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I: ora di religione cattolica
- Subject: I: ora di religione cattolica
- From: "Associazione Partenia" <partenia at libero.it>
- Date: Wed, 19 Feb 2003 22:28:28 +0100
Chi desidera essere depennato da questa ML abbia la
cortesia di firmarsi grazie.Associazione Partenia
http://utenti.tripod.it/partenia
(le sottolineature che si evidenziano nel testo
sono dell'Associazione Partenia)
In un clima di tensione operare per la PACE
significa anche porsi qualche domanda sulla scorta delle riflessione del prof.
Galimberti.
Ci chiediamo: la chiesa cattolica sta SEMPRE dalla
parte della PACE, del DIALOGO, della DEMOCRAZIA e della difesa dei DIRITTI
UMANI?
QUANDO SCOCCA L'ORA DI RELIGIONE
ricorre l'anniversario del nuovo
concordato
UMBERTO GALIMBERTI
Ieri ricorreva l'anniversario del
Nuovo Concordato, firmato, per lo Stato Italiano, da Bettino Craxi nel 1984, a
revisione di quello firmato l'11 febbraio 1929 da Benito Mussolini. Rispetto al
Vecchio Concordato, quello Nuovo supera la concezione della religione cattolica
come unica religione dello Stato, ma continua ad assicurarle un posto di grande
privilegio, in quanto riconosce che " i principi del cattolicesimo fanno parte
del patrimonio storico del popolo italiano". E su questo non c'è nulla da
obiettare. Ogni cultura ha il suo sfondo religioso di provenienza, dove è
facilmente riconoscibile la simbolica sottesa a un popolo, a una nazione, a una
cultura.
Ma che significa la traduzione di
questo principio generale, in sè valido e giustificato, nella pratica
dell'insegnamento della religione nella scuola? E ancora: che
significa oggi quando la nostra società sta diventando sempre più multiculturale
e la religione, che non diventa "conoscenza delle religioni", può diventare
principio di divisione, di reciproca diffidenza, quando non addirittura di
disprezzo e di odio?
Se è vero infatti, come dicevamo
poc'anzi, che nella religione è custodita la simbolica di un popolo, lo scenario
della sua appartenenza, quando non il luogo di riconoscimento della
propria identità, il tutto radicato in quella dimensione pre-razionale tipica
dei simboli che, in quanto pre-razionali, non facilità la dialogicità, non è
difficile rendersi conto che legiferare sul "religioso" significa legiferare su
una materia delicatissima dove in gioco non c'è solo "l'ora di religione", ma i
temi profondi dell'identità e dell'appartenenza, attraverso cui ciascun
individuo giunge al riconoscimento di sè.
La legislazione del 1929 consentiva a
chi non si riconosceva nella religione cattolica di chiedere l'esonero dall'ora
di religione. Una forma umiliante di emarginazione per i pochi coraggiosi che se
ne avvalevano e che, avvalendosene, dovevano già da piccoli imparare che cosa
vuol dire essere un "diverso" in un gruppo, e dover sempre giustificare la
propria posizione che il gruppo aveva già investito di proiezioni negative.
Fu per ovviare a questo inconveniente che nei
primi anni Ottanta un gruppo di pedagogisti, di uomini di scuola e uomini di
cultura iniziarono a predisporre i "nuovi programmi" della scuola elementare. E,
nonostante il loro diverso orientamento, trovarono un accordo che prevedeva la
sostituzione dell'insegnamento della religione cattolica nelle scuole di ogni
ordine e grado con una materia che avrebbe dovuto chiamarsi "conoscenza dei
fatti religiosi".
Con questa sostituzione essi
ritenevano che fosse opportuno sottrarre la religione al
vincolo della "fede" (luogo di identità e di appartenenza forte, perchè
pre-razionale) per inserirla nell'ambito del "sapere" e della
"conoscenza" che non sono mai luoghi di divisione, ma di dialogo,
perchè oltrepassano la soglia del regime simbolico dove la dialogicità è
impossibile.
Il loro generoso tentativo fu
bruscamente interrotto dall'emanazione del Nuovo Concordato firmato da Craxi nel
1984 che prevedeva che l'insegnamento della religione cattolica (e qui vorrei
che l'aggettivo "cattolica", per correttezza e per evitare subdoli equivoci,
accompagnasse sempre l'impropria dizione: "Ora di religione") fosse opzionale e,
come dice il testo, i "non avvalentesi" potessero chiedere materie alternative o
allontanarsi dalla scuola. A questa soluzione non
furono estranee le pressioni della Chiesa, preoccupata da un
lato di non privare decine di migliaia di insegnanti di religione
cattolica ( il 20% dei quali sacerdoti), nominati direttamente
dai vescovi, che avrebbero visto ridursi drasticamente le loro
possibilità di lavoro remunerato dalla Stato, e dall'altro di non perdere
attenti ascoltatori in quella fascia di età in cui si formano e, inutile
nasconderselo, si condizionano le
coscienze.
I risultati furono quelli che oggi
ancora constatiamo: il 93% degli studenti, con un minimo in Toscana (84%) e un
massimo in Puglia (98%), segue bene o male, volenti o nolenti l'ora di religione
(cattolica), E per gli ebrei, per i musulmani, per i protestanti, per i
Testimoni di Geova, per i mormoni, per i seguaci delle credenze new age, per gli
agnostici, per gli atei? Reclameranno sempre di più la possibilità di seguire i
corsi della loro religione? Probabilmente sì. Basta leggere la circolare del
ministro Moratti che baratta la presenza del crocefisso in classe con
l'invito alle scuole di offrire luoghi di culto (non di conoscenza) per
le altre religioni, naturalmente, come precisa la circolare, in orario
extrascolastico.
(dal quotidiano La Repubblica
19.2.2003)
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