CONFERENZA INTERGOVERNATIVA SULLE MIGRAZIONI



Invio questo mio artyicolo pubblicato su La Repubblica Palermo di questa
mattina, per eventuale pubblicazione sul vostro giornale.
Cordialmente. Agostino Spataro


Contro la vergogna della tratta clandestina
UNA CONFERENZA INTERGOVERNATIVA SULLE MIGRAZIONI *

di Agostino Spataro

Come previsto, la Sicilia è divenuta la principale porta europea
dell'immigrazione clandestina proveniente dall'Africa e da altri paesi del
sud del mondo.
Paradossalmente, una regione ad economia sottosviluppata e a forte
tradizione migratoria (ancora attiva) e con un tasso elevatissimo di
disoccupati è costretta a fronteggiare un fenomeno epocale, a dimensione
globale, che è illusorio pensare di fermare con misure d'ordine pubblico o
con le cannonate proposte da Bossi, che non è un marziano, ma ministro
dell'attuale governo di centro-destra che ha raccolto in Sicilia il massimo
possibile di consenso elettorale.
I dirigenti dell'UDC, che hanno "votato" la Sicilia alla Madonna della
Lacrime, dovrebbero spiegare ai loro stessi elettori cattolici come possono
continuare a governare insieme al capo della Lega nord il quale invoca le
cannonate contro i disperati e accusa i vescovi italiani e la "Caritas" di
praticare l'ostruzionismo contro l'inefficace legge Bossi-Fini.  
Se per l'UDC, l'agitazione leghista è motivo di un qualche imbarazzo, per
Forza Italia sembra essere un'opportunità  da cogliere al volo, per far
svolgere ai ministri leghisti il lavoro più sporco di questo governo.
Chi meglio di un leghista, accecato dall'egoismo e dalla xenofobia, può
adempiere tale compito?
Ecco, allora, l'ing. Castelli impegnato a "spezzare le reni" alla
magistratura che non intende mollare i processi contro Berlusconi e soci,
l'on. Maroni affannato a demolire parti importanti della legislazione
sociale (art. 18, pensioni, ecc), e, infine, l'on. Bossi che vorrebbe
respingere (a parole) gli immigrati, ovvero quella massa di forza-lavoro
supersfruttata che fa marciare le aziende dei piccoli e medi imprenditori
leghisti e non del Veneto e della Lombardia.
L'idea è davvero perfida: per autoassolversi, al Cavaliere basterà
scaricare, al momento opportuno, i ministri leghisti e il gioco è fatto.
Mentre a Roma si svolge il teatrino della non politica del centro destra,
la Sicilia assiste, impotente, all'evolversi tumultuoso (e luttuoso) di un
dramma umano e sociale senza confini, destinato a crescere negli anni a
venire.
Oltre i sentimenti, la questione centrale è il che fare; quali azioni
intraprendere (e non solo a carattere umanitario)  prima che la situazione
sfugga di mano.
Certo, la questione è complessa e di difficile soluzione, anche perché si è
lasciata incancrenire da oltre un quarto di secolo. Già nel 1980 lanciammo
da Palermo (nel corso di una conferenza nazionale su "Immigrazione araba in
Sicilia e in Italia", i cui atti furono pubblicati dal ministero
dell'Interno) l'allarme per le conseguenze che gli incipienti flussi
clandestini stavano determinando ed al contempo proponemmo misure idonee,
politiche e sociali, per legittimare e integrare le nuove presenze, sulla
base di specifici accordi bilaterali di emigrazione fra l'Italia e i vari
Paesi di provenienza.
A questo fine, venne presentata alla Camera una proposta di legge (n. 2990,
VIII legislatura) con la quale si individuava negli accordi di cooperazione
bilaterale e multilaterale lo strumento per combattere il tristo e lucroso
mercimonio della tratta clandestina e il fenomeno dell'evasione
contributiva e del lavoro nero.
Oggi la situazione si è aggravata e, per quando riguarda gli ingressi,  è
concentrata praticamente sulla sola Sicilia.
Nessuno infatti capisce perché, rispetto all'ampio e lungo bacino del
Mediterraneo, i flussi vengano orientati, quasi interamente, sulle isole
Pelagie e in genere sulle coste della Sicilia sud-orientale.
Perché non attraverso lo Stretto di Gibilterra (largo appena 34 km) o le
vie dei Balcani molto più agevoli per qualsiasi commercio clandestino?
E' probabile che la destinazione siciliana sia dettata o imposta da una
logistica predisposta da gruppi criminali che gestiscono la vergognosa
tratta, magari col beneplacito di chi dovrebbe vigilare. 
In attesa che queste ed altre eventuali responsabilità siano perseguite, se
non si vuole continuare ad assistere a queste orribili ecatombe marine,
appare urgente una forte ripresa dell'iniziativa politica e diplomatica,
prendendo atto del fallimento della tanto strombazzata legge Fini-Bossi.
Oggi, alla vigilia del semestre italiano della presidenza UE e nel vivo
della ripresa virulenta dei flussi clandestini, si dovrebbe rilanciare con
forza l'ipotesi di un grande progetto di cooperazione sulle migrazioni, nel
quadro del partenariato Euromed e partendo da una "conferenza
intergovernativa euro-araba-africana", da tenere in Sicilia, magari nella
piccola isola di Lampedusa, divenuta simbolo di questo dramma universale.
Il Mediterraneo non può essere una zona di libero scambio soltanto per le
merci e per i capitali, ma dovrà essere luogo privilegiato di libera
circolazione anche degli uomini.   
                                                                Agostino
Spataro


*Pubblicato su "La Repubblica" -Palermo, del 20 giugno 2003