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TARCHI, CARDINI, ZARELLI E REVELLI?
- Subject: TARCHI, CARDINI, ZARELLI E REVELLI?
- From: "as.miranchito" <miranchitoarci at yahoo.it>
- Date: Tue, 5 Nov 2002 14:45:54 +0100
RICEVIAMO E FACCIAMO GIRARE. CARDINI, TARCHI, ZARELLI E REVELLI? LA PARTECIPAZIONE DI TRACHI, CARDINI E ZARELLI AL SOCIAL FORUM, NON E' CHE LA CONTINUAZIONE DI DURATURE FREQUENTAZIONI TRA I TRE ESPONENTI DELLA DESTRA COMUNITARISTICA ED GEOFILOSOFICA CON I VERDI E ALCUNI SEDICENTI INTELLETUALI DI SINISTRA. A SEGUIRE DOCUMENTAZIONE. (LA STAMPA del 4/11/2002 Sezione: interni Pag. 11) TARCHI E CARDINI PARTECIPERANNO AD ALCUNI SEMINARI. SUI SITI IL DIBATTITO E´ APERTO C´è anche una destra pronta a marciare con i no global Azione Giovani: arriviamo con lo striscione. La replica: non provateci FIRENZE E´ come se un fricchettone suonasse alla porta di un salotto dell'aristocrazia romana: che faccia farebbe la marchesa? Tutti vogliono essere al Social forum, i militanti di destra di "Azione Giovani" hanno già annunciato "arriveremo", intellettuali come Marco Tarchi, Franco Cardini, Eduardo Zarelli figurano nelle liste dei seminari. Come l'hanno presa i no global? "Andatevene via, fascisti, oppure vi cacciamo noi", recita spiccia l'email postata sul sito antagonista. L'avvertimento, formulato con lessico antico da militanti che certo non tengono in gran conto la svolta di Fiuggi o l'intervista di Fini al quotidiano Haaretz, circola da qualche giorno tra molti giovani no logo, vive nelle mailing list di Internet come nelle chiacchierate degli attivisti. Prende spunto da una circostanza che si potrebbe definire, con la loro aggettivazione, "inquietante". O semplicemente "spiazzante": tra i relatori dello sterminato menu di conferenze-seminari-workshop del Social! Forum compaiono personaggi che da giovani non portavano nel taschino il libretto rosso e non esibivano in curriculum amicizie con Althusser. Gente che semmai glossava il barone Julius Evola, coltivava come mito lo Hobbit e ascoltava Battisti invece che Neil Young. "Che ci fanno in mezzo a noi?", chiede davanti al Villaggio Globale, Roma, la ex giovane donna con il piercing. "S", siamo postmoderni, postmarxisti e post-tutto quello che vuoi, però non ci piace che a parlare al Forum arrivino tipi come Tarchi, Cardini, Zarelli. A questo punto invitiamo anche Zeffirelli...", propone ironico un trentaduenne romano che frequenta e studia da anni l'universo dei centri sociali. "Fascisti nel Forum", titola allarmato il network antagonista Indymedia, che in rete inaugura una discussione weimariana quanto sintomatica: è giusto dare la parola a chiunque? Risposta (quasi) condivisa: toglieteci tutto, ma non la libertà di gridare contro i "fascisti". Altra mail: "Stiamo attenti, stavolta! l'infiltrazione comincia nei seminari prima che nel corteo". Scusate, ma chi sono questi "fascisti"? Senza particolari distinzioni vi risponderanno "tutti quelli che hanno razzolato nella destra, politica o intellettuale, degli ultimi venti-trent'anni". E allora un'ampia fetta del popolo che chiede un'altra globalizzazione chiede, anche, di non essere mischiata con Marco Tarchi, oggi professore di scienze politiche a Firenze, ieri (nei Settanta) dirigente missino che battagliò con Gianfranco Fini per la guida del Fronte della Gioventù, salvo poi uscire dal partito agli inizi degli Anni Ottanta. Tarchi adesso dirige "Diorama", rivista impegnata sui temi dell'ambientalismo e del neocomunitarismo e sulla critica al "modello liberista": è cos" strano che uno cos" parli al Social Forum? La stessa porzione di militanza non si entusiasma all'idea di ascoltare un intervento dello storico Franco Cardini, eminente medievista ed ex consigliere Rai, "ma in ogni caso uomo che viene dagl! i studi sul tradizionalismo religioso, uno che pubblicava da Akropolis e Camunia", e tanto basta a renderlo sospetto di fascinazioni destre. Non si esalta all'eventualità che al Forum transiti Eduardo Zarelli, "quello della casa editrice Arianna, capisci?, uno spiritualista, neoconservatore, comunitarista". Resiste sempre, in uno spicchio di questo movimento, il bisogno di fissare un Nemico: meglio ancora se non è un intellettuale. I ragazzi della destra vogliono andare a Firenze, il Direct Action Network (la nuova struttura che si sono dati i disobbedienti), diciamo cos", li sconsiglia. "Noi di Azione giovani vogliamo partecipare ai lavori con un nostro striscione, ma chiediamo rassicurazioni minime sulla nostra incolumità", comunica il loro presidente fiorentino Francesco Torselli. I no global, ragiona, difendono le identità nazionali e le tradizioni locali, "quello che noi facciamo da trent'anni. Perché non potremmo partecipare?". La critica al "neoliberismo" può infiamma! re (e anche unire) gli opposti, la marchesa sta guardando il fricchettone dallo spioncino, e chissà che alla fine non lo faccia entrare. Fare+ Verde è la rivista che pubblichiamo ininterrottamente da 7 anni. Senza sponsor, senza pubblicità. Sulle pagine di Fare+Verde abbiamo ospitato ed ospitiamo interventi qualificanti e qualificanti: Fulco Pratesi (WWF), Walter Ganapini (ANPA), Michele Boato (Verdi-Forum Risorse e Rifiuti), Viviana Guolo (Movimento Consumatori), Fabrizio Fabbri (Greenpeace) sono solo alcuni esponenti dell'arcipelago ambientalista che abbiamo ospitato su Fare+Verde. FARE VERDE COMUNE DI LUCCA LUCCA, VILLA BOTTINI , Sabato 11 maggio 2002 LE RADICI E L'ALBERO UN'ECOLOGIA COERENTE PER AFFRONTARE LA SFIDA DELLA MODERNITA'" PROGRAMMA 9.30 - Saluto del Sindaco di Lucca 9.45 - apertura lavori del Presidente nazionale di Fare Verde, dott. Fabrizio VINCENTI 10.00 - "Riflessioni per un'ecologia profonda" - dott. Alessandro BEDINI, giornalista 10.30 - "Il movimento verde di fronte alle nuove sfide politiche" - prof. Marco TARCHI, docente ordinario di Scienza della politica all'Università di Firenze 11.15 - "Evoluzione ed ecologia" - prof. Giuseppe Sermonti, docente ordinario di Genetica all'Università di Perugina 12.00 - "Prospettive per una politica verde" - On. Carlo Ripa di Meana, già Ministro dell'Ambiente e portavoce dei Verdi 13.00 - Pausa lavori 15.00 - "Culture e tradizioni: per una ecologia della storia" - prof. Franco CARDINI, docente ordinario di Storia del Medioevo all'Università di Firenze 15.45 - "La filosofia profonda dell'ecologia" - dott. Edward GOLDSMITH, fondatore della rivista The ecologist 16.30 - "Le piccole patrie di fronte alle sfide della modernità" - prof. Edoardo ZARELLI, direttore Arianna Editrice 17.00 - "Ecologia, etica e comunità" - dott. Giannozzo PUCCI, studioso dei problemi ambientali, consulente Ministero Risorse agricole http://ar.f107.mail.yahoo.com/ym/siti_interessanti.htm>siti_int Testo dell'articolo di Marco Revelli su "Vita". Ho trovato un amico di destra di Marco Revelli Il commento di Marco Revelli sul libro "La paura e l'arroganza" di Franco Cardini 09/10/2002 - Ho letto in questi giorni un libro che vi suggerisco. Si intitola La paura e l'arroganza (Laterza, 2002) ed è davvero l'esatto opposto de La rabbia e l'orgoglio di Oriana Fallaci. Non tanto l'"anti Fallaci" (perché di "ostile" ha assai poco), ma piuttosto il suo rovesciamento. L'alternativa civile a quel "manifesto dell'odio" di cui rappresenta davvero l'antitesi, e non solo nel titolo (anche qui una coppia di sostantivi, che sintetizzano assai meglio di quanto non faccia l'altra, lo stato mentale dell'Occidente dopo l'11 settembre), ma soprattutto nei toni, nello stile: riflessivo, pacato, misurato. Attento alle diverse ragioni in campo, al linguaggio dei fatti e non solo delle emozioni, al contesto storico e non solo al puntiforme effetto dei singoli eventi. Dice quello che nel dibattito pubblico ci si potrebbe - anzi, dovrebbe - aspettare, e che invece desolantemente manca. Dice che nella ondata di passione filoamericana che segu" immediatamente la tragedi! a delle due torri, in quel "siamo tutti americani" che risuonò allora un po' ovunque, c'era tanta, forse troppa, emotività e superficialità; che sotto quel proclamato senso d'identità istantanea c'era un drammatico deficit di riflessione e fin anche di conoscenza di cosa sia veramente l'America. Dice che in quella reazione in qualche misura sproporzionata, di fronte alle immagini ripetute all'infinito del crollo e al numero spaventoso delle vittime, l'Occidente trad" in un certo senso il proprio stesso universalismo, dimenticando le altre infinite vittime (anch'esse civili) della violenza "nostra". Dice che non di scontro tra Male e Bene si tratta, ma che in tutta questa vicenda anche di petrolio bisognerà pur parlare, e di oleodotti, e di geo-politica ormai intrecciatasi inestricabilmente con la geo-economia e con gli interessi smisurati delle corporation americane. Dice che c'è un totalitarismo liberale e democratico certo diverso nei mezzi ma non meno soffocante e pervasi! vo di quello delle vecchie dittature novecentesche, che toglie la parola prima ancora che questa sia stata articolata, mette al bando opinioni e pensieri "non conformisti". Che a curare quest'opera sia un uomo dalle radici piantate nella cultura di destra, come Franco Cardini è poi elemento ulteriore di riflessione, tanto più di fronte al silenzio estenuato di tanti intellettuali di sinistra. Ci suggerisce la constatazione, per la verità ovvia, che il coraggio e l'onestà intellettuale, la disponibilità a un pensiero libero, il rispetto del proprio sapere e della propria indipendenza prescindono in realtà dalla propria collocazione nella consolidata topografia politica. Che si trovano cioè tanto a sinistra quanto a destra o al centro. Ma ci dice anche qualcosa di più, tenuto conto del fatto che gli autori dei diversi saggi contenuti nelle quattro sezioni del libro (Voci dall'Italia, Voci dall'Europa, Voci dall'America, Voci dall'Islam) sono distribuiti, per quanto riguarda le simpatie politiche, sull'intero continuum destra/sinistra: vanno dal grande storico di formazione marxista Eric Hobsbawm al maitre à penser della nouvelle droite frances! e Alain de Benoist, dal radical americano Michael Chossudovsky all'eco-conservatore italiano Marco Tarchi, dal free lance Massimo Fini allo "scandaloso" Noam Chomsky. Ci dice che di fronte alle "questioni esistenziali della pace e della guerra" (cos" le ha definite Gerard Schroeder), oggi, più che l'appartenenza politico-ideologica, conta l'atteggiamento mentale. Che non c'è bisogno di essere e professare questa o quella cultura politica per prendere posizione, ma basta un semplice, genericamente umano, sguardo sul mondo. Una spregiudicata (scevra cioè da pregiudizi) considerazione dei fatti, delle posizioni dei protagonisti, delle loro menzogne e retoriche (perché, in questa campagna di guerra che si prepara, è la retorica e solo essa a farla da padrona). Basta l'occhio disincantato di un osservatore non avvelenato dalle grandi narrazioni mediatiche e di potere, per dire che "il re è nudo". Basta questo per dire che la guerra oggi è la risposta oscena a uno stato di disordi! ne del mondo che abbiamo contribuito a creare. Per dire, cioè, quello che ci dovremmo aspettare di trovare, almeno in piccola misura, affermato sui media che quotidianamente ci assordano e ci sommergono. E che invece non troviamo. Qui, ciò che colpisce di più, passando dalle pagine del libro di Cardini a quelle ben più leggere dei quotidiani, è l'assordante silenzio della ragione, e l'incredibile - davvero incredibile - strepito delle montature: dei racconti improbabili sui pericoli mortali, e sulla necessità di una guerra preventiva che si sa si farà perché cos" vuole un'oligarchia del petrolio mascherata da paladino dell'umanità. Un racconto che si è tessuto per tredici, lunghi mesi senza che si levassero con l'autorevolezza che sarebbe stata necessaria voci critiche, capaci di richiamarci alla ragionevolezza, o anche solo al senso della tragedia che inconsapevolmente ci troviamo a vivere da comparse. Qualcuno ci ha provato: Tiziano Terzani sul Corriere della sera ha svolt! o uno straordinario ruolo civile, ma la sua è parsa, per l'uso che ne è stato fatto nel sistema dei media, più la voce di un sopravvissuto che parla dal deserto che non la parte riconosciuta di un'opinione pubblica attiva e vigile. Claudio Magris ci aveva provato, ai tempi della guerra del Kosovo, ma è stato presto risospinto tra le anse del suo Danubio, e la sua criticità neutralizzata. Umberto Eco non ci ha neanche provato, perso dietro le sue bustine di minerva e i suoi calambour, ormai tanto internazionale da non aver più un luogo in cui farsi e a cui comunicare la propria opinione. Il suo evaporare è l'evaporare di un'intera generazione tanto poco abituata a misurarsi col tragico, da non riconoscere più neppure quando la vive, la tragicità della propria esperienza storica. Nel momento in cui occorrerebbe gridare forte e chiaro il proprio scandalo, l'intellighentzja italiana (ma anche in buona misura europea), forse ubriacata dai passati deliri, pratica un silenzio che s! a di seconda "trahison des clercs". Qual è la cosa più bella di Firenze? Mc Donald's... A. Warhol, 1975 (da Seattle al bioregionalismo) CHI: Maurizio Pallante; ecologista, autore di saggi editi da Bollati-Boringhieri Marco Revelli; professore associato (Scienze Politiche) Università di Alessandria Alfredo Salsano; consulente editoriale della editrice Bollati-Boringhieri, membro del M.A.U.S.S. (Movimento Antiutilitario nelle Scienze Sociali) Marco tarchi; professore associato (Scienze Politiche) Università di Firenze Eduardo Zarelli; direttore della "Arianna editrice" DOVE: a Torino, presso la Libreria Campus, Via Rattazzi 4 QUANDO: Venerd" 26 maggio 2000 alle 21.00 PERCHE': parleranno di Ecologia come potente mezzo per la critica alla globalizzazione ed alla modernità ed esporranno possibili soluzioni operative COME: la segreteria organizzativa è presso Enrico Panazza, tel. 0116961142
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