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"Basta alla violenza sessuale nei confronti delle detenute!" Presentato un nuovo rapporto di Amnesty International sulla Turchi
- Subject: "Basta alla violenza sessuale nei confronti delle detenute!" Presentato un nuovo rapporto di Amnesty International sulla Turchi
- From: "Ufficio Stampa Amnesty" <press at amnesty.it>
- Date: Wed, 26 Feb 2003 17:04:35 +0100
Gent.mi tutti, vi trasmettiamo il comunicato stampa odierno della Sezione Italiana di Amnesty International: "Basta alla violenza sessuale nei confronti delle detenute!" Presentato un nuovo rapporto di Amnesty International sulla Turchia Grazie per la cortese attenzione Per ulteriori informazioni: Ufficio stampa Amnesty International Tel. 06 44.90.224 cell. 348-6974361 E-mail: press at amnesty.it COMUNICATO STAMPA CS24-2003 "BASTA ALLA VIOLENZA SESSUALE NEI CONFRONTI DELLE DETENUTE!" PRESENTATO UN NUOVO RAPPORTO DI AMNESTY INTERNATIONAL SULLA TURCHIA Istanbul - Le donne che si trovano in stato di detenzione in Turchia rischiano la violenza sessuale da parte delle forze di sicurezza: è questa la denuncia lanciata oggi da Amnesty International in occasione della presentazione del rapporto Basta alla violenza sessuale nei confronti delle detenute! Secondo il rapporto, donne di ogni origine sociale e culturale sono sottoposte ad abusi, aggressioni e stupri durante la detenzione. Particolarmente a rischio sono le donne curde e coloro che hanno idee politiche inaccettabili dal punto di vista delle autorità o dell'esercito. Il rapporto di Amnesty International si basa su ricerche condotte nel corso del 2002 e su due visite compiute in Turchia a giugno e settembre dello stesso anno. L'organizzazione sottolinea che, dopo la stesura del rapporto, il governo in carica è cambiato. "Le conclusioni del rapporto rappresentano una sfida per il governo, che deve trasformare in realtà le proprie dichiarazioni di intenti sui diritti umani" - ha dichiarato Patrizia Carrera, responsabile del coordinamento Europa occidentale della Sezione Italiana di Amnesty International. "Il nuovo governo non deve proseguire sulla strada del precedente, ma prendere misure concrete per risolvere il problema della violenza sessuale nei confronti delle donne". Le donne che hanno subìto violenza sessuale riescono con estrema difficoltà a parlare e a ottenere giustizia: l'ostracismo nei loro confronti, la discriminazione da parte della società e il concetto di "onore" costringono al silenzio molte di esse. Quando gli autori della violenza sessuale sono rappresentanti dello Stato, il loro comportamento rafforza quella cultura della violenza e della discriminazione che pone tutte le donne in pericolo. Amnesty International teme che essi ricorrano alla tortura, sotto forma di stupri e aggressioni sessuali, sapendo che le sopravvissute difficilmente vorranno denunciare l'accaduto. Secondo le denunce ricevute da Amnesty International, le detenute vengono spesso denudate da agenti di sesso maschile durante gli interrogatori che si svolgono nelle stazioni di polizia o in prigione. In questa situazione le donne rischiano fortemente di subire violenze e umiliazioni. Le detenute vengono anche costrette a sottoporsi a "test della verginità", allo scopo di punirle ed umiliarle. Le conseguenze di questi test su molte donne esaminate e il cui imene risulta non più integro, sono devastanti: violenze, umiliazioni e in alcuni casi la morte. La semplice minaccia di un test può essere sufficiente a provocare traumi psicologici; il rifiuto di un test può essere considerato come una "offesa all'onore" ed essere causa di ulteriori abusi sessuali. Amnesty International è a conoscenza di casi di donne sottoposte a violenza sessuale di fronte ai propri mariti o familiari per costringere questi ultimi a "confessare" o, strumentalizzando il concetto di "onore", per ledere la reputazione della famiglia o della comunità di origine della vittima. Dopo aver intervistato oltre cento detenute a Diyarbakir, Mus, Mardin, Batman e Midyat, la Commissione delle avvocate di Diyarbakir ha concluso che praticamente tutte le donne erano state sottoposte a "test della verginità" e che quasi tutte avevano subìto abusi sessuali, sia verbali che fisici, mentre si trovavano in custodia della polizia. "Allo stupro e alla violenza sessuale si aggiunge l'assenza di protezione e di risarcimenti nei confronti delle vittime" - ha affermato Carrera. Le donne che hanno subìto violenza sessuale devono spesso fare i conti con un diffuso ostracismo. Altre sono costrette a lasciare le proprie case, con o senza la famiglia. Molte, spesso, non denunciano l'accaduto perché ritengono che gli autori non saranno puniti. Coloro che denunciano le violenze sessuali commesse da rappresentanti dello Stato rischiano di subire ulteriori abusi, azioni legali, minacce ed arresti. Le avvocate che le rappresentano, a loro volta, vengono perseguitate dalle autorità, dai mezzi d'informazione e dai propri colleghi. Ottenere un risarcimento è particolarmente difficile nei casi in cui gli autori della violenza sessuale siano rappresentanti dello Stato, tanto per la scarsità delle inchieste quanto a causa di una legislazione assai protettiva nei confronti dei pubblici ufficiali sotto inchiesta. Secondo la legge, trascorso un certo periodo di tempo dal compimento di un reato, una persona indagata non può più essere condannata: diversi procedimenti, nei confronti di poliziotti accusati di tortura, sono terminati in quanto gli imputati non si sono presentati alle udienze, i loro avvocati hanno rimesso il mandato oppure non hanno fornito le prove richieste entro i termini stabiliti. "I rinvii nei procedimenti non solo ritardano la giustizia ma fanno sì che gli autori della violenza sessuale, alla giustizia, non siano proprio chiamati a rispondere" - ha sottolineato Carrera. La discriminazione nei confronti delle donne e la violenza sessuale sono fenomeni correlati. Quando un rappresentante dello Stato assume un comportamento discriminatorio, non solo dimostra di non voler rispettare i diritti delle donne ma contribuisce anche a perpetuare una cultura della violenza nei confronti di tutte le donne. "Commettere violenza contro le donne, da parte di chi rappresenta le istituzioni dello Stato, significa trasmettere un chiaro messaggio di indulgenza verso atti di violenza in ogni settore - nelle istituzioni, all'interno della famiglia, nei rapporti individuali - e mettere in pericolo ogni donna. Questa situazione non può rimanere così!" - ha concluso Carrera. Amnesty International chiede al governo turco di intraprendere profonde riforme per porre fine alla violenza sessuale nei confronti delle donne, tra cui: - porre fine alla prassi di bendare e denudare le detenute durante gli interrogatori; - porre fine alle perquisizioni corporali delle detenute da parte di personale maschile; - vietare l'uso delle bende intorno agli occhi nelle stazioni di polizia; - portare di fronte alla giustizia coloro che compiono e che ordinano le violazioni dei diritti umani. FINE DEL COMUNICATO Roma, 26 febbraio 2003 Il rapporto Basta alla violenza sessuale nei confronti delle detenute! è disponibile presso il sito Internet di Amnesty International all'indirizzo: www.amnesty.org Per ulteriori informazioni, approfondimenti ed interviste: Amnesty International - Ufficio stampa Tel. 06 44.90.224, cell. 348-6974361, e-mail: press at amnesty.it
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