islamici da cestinare
- Subject: islamici da cestinare
- From: "Associazione Partenia" <partenia at libero.it>
- Date: Thu, 24 Apr 2003 12:06:20 +0200
| DALL'AMICO CORRADO PIANCASTELLI prodena at libero.it, direttore della rivista "UOMINI E IDEE" (www.uominieidee.org) 
 con invito a far girare. grazie Associazione Partenia http://utenti.tripod.it/partenia 
 
 
  ISLAMICI 
 DA  “CESTINARE”    Il 
rifiuto da parte della Curia siciliana di negare l’accesso nel Duomo di 
Caltanisetta a un gruppo islamico di cantori sacri, dimostra che tra il dire e 
il fare (della gerarchia cattolica) ce ne corre. I cantori del Maghreb avrebbero 
dovuto esibirsi in chiesa, prima di Pasqua, insieme ad altri complessi, nel 
corso della rassegna internazionale “Il canto dell’Anima”, ma il vescovo Alfredo 
Garsia ha detto no. La motivazione? Poiché i cristiani non sono ammessi nelle 
moschee, neppure gli islamici dovranno entrare nelle chiese cattoliche, non 
importa se proprio qualche ora prima il Papa aveva parlato ai giovani radunati 
in Piazza San Pietro delle guerre “che minacciano la concordia fra gli uomini e 
le religioni”. Il vescovo siciliano, con  
grande spirito cristiano e nell’ambito del principio della par condicio, ha insomma adottato la 
formula del taglione: occhio per occhio dente per 
dente. Ma 
perché meravigliarci più di tanto?  
La violenta arroganza della gerarchia cattolica non ha limiti e manca di 
ogni rispetto per la libertà della politica, dei diritti civili e dei cittadini 
dei paesi democratici. Qualche settimana fa i deputati cattolici di tutto il 
mondo, ad esempio,  hanno ricevuto 
un manuale del Cardinale Ratzinger (prefetto della Congregazione Vaticana per la 
dottrina della fede) il quale, in  
ossequio alle direttive di papa Wojtyla, contiene indicazioni sul come 
votare, nei vari parlamenti, sui temi dei costumi sessuali, sull’aborto, 
sull’eutanasia e sulle varie questioni concernenti la bioetica. Il documento 
condiziona i parlamentari cattolici ad essere restrittivi, inflessibili e 
intransigenti il più possibile nell’approvazione delle leggi che riguardano la 
“dolce morte”, l’interruzione della gravidanza, sulla fecondazione artificiale, 
sulle coppie di fatto, sulle unioni gay, sul divorzio, sull’uso degli embrioni 
per la ricerca genetica. In  pratica 
il documento, che viene battezzato “resistenza profetica”, si ispira al modello 
polacco già sperimentato a Varsavia, un documento che tende a creare gruppi di 
pressione delle lobbyng cattoliche per ridurre il più possibile la libertà dei 
parlamentari a votare secondo una coscienza individuale in ossequio ad una 
“coscienza ecclesiastica”. Insomma un capolavoro di faziosità e di 
libertà.    Cose gravi, queste, eppure nessun 
intellettuale è intervenuto, nessuno ha detto niente, neppure nei tanti 
programmi in cui si dibattono problemi di attualità, di crisi d’identità, della 
guerra in Irak o dei conflitti di civiltà.  
Contrapporsi alla chiesa è ormai diventato un  tabù che viene evitato come una rogna da 
cui star ben lontani e anche se qualcuno reagisce lo fa in uno spirito di 
ossequio incomprensibilmente eccessivo in chi ha raggiunto un potere culturale e 
sociale e un prestigio tale da porlo al riparo da qualsiasi reazione o 
ritorsione ecclesiastica. Eppure è in questo modo che una religione prevarica in 
assoluta libertà e tende a teocratizzare una società ritenendo perfettamente 
giusto addirittura di dare ordini a parlamentari liberamente eletti in una 
repubblica democratica.  Per 
quanto poi riguarda il problema degli islamici come conciliare la ultra 
predicata libertà religiosa quando proprio durante l’Epifania (e quindi prima 
dell’intervento del Vescovo siciliano), il Cardinale Severino Paoletti di Torino 
ha invitato i fedeli perché portino il Vangelo a tutti, cercando di convertire 
gli stranieri di altre confessioni religiose, come ad esempio i buddisti e i 
musulmani (gli ebrei ostentatamente non vendono citati !) parlando dei quali il 
porporato torinese ipocritamente ha detto che “sono fratelli che non hanno il 
diritto di venire a cancellare la nostra identità, come noi non abbiamo  il diritto di cancellare la loro”. E poi 
ha aggiunto:” Ai musulmani dobbiamo portare l’annuncio di Cristo non nella 
logica di un proselitismo di bassa lega, ma in obbedienza al comando di Cristo”. 
Ma come? Non aveva appena finito di dire che i musulmani non devono cancellare 
la nostra identità? qqqqqqQQQQ 
Questo non contraddice la pretesa di dover noi  portare a loro il nostro Vangelo? E poi 
,sempre Paoletti: La fede non si impone, certo, ma si propone. Non basta 
l’accoglienza, non basta la Caritas, non basta il centro di ascolto: ci vuole 
l’evangelizzazione e poi la catechesi.” Ma gli islamici non obbediscono, a loro 
volta, al comando di Maometto?  E 
l’Allah degli islamici e il Dio dei cristiani o quello degli ebrei, non è forse 
lo stesso Dio ? Vorremmo che qualche intellettuale si sentisse in dovere di 
intervenire e di chiarire, perché francamente queste polemiche mettono allo 
scoperto la vera natura della diatriba, la quale non interessa i principi 
basilari dello stesso Dio in cui credono le tre grandi religioni 
monoteiste,  ma solo i poteri 
temporali truccati da amore, carità e pseudo-conversione alla 
verità.    Forse un pò di onesta e di 
chiarezza morale non guasterebbe    Negli anni appena trascorsi anche 
varie altre Curie italiane hanno avuto atteggiamenti di disprezzo verso le altre 
religioni (guardandosi bene, però,  dall’attaccare l’ebraismo) a partire dal 
Cardinale Biffi di Bologna che nel settembre del 2000 aveva detto testualmente 
che “gli islamici nella stragrante maggioranza vengono da noi risoluti a restare 
estranei alla nostra umanità (sic !). Essi vengono ben decisi a rimanere 
sostanzialmente diversi”. Nel dicembre scorso il leghista Borghezio aveva 
rincarato: “Le moschee? Il brodo di cultura del terrorismo”, mentre quasi 
contemporaneamente, a Treviso, il sindaco Gentilini, negava ad un’associazione 
culturale islamica la concessione di uno spazio pubblico. 
 Non c’è che dire, in Europa ne vedremo delle belle, specialmente se malauguratamente nello Statuto Europeo dovesse passare la pressante richiesta della gerarchia cattolica di riconoscere statutariamente la morale cattolica quale base etica della nuova Europa (il Cardinale Martini è più volte tornato ad argomentare sul valore della Bibbia in un’etica europea). Ma allora? Il mondo islamico deve, come suol dirsi, essere “cestinato” in omaggio al potere della chiesa di Roma? Intendiamoci, noi non condividiamo né la cultura islamica né quella cattolica perché entrambe vorrebbero anteporre il diritto di Dio al diritto dell’uomo, col risultato di respingere, ambedue, i diritti civili prima fra tutti la libertà di dover credere anzitutto in se stessi, ma quel che è criticabile in questo ridicolo e ipocrita palleggio è che ambedue le religioni affermano di essere tolleranti proclamando continuamente che intollerante è l’altro, senza riuscire ad accorgersi, nelle rispettive miopie, che invece sono esattamente costruite con la stessa pasta, fotocopie di fotocopie perché il fondamentalismo è proprio questo, cioè la convinzione di possedere tutta la verità e chiunque non la condivide deve essere emarginato o eliminato. E’ questo il nodo autentico che possiede in sé, inevitabilmente, il principio della morte, della guerra, dell’uccisione dell’infedele qualunque sia la sua nazionalità e la sua religione: dittature e fondamentalismi sono esattamente il risultato di un medesimo progetto di oppressione mascherato retoricamente con parole come amore, verità, Dio, liberazione, libertà, protezione dal male, giustizia e chi più ne ha più ne metta. (Corrado Piancastelli prodena at libero.it) )                  
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