i risultati materiali? Vaste masse sono scese in piazza con determinazione contro la guerra e la guerra si è fatta lo stesso. C'è stato in Italia un grande movimento sui temi del lavoro, scioperi di categoria, scioperi generali e il governo ha emanato ugualmente leggi pericolose, come la legge 30 o il decreto Maroni. C'è stata una battaglia sui diritti quale quella del referendum sull'art.18 anch'essa imponente e di massa. La si è persa. In Francia e in Germania dopo grandi lotte di massa si va avanti sulla strada dell'attacco al sistema pensionistico. In Germania, per la prima volta dopo cinquanta anni, l'IG Metal ferma una lotta, quella dell'estensione delle 35 ore ai lavoratori dell'est, senza che sia stato raggiunto neppure qualche risultato. Lo so bene non si tratta di sconfitte come quelle degli anni ottanta. Esse segnavano la fine del grande epoca delle lotte operaie, invece in questi mesi si è aperto un nuovo ciclo. E tuttavia siamo in una fase di stallo, abbiamo di fronte a noi un problema enorme: come rendere efficace un movimento cosi ampio e cosi forte ? Come trasformare una presenza mondiale evidente e dirompente in una leva effettivamente capace di cambiare le cose ? Come dare "forza" a quelle ragioni che senza forza non possono che lentamente ma inesorabilmente regredire ? Come aprire un diverso processo in Molise, in Italia e in Europa ? Da questa analisi credo che dobbiamo ripartire e lavorare, per concretizzare la scelta di una vera e reale alternativa. Credo che alla proposta di un Forum per l'alternativa non deve essere una mera alleanza nel cielo della politica, non uno schieramento unitario di forze politiche più o meno a sinistra. La vedo come una importante ipotesi di radicale rottura con la tradizione della politica. Una rottura radicale che spinge, almeno, in due direzioni. La prima direzione è quella del rapporto fra società e politica, o meglio fra movimenti e politica. Esso, a mio parere, non può essere fondato che attraverso una nuova democrazia. Parlo di una democrazia forte, radicale, sostanziale che non è riconducibile alla partecipazione al voto per le elezioni politiche o amministrative, ma riguarda la costruzione dell'organizzazione sociale attraverso la partecipazione collettiva. Si tratta di riconquistare alla partecipazione e all'esercizio concreto della democrazia quei terreni sociali sottoposti alla desertificazione, rifiutando l'ipotesi novecentesca di conquista del potere, ma impegnandosi in una ipotesi nuova e radicale del rapporto fra i movimenti e la politica: un progetto politico deve appoggiare questa ricostruzione. La seconda rottura riguarda il governo, o meglio l'alternativa di governo. Essa non nasce da una delega in bianco, ma dalla costruzione, appunto, di una democrazia radicale, da un processo di intervento dei movimenti, da un rapporto che definirei fra "sogno e conflitto". Un governo che non è legislatore e fine ultimo e assoluto, ma una tessera di quel mosaico più grande che è un grande processo democratico. A questo proposito vorrei ricordare la straordinaria esperienza zapatista e tutto quello che ha comportato complessivamente in America Latina. Lì la rinascita della sinistra ha un elemento comune: la fondazione di un popolo del cambiamento e un rapporto fra la politica e il popolo fondato su un patto costituente. A quell'esperienza che ha coinvolto milioni di persone, credo che dovremmo ispirarci pure noi. In conclusione pongo una domanda: è possibile che la costruzione di una società diversa, di un nuovo possibile mondo, per dirla con uno slogan a noi caro, possa prescindere dalla presenza della stessa società civile e dei movimenti dai luoghi in cui si fanno le scelte ? Come è possibile contrastare politiche neoliberiste che perseguono pervicacemente il tentativo di espellere qualunque idea e pratica di alternativa, se non tentando di costruirla con eguale tenacia pervadendo le istituzioni ? Da qui credo, debba partire, l'analisi e la riflessione, per una rischiosa ma inevitabile scommessa che dovremmo accingere a fare tutti noi. Campobasso 28 novembre 2003 Italo Di Sabato Consigliere regionale PRC Movimento dei Disobbedienti