Parte la riforma Biagi un calcio in faccia ai lavoratori



Title: Parte la riforma Biagi: un calcio in faccia ai lavoratori

Parte la riforma Biagi: un calcio in faccia ai lavoratori

di Marco Cedolin - Information Guerrilla

Nel giorno in cui l'inviato speciale di Bush in Medio Oriente Silvio Berlusconi ci rende partecipi della sua allucinazione di aver creato 750.000 posti di lavoro, esternazione che la dice lunga sullo stato di salute mentale del genialoide che ci malgoverna, è accaduto un fatto che per la sua gravità ci perseguiterà tutti negli anni a venire. Il consiglio dei Ministri ha varato il decreto per l'attuazione della riforma Biagi, un terremoto in grado di riportare i diritti dei lavoratori all'epoca della rivoluzione industriale. E' importante sottolineare come un simile disegno, il cui scopo precipuo è prostrare il lavoratore fino all'umiliazione di mendicare briciole d'occupazione, sia stato possibile anche grazie al collaborazionismo di una parte della sinistra e del mondo sindacale.

Fassino e Rutelli, a braccetto con CISL e UIL non hanno mai infatti seriamente contestato la "riforma", facendo ampio uso del silenzio assenso e mostrando un'acquiescenza nei confronti del governo che è chiaro indicatore del loro totale disinteresse nei confronti dei lavoratori. Il 15 giugno andranno tutti al mare insieme a Berlusconi, Fini e quel Sergio Cofferati che fingeva di proteggere con il proprio corpo l'integrità dell'articolo 18. Tutti al mare, per offendere ancora una volta la dignità di quegli italiani che faticano perfino a raggranellare i denari per fare la spesa. Ma entriamo nei dettagli "dell'incubo" che questa variegata consorteria è stata in grado di partorire spacciandolo per innovazione. Il collocamento diventa terra di conquista delle nuove "Agenzie del lavoro", organismi privati o privato sociali che costruiranno i propri profitti sulla pelle di coloro che inseguono il sogno di un'occupazione. Tale attività di speculazione sui più deboli è estesa anche ai sindacati, alle agenzie interinali, ai consulenti del lavoro, e alle università. Nasce il lavoro a progetto, in ossequio alla logica dell'usa e getta, se ci servi ti paghiamo, male, fino al compimento della nostra necessità, poi torni a fare il disoccupato.

Il lavoro occasionale sarà poi l'ideale per mantenere una famiglia, non potrà durare più di un mese all'anno, nè ricevere un compenso superiore ai 5000 euro.

Il contratto intermittente garantirà invece un tenore di vita intermittente, a volte mangi, a volte no, a volte lavori, altre sei disoccupato, fino al punto di non sapere più chi sei veramente e se riuscirai a sfuggire domani all'angoscia di ritrovarti a dormire sotto un ponte.

Il lavoro a coppia consentirà a due o più persone di spartirsi un posto di lavoro, peccato ognuno dei colavoratori abbia l'esigenza di mangiare e mantenersi. E' davvero possibile pensare che sulla vergognosa miseria di un salario italiano possano mantenersi due o piu persone? Nasce anche una sorta di borsa del lavoro, come se non bastassero quelle esistenti che all'insegna della speculazione hanno annientato i risparmi di milioni d'italiani (quando chi lavorava anzichè indebitarsi riusciva perfino a risparmiare qualcosa).

In sostanza tutto il progetto si muove all'insegna della flessibilità per le imprese e della precarietà per i lavoratori. Il concetto che ispira la riforma è quello già proprio all'imprenditoria del XIX secolo, cioè far si che il sostentamento dei lavoratori dipenda esclusivamente dal loro lavoro giornaliero. Questa estrema precarietà costruita ad arte mette chi lavora in uno stato di completa sudditanza nei confronti del mondo imprenditoriale che potrà così ricattarlo e vessarlo a suo piacimento. Si stanno insomma ponendo le basi per la ripresa dell'economia capitalista e lo si fa lasciando il lavoratore alla mercè di quel capitalismo che per sopravvivere non ha altra strada se non quella d'imporre le proprie leggi senza se e senza ma. Attraverso la flessibilità, parola magica alquanto inflazionata il Silvio imprenditore sta davvero eliminando i fastidiosi scioperi, nasce la nuova pace sociale. Nel 1831 il presidente del consiglio francese Casimir Perier ammoniva gli agitatori: "gli operai sappiano che per il loro bene non vi sono altri rimedi che la pazienza e la rassegnazione". Quanta attualità in quelle parole!