Sul May Day aquilano



Sull' 1 Maggio a L'Aquila, primo May Day abruzzese, festa del non-lavoro  e
contro la mercificazione delle arti e dei saperi. Forum Abruzzese delle Arti


Il May Day aquilano ha raccontato come sia possibile appropriarsi degli
spazi urbani per riconsegnarli alle persone che per un giorno desiderano
abbandonare quelle abitudini metropolitane che il termine "consumo" declina
magistralmente.
Nonostante la città agisse sui partecipanti le solite strategie di
controllo (polizia, carabinieri, falsi no-global capelluti e
riconoscibilissimi etc etc) e video-sorveglianza, questi non hanno
accettato l'invito alla disciplina ed hanno preferito pratiche di socialità
ai soliti comportamenti quotidiani indotti da questo schifo di città che ci
ritroviamo a sopravvivere nostro malgrado ed a morire ogni giorno che passa.
Se durante la mattina non si è avuta la moltitudine pur non mancando il
rumore ed il colore dei quattro gatti che, me compreso, si arrogano il
diritto di sentirsi "centogatti", nel pomeriggio al Castello la musica è
cambiata e di notte all' Area 51 si è fatto un gran... miagolare.
Ho trascorso un primo Maggio particolarmente diverso, per fortuna
risparmiandomi l'ennesimo corteo (...per quest'anno rifiuto di camminare
ancora!), ho poltrito all'afa di montagna  impegnato al solo intrecciare
relazioni con "perfetti sconosciuti" che sono divenuti fratelli, al
barattare materiali vari come indirizzi, pensieri, progetti.
Nell'assoluta immobilità del giardino al Castello, ho goduto delle poesie
al microfono di un'adolescente triste, ho raccolto sintonie dal tecnobeat
Pelino con i suoi racconti al limite del cut-up, ho sfondato i timpani per
le sonorità della Juventus aquilana, mi sono sporcato le mani di vernice
con gli improvvisati artisti del colore che pennellavano cartelli e cani
punk-a-bestia.
E' questa la città che voglio!
Chiudo con un'immagine che racconta la storia di questa indimenticabile
giornata.
Anna e Paolo dell' associazione Ecofebio, anime libere dell'organizzazione
del May Day aquilano, seduti e muti alle due di notte all'area 51,
completamente "fatti" di sonno e vuoti di energia ma pieni di segni, uno
dei quali appariva il più leggibile: il territorio è nostro... basta
riprenderselo.
Grazie a tutti voi che l' avete reso possibile.
Spero che il May Day diventi un appuntamento fisso per... "fissati"  di
relazioni e di "umano" come noi.
Anche il 1 Maggio, dal 1 Maggio, è in Movimento verso una identità che ci
comprenda, un luogo per corpi che si pensano disseminati e sparpagliati in
un corteo in lungo e in largo e non in una sola via.
Lorenzo Marvelli-Teatri OFFesi-Pescara