Mauritania: un futuro senza schiavitu'?



Mauritania: un futuro senza schiavitu'?
 
Secondo un rapporto di Amnesty International, nonostante l'abolizione legale della schiavitu' in Mauritania nel 1981, non sono stati fatti significativi passi avanti per assicurarne l'abolizione pratica. Le violazioni di diritti umani legati alla schiavitu' persistono in Mauritania, e il governo continua a negarne l'esistenza. Infatti il Programma di Riduzione della Poverta' del 2000, firmato con Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale, non menziona nemmeno la schiavitu' o il suo impatto sullo sviluppo economico e sociale nel paese.
 
Fonte: Amnesty International
Traduzione a cura di Fabio Quattrocchi mailto:FABIOCCHI at inwind.it
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7 Novembre 2002 - Nonostante l'abolizione legale della schiavitu' adottata nel 1981 da parte del capo di stato della Mauritania, Mohamed Khouna ould Haidalla, in seguito alle proteste pubbliche contro la vendita di una donna, non c'e' alcuna prova che siano stati fatti significativi passi avanti per assicurarne l'abolizione pratica. E' quanto afferma un rapporto di Amnesty international. Le leggi del paese e gli obblighi internazionali proibiscono la schiavitu', ma chiunque tenti di denunciare gli abusi connessi a tale pratica non ha protezione legale, inoltre esiste una diffusa discriminazione contro coloro che decidono di smettere di essere schiavi e non c'e' concreta volonta' politica per sradicare completamente questo fenomeno socialmente lacerante.
 
L'articolo 1 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani afferma: "tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali nella dignita' e nei diritti". L'articolo 4 della stessa dichiarazione dice: "nessuno dovra' essere tenuto in schiavitu'; la schiavitu' e il commercio di schiavi devono essere proibiti in ogni loro forma." La schiavitu' e' esplicitamente proibita da altri 3 grandi trattati internazionali: la Convenzione sulla schiavitu' del 1926; la Convenzione supplementare sulla Schiavitu' del 1956; e la Convenzione sui Diritti Civili e Politici del 1966. La schiavitu' e' un grave abuso dei diritti umani fondamentali ed e' proibita in tutte le circostanze. Inoltre essa e' un abuso del diritto all'integrita' fisica e psichica, nonche' un grave abuso del diritto a non essere discriminati. Molti di coloro che sono stati tenuti schiavi e i loro stessi discendenti sono oggetto di gravi discriminazioni. Amnesty International crede che le vittime della schiavitu', come quelle di qualsiasi altro grave abuso, abbiano il diritto ad un risarcimento.
 
Il governo della Mauritania ha piu' volte negato l'esistenza del problema, nonostante l'evidenza. E coloro che lavorano per combattere la schiavitu' spesso sono imprigionati: nel 1998, cinque sostenitori dei diritti umani che portavano avanti campagne contro la schiavitu' furono condannati a 13 mesi di reclusione per aver gestito organizzazioni umanitarie non riconosciute dalla legge. Gli arresti furono eseguiti dopo la messa in onda su un canale in francese di un'intervista al presidente di SOS esclaves, una ONG non legalmente autorizzata che combatte contro la schiavitu'. Nel 1997, il capo di stato ould Taya (che assunse tale carica nel 1984 dopo un colpo di stato che rovescio' Mohamed Khouna ould Haidalla) affermo' che coloro che parlavano della questione stavano solo cercando di danneggiare la reputazione del paese e che essi avevano fatto parte dei gruppi coinvolti in un precedente tentato colpo di stato contro il suo governo. Ould Taya era primo ministro quando Mohamed Khouna ould Haidalla proibi' la schiavitu' nel 1981. Da allora, ostruzionismo e mancanza di volonta' politica hanno caratterizzato l'approccio dell'amministrazione nel rendere efficace il divieto di praticare la schiavitu'.
L'inadeguatezza della legislazione e' dimostrata dal fatto che non si conosce alcun caso in cui qualcuno e' stato perseguito penalmente per aver tenuto qualcun altro in schiavitu', o per aver comprato o venduto uno schiavo. I casi legali che riguardano la custodia dei bambini o l'eredita' di terreni, nei quali sono coinvolte persone considerate schiave, rivelano gravi discriminazioni contro queste ultime, in violazione del principio per cui la legge e' uguale per tutti.
 
Le autorita' Mauritane hanno ripetutamente rifiutato l'ingresso dei rappresentanti di Amnesty International nel paese, infatti il rapporto dell'organizzazione si basa su informazioni raccolte da individui e organizzazioni all'interno della Mauritania che rischiano ogni giorno l'incolumita' per aver fornito le loro testimonianze riguardo al problema. Non esiste alcun dibattito interno sulla questione perche' non esistono media indipendenti, ne' i giornali possono essere distribuiti senza autorizzazione del Ministero dell'Interno.
 
Le principali comunita' in Mauritania sono i Moor - i  Moor bianchi politicamente dominanti e i Moor neri considerati da tutti, e da loro stessi, ex schiavi - e le altre comunita' nere africane del sud. I Moor bianchi sono di origini arabe e berbere, mentre i Moor neri sono esclusivamente di origine africana. La loro cultura e' identica a quella dei Moor bianchi a causa di generazioni di schiavizzazione da parte di questi. Il potere politico e' concentrato nelle mani dei Moor bianchi. Nel 2001, dei 27 ministri ben 20 appartenevano alla comunita' dei Moor bianchi, 46 dei 56 senatori erano Moor bianchi, cosi' come 60 degli 81 membri dell'assemblea nazionale. Secondo il gruppo d'opposizione FLAM, le statistiche sulla composizione etnica del paese sono tenute segrete per nascondere il fatto che i cittadini di origini nere sono la maggioranza. Secondo gli ultimi dati ufficiali disponibili, che risalgono al 1965, il 60-70% della popolazione apparteneva all'etnia dei Moor bianchi, mentre il 30-40% a quella dei Moor neri. Ma da allora la crescita delle comunita' non bianche ha superato quella dei Moor bianchi.
 
Per maggiori informazioni:
 
Il rapporto e' disponibile per intero su: