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"AVVENIRE" CENSURA I PARROCI
- Subject: "AVVENIRE" CENSURA I PARROCI
- From: <melang at bluewin.ch>
- Date: Wed, 28 May 2003 09:23:35 +0200
LA BANCA POPOLARE DI LODI FA CHIUDERE UNA FABBRICA MA SPONSORIZZA LIBRI DI PREGHIERE. E UN PARROCO PROTESTA 31871. BUSTO GAROLFO-ADISTA. La Rimoldi Necchi è una fabbrica che produce macchine da cucire industriali. Si trova a Olcella di Busto Garolfo, nella zona di Legnano. I suoi prodotti sono considerati, per la loro qualità, "le Ferrari del cucito" ed hanno mercato in tutto il mondo. Ciononostante, da alcuni mesi l'azienda è in crisi e sta per essere chiusa, per quanto vari imprenditori si siano fatti avanti per rilevare gli impianti. E' stata già accolta la procedura di Concordato preventivo che dovrebbe servire ad evitare il fallimento dell'azienda, interrompendone però definitivamente l'attività. Garante di questo accordo è la Banca popolare di Lodi che ha assicurato ai creditori la copertura di 27 milioni di euro sui più di 39 milioni di debito totale. La proprietà preferisce quindi acquisire la liquidità necessaria a ripianare i debiti contratti, piuttosto che vendere a terzi gli impianti, anche se questo costerà il lavoro a tanti operai e la chiusura di una storica fabbrica. Così, la Rimoldi Necchi, dal primo febbraio 2003 ha cessato ogni produzione, collocando in Cassa Integrazione Straordinaria tutti i lavoratori in forza. Sono quindi a rischio 263 posti di lavoro, più altri 700 che rientrano nell'indotto. Per contrastare questo scenario, i dipendenti dell'azienda, mobilitati da mesi in difesa della propria fabbrica, hanno deciso di attuare una forma estrema di protesta: lo sciopero della fame ad oltranza, cominciato all'inizio di maggio. Hanno aderito tutti gli operai, che digiunano a rotazione per 24 ore consecutive. L'impegno della Chiesa locale La diocesi di Milano, sin dall'inizio della vicenda, si è schierata a fianco dei lavoratori. Già prima di Natale il decano di Legnano, don Carlo Galli, preoccupato per la delicata vicenda della Rimoldi-Necchi, ha visitato i reparti dello stabilimento di Olcella di Busto Garolfo, insieme al parroco del paese, don Giampiero Crippa. E agli operai ha detto: "Seguo con attenzione costante e profonda amarezza quanto si va profilando in questa fabbrica. Il diritto al lavoro va tutelato e promosso senza lasciare nulla di intentato". "La chiusura di un azienda - ha aggiunto - rende più povero il territorio e porta con sé problemi e squilibri sociali". E, in diocesi, è stato lo stesso card. Dionigi Tettamanzi ad impegnarsi personalmente sulla questione della Rimoldi, incontrando, il 25 febbraio scorso, alcuni lavoratori della fabbrica. Tettamanzi alla fine dell'incontro si era dichiarato "sconcertato da una situazione assurda". "La fabbrica - aveva proseguito - va bene. Centinaia di famiglie sono in difficoltà per operazioni finanziarie che nulla hanno a che vedere con il mercato e la qualità dei prodotti". Tettamanzi ha fatto un appello alle istituzioni locali e al mondo imprenditoriale per trovare una soluzione che salvaguardi i posti di lavoro. Poi, il 25 marzo, dopo che 5 giorni prima don Giampiero Crippa aveva celebrato messa su un altare allestito davanti alla fabbrica, è stato don Raffaello Ciccone, responsabile dell'Ufficio per la Pastorale del Lavoro della diocesi di Milano, a far visita agli operai della Rimoldi e a ribadire la solidarietà della diocesi nei loro confronti; parlando con loro, li ha esortati a non trasformare i problemi collettivi "in una serie di problemi individuali", evitando che "ciascuno se ne vada per la sua strada pensando solo al modo di uscire da questa situazione con il minore danno possibile": "bisogna - aveva concluso - continuare a lottare con unità, nel nome della solidarietà". Venerdì santo, poi, la via crucis della parrocchia di Olcella, guidata da don Crippa, aveva significativamente fatto tappa davanti agli stabilimenti: "Una scelta - aveva commentato il parroco - venuta da sé". La solidarietà della Chiesa milanese si è anche espressa attraverso atti concreti di aiuto alle famiglie degli operai rimasti senza lavoro. L'8 maggio, don Ciccone ha infatti inviato alle Rsu dell'azienda una lettera in cui, da parte del cardinale, inviava una somma di 15.000 euro a sostegno delle situazioni di maggiore emergenza (i lavoratori sono in arretrato di vari mesi con lo stipendio e la Cig comincerà ad essere erogata tra qualche settimana). Lo sciopero della fame intrapreso a inizio maggio dagli operai della Rimoldi, scrive Ciccone, "segue quel filo di speranza di essere presi sul serio nella ricerca non di elemosine, ma di lavoro". Ora et non labora: pubblicità ingannevole In un contesto tanto drammatico, il parroco di Olcella, il 4 maggio scorso, leggendo le pagine dell'"Avvenire" si è imbattuto nella pubblicità (a tutta pagina) di una iniziativa editoriale della Piemme edizioni. Si tratta di una collana di libri di preghiera cui è collegato un sito internet, entrambi sponsorizzati proprio da quella Banca popolare di Lodi in prima linea nello smantellamento della Rimoldi Necchi. Indignato, don Crippa ha scritto un lettera di protesta ad "Avvenire", indirizzata al direttore, Dino Boffo. La lettera (una analoga don Crippa l'ha inviata anche alla casa editrice Piemme) non è stata pubblicata e non ha ricevuto alcun tipo di risposta. La riproduciamo qui di seguito, accompagnata da una nostra intervista a don Giampiero, che ci ha spiegato il senso dell'iniziativa di boicottaggio di questi volumi da lui promossa. Caro direttore, dopo aver visto l'"Avvenire" di ieri (domenica 4 maggio 2003) ho provato un grande disagio e un certo disappunto. L'ultima pagina del giornale riporta la pubblicità di "Un libro e sito-Web per imparare a pregare" (I Quartieri della Preghiera, autore Luigi Ginami, Edizioni Piemme): un'iniziativa che per me, Parroco che si occupa dell'Oratorio e dell'educazione alla fede dei ragazzi e dei giovani, potrebbe essere interessante e utile. Senonchè, nel paginone, è ben visibile la dicitura "in collaborazione con Banca Popolare di Lodi": io non ho nulla in contrario alle sponsorizzazioni, se non fosse che la Banca Popolare di Lodi, proprietaria del gruppo Necchi di Pavia, ha messo in liquidazione una fabbrica del gruppo che ha sede proprio nella mia Parrocchia, la Ditta "Rimoldi Necchi" di Olcella di Busto Garolfo. Conseguenza: 260 lavoratori, senza stipendio dall'inizio dell'anno, stanno perdendo il posto di lavoro (in più: sono a rischio alcune altre centinaia di lavoratori dell'indotto). Sono 260 famiglie in difficoltà! Famiglie sparse nel territorio circostante, in parecchi comuni della zona: Busto Garolfo, Villa Cortese, Arconate, Dairago, Inveruno, San Giorgio, Canegrate, ecc... Famiglie di ragazzi che vengono nei nostri oratori! Ragazzi che dovrebbero "imparare a pregare" con uno strumento sponsorizzato proprio da coloro che stanno mettendo sul lastrico la loro famiglia privando del lavoro il loro papà o la loro mamma, o addirittura entrambi! Per sollecitare una soluzione che potesse salvare questi posti di lavoro è intervenuto anche il nostro Arcivescovo, il Card. Tettamanzi, don Raffaello Ciccone, responsabile della pastorale del lavoro della diocesi, il decano di Legnano, Mons. Galli: la Banca Popolare di Lodi non ha risposto a questi appelli e appare chiusa e rigida di fronte alle sollecitazioni dei sindacati, delle forze politiche e delle istituzioni. Un atteggiamento in contrasto con la dottrina sociale della Chiesa e con gli interventi anche recentissimi del Papa e del nostro Vescovo su questi problemi (interventi pubblicati anche su "Avvenire"). Penso che né "Avvenire", né Piemme, né Luigi Ginami fossero al corrente di questo comportamento della Banca Popolare di Lodi, altrimenti non credo che avrebbero accettato i soldi di questa banca, soldi che costano tanta angoscia e sofferenza alle famiglie di quei ragazzi che dovrebbero imparare a pregare con questo libro... Forse sarò ingenuo, ma mi domando: come potrò io acquistare questo libro? Come potranno acquistarlo e utilizzarlo gli altri sacerdoti dei paesi vicini? E i ragazzi? sapendo quello che ci sta "sotto"? Mi perdoni se esprimo una curiosità in forma un po' "polemica" che forse lei, Sig. Direttore, potrebbe girare all'autore del libro: nel libro ci sono suggerimenti per pregare per coloro che stanno perdendo il posto di lavoro? per pregare per le famiglie in difficoltà? Si può fare qualcosa, Sig. Direttore? Per esempio convincere Piemme a rinunciare a questa sponsorizzazione inaccettabile e in contrasto non solo con la "carità cristiana" ma con la "giustizia cristiana"? Oppure, meglio ancora: far capire alla Banca Popolare di Lodi che, se è così sensibile ai temi religiosi da sponsorizzare un libro di preghiere, potrebbe rivedere il suo atteggiamento, ascoltare il Vescovo, e mostrarsi sensibile anche alla "giustizia sociale" che fa parte del patrimonio religioso della Chiesa (non sto qui a citare i brani della Bibbia a riguardo...)? Intanto credo che il mio disagio e il mio disappunto potrebbero farsi "azione" (come peraltro sono già impegnato a fare in questi mesi di "calvario" per le mie famiglie...), o perlomeno "gesto simbolico" (o, se vogliamo, "una forma di pressione", un "boicottaggio"): propongo ai miei confratelli, soprattutto quelli delle Parrocchie in cui abitano lavoratori della Rimoldi, o i "coadiutori" degli oratori frequentati da ragazzi i cui genitori sono dipendenti della Rimoldi, di non acquistare il libro in oggetto e di non entrare nel sito-web finché resta questa sponsorizzazione o non si avrà un atteggiamento diverso da parte della Banca Popolare di Lodi. Mi creda, Sig. Direttore: non voglio fare il sindacalista, né il prete "rivoluzionario-noglobal". Sono solo un semplice "curato di campagna", che sta soffrendo con la sua gente. La prego di far giungere queste mie considerazioni a chi di dovere e La ringrazio dell'attenzione. Olcella, 5 maggio 2003 don Giampiero Crippa UN SEGNO CONCRETO DI SOLIDARIETÀ VERSO LA NOSTRA GENTE. INTERVISTA A DON GIAMPIERO CRIPPA 31872. BUSTO GAROLFO-ADISTA. Sull'iniziativa del boicottaggio dei libri di preghiera editi dalla Piemme edizioni e sponsorizzati dalla Banca Popolare di Lodi (v. Notizia precedente) abbiamo rivolto alcune domande a don Giampiero Crippa, il parroco di Olcella di Busto Garolfo promotore dell'iniziativa. Don Giampiero, perché una Banca sponsorizza un libro di preghiere? Non so perché, ma quando mi sono accorto di questa sponsorizzazione ho provato un senso di forte disagio. I dirigenti della Banca popolare di Lodi si sono mostrati insensibili all'appello lanciato nei mesi scorsi dal card. Tettamanzi, che chiedeva un impegno per trovare soluzione a questa vicenda che non penalizzasse i lavoratori. Tettamanzi rispondeva ad una sollecitazione degli operai della Rimoldi Necchi, che avevano chiesto l'attenzione della Chiesa diocesana per la loro drammatica situazione. Così, dopo avere incontrato i lavoratori, l'arcivescovo aveva fatto un appello alle istituzioni ed agli imprenditori manifestando solidarietà ai dipendenti dello stabilimento e chiedendo di salvare i loro posti di lavoro. Appello rimasto inascoltato· Per quanto riguarda la Popolare di Lodi, del tutto. Istituzioni, politici e alcuni imprenditori si sono invece in parte mobilitati. Formalmente la Banca popolare di Lodi dovrebbe avere solo un ruolo di garanzia nella vicenda, ma, in sostanza, è la banca ad avere in mano le sorti della Rimoldi Necchi. Io, intanto, mi trovo a vivere in un contesto umano e sociale che rischia di pagare pesantemente le conseguenze di questa crisi, avendo già sofferto molto in passato: non molti anni fa, infatti, la ditta aveva più di 2000 dipendenti; tanti di loro erano miei parrocchiani. L'azienda ha già subito una ristrutturazione pesantissima. Nella zona siamo tutti legati a questa realtà produttiva e vogliamo difenderla. Cosa ha pensato quando ha visto la pubblicità dei libri di preghiera sponsorizzati dalla Popolare di Lodi? Mi ha indignato. Mi sono consultato con qualche confratello e con chi si occupa di problemi del lavoro in Curia; ho fatto loro presente l'assurdità di un istituto di credito che sponsorizza i libri di preghiere e contemporaneamente mostra un atteggiamento brutale nei confronti di tanti lavoratori. Ho quindi deciso di mandare una mail a Dino Boffo, all'indirizzo indicato nella rubrica delle lettere al direttore. Ma non ho avuto risposta, e ne sono particolarmente dispiaciuto, perché sono un affezionato lettore di "Avvenire" e mi addolora il silenzio del direttore. Quali speranze ci sono per gli operai? La vicenda è complicata, perché la Necchi è una fabbrica che avrebbe molto mercato. Produce macchine da cucire industriali; da queste parti le definiamo "le Ferrari del cucito", perché solo alla Rimoldi Necchi fanno dei prodotti del genere, che hanno acquirenti in tutto il mondo. I problemi di questa fabbrica non sono quindi equiparabili alla crisi che sta attraversando il settore auto. L'azienda chiude non a causa del mercato, ma piuttosto per errori finanziari, per speculazioni. La proprietà, col sostegno della Banca Popolare di Lodi, vuole disfarsi della Rimoldi Necchi, anche se l'azienda potrebbe essere tranquillamente rilevata da qualcuno, salvando la produzione ed i posti di lavoro. Qual è lo scopo del boicottaggio che avete promosso? La nostra azione ha una dimensione locale, senza particolari pretese. Ho solo chiesto ai preti della zona: "come facciamo a far pregare i nostri ragazzi con un libro sponsorizzato da chi mette sul lastrico i nostri operai?". I sacerdoti che ho contattato erano d'accordo con me. Anche il cardinale, cui ho fatto leggere la lettera che ho indirizzato all'"Avvenire" e alla Piemme era d'accordo con le istanze contenute in quel testo e ha apprezzato la nostra iniziativa. Allora ho fatto circolare la proposta: non acquistiamo il libro. Non tanto come forma di pressione verso la proprietà. Cosa può importare ad una banca grande come la di Lodi di un libro che costa 10 euro· la nostra non è certo una campagna di pressione del tipo di quelle intraprese per boicottare i prodotti della Nestlé, ci mancherebbe! Però è un segno concreto di solidarietà verso la nostra gente, ed un richiamo all'opinione pubblica su una sponsorizzazione che non ci piace, che ci appare come un'enorme contraddizione. Se la Banca popolare di Lodi è così sensibile a valori religiosi da promuovere la pubblicazione di libri di preghiera, perché non vuole dar retta agli appelli del vescovo e di tutta la Chiesa locale? Da: http://www.adista.it n°41 del 31 maggio 2003
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