Il peccato originale dell'Europa



Il peccato originale dell'Europa
Berlusconi diventa presidente dell'Unione Europea. I partner dell'Italia si
vergognano - e tacciono.
di Martin Klingst
Die Zeit, Hamburg (http://zeus.zeit.de/text/2003/27/01___Leit_2)
(traduzione dal tedesco di José F. Padova)

Alcuni Stati dell'Unione Europea sono più uguali degli altri - per esempio
l'Italia, ma non l'Austria. Quando all'inizio del 2000 il partito populista
di destra FPÖ, di Jörg Haider, entrò nel Governo viennese, l'intera Europa
levò alte grida: Salvate i principi, difendete il nostro ordine di valori!
La piccola Repubblica austriaca fu messa al bando. Al bando ora è la grande
Italia. Oggi, mentre Silvio Berlusconi pone sé stesso al di sopra del
diritto e fa del suo Paese un suddito, l'Europa tace. Ancora peggio:
sconsideratamente il 1. luglio Chirac, Schröder & Co. eleveranno per un
mezzo anno il capo di governo italiano alla funzione di Presidente
dell'Unione Europea. Eppure il caso Italia pesa molto più del caso Austria.
Un breve sguardo retrospettivo: il presidente francese Chirac a suo tempo
indirizzò contro Vienna terribili minacce, il ministro degli Esteri belga
gridò "Pericolo!" e in molte capitali si parlò di ritirare gli
ambasciatori. Tuttavia gli agitati Europei non avevano per le mani nulla di
concreto contro il nuovo governo sul Danubio. Li spingeva solamente il
timore che dovunque sul Continente cloni di Haider potessero impadronirsi
del potere.
Al contrario, in tutt'altro modo la situazione in Italia: Silvio Berlusconi
governa da due anni e da molto più tempo si svolgono contro di lui
procedimenti penali, per falso in bilancio e finanziamento illegale dei
partiti, per frode fiscale e corruzione di funzionari delle imposte e di
giudici. Questo soltanto non è ancora un motivo per suonare l'allarme:
accade più volte in Europa che la giustizia persegua politici, in carica o
non più (Chirac, Kohl!), per pesanti sospetti. Ma è un caso unico che un
capo di governo faccia approvare in tutta fretta leggi che servono a un
solo scopo: consolidare il suo potere e paralizzare la Giustizia.
La legge è uguale per tutti - questo motto spicca in ogni aula di giustizia
italiana. Davanti alla legge tutti sono uguali, questo principio ha
validità dappertutto nell'Unione Europea, appartiene al comune patrimonio
di valori come la democrazia, la separazione dei poteri e una Giustizia
indipendente. I quindici stati dell'Unione Europea si sono sempre
solennemente riconosciuti in questi principi e - fatto particolarmente
importante - hanno energicamente obbligato proprio i nuovi membri
dell'Europa orientale, che ancora stanno strutturando lo Stato di diritto,
ad attenervisi.
A che cosa possono riferirsi, adesso, i polacchi, i cechi, gli slovacchi, i
baltici? All'Italia? Da lungo tempo il boss di questa democrazia,
comparativamente di antica data, se ne infischia proprio di questi principi
basilari dell'Unione Europea - e nessuno protesta. Fra le Alpi e la Puglia
impera la "Lex Berlusconi": i falsi in bilancio possono essere perseguiti
soltanto su denuncia e non più d'ufficio. Una nuova legge rende più
difficile per la Giustizia richiedere documenti dall'estero, come quelli ad
esempio che riguardano conti neri in Svizzera. Il premier d'Italia si anche
opposto per lungo tempo all'introduzione del mandato d'arresto europeo -
per paura che investigatori stranieri potessero mandare a rotoli la sua
grandiosa entrata in scena sul palcoscenico mondiale.

Oltre a ciò: se gli avvocati di Berlusconi dubitano dell'imparzialità dei
giudici - e lo fanno per principio - possono richiedere lo spostamento del
processo ad altra sede di tribunale. Il processo ricomincia da capo, non
sono bloccati i termini di prescrizione. Da subito Silvio Berlusconi per la
durata della sua funzione pubblica non può essere sottoposto a processo,
una nuova legge gli procura l'immunità. Di massima questo non è
riprovevole, la maggior parte delle massime cariche degli Stati europei
godono della protezione dall'azione penale. Ma: Berlusconi ha fatto
approvare lottando quella legge esattamente nel momento in cui si trovava
davanti al tribunale. A dargli manforte  è staot il suo amico Gaetano
Pecorella: come presidente della Commissione Giustizia della Camera costui
mette a punto le leggi vantaggiose, come avvocato subito dopo trae
d'impaccio Berlusconi.
L'Europa tuttavia guarda altrove o rimprovera ipocritamente il popolo che
ha eletto Berlusconi e il Parlamento che ha emanato le leggi. Nel caso
dell'Austria questi argomenti non contarono. Democrazia qui, democrazia lì,
si disse allora, l'Europa è una comunità di valori - e non può essere
scardinata da singoli governi. E' richiesta una ingerenza, punto. Qualcosa
di simile si trova intanto nel Contratto dell'Unione Europea, inclusa
istruzione per l'intervento in futuri casi problematici. Passi previsti da
parte dell'Unione, dai primi agli estremi: invio di un team di esperti,
considerazione più attenta di chi abusa della legge - e quando tutti gli
interventi restano inutili: sospensione della condizione di Membro
dell'Unione Europea.
Silvio Berlusconi e l'Italia dovrebbero essere il test. Subito (ndt.: in
italiano nel testo).

Testo originale:

Europas Sündenfall
Berlusconi wird EU-Ratspräsident. Italiens Partner schämen sich - und schweigen
Von Martin Klingst

DIE ZEIT, Hamburg, 27/2003: Europa
(http://zeus.zeit.de/text/2003/27/01___Leit_2)
(traduzione dal tedesco di José F. Padova)

Einige Staaten der Europäischen Union sind gleicher als andere - Italien
etwa, aber nicht Österreich. Als Anfang 2000 Jörg Haiders
rechtspopulistische FPÖ ins Wiener Kabinett einzog, schrie ganz Europa auf:
Wehret den Anfängen, verteidigt unsere Werteordnung! Die kleine Republik
Österreich wurde geächtet. Das große Italien aber bleibt geachtet. Heute,
da sich Silvio Berlusconi über das Recht stellt und sich sein Land untertan
macht, schweigt Europa. Schlimmer noch: Bedenkenlos werden Chirac, Schröder
& Co. den italienischen Staatschef am 1. Juli für ein halbes Jahr zum
europäischen Ratspräsidenten erheben. Doch wiegt der Fall Italien schwerer
als der Fall Österreich.
Ein kurzer Rückblick: Frankreichs Präsident Chirac schickte damals wüste
Drohungen gen Wien, Belgiens Außenminister rief „Gefahr!", und in vielen
Hauptstädten war vom Rückruf der Botschafter die Rede. Indes hatten die
aufgeregten Europäer gegen das neue Regime an der Donau nichts Konkretes in
der Hand. Sie trieb allein die Furcht, überall auf dem Kontinent könnten
Haiders Klone nach der Macht greifen.
Anders dagegen die Lage in Italien: Silvio Berlusconi regiert seit zwei
Jahren, und seit noch längerer Zeit werden gegen ihn Prozesse geführt,
wegen Bilanzfälschung und illegaler Parteienfinanzierung, wegen
Steuerbetrug und Bestechung von Finanzbeamten und Richtern. Das allein ist
noch kein Grund, Alarm zu schlagen; es kommt in Europa des Öfteren vor,
dass die Justiz amtierenden wie ehemaligen Politikern (Chirac, Kohl!) wegen
eines schweren Verdachts nachstellt. Einmalig aber ist es, dass ein
Staatschef Gesetze durchpeitscht, die nur dem Zweck dienen: seine Macht zu
festigen und die Justiz zu lähmen.
La legge è uguale per tutti - dieser Satz prangt über jedem italienischen
Gerichtsportal. Vor dem Gesetz sind alle gleich, dieses Prinzip gilt
überall in der EU, es gehört zum gemeinsamen Wertekanon ebenso wie die
Demokratie, die Gewaltenteilung und eine unabhängige Justiz. Die fünfzehn
Staaten der Europäischen Union haben sich immer wieder feierlich zu diesen
Grundsätzen bekannt, und sie haben - besonders wichtig - gerade die neuen
Mitglieder aus Osteuropa, die den Rechtsstaat noch aufbauen, nachdrücklich
darauf verpflichtet.
Woran sollen die Polen, die Tschechen, die Slowaken, die Balten sich jetzt
halten? An Italien? Seit geraumer Zeit pfeift der Chef dieser
vergleichsweise alten Demokratie auf ebendiese Grundsätze der EU - und
keiner protestiert. Zwischen Alpen und Apulien regiert die „Lex
Berlusconi": Bilanzfälschungen dürfen nur noch auf Antrag und nicht mehr
von Amts wegen verfolgt werden. Ein neues Gesetz erschwert es der Justiz,
Dokumente aus dem Ausland anzufordern, etwa über Schwarzgeldkonten in der
Schweiz. Italiens Premier widersetzte sich auch lange Zeit der Einführung
des europäischen Haftbefehls - aus Angst, ausländische Ermittler könnten
ihm den großen Auftritt auf internationalen Bühnen vermasseln.
Außerdem: Zweifeln Berlusconis Anwälte an der Unparteilichkeit der Richter
- und das tun sie aus Prinzip -, dürfen sie die Verlegung der Verfahren an
einen anderen Gerichtsort beantragen. Der Prozess beginnt von vorn, die
Verjährungsfristen werden nicht gestoppt. Ab sofort darf Silvio Berlusconi
für die Dauer seiner Amtszeit sowieso nicht mehr der Prozess gemacht
werden; ein neues Gesetz verschafft ihm Immunität. Das ist grundsätzlich
nicht verwerflich, die meisten europäischen Staatsoberhäupter genießen
Schutz vor Strafverfolgung. Nur: Berlusconi hat das Gesetz genau in dem
Moment durchgeboxt, da er vor Gericht stand. Zur Hand ging ihm dabei sein
Freund Gaetano Pecorella: Als Vorsitzender des Rechtsausschusses im
römischen Parlament strickt er die nützlichen Gesetze. Als Anwalt paukt er
Berlusconi danach frei.
Europa aber schaut weg oder verweist heuchlerisch auf das Volk, das
Berlusconi gewählt, und das Parlament, das die Gesetze erlassen hat. Im
Fall Österreich zählten diese Argumente nicht. Demokratie hin, Demokratie
her, hieß es damals, Europa ist eine Wertegemeinschaft - und die darf nicht
von einzelnen Regierungen ausgehebelt werden. Einmischung erwünscht, Punkt.
So ähnlich steht es inzwischen im EU-Vertrag, inklusive Handlungsanleitung
für künftige Problemfälle. Die ersten bis letzten Gemeinschaftsschritte:
Entsendung eines Gutachterteams, verschärfte Beobachtung des
Rechtsverdrehers - und, wenn alles nichts nützt: Ruhen der
EU-Mitgliedschaft.
Silvio Berlusconi und Italien sollten der Testfall sein. Subito.