TARCHI, CARDINI, ZARELLI E REVELLI?



RICEVIAMO E FACCIAMO GIRARE.



CARDINI, TARCHI, ZARELLI E REVELLI?

LA PARTECIPAZIONE DI TRACHI, CARDINI E ZARELLI AL SOCIAL FORUM, NON E' CHE
LA CONTINUAZIONE DI DURATURE FREQUENTAZIONI TRA I TRE ESPONENTI DELLA
DESTRA COMUNITARISTICA ED GEOFILOSOFICA CON I VERDI E ALCUNI SEDICENTI
INTELLETUALI DI SINISTRA.

A SEGUIRE DOCUMENTAZIONE.


(LA STAMPA del 4/11/2002 Sezione: interni Pag. 11)

TARCHI E CARDINI PARTECIPERANNO AD ALCUNI SEMINARI. SUI SITI IL DIBATTITO
E´ APERTO

C´è anche una destra pronta a marciare con i no global

Azione Giovani: arriviamo con lo striscione. La replica: non provateci


FIRENZE E´ come se un fricchettone suonasse alla porta di un salotto
dell'aristocrazia romana: che faccia farebbe la marchesa? Tutti vogliono
essere al Social forum, i militanti di destra di "Azione Giovani" hanno già
annunciato "arriveremo", intellettuali come Marco Tarchi, Franco Cardini,
Eduardo Zarelli figurano nelle liste dei seminari. Come l'hanno presa i no
global? "Andatevene via, fascisti, oppure vi cacciamo noi", recita spiccia
l'email postata sul sito antagonista. L'avvertimento, formulato con lessico
antico da militanti che certo non tengono in gran conto la svolta di Fiuggi
o l'intervista di Fini al quotidiano Haaretz, circola da qualche giorno tra
molti giovani no logo, vive nelle mailing list di Internet come nelle
chiacchierate degli attivisti. Prende spunto da una circostanza che si
potrebbe definire, con la loro aggettivazione, "inquietante". O
semplicemente "spiazzante": tra i relatori dello sterminato menu di
conferenze-seminari-workshop del Social! Forum compaiono personaggi che da
giovani non portavano nel taschino il libretto rosso e non esibivano in
curriculum amicizie con Althusser. Gente che semmai glossava il barone
Julius Evola, coltivava come mito lo Hobbit e ascoltava Battisti invece che
Neil Young. "Che ci fanno in mezzo a noi?", chiede davanti al Villaggio
Globale, Roma, la ex giovane donna con il piercing. "S", siamo postmoderni,
postmarxisti e post-tutto quello che vuoi, però non ci piace che a parlare
al Forum arrivino tipi come Tarchi, Cardini, Zarelli. A questo punto
invitiamo anche Zeffirelli...", propone ironico un trentaduenne romano che
frequenta e studia da anni l'universo dei centri sociali. "Fascisti nel
Forum", titola allarmato il network antagonista Indymedia, che in rete
inaugura una discussione weimariana quanto sintomatica: è giusto dare la
parola a chiunque? Risposta (quasi) condivisa: toglieteci tutto, ma non la
libertà di gridare contro i "fascisti". Altra mail: "Stiamo attenti,
stavolta! l'infiltrazione comincia nei seminari prima che nel corteo".
Scusate, ma chi sono questi "fascisti"? Senza particolari distinzioni vi
risponderanno "tutti quelli che hanno razzolato nella destra, politica o
intellettuale, degli ultimi venti-trent'anni". E allora un'ampia fetta del
popolo che chiede un'altra globalizzazione chiede, anche, di non essere
mischiata con Marco Tarchi, oggi professore di scienze politiche a Firenze,
ieri (nei Settanta) dirigente missino che battagliò con Gianfranco Fini per
la guida del Fronte della Gioventù, salvo poi uscire dal partito agli inizi
degli Anni Ottanta. Tarchi adesso dirige "Diorama", rivista impegnata sui
temi dell'ambientalismo e del neocomunitarismo e sulla critica al "modello
liberista": è cos" strano che uno cos" parli al Social Forum? La stessa
porzione di militanza non si entusiasma all'idea di ascoltare un intervento
dello storico Franco Cardini, eminente medievista ed ex consigliere Rai,
"ma in ogni caso uomo che viene dagl! i studi sul tradizionalismo
religioso, uno che pubblicava da Akropolis e Camunia", e tanto basta a
renderlo sospetto di fascinazioni destre. Non si esalta all'eventualità che
al Forum transiti Eduardo Zarelli, "quello della casa editrice Arianna,
capisci?, uno spiritualista, neoconservatore, comunitarista". Resiste
sempre, in uno spicchio di questo movimento, il bisogno di fissare un
Nemico: meglio ancora se non è un intellettuale. I ragazzi della destra
vogliono andare a Firenze, il Direct Action Network (la nuova struttura che
si sono dati i disobbedienti), diciamo cos", li sconsiglia. "Noi di Azione
giovani vogliamo partecipare ai lavori con un nostro striscione, ma
chiediamo rassicurazioni minime sulla nostra incolumità", comunica il loro
presidente fiorentino Francesco Torselli. I no global, ragiona, difendono
le identità nazionali e le tradizioni locali, "quello che noi facciamo da
trent'anni. Perché non potremmo partecipare?". La critica al "neoliberismo"
può infiamma! re (e anche unire) gli opposti, la marchesa sta guardando il
fricchettone dallo spioncino, e chissà che alla fine non lo faccia entrare.

Fare+ Verde è la rivista che pubblichiamo ininterrottamente da 7 anni.
Senza sponsor, senza pubblicità. Sulle pagine di Fare+Verde abbiamo
ospitato ed ospitiamo interventi qualificanti e qualificanti: Fulco Pratesi
(WWF), Walter Ganapini (ANPA), Michele Boato (Verdi-Forum Risorse e
Rifiuti), Viviana Guolo (Movimento Consumatori), Fabrizio Fabbri
(Greenpeace) sono solo alcuni esponenti dell'arcipelago ambientalista che
abbiamo ospitato su Fare+Verde.



FARE VERDE

COMUNE DI LUCCA




LUCCA, VILLA BOTTINI , Sabato 11 maggio 2002



LE RADICI E L'ALBERO UN'ECOLOGIA COERENTE PER AFFRONTARE LA SFIDA DELLA
MODERNITA'"



PROGRAMMA

9.30 - Saluto del Sindaco di Lucca

9.45 - apertura lavori del Presidente nazionale di Fare Verde, dott.
Fabrizio VINCENTI

10.00 - "Riflessioni per un'ecologia profonda" - dott. Alessandro BEDINI,
giornalista

10.30 - "Il movimento verde di fronte alle nuove sfide politiche" - prof.
Marco TARCHI, docente ordinario di Scienza della politica all'Università di
Firenze

11.15 - "Evoluzione ed ecologia" - prof. Giuseppe Sermonti, docente
ordinario di Genetica all'Università di Perugina

12.00 - "Prospettive per una politica verde" - On. Carlo Ripa di Meana, già
Ministro dell'Ambiente e portavoce dei Verdi

13.00 - Pausa lavori

15.00 - "Culture e tradizioni: per una ecologia della storia" - prof.
Franco CARDINI, docente ordinario di Storia del Medioevo all'Università di
Firenze

15.45 - "La filosofia profonda dell'ecologia" - dott. Edward GOLDSMITH,
fondatore della rivista The ecologist



16.30 - "Le piccole patrie di fronte alle sfide della modernità" - prof.
Edoardo ZARELLI, direttore Arianna Editrice



17.00 - "Ecologia, etica e comunità" - dott. Giannozzo PUCCI, studioso dei
problemi ambientali, consulente Ministero Risorse agricole


http://ar.f107.mail.yahoo.com/ym/siti_interessanti.htm>siti_int




Testo dell'articolo di Marco Revelli su "Vita".



Ho trovato un amico di destra



di Marco Revelli

Il commento di Marco Revelli sul libro "La paura e l'arroganza" di Franco
Cardini

09/10/2002 - Ho letto in questi giorni un libro che vi suggerisco. Si
intitola La paura e l'arroganza (Laterza, 2002) ed è davvero l'esatto
opposto de La rabbia e l'orgoglio di Oriana Fallaci. Non tanto l'"anti
Fallaci" (perché di "ostile" ha assai poco), ma piuttosto il suo
rovesciamento. L'alternativa civile a quel "manifesto dell'odio" di cui
rappresenta davvero l'antitesi, e non solo nel titolo (anche qui una coppia
di sostantivi, che sintetizzano assai meglio di quanto non faccia l'altra,
lo stato mentale dell'Occidente dopo l'11 settembre), ma soprattutto nei
toni, nello stile: riflessivo, pacato, misurato. Attento alle diverse
ragioni in campo, al linguaggio dei fatti e non solo delle emozioni, al
contesto storico e non solo al puntiforme effetto dei singoli eventi. Dice
quello che nel dibattito pubblico ci si potrebbe - anzi, dovrebbe -
aspettare, e che invece desolantemente manca. Dice che nella ondata di
passione filoamericana che segu" immediatamente la tragedi! a delle due
torri, in quel "siamo tutti americani" che risuonò allora un po' ovunque,
c'era tanta, forse troppa, emotività e superficialità; che sotto quel
proclamato senso d'identità istantanea c'era un drammatico deficit di
riflessione e fin anche di conoscenza di cosa sia veramente l'America. Dice
che in quella reazione in qualche misura sproporzionata, di fronte alle
immagini ripetute all'infinito del crollo e al numero spaventoso delle
vittime, l'Occidente trad" in un certo senso il proprio stesso
universalismo, dimenticando le altre infinite vittime (anch'esse civili)
della violenza "nostra". Dice che non di scontro tra Male e Bene si tratta,
ma che in tutta questa vicenda anche di petrolio bisognerà pur parlare, e
di oleodotti, e di geo-politica ormai intrecciatasi inestricabilmente con
la geo-economia e con gli interessi smisurati delle corporation americane.
Dice che c'è un totalitarismo liberale e democratico certo diverso nei
mezzi ma non meno soffocante e pervasi! vo di quello delle vecchie
dittature novecentesche, che toglie la parola prima ancora che questa sia
stata articolata, mette al bando opinioni e pensieri "non conformisti".

Che a curare quest'opera sia un uomo dalle radici piantate nella cultura di
destra, come Franco Cardini è poi elemento ulteriore di riflessione, tanto
più di fronte al silenzio estenuato di tanti intellettuali di sinistra. Ci
suggerisce la constatazione, per la verità ovvia, che il coraggio e
l'onestà intellettuale, la disponibilità a un pensiero libero, il rispetto
del proprio sapere e della propria indipendenza prescindono in realtà dalla
propria collocazione nella consolidata topografia politica. Che si trovano
cioè tanto a sinistra quanto a destra o al centro. Ma ci dice anche
qualcosa di più, tenuto conto del fatto che gli autori dei diversi saggi
contenuti nelle quattro sezioni del libro (Voci dall'Italia, Voci
dall'Europa, Voci dall'America, Voci dall'Islam) sono distribuiti, per
quanto riguarda le simpatie politiche, sull'intero continuum
destra/sinistra: vanno dal grande storico di formazione marxista Eric
Hobsbawm al maitre à penser della nouvelle droite frances! e Alain de
Benoist, dal radical americano Michael Chossudovsky all'eco-conservatore
italiano Marco Tarchi, dal free lance Massimo Fini allo "scandaloso" Noam
Chomsky. Ci dice che di fronte alle "questioni esistenziali della pace e
della guerra" (cos" le ha definite Gerard Schroeder), oggi, più che
l'appartenenza politico-ideologica, conta l'atteggiamento mentale. Che non
c'è bisogno di essere e professare questa o quella cultura politica per
prendere posizione, ma basta un semplice, genericamente umano, sguardo sul
mondo. Una spregiudicata (scevra cioè da pregiudizi) considerazione dei
fatti, delle posizioni dei protagonisti, delle loro menzogne e retoriche
(perché, in questa campagna di guerra che si prepara, è la retorica e solo
essa a farla da padrona). Basta l'occhio disincantato di un osservatore non
avvelenato dalle grandi narrazioni mediatiche e di potere, per dire che "il
re è nudo". Basta questo per dire che la guerra oggi è la risposta oscena a
uno stato di disordi! ne del mondo che abbiamo contribuito a creare. Per
dire, cioè, quello che ci dovremmo aspettare di trovare, almeno in piccola
misura, affermato sui media che quotidianamente ci assordano e ci
sommergono. E che invece non troviamo. Qui, ciò che colpisce di più,
passando dalle pagine del libro di Cardini a quelle ben più leggere dei
quotidiani, è l'assordante silenzio della ragione, e l'incredibile -
davvero incredibile - strepito delle montature: dei racconti improbabili
sui pericoli mortali, e sulla necessità di una guerra preventiva che si sa
si farà perché cos" vuole un'oligarchia del petrolio mascherata da paladino
dell'umanità. Un racconto che si è tessuto per tredici, lunghi mesi senza
che si levassero con l'autorevolezza che sarebbe stata necessaria voci
critiche, capaci di richiamarci alla ragionevolezza, o anche solo al senso
della tragedia che inconsapevolmente ci troviamo a vivere da comparse.
Qualcuno ci ha provato: Tiziano Terzani sul Corriere della sera ha svolt! o
uno straordinario ruolo civile, ma la sua è parsa, per l'uso che ne è stato
fatto nel sistema dei media, più la voce di un sopravvissuto che parla dal
deserto che non la parte riconosciuta di un'opinione pubblica attiva e
vigile. Claudio Magris ci aveva provato, ai tempi della guerra del Kosovo,
ma è stato presto risospinto tra le anse del suo Danubio, e la sua
criticità neutralizzata. Umberto Eco non ci ha neanche provato, perso
dietro le sue bustine di minerva e i suoi calambour, ormai tanto
internazionale da non aver più un luogo in cui farsi e a cui comunicare la
propria opinione. Il suo evaporare è l'evaporare di un'intera generazione
tanto poco abituata a misurarsi col tragico, da non riconoscere più neppure
quando la vive, la tragicità della propria esperienza storica. Nel momento
in cui occorrerebbe gridare forte e chiaro il proprio scandalo,
l'intellighentzja italiana (ma anche in buona misura europea), forse
ubriacata dai passati deliri, pratica un silenzio che s! a di seconda
"trahison des clercs".

Qual è la cosa più bella di Firenze? Mc Donald's...

A. Warhol, 1975

(da Seattle al bioregionalismo)

CHI:



Maurizio Pallante; ecologista, autore di saggi editi da Bollati-Boringhieri

Marco Revelli; professore associato (Scienze Politiche) Università di
Alessandria

Alfredo Salsano; consulente editoriale della editrice Bollati-Boringhieri,
membro del M.A.U.S.S. (Movimento Antiutilitario nelle Scienze Sociali)

Marco tarchi; professore associato (Scienze Politiche) Università di Firenze

Eduardo Zarelli; direttore della "Arianna editrice"

DOVE:



a Torino, presso la Libreria Campus, Via Rattazzi 4



QUANDO:



Venerd" 26 maggio 2000 alle 21.00



PERCHE':



parleranno di Ecologia come potente mezzo per la critica alla
globalizzazione ed alla modernità ed esporranno possibili soluzioni
operative

COME:



la segreteria organizzativa è presso Enrico Panazza, tel. 0116961142