31/05 Lucca: Conferenza stampa e articolo de "la Nazione" sull'assemblea dei lavoratori per il sì al referendum sull'art.18



Mentre altri lavoratori aggiungono la propria adesione all'appello per il
sì al referendum sull'art.18 e per la costruzione di un collegamento dal
basso di lavoratori, si è tenuta ieri la conferenza stampa di presentazione
dell'assemblea di sabato pomeriggio. Nei giorni scorsi il Tirreno ha
pubblicato la lista dei promotori (con alcune parole d'ordine tratte dal
volantino-appello di convocazione). Oggi la Nazione pubblica un resoconto
della conferenza stampa.

MASSA - Un "esercito" di lavoratori apuo-versiliesi si sta preparando a
combattere la "battaglia" dell'estensione dell'articolo 18 dello Statuto
dei Lavoratori alle aziende con meno di quindici dipendenti. Il primo
appuntamento per sostenere il «Sì» al referendum del 15 e 16 giugno è per
domani, alle ore 14.30, presso il teatro «La Salle» dei Fratelli Cristiani
in via Chiesa (l'ingresso è in via Pascoli) a Massa, dove si sono dati
appuntamento "Rsu", Cobas e lavoratori di decine e decine di aziende
pubbliche e private, cooperative, enti locali apuo-versiliesi.

L'iniziativa è stata illustrata ieri nella saletta della Croce Bianca da
Giovanni Tonetti e Marco Tonarelli, che sono fra gli organizzatori e che
hanno lanciato un primo appello per il "Sì". «Occorre resistere - hanno
detto - : i lavoratori avranno la loro "linea del Piave" sulla quale
resistere e dalla quale attaccare per difendere i propri diritti e per
estenderli a chi non li ha».

Attualmente, infatti, l'articolo 18 prevede il reintegro in caso di
licenziamento senza giusta causa solo alle aziende con più di quindici
dipendenti. «Estendere l'articolo 18 alle imprese con meno di quindici
dipendenti - hanno spiegato - è, a nostro avviso, una giusta rivendicazione
che deve essere appoggiata anche perché si pone in controtendenza rispetto
ad anni di precarizzazione selvaggia del mondo del lavoro e cerca di porre
un freno all'arroganza ed ai ricatti verso i lavoratori».

Duro l'attacco a partiti e sindacati. «Esiste uno schieramento, che va da
Berlusconi e Cofferati e dalla Confindustria ai Ds, che vuole fare fallire
questo referendum. Noi lanceremo una massiccia campagna di mobilitazione e
di controinformazione diretta dai lavoratori stessi che meglio di chiunque
altro conoscono i propri interessi e la propria situazione, aldilà di
qualsiasi sigla sindacale».

Il primo appuntamento, dunque, è per domani a Massa. «Sarà l'occasione -
hanno concluso gli organizzatori - anche per fare il punto della situazione
occupazionale nella zona apuo-versiliese e delle condizioni dei lavoratori
delle aziende locali».

Marzio Pelù
la Nazione 30.05.2003


31 MAGGIO - ORE 14.30 - MASSA

TEATRO LA SALLE - Via Chiesa (vicino Piazza Garibaldi)



ASSEMBLEA PUBBLICA DEI LAVORATORI A SOSTEGNO DEL

SI AL REFERENDUM

PER ESTENDERE L'ARTICOLO 18 DELLO STATUTO DEI

LAVORATORI ALLE AZIENDE CON MENO DI 15 DIPENDENTI

Il 15 giugno prossimo oltre 40 milioni di persone verranno chiamate a
votare nel referendum per l'estensione dell'articolo 18 (reintegro in caso
di licenziamento senza giusta causa) alle aziende sotto i 15 dipendenti.

Quella dell'estensione dell'art.18 alle imprese con meno di 15 dipendenti
è, a nostro avviso, una giusta rivendicazione che deve essere appoggiata
anche perché si pone in controtendenza rispetto ad anni di precarizzazione
selvaggia del mondo del lavoro e cerca di porre un freno all'arroganza e ai
ricatti del padrone verso i lavoratori.

Infatti, un lavoratore che può essere licenziato da un giorno all'altro
senza motivo è spesso costretto ad accettare le richieste e gli
atteggiamenti del padrone che viene ad avere una potente arma per imporre
il proprio arbitrio. Si creano così situazioni di evidente illegalità che
gli stessi lavoratori tendono a non denunciare per non perdere il posto di
lavoro. Inoltre, un lavoratore privato di ogni garanzia, oltre alla
difficoltà di organizzarsi sindacalmente per difendere i propri diritti,
vive una condizione di continua insicurezza che rende ancora più complicata
l'organizzazione della propria vita sociale e del proprio futuro.



Oggi esistono già molti modi per licenziare un lavoratore.

Anzi, le mille forme di "flessibilità in entrata" (con l'uso di lavoro a
tempo determinato nelle sue varie espressioni) rendono spesso superflua
quella richiesta di "flessibilità in uscita" che i padroni tanto sembrano
inseguire e che comunque hanno già ottenuto in parte con la recente "legge
Biagi" e con il precedente "pacchetto Treu".

Allora, perché permettere la possibilità di licenziare senza motivo ?

L'unica motivazione è quella che i padroni vogliono mano libera nei
licenziamenti per avere mano libera nei rapporti con i lavoratori e per
asservirli completamente alle logiche dell'impresa (cioè del profitto),
renderli disponibili ad ogni richiesta: creare un esercito di lavoratori
mansueti che non lottano per i propri diritti, un esercito di
lavoratori-schiavi.



In questi anni è avanzato un gigantesco processo di ristrutturazione del
mondo del lavoro.

Pilastri di questo processo sono stati l'esternalizzazione delle produzioni
(cessione di ramo d'azienda, outsourcing…) e l'uso massiccio di lavoro
"atipico" (cioè precario) con la creazione di una miriade di piccole entità
produttive (o dei servizi). Il tutto per frammentare i lavoratori
rendendoli più deboli e ricattabili (e dunque più disponibili ad accettare
condizioni di lavoro e di salario più svantaggiose), armonizzare il numero
dei lavoratori impiegati con l'andamento della produzione, giostrando tra
interinali, part-time, collaboratori coordinati e continuativi (co.co.co.),
soci di cooperative… e abusando degli straordinari, in modo da ridurre al
minimo le fasi "morte" del ciclo produttivo, realizzare forme di produzione
"su ordinazione" (come il "just in time") per ridurre magazzini e scorte (e
dunque liberare capitali da re-investire nelle varie speculazioni
finanziarie o in altri ambiti produttivi e/o commerciali).

Va in questo senso anche la recente approvazione della legge sull'orario di
lavoro che permette l'uso "ordinario" degli straordinari e - naturalmente -
la totale discrezionalità del padrone nella loro programmazione.



In questa situazione di progressiva precarizzazione cresce il numero dei
lavoratori impiegati in piccole e piccolissime imprese (spesso
sub-appaltatrici o comunque dipendenti da grandi imprese) che lo
sbarramento dei 15 dipendenti per l'applicazione dell'art.18 lascia
sprovvisti di tutela.

Dove i lavoratori delle cooperative e delle ditte sub-appaltatrici
rappresentano la maggioranza, come in molte grandi e medie aziende, vengono
loro riservate condizioni salariali (paghe conglobate), di sicurezza, di
fatica e di diritti ancora peggiori di quelle dei lavoratori interni.

L'estensione dell'art.18 alle imprese con meno di 15 dipendenti rappresenta
dunque una logica necessità per impedire che nei prossimi anni il mondo del
lavoro sia sempre più una giungla dove vale solo la legge del più forte
(che in un sistema capitalistico, evidentemente, è il padrone e non i
lavoratori).



In Italia ci sono milioni di lavoratori dipendenti che con le proprie
famiglie rappresentano la maggioranza nel paese. Quindi la battaglia
referendaria si può vincere.

Ma per vincerla non possiamo aspettare il 15 giugno e limitarci ad un
semplice voto perché al referendum non votano solo i lavoratori e tutti gli
strumenti delle formazione del consenso (dai giornali, alle radio, alle TV,
al denaro per la pubblicità) sono in mano del padronato e dei partiti che
lo sostengono.

Oltre a tutti i partiti del centro-destra anche diversi partiti ed
esponenti del centro-sinistra (come Cofferati) e alcuni sindacati (come
CISL e UIL, sempre più servili verso il padronato) sono già schierati
contro i lavoratori e contro il "sì" (e questo ci dice quanti nemici
abbiano i lavoratori nelle stanze del potere politico e sindacale).

E' dunque indispensabile lanciare una massiccia campagna di mobilitazione e
di controinformazione diretta dai lavoratori stessi che come nessun altro
conoscono i propri interessi e la propria situazione.

Ed è indispensabile coinvolgere in questa battaglia tutti i lavoratori, da
quelli a cui si applica l'art.18 (perché la sconfitta referendaria
spianerebbe inevitabilmente la strada ad un ulteriore attacco analogo a
quello portato dal governo Berlusconi con la delega alla legge Biagi) a
quelli cui l'art.18 non si applica (e che ovviamente hanno tutto
l'interesse ad acquisire questo importante diritto).



La battaglia per il sì all'estensione dell'art.18 a tutti i lavoratori è
una battaglia politica.

E' una battaglia di civiltà e giustizia sociale che può essere osteggiata
solo in un sistema politico caratterizzato dal profitto capitalistico e
dallo sfruttamento della forza-lavoro.

L'importanza di questa battaglia va oltre la vittoria referendaria (come
dicevamo prima difficile, ma possibile) e risiede nella conquista, da parte
del mondo del lavoro, di una chiara coscienza dei propri diritti e dei
propri interessi di classe.

Anche per questo riteniamo che sia indispensabile costruire un collegamento
dal basso dei lavoratori che sappia stimolarne l'autonomia e rappresentarne
direttamente la voce.

Aldilà delle sigle sindacali e delle categorie di appartenenza questo
collegamento può essere costruito dai lavoratori stessi, partendo sia dai
loro interessi generali che da quelli particolari.

Il collegamento che siamo impegnati a costruire deve essere basato su
alcuni pilastri che a nostro avviso possono riscontrare un grande consenso
tra i lavoratori: rifiutare la pratica e la logica stessa della
concertazione, ribadire la centralità della lotta come strumento per la
difesa e la conquista di diritti e salari, lottare contro la mancanza di
democrazia sui luoghi di lavoro (e nelle stesse organizzazioni sindacali),
porre al centro del dibattito la ricomposizione della classe dei
lavoratori, dell'unità di lotta tra lavoratori precari e lavoratori con
maggiori diritti, della difesa dei diritti acquisiti contro gli attacchi
padronali - e non solo padronali - come ad esempio sulle pensioni, sulla
sanità, sulla casa, sulla sicurezza e la salute sul lavoro…; sono, questi,
tutti elementi che uniscono amplissimi settori di lavoratori e che possono
rappresentare una base di partenza per aprire un confronto teso a
ricostruire sul territorio una forza del lavoro con cui tutti (dai padroni,
alle istituzioni, ai partiti, ai sindacati) debbano fare i conti.



Il primo appuntamento è dunque a Massa, il 31 maggio, per una assemblea dei
lavoratori per il sì al referendum sull'art.18.



Carrara - Massa - Versilia, maggio 2003





Prime adesioni di lavoratori, lavoratrici e delegati (aggiornamento al 30
maggio):



Comitato iscritti FIOM Nuovi Cantieri Apuania (Marina di Carrara), RSU FIOM
NCA, Una RSU indipendente NCA, Lav. ditte appaltatrici NCA, Lav. ICET
(ditta nel Nuovo Pignone di Massa), RSU SLAI Cobas (Cantieri Azimut
Viareggio), Lav. Lion Boat (cantieristica, Viareggio), Lav. MTM
(cantieristica, Viareggio), RSU Savema (marmo, Pietrasanta), Lav. Fisa
(Marmo, Pietrasanta), Lav. DS Data Systems (informatica, Marina di Massa),
Lav. Ospedale (Carrara), RSU CGIL ASL-1 Massa, Lav. CGIL ASL-1, Lav.
Ospedale (Versilia), Lav. ASL (Sarzana), RSA CGIL Don Gnocchi (Marina di
Massa), Comitato iscritti FIOM Tirrena Macchine (metalmeccanica, Massa),
Lav. SAEM (Marina di Carrara), Comitato iscritti FIOM Eaton
(metalmeccanica, Massa), RSU FIOM Eaton, Lav. Carp Apuana (Marina di
Carrara), Lav. Comune di Massarosa, Lav. Comune di Montignoso, Lav.
ex-Climass (metalmeccanica, Massa), Lav. PAM (distribuzione, Sarzana), RSU
Cobas Scuola Liceo Linguistico e Psicopedagogico "Montessori" (Carrara),
Lav. Cimel Italiana (Marina di Carrara), Lav. Salov-Salindo (Viareggio),
Lav. ATET (Azienda Telefonica Elettrica Toscana), RSU SLAI Cobas Provincia
di Lucca, Lavoratori Socialmente Utili - LSU Provincia Massa-Carrara, Lav.
Cooperativa Sociale Co.m.p.a.s.s. (Massa), SLAI Cobas (Coordinamento
provinciale di Lucca), Cobas settore privato (Massa-Carrara), Cobas Scuola
e Confederazione Cobas (Massa-Carrara), Unicobas (Carrara), Sin Cobas
(Massa), RdB-CUB Lucca, Lavoratori delle cooperative sociali, precari,
lavoratori stagionali e del turismo, disoccupati della zona apuo-versiliese…

Per informazioni:  339.6473677, 339.8431056, 339.4505810, 333.8042110