Teatro e Diritti Umani - Produzioni Operai del Cuore



In vista della prossima stagione teatrale, l'Associazione Teatrale Operai
del Cuore desidera riportare la Vostra attenzione sulle proprie produzioni
BOIA CHI MOLLA (dedicata alla Pena di Morte), VITA SENZA RISERVE (dedicata
ai Nativi Americani) e la nuova LA FABBRICA DI CARTONI (dedicata ai diritti
dell'infanzia) e patrocinate da
         Amnesty International
Movimento Internazionale per la Difesa dei Diritti Umani.

Ricordiamo che in occasione di iniziative volte alla sensibilizzazione su
temi inerenti i Diritti Umani, la compagnia richiede il semplice rimborso
spese, e che, relativamente allo spettacolo VITA SENZA RISERVE, parte del
compenso viene devoluto direttamente alla causa di JAMES WEDDEL, indiano
Dakota cui è dedicato lo spettacolo e che attualmente è rinchiuso nel
Penitenzario del South Dakota per un crimine da lui mai commesso.
Lo spettacolo VITA SENZA RISERVE debutta nella sua nuova versione il 18
Luglio a Lari (Pisa) in occasione della rassegna internazionale Lariscena
2003. Lo spettacolo è stato rielabortato con l'intento di rafforzarne
la carica di denuncia sottolineando maggiormente i particolari legati alla
causa di James Weddel, prendendo spunto dalle ultime lettere da lui
inviateci.
Infine per l'autunno è previsto il debutto della nuova produzione LA
FABBRICA DI CARTONI, spettacolo dedicato ai bambini ed al loro diritto di
vivere fino in fondo il tempo dell'infanzia e agli adulti ed al loro
diritto di non dimenticarla...
Oltre che con VITA SENZA RISERVE a Lari (Pisa), il 20 Luglio saremo anche
con BOIA CHI MOLLA.
A Sandalmazzo (Cuneo), infine, l'11 Luglio sempre con BOIA CHI MOLLA.

Per informazioni e contatti:
OPERAI DEL CUORE
Via Linneo 10
24126 Bergamo - Tel. e Fax: 035/320506 - Cel. 340/3644796
indirizzo e-mail:
info at operaidelcuore.it
http://www.operaidelcuore.it

"VITA SENZA RISERVE", spettacolo dedicato ai Nativi Americani.
Dopo un felice debutto all'interno del circuito ALTRI PERCORSI, lo
spettacolo è stato replicato all'interno di rassegne nazionali e
internazionali quali THEATROPOLIS a Moncalieri, Agriculture in provincia di
Viterbo, Argillateatri e Roma, MAYATEATRO a Pescara e GIOVANE F.A.T.A. a
Roma, raccogliendo consensi da parte di pubblico e critica.

VITA SENZA RISERVE è dedicato a James Weddel, indiano Dakota attualmente in
carcere per un omicidio mai commesso e il cui unico torto è stato quello di
opporsi alla vendita delle Colline Nere al governo Americano.
Per realizzare lo spettacolo ci siamo messi in contatto con le associazioni
che stanno seguendo il suo caso, abbiamo parlato con i suoi avvocati e
comunicato via epistolare direttamente con lui. Abbiamo inoltre raccolto
informazioni e dati sulla situazione attuale dei Nativi Americani, sulle
loro condizioni di vita, sui problemi legati alla povertà, alla giustizia
ed ai diritti umani troppo spesso calpestati.
Ed è per questo che lo spettacolo potrebbe benissimo essere dedicato anche
a Leonard Peltier, Anna Mae e a tanti altri "guerrieri" di oggi, vittime di
una giustizia non ancora in grado di ascoltare le loro voci e di difendere
i loro diritti...
Lo stile dello spettacolo ricalca quella che ormai è la poetica degli
Operai del Cuore. E' uno spettacolo veloce, ritmato, con alte punte di
ironia alternate a momenti di elevata intensità emotiva...
La struttura dello spettacolo e liberamente ispirata ai racconti di Sherman
Alexie e Hanay Geiogamah, scrittori nativi contemporanei che hanno scritto
della riserva, dell'alcolismo, della povertà, delle ingiustizie e del
razzismo in modo diretto ma pur sempre venato di ironia e poesia...

"...una cavalcata dentro la nostra (cattiva) coscienza collettiva…" Pier
Giorgio Nosari

"C'è una sola cosa più difficile che tener duro... Arrendersi" James Weddel
James Weddel è attualmente in attesa di una revisione del processo...


              Uno spettacolo per quelli che già c'erano,
              per chi nel giorno delle conquiste era presente,
          ma non era il conquistatore.
          Dedicato non solo ai Nativi Americani,
          ma anche agli Aborigeni, agli Africani
          e a tutti coloro che un giorno
          avevano una terra che adesso non è più la loro,
          nel nome del progresso e della civiltà.
          Uno spettacolo nel nostro stile,
          per sorridere e per pensare,
          dedicato alla terra
              e a chi ci cammina sopra.


BOIA CHI MOLLA
Tratta il delicato tema della Pena di Morte. Debutta nel 1998 e subito si
segnala per l'importanza del tema affrontato e per l'originalità con il
quale viene messo in scena. Grazie allo stile tragicomico dello spettacolo
viene infatti amplificato l'impatto drammatico stimolando la sensibilità
del pubblico nei confronti di un argomento ancora molto attuale.
Le scene che compongono lo spettacolo, anche le più comiche e grottesche,
prendono spunto dalla realtà e sono frutto di un lavoro di documentazione
accurato, sviluppato anche con l'apporto di associazioni e persone
coinvolte direttamente ed in prima linea per un'opera di sensibilizzazione
sul tema.
Alcuni dei testi sono stati scritti da condannati a morte.
Lo spettacolo è stato rappresentato con successo in molte città italiane in
occasione di Festival e rassegne teatrali anche a livello Internazionale,
quali Theatropolis a Moncalieri; è stato inserito nel Circuito Altri
Percorsi della regione Lombardia e rappresentato in occasione di importanti
iniziative volte alla sensibilizzazione sul tema o comunque relative alla
difesa dei diritti dell'uomo, quali la giornata conclusiva della Campagna
di sensibilizzazione USA tenutasi nel '99 al castello Sforzesco di Milano.


L'associazione Operai del Cuore collabora dal 1998 con Amnesty International,
la Coalizione Italiana Contro la Pena di Morte ed altre associazioni per le
quali
ha più volte rappresentato i suoi spettacoli.
In queste occasioni la compagnia richiede il solo rimborso delle spese.

"Andate a dormire, giornalisti, carcerieri; prendete i vostri soldi,
cercate di dimenticare."


RASSEGNA STAMPA

"Si rinnova l'impegno sociale e di ricerca teatrale della compagnia "OPERAI
DEL CUORE". Dopo il successo di BOIA CHI MOLLA con il quale, a partire
dall'autunno del 1998 hanno affrontato il delicato tema della pena di
morte, gli Operai del Cuore portano in scena con VITA SENZA RISERVE la dura
realtà del popolo indiano, confinato a vivere nelle riserve americane.
L'opera è dedicata a James Weddel, guerriero Dakota attualmente in carcere
per un omicidio mai commesso, e di fatto colpevole per essersi opposto alla
vendita delle Colline Nere al governo americano. Com'è nella tradizione
della compagnia, anche questa performance è caratterizzata da uno stile
tragicomico grottesco molto particolare. Uno spettacolo che ancora una
volta non manca di far sorridere e, malinconicamente, far riflettere..."
Cosi Claudio Bonaschi su Il Nuovo Giornale di Bergamo.

"Dopo BOIA CHI MOLLA, che affrontava il tema della pena di morte pur
scegliendo un linguaggio leggero che prendeva in giro le ipocrisie piccole
e grandi della società, con VITA SENZA RISERVE si osserva un ulteriore
salto di qualità. Il giovane gruppo bergamasco mantiene la preferenza per
uno stile rapido, con un montaggio a frammenti che si intersecano: una
specie di puzzle che si compone di tante scene e di tante azioni che si
riuniscono attorno ad un tema. Il tema è la vita dei Nativi americani, i
pellerossa. Il risultato è una combinazione di "leggerezza" stilistica e
"pesantezza" di contenuti: l'alcolismo dilagante nelle riserve, i cui
abitanti sono al di sotto della soglia di povertà e vivono in comunità che
sono state private delle loro radici; la giustizia negata o, meglio,
piegata spudoratamente a vantaggio dei bianchi… Il tutto mescolato a
frammenti di storie e a citazioni di cronaca… Una cavalcata dentro la
nostra (cattiva) coscienza collettiva…" Così Pier Giorgio Nosari su L'eco
di Bergamo

"Ennesima performance di successo, stavolta a Roma all'ARGILLATEATRO ,
dell'associazione teatrale OPERAI DEL CUORE con lo spettacolo BOIA CHI
MOLLA dedicato al tema della Pena di Morte. Lo spettacolo creato anche su
testi scritti da condannati a morte, affronta il tema della pena capitale
con uno stile tragicomico, tecnica che da un lato permette di alleviare la
crudezza dell'argomento, dall'altra in paradoxo rende i toni ancora più
drammatici contribuendo comunque alla fine a creare un afflato di umana
pietas."
Gennaro Francione - Antiarte

"Un eterno inseguirsi tra la comicità della realtà e la serietà della
finzione, un amalgama dove attraverso un esercizio spudorato della
dissacrazione vengono svelate le dinamiche aberranti e contraddittorie
della pena di morte. Uno spettacolo genuino ed avvincente, ricco di
raffinata ironia in cui il grottesco si traduce in denuncia di stampo
giornalistico."
Max Delaclos - a-sinistra

"ALL'ARIBERTO SI PENSA ALLA PENA DI MORTE"…si può anche sorridere delle
tragedie senza per questo mancarne di rispetto, anzi sottolineandone così
l'assurdità. Lo spettacolo affronta infatti il delicato tema della pena di
morte ma lo fa in modo tragicomico, alternando il lato surreale a quello
drammatico.
Paolo Avanti - Il Giornale

"Con lo stile del cabaret grottesco una riflessione sulla pena di morte."
Gli Operai del Cuore hanno il coraggio di prendere di petto un tema
politico arduo e di esprimere, attraverso di esso, un pensiero sul mondo.
Quello che più conta, lo hanno fatto in termini teatrali. La via intrapresa
è quella giusta.
Pier Giorgio Nosari - L'Eco di Bergamo

"IL BOIA NON MOLLA MAI" Non succedeva da un po' di tempo che il teatro
fosse "impegnato", o che semplicemente cercasse di intervenire in certi
dibattiti in corso. E beh, era ora!
Guido Tedoldi - Giornale di Bergamo

"Tema alto e forte con il gruppo "Gli Operai del Cuore" che hanno
affrontato in Boia chi molla, il drammatico problema della pena di morte.
Attraverso una messa in scena sobria, appena venata di attualità, i ragazzi
della giovane compagnia bergamasca hanno allestito uno spettacolo attento e
aperto alla speranza… Boia chi molla ha rivelato la sua bellezza
soprattutto nei momenti dell'abbandono dove la nostalgia e i ricordi
restano come sospesi: sospesi nella magia del teatro…" Andrea Frambrosi -
L'Eco di Bergamo