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Scrivi a Palazzo Chigi
- Subject: Scrivi a Palazzo Chigi
- From: "disobbedientimolise\@libero\.it" <disobbedientimolise at libero.it>
- Date: Sat, 18 Oct 2003 15:47:51 +0200
Sfrattiamo Berlusconi da Palazzo Chigi Ti indigni ogni volta che senti parlare di riforma delle pensioni? Passi da un lavoro precario all'altro e maledici la legge 30? La propaganda governativa che tenta di contrapporre giovani e anziani ti fa ribollire il sangue? Non ne puoi più e pensi che sia ora di fare qualcosa? Ricomincia dalla controinformazione e dì di no. La "Lettera degli italiani a Berlusconi" proposta da Rifondazione comunista, che trovi nel paginone che segue, è fatta per inondare Palazzo Chigi. Falla circolare al massimo. Fotocopiala, proponila nei luoghi collettivi, distribuiscila a colleghi, amici, conoscenti. Affiggila in fabbrica, in ufficio, all'università, a scuola. Portala al mercato, al circolo, allo sciopero, in manifestazione, in parrocchia. E invita tutti a imbustarla e spedirla. Destinatario: signor Presidente del Consiglio, Palazzo Chigi, Roma. Berlusconi ha annunciato una lettera a tutti gli italiani. Precediamolo! Vuole convincerci che la rapina dei nostri soldi e del nostro futuro è giusta. Seppelliamolo con i nostri no! Movimento delle/i Disobbedienti molise-campania ^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^ Onorevole Presidente del Consiglio, abbiamo ascoltato increduli il suo messaggio televisivo a reti unificate; abbiamo poi appreso che intende inviare Onorevole Presidente del Consiglio, abbiamo ascoltato increduli il suo messaggio televisivo a reti unificate; abbiamo poi appreso che intende inviare una lettera per spiegarci la sua riforma delle pensioni. Nel farle pervenire per iscritto alcune delle nostre obiezioni, la invitiamo a soprassedere a questa sua decisione e all'ulteriore spreco di denaro pubblico che ne deriverebbe. Noi, questa riforma, pensiamo di averla già pienamente compresa. Lei dice di essere preoccupato per l'avvenire pensionistico dei giovani. Lo siamo anche noi. Ma allora perché - come chiede il suo governo - far lavorare di più chi potrebbe andare in pensione? Perché non lasciare quei posti liberi per tutti quei giovani che oggi non hanno un lavoro o fanno un lavoro precario e mal pagato? Lei dice che per i nostri figli le pensioni saranno ridotte, ancora più misere di quelle che ricevono oggi la maggior parte dei lavoratori italiani. Ma la colpa è forse dei lavoratori o dei pensionati? A noi pare che questo futuro di precarietà e di incertezza sia il frutto di scelte politiche sbagliate: dal passaggio al sistema contributivo, alla riduzione complessiva dei salari, alle leggi sul lavoro che il suo governo ha varato e che rendono il lavoro intermittente e precario, favoriscono il lavoro nero. E oggi lei propone, con la sua legge, addirittura che le imprese paghino per i nuovi assunti ancora minori contributi. In questo modo lei favorisce i conti delle imprese, ma rende la situazione di quei giovani per i quali si dichiara così preoccupato ancora più difficile e, soprattutto, rende inefficace quel sistema di previdenza pubblica che in molti fra cui il suo governo, le compagnie di assicurazione, la Confindustria, vorrebbero sfasciare. Ma anche per i lavoratori anziani le cose non vanno meglio. Ha mai pensato che cosa significa per chi fra noi ha lavorato in fabbrica otto ore al giorno per cinque giorni alla settimana, spesso facendo turni e straordinari per arrotondare, non poter andare in pensione e dover prolungare l'attività lavorativa? Lei dice che oggi si vive di più, e quindi è necessario lavorare di più. Si tratta di una affermazione senza alcuna base razionale. Infatti, come tutti sanno, l'aumento di produttività del lavoro è ben maggiore dell'aumento della vita media e pertanto il sistema è perfettamente sostenibile. Inoltre, dovrebbe guardare meglio le statistiche. Purtroppo, non siamo uguali neppure rispetto alla vecchiaia e l'età media non è uguale per tutti. Ad esempio, per i lavoratori esposti all'amianto, a cui lei ha tagliato diritti e pensioni, questa è drammaticamente ridotta. Chi lavora tanto e guadagna poco è più usurato e vive meno: crediamo abbia diritto di andare in pensione dopo 35 anni di lavoro. E ora ci dice che anche le liquidazioni, quello che ogni anno col nostro stipendio o col nostro salario abbiamo messo da parte, non sono più nostre. Si destinano ai fondi pensioni integrative, cioè per la previdenza privata. Non le neghiamo la coerenza, il suo governo uccide quella pubblica e quindi non può che incentivare quella privata. Ma tutto questo non va certo a nostro vantaggio. Dovremo pagare due volte per avere una pensione da fame e in più la nostra pensione sarà affidata all'andamento dei mercati azionari. Non ci pare una gran sicurezza con cui affrontare la vecchiaia. No, davvero la sua riforma non ci piace. Ma al danno si aggiunge la beffa quando leggiamo che l'evasione contributiva praticata dai datori di lavoro, ammonta ad oltre 35 miliardi di euro all'anno, cioè a 70mila miliardi di vecchie lire. Una bella cifra, che però il suo governo non fa nulla per recuperare. Inoltre, ci pare di aver capito che, mentre negli altri paesi europei l'incremento della spesa previdenziale va dal 3 al 5 per cento del Pil, da noi si rimane ad un modesto 2,1 per cento. Allora perché tanto allarme? Perché far lavorare di più gli anziani, dimezzare la pensione dei giovani, distruggere la previdenza pubblica, toglierci il Tfr per favorire quella privata? Non ne vediamo i motivi. E quelli che vediamo non ci piacciono. Non ci resta che lottare e sperare che il suo governo se ne vada al più presto.
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