Articolo di Lidia Cirillo: Femminismo assente



Si trasmette di seguito:
Lettera al Manifesto da Lidia Cirillo, Coordinamento nazionale della Marcia
Mondiale delle Donne, in risposta a un articolo comparso su quel
giornale giovedì 5 dicembre.
Il Gruppo Stampa informa inoltre che tutti i documenti, gli articoli e i
comunicati della MMD sono stati fatti pervenire regolarmente a tutti i
mezzi d'informazione, direttamente o tramite Ansa.
Per informazioni:
Savoca Valeria, addetta stampa Marcia Mondiale delle Donne
v.savoca at tiscalinet.it, cell. 3381295611

Care amiche e cari amici del Manifesto,
le osservazioni di Rossana Rossanda e della signora Melchiori sull'assenza
da Firenze del femminismo sono naturalmente legittime come ogni punto di
vista personale.
Dal mio personale punto di vista potrei dire che dopo la seconda guerra
mondiale non c'è stato un partito comunista in Italia: il punto di vista
naturalmente avrebbe a che fare con ciò che intendo per comunismo.
L'antidoto alla mia opinione sarebbero altre opinioni, che consentirebbero
di bilanciare un'affermazione a dir poco azzardata.
Il guaio è quando le opinioni personali diventano informazione e tutta
l'informazione disponibile su un argomento. In questo caso la legittima
scelta di collaboratrici e collaboratori e la legittima libertà di
informare come si ritiene opportuno, rischiano la collisione con quella che
un tempo si chiamava etica professionale.
Dal momento che il Manifesto non ha pubblicato altro sull'argomento per
dovere di informazione bisognerebbe che faceste sapere ai vostri lettori e
lettrici quel che segue.
Malgrado la sua marginalità, che per altro è una costante storica,
soprattutto nei nuovi movimenti, il femminismo è stato presente prima di
tutto nella affollatissime assemblee della Marcia mondiale delle donne;
nella conferenza "Donne-Uomini: un conflitto necessario per un futuro
comune"; in una dozzina di affollati seminari; nel workshop della
next-genderation;
nella Convenzione di donne contro le guerre animata soprattutto da Lidia
Menapace.
Poiché conosco le opinioni della signora Melchiori sulla Marcia mondiale,
posso tradurle in un'affermazione più vicina alla realtà: non c'era a
Firenze o era scarsamente visibile quello che per lei è il femminismo. Era
invece visibile quello che per altre è il femminismo.
Vorrei consigliare alle femministe che si dolgono del successo di presenze
della Marcia, malgrado la sua arretratezza un pensierino. Forse tra l'una e
l'altra cosa esiste un nesso
non casuale.
Dopo Pechino le donne che poi avrebbero dato vita all' evento della Marcia
del 2000 e all'attuale tentativo di costruzione di una rete internazionale,
si proposero di costruire il missing-link tra femminismo e femminile,
riuscendo poi a coinvolgere 6200 organizzazioni di 160 paesi circa nelle
manifestazioni del 2000. Si è trattato naturalmente di organizzazioni in
gran parte di base, talvolta poco esperte di questioni femministe, ma con
un vivo senso della propria appartenenza al sesso femminile. Mettere
insieme in alcune scadenze donne diversissime per cultura, bisogni,
internità alle tematiche femministe ecc. è un compito difficilissimo che ha
come condizione necessaria la ricerca di minimi comuni denominatori e
l'estrema semplificazione.
Insomma una cosa è la politica in un circolo culturale femminile di una
decina di donne, altra cosa la politica che pretende di avere a che fare( e
talvolta perfino ci riesce) con le decine e le centinaia di migliaia.
Torcere il naso di fronte alla rozzezza della Marcia è come torcerlo di
fronte a una rivendicazione sindacale di riduzione dell'orario di lavoro
che, rivolgendosi ai lavoratori e alle lavoratrici, salta ovviamente a piè
pari le complesse analisi di cui è il prodotto.
Affettuosi saluti
 Lidia Cirillo  (Coordinamento nazionale della Marcia mondiale delle donne)