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Se l’Italia si sveglia dal lungo inganno (di Piero Ottone)
- Subject: Se l’Italia si sveglia dal lungo inganno (di Piero Ottone)
- From: "José F. Padova" <jospadov at tin.it>
- Date: Tue, 8 Jul 2003 10:54:06 +0200
Se l’Italia si sveglia dal lungo inganno di Piero Ottone (“La Repubblica”, 18 giugno 2003) Forse è un'illusione. Ma gli eventi delle ultime settimane, e in primo luogo i risultati delle elezioni amministrative, m'inducono a credere che il problema centrale della vita politica italiana stia cominciando a sciogliersi. S'intravede, finalmente, la luce in fondo al tunnel. Ma qual è, dunque, il problema centrale di cui parlo? Non è l'alternanza fra destra e sinistra. L'alternanza presuppone l'esistenza di due partiti, o due coalizioni, che offrano al paese due potenziali governi, di cui uno sarà un po' meglio, l'altro un po' peggio, ma che sostanzialmente s'equivalgono, perché sono della stessa natura, appartengono alla stessa categoria. In Italia invece, da quando Berlusconi è comparso sulla scena politica, abbiamo un'anomalia, diciamo pure una mostruosità. Un uomo sconfinatamente ricco, totalmente spregiudicato, in grado di controllare l'informazione tv nella totalità e quella scritta in modo più o meno diretto, ha conquistato il potere, nonostante i suoi problemi con la giustizia e nonostante la sua totale inconsistenza politica, e lo ha esercitato, per lo meno fino a questi giorni, con potestà assoluta. Gli stranieri hanno assistito, increduli e attoniti, a questo fenomeno straordinario. In nessun altro paese evoluto dell'Occidente s'è visto qualche cosa di simile. L'anomalia costituita da Berlusconi è, per l'Italia, una perdita secca. È una palla al piede. E un debito. Nella colonna del passivo, il danno è sotto gli occhi di tutti. Lasciamo stare la leggerezza, l'impreparazione, qualche arlecchinata. Il danno grave è nel rapporto con la giustizia. Afflitto dai suoi problemi, il presidente dei Consiglio adopera il Parlamento, e impiega tempo ed energie, per manipolare le leggi a suo uso e consumo, e a protezione dei suoi amici e collaboratori, Previti in testa. Per salvare la sua reputazione di fronte al mondo, si vede costretto a gettare il discredito sulla magistratura italiana, accusandola di essere politicizzata, inaffidabile, disonesta: accuse che hanno conseguenze gravi fuori dei confini, e all'interno. Che bisogno aveva l'Italia di presentarsi con questo volto al mondo intero? Commentatori bene intenzionati hanno sostenuto l'opportunità del lodo Maccanico per risparmiare al presidente del Consiglio l'umiliazione di presentarsi in tribunale come imputato durante la presidenza dell'Unione europea. A me sembra che il lodo, provvedimento chiaramente ad personam , aggravi la situazione invece di migliorarla. Solo una chiara dimostrazione d'innocenza salverebbe la situazione. Di fronte a questo impressionante passivo, che cosa offre in cambio al paese Silvio Berlusconi? Quali vantaggi procura? La risposta è semplice: non offre niente. Se avesse dimostrato di possedere una grande capacità di governo, se fosse stato in grado di compiere miracoli, un'opinione pubblica spregiudicata, magari un po' cinica, avrebbe chiuso un occhio di fronte al danno, che sostanzialmente è un danno morale, e incamerato i benefici. Ma dove sono questi benefici? Nessuna delle grandi promesse è stata mantenuta. Gli stessi alleati di governo mostrano adesso impazienza e insofferenza. Un presidente del Consiglio di cui i giornali stranieri scrivono che va in missione all'estero per non presentarsi alle udienze in tribunale non è destinato a conservare l'ammirazione e la fiducia dei suoi ministri. Se questa è la situazione, bisogna adesso che l'opinione pubblica nel suo insieme, dopo un periodo di stordimento (ci sono anche gli stordimenti collettivi, quelli che Churchill chiamava "un quarto d'ora di follia"), cominci a riacquistare la lucidità. Questo è a mio avviso il problema centrale della vita politica italiana. Ebbene: forse è un'illusione, ma a me sembra che il problema sia in via di soluzione. Anche se la strada sarà lunga, gli italiani (quelli che si erano illusi) cominciano ad aprire gli occhi. È famoso il detto di Lincoln: si possono ingannare tante persone tante volte, ma non si possono ingannare tutte le persone tutte le volte. Qualche mese fa, da queste colonne, avevo bonariamente consigliato a Berlusconi di dimettersi, prima che le sue fortune tramontassero. Il mio invito sembrava uno scherzo. Se però lo avesse seguito, Berlusconi avrebbe salvato, oltre che l'Italia, anche se stesso.
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