[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
Il peccato originale dell'Europa
- Subject: Il peccato originale dell'Europa
- From: "José F. Padova" <jospadov at tin.it>
- Date: Tue, 8 Jul 2003 14:29:35 +0200
Il peccato originale dell'Europa Berlusconi diventa presidente dell'Unione Europea. I partner dell'Italia si vergognano - e tacciono. di Martin Klingst Die Zeit, Hamburg (http://zeus.zeit.de/text/2003/27/01___Leit_2) (traduzione dal tedesco di José F. Padova) Alcuni Stati dell'Unione Europea sono più uguali degli altri - per esempio l'Italia, ma non l'Austria. Quando all'inizio del 2000 il partito populista di destra FPÖ, di Jörg Haider, entrò nel Governo viennese, l'intera Europa levò alte grida: Salvate i principi, difendete il nostro ordine di valori! La piccola Repubblica austriaca fu messa al bando. Al bando ora è la grande Italia. Oggi, mentre Silvio Berlusconi pone sé stesso al di sopra del diritto e fa del suo Paese un suddito, l'Europa tace. Ancora peggio: sconsideratamente il 1. luglio Chirac, Schröder & Co. eleveranno per un mezzo anno il capo di governo italiano alla funzione di Presidente dell'Unione Europea. Eppure il caso Italia pesa molto più del caso Austria. Un breve sguardo retrospettivo: il presidente francese Chirac a suo tempo indirizzò contro Vienna terribili minacce, il ministro degli Esteri belga gridò "Pericolo!" e in molte capitali si parlò di ritirare gli ambasciatori. Tuttavia gli agitati Europei non avevano per le mani nulla di concreto contro il nuovo governo sul Danubio. Li spingeva solamente il timore che dovunque sul Continente cloni di Haider potessero impadronirsi del potere. Al contrario, in tutt'altro modo la situazione in Italia: Silvio Berlusconi governa da due anni e da molto più tempo si svolgono contro di lui procedimenti penali, per falso in bilancio e finanziamento illegale dei partiti, per frode fiscale e corruzione di funzionari delle imposte e di giudici. Questo soltanto non è ancora un motivo per suonare l'allarme: accade più volte in Europa che la giustizia persegua politici, in carica o non più (Chirac, Kohl!), per pesanti sospetti. Ma è un caso unico che un capo di governo faccia approvare in tutta fretta leggi che servono a un solo scopo: consolidare il suo potere e paralizzare la Giustizia. La legge è uguale per tutti - questo motto spicca in ogni aula di giustizia italiana. Davanti alla legge tutti sono uguali, questo principio ha validità dappertutto nell'Unione Europea, appartiene al comune patrimonio di valori come la democrazia, la separazione dei poteri e una Giustizia indipendente. I quindici stati dell'Unione Europea si sono sempre solennemente riconosciuti in questi principi e - fatto particolarmente importante - hanno energicamente obbligato proprio i nuovi membri dell'Europa orientale, che ancora stanno strutturando lo Stato di diritto, ad attenervisi. A che cosa possono riferirsi, adesso, i polacchi, i cechi, gli slovacchi, i baltici? All'Italia? Da lungo tempo il boss di questa democrazia, comparativamente di antica data, se ne infischia proprio di questi principi basilari dell'Unione Europea - e nessuno protesta. Fra le Alpi e la Puglia impera la "Lex Berlusconi": i falsi in bilancio possono essere perseguiti soltanto su denuncia e non più d'ufficio. Una nuova legge rende più difficile per la Giustizia richiedere documenti dall'estero, come quelli ad esempio che riguardano conti neri in Svizzera. Il premier d'Italia si anche opposto per lungo tempo all'introduzione del mandato d'arresto europeo - per paura che investigatori stranieri potessero mandare a rotoli la sua grandiosa entrata in scena sul palcoscenico mondiale. Oltre a ciò: se gli avvocati di Berlusconi dubitano dell'imparzialità dei giudici - e lo fanno per principio - possono richiedere lo spostamento del processo ad altra sede di tribunale. Il processo ricomincia da capo, non sono bloccati i termini di prescrizione. Da subito Silvio Berlusconi per la durata della sua funzione pubblica non può essere sottoposto a processo, una nuova legge gli procura l'immunità. Di massima questo non è riprovevole, la maggior parte delle massime cariche degli Stati europei godono della protezione dall'azione penale. Ma: Berlusconi ha fatto approvare lottando quella legge esattamente nel momento in cui si trovava davanti al tribunale. A dargli manforte è staot il suo amico Gaetano Pecorella: come presidente della Commissione Giustizia della Camera costui mette a punto le leggi vantaggiose, come avvocato subito dopo trae d'impaccio Berlusconi. L'Europa tuttavia guarda altrove o rimprovera ipocritamente il popolo che ha eletto Berlusconi e il Parlamento che ha emanato le leggi. Nel caso dell'Austria questi argomenti non contarono. Democrazia qui, democrazia lì, si disse allora, l'Europa è una comunità di valori - e non può essere scardinata da singoli governi. E' richiesta una ingerenza, punto. Qualcosa di simile si trova intanto nel Contratto dell'Unione Europea, inclusa istruzione per l'intervento in futuri casi problematici. Passi previsti da parte dell'Unione, dai primi agli estremi: invio di un team di esperti, considerazione più attenta di chi abusa della legge - e quando tutti gli interventi restano inutili: sospensione della condizione di Membro dell'Unione Europea. Silvio Berlusconi e l'Italia dovrebbero essere il test. Subito (ndt.: in italiano nel testo). Testo originale: Europas Sündenfall Berlusconi wird EU-Ratspräsident. Italiens Partner schämen sich - und schweigen Von Martin Klingst DIE ZEIT, Hamburg, 27/2003: Europa (http://zeus.zeit.de/text/2003/27/01___Leit_2) (traduzione dal tedesco di José F. Padova) Einige Staaten der Europäischen Union sind gleicher als andere - Italien etwa, aber nicht Österreich. Als Anfang 2000 Jörg Haiders rechtspopulistische FPÖ ins Wiener Kabinett einzog, schrie ganz Europa auf: Wehret den Anfängen, verteidigt unsere Werteordnung! Die kleine Republik Österreich wurde geächtet. Das große Italien aber bleibt geachtet. Heute, da sich Silvio Berlusconi über das Recht stellt und sich sein Land untertan macht, schweigt Europa. Schlimmer noch: Bedenkenlos werden Chirac, Schröder & Co. den italienischen Staatschef am 1. Juli für ein halbes Jahr zum europäischen Ratspräsidenten erheben. Doch wiegt der Fall Italien schwerer als der Fall Österreich. Ein kurzer Rückblick: Frankreichs Präsident Chirac schickte damals wüste Drohungen gen Wien, Belgiens Außenminister rief „Gefahr!", und in vielen Hauptstädten war vom Rückruf der Botschafter die Rede. Indes hatten die aufgeregten Europäer gegen das neue Regime an der Donau nichts Konkretes in der Hand. Sie trieb allein die Furcht, überall auf dem Kontinent könnten Haiders Klone nach der Macht greifen. Anders dagegen die Lage in Italien: Silvio Berlusconi regiert seit zwei Jahren, und seit noch längerer Zeit werden gegen ihn Prozesse geführt, wegen Bilanzfälschung und illegaler Parteienfinanzierung, wegen Steuerbetrug und Bestechung von Finanzbeamten und Richtern. Das allein ist noch kein Grund, Alarm zu schlagen; es kommt in Europa des Öfteren vor, dass die Justiz amtierenden wie ehemaligen Politikern (Chirac, Kohl!) wegen eines schweren Verdachts nachstellt. Einmalig aber ist es, dass ein Staatschef Gesetze durchpeitscht, die nur dem Zweck dienen: seine Macht zu festigen und die Justiz zu lähmen. La legge è uguale per tutti - dieser Satz prangt über jedem italienischen Gerichtsportal. Vor dem Gesetz sind alle gleich, dieses Prinzip gilt überall in der EU, es gehört zum gemeinsamen Wertekanon ebenso wie die Demokratie, die Gewaltenteilung und eine unabhängige Justiz. Die fünfzehn Staaten der Europäischen Union haben sich immer wieder feierlich zu diesen Grundsätzen bekannt, und sie haben - besonders wichtig - gerade die neuen Mitglieder aus Osteuropa, die den Rechtsstaat noch aufbauen, nachdrücklich darauf verpflichtet. Woran sollen die Polen, die Tschechen, die Slowaken, die Balten sich jetzt halten? An Italien? Seit geraumer Zeit pfeift der Chef dieser vergleichsweise alten Demokratie auf ebendiese Grundsätze der EU - und keiner protestiert. Zwischen Alpen und Apulien regiert die „Lex Berlusconi": Bilanzfälschungen dürfen nur noch auf Antrag und nicht mehr von Amts wegen verfolgt werden. Ein neues Gesetz erschwert es der Justiz, Dokumente aus dem Ausland anzufordern, etwa über Schwarzgeldkonten in der Schweiz. Italiens Premier widersetzte sich auch lange Zeit der Einführung des europäischen Haftbefehls - aus Angst, ausländische Ermittler könnten ihm den großen Auftritt auf internationalen Bühnen vermasseln. Außerdem: Zweifeln Berlusconis Anwälte an der Unparteilichkeit der Richter - und das tun sie aus Prinzip -, dürfen sie die Verlegung der Verfahren an einen anderen Gerichtsort beantragen. Der Prozess beginnt von vorn, die Verjährungsfristen werden nicht gestoppt. Ab sofort darf Silvio Berlusconi für die Dauer seiner Amtszeit sowieso nicht mehr der Prozess gemacht werden; ein neues Gesetz verschafft ihm Immunität. Das ist grundsätzlich nicht verwerflich, die meisten europäischen Staatsoberhäupter genießen Schutz vor Strafverfolgung. Nur: Berlusconi hat das Gesetz genau in dem Moment durchgeboxt, da er vor Gericht stand. Zur Hand ging ihm dabei sein Freund Gaetano Pecorella: Als Vorsitzender des Rechtsausschusses im römischen Parlament strickt er die nützlichen Gesetze. Als Anwalt paukt er Berlusconi danach frei. Europa aber schaut weg oder verweist heuchlerisch auf das Volk, das Berlusconi gewählt, und das Parlament, das die Gesetze erlassen hat. Im Fall Österreich zählten diese Argumente nicht. Demokratie hin, Demokratie her, hieß es damals, Europa ist eine Wertegemeinschaft - und die darf nicht von einzelnen Regierungen ausgehebelt werden. Einmischung erwünscht, Punkt. So ähnlich steht es inzwischen im EU-Vertrag, inklusive Handlungsanleitung für künftige Problemfälle. Die ersten bis letzten Gemeinschaftsschritte: Entsendung eines Gutachterteams, verschärfte Beobachtung des Rechtsverdrehers - und, wenn alles nichts nützt: Ruhen der EU-Mitgliedschaft. Silvio Berlusconi und Italien sollten der Testfall sein. Subito.
- Prev by Date: Antigone e la legge che smarrisce il diritto
- Next by Date: Cecenia
- Previous by thread: Antigone e la legge che smarrisce il diritto
- Next by thread: Cecenia
- Indice: