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06/10 Napoli: Assemblea Meridionale per la generalizzazione dello sciopero
- Subject: 06/10 Napoli: Assemblea Meridionale per la generalizzazione dello sciopero
- From: Rete NoGlobal <alfdevito at libero.it>
- Date: Fri, 4 Oct 2002 09:18:58 +0200
ASSEMBLEA MERIDIONALE DELLE REALTA' DI MOVIMENTO "Il SUD TRA GLOBALIZZAZIONE ED AUTUNNO CALDO !" Domenica 6 Ottobre 2002 - Napoli Per portare, dentro e oltre lo sciopero generale, le voci, i conflitti e i bisogni di un Sud stretto tra disoccupazione, precarietà e lavoro nero. La nascita di "comitati per la generalizzazione dello sciopero" alle nuove figure sociali sarà al centro di un incontro che comincia a misurare uno spazio di azione meridionale su : - Il reddito/salario garantito per disoccupati e precari - La difesa e l'estensione dell'art.18 - Il rifiuto della legge Bossi-Fini - Il recupero dei principi di democrazia sindacale - L'opposizione alla guerra all'Irak "senza se e senza ma" La mattina ore 10 Sala Gemito (di fronte Museo Nazionale): Assemblea Plenaria Il pomeriggio ore 15 Aula Magna Facoltà di Lettere : Tavoli tecnici per la generalizzazione dello sciopero Info :www.noglobal.org; Tel. 3887460974 Partecipano all'incontro : Rete NoGlobal Campana; Coordinamento di Lotta per il Lavoro; Confederazioni Cobas e Cobas scuola di tutte le sedi meridionali; Segretario Regionale Cgil Campania; Segretario Provinciale Fiom-Cgil Napoli; Centri sociali della Campania; Prc di Napoli; Laboratorio campano per la Disobbedienza sociale; Rete Studenti in Movimento ; Rete Immigrati in Movimento; Collettivi operatori sociali di Napoli e Palermo; Messina Social Forum ; Basilicata Social Forum; rappresentanze regionali Cub-Rdb di Sicilia, Calabria, Puglia e Campania; Rsu Fiat-Sata di Melfi; cs Auro (Catania); cs ex-Carcere e Cosca (Pa); Centro Casba (Cosenza); cs Coppola Rossa (Ba); Collettivo autonomo stud. (Pa); Slas (Sa) ed altri… Documento introduttivo : L'esperienza del movimento noglobal, l'assedio delle mille zone rosse in giro per il mondo, ha reso visibile, attraverso i mezzi di comunicazione di massa, lo spazio politico globale in cui oggi si producono le scelte sociali di fondo.Questa quindi è anche l'arena irrinunciabile in cui si misurano le capacità di resistenza delle lotte sociali, le potenzialità per battere le strategie neoliberiste ed aprire nuove prospettive a partire da bisogni sociali e diritti universali. E' in questo confronto che si è sviluppato il fronte del conflitto, che ha dovuto misurarsi anche con l'illusione, di alcuni, di temperare il progetto capitalista ed ora si scontra in un nuovo contesto che segna la fine di ogni tentativo di mediazione.Al tempo stesso i meccanismi dello sviluppo ineguale ci impongono di interpretare le coordinate locali determinate dagli indirizzi generali. E' indiscutibile che nel meridione italiano esista una specificità del disagio, un alfabeto dei bisogni, una cartografia dei soggetti che non trova ancora piena interpretazione e rappresentanza. Il lavoro atipico e migrante, le fasce sociali escluse e i lavoratori "sommersi" si intersecano con soggetti inquadrati in un modello fordista o postfordista attraverso un tessuto connettivo a macchia di leopardo funzionale alla crescita dello sfruttamento dei lavoratori e dell'oppressione sociale. Uno scenario in cui oggi si iscrive la disarticolazione del carattere universale dei diritti e si cerca di minare la base per una loro difesa collettiva.Al Sud le politiche neoliberiste hanno prodotto effetti devastanti, non solo scompaginando le ristrette aree di lavoro tutelato esistenti, ma precarizzando anche le condizioni di vita generali: i problemi legati alla privatizzazione di scuola, sanità ed i n generale dei servizi, quelli legati all'acqua ed alle devastazioni ambientali, ne sono un triste esempio. Nell'intreccio di questi nodi si pone l'iniziativa e la riflessione per un confronto che nella nostra regione (la Campania) vede oggi soggetti diversi verificarsi non a partire dall'appiattimento delle proprie divergenze, ma dalla materialità dei problemi sul tappeto. L'esperienza della Rete NoGlobal, fin dalla sua irruzione sulla scena sociale e politica il 17 marzo 2001 e nelle manifestazioni successive, ha rappresentato una ricomposizione tra i lavoratori dei COBAS e del sindacalismo di base con giovani, disoccupati e nuovo precariato, ed ha anche ricercato una positiva contaminazione con quei settori del sindacato confederale che per primi avevano imboccato la strada dello SCIOPERO GENERALE di fronte al nuovo attacco portato dal padronato e dal governo a tutto il lavoro dipendente, ed alla sua rappresentanza sindacale non allineata ai loro interessi. Il teatro di questo confronto è ora un autunno in cui si consumerà uno scontro sociale determinante. Il governo Berlusconi si fa interprete di un neoliberismo che su scala internazionale affronta la crisi in forme aggressive e virulente che giungono fino all'adesione al progetto americano della "guerra permanente" ; ancora una volta di fronte a pericoli di recessione si rispolverano le politiche di guerra. In chiave interna l'elemento di novità non sta tanto nell'erosione dei diritti dei lavoratori, che è cominciata ben prima, ma nel progetto autoritario che sottende le politiche del governo. Il tentativo evidente è attaccare la capacità di difesa dei lavoratori e la funzione del sindacato, disarticolare quei diritti che consentono ancora forme organizzazione e di rappresentanza collettiva, svuotare il diritto di sciopero e la contrattazione nazionale. In questo senso il "libro bianco" costituisce un progetto di politiche antisociali coerenti e coese contro cui andiamo drammaticamente a scontrarci; scontro nel quale dobbiamo recuperare i principi della democrazia sindacale, attraverso il coinvolgimento diretto dei lavoratori. L'intensità dello scontro spinge realtà diverse a confrontarsi in uno scenario nuovo con un'apertura che non significa dismettere il proprio patrimonio analitico. Sulle politiche messe in campo dai precedenti governi, dalla legge Turco-Napolitano al pacchetto Treu, così come sulla concertazione o su talune vertenze aziendali, le posizioni del movimento NoGlobal (e del sindacato autorganizzato) divergono in maniera importante da quelle della Cgil. Negarlo sarebbe ipocrita, ma alzare muri è oggi reciprocamente irresponsabile ! Occorre costruire le condizioni per aprire le porte a una stagione di protagonismo sociale diffuso e lasciare che sia esso a dettare l'agenda politica. Questo è il senso, la condizione e il baricentro del confronto. Il movimento è cresciuto, da Seattle a Genova, con la rabbia di quanti non accettano il modello capitalistico come unico mondo possibile, mentre vive la più grave crisi dell'umanità nella sua storia: due miliardi di persone in condizioni di indigenza assoluta, i diritti e le tutele dei lavoratori arretrare paurosamente, lo stato sociale mutarsi sempre più in stato penale. Un movimento che parte da una critica radicale dell'esistente e non a caso è esploso quando a governare erano Clinton, Blair e D'Alema ed ora continua a scontrarsi con le politiche di Bush e Berlusconi. Dopo le contestazioni ai vertici internazionali e la mobilitazione contro la guerra, il movimento ha colto nella battaglia sull'art.18 un'occasione per esprimere l'urgenza dell'incontro sempre più esteso con le tematiche del lavoro : ora sa che è indispensabile fare un salto di qualità, allargare e arricchire la piattaforma sociale, ripensare e innovare le forme di lotta. La Cgil intanto vede l'asprezza dello scontro in atto ed un governo che va avanti malgrado uno sciopero generale di straordinaria partecipazione. Un governo che ha messo a segno un passaggio grave: la stipula del "patto per l'Italia" ha portato sulle sue posizioni UIL e CISL, che pure avevano scioperato il 16 aprile, ed ora si apprestano a diventare sindacato di servizi (al padrone). In questo quadro la priorità è tenere aperto il conflitto sociale con tutti i suoi strumenti: così un movimento che ha la cultura dell'iniziativa diretta guarda con attenzione anche alle raccolte di firme, quelle per i referendum come quelle della CGIL per l'estensione delle tutele e contro le deleghe del governo sul lavoro, nella misura in cui allargano la base della consapevolezza sociale e alimentano le lotte. Guardando l'autunno da Sud si vedono le difficoltà di una ricomposizione sociale complessa, ma anche le potenzialità per allargare la base dello scontro sociale e ribaltare la retorica berlusconiana : il governo confindustriale tenta di accreditare l'idea che la modifica dell'art.18 e l'intero libro bianco siano a vantaggio degli esclusi dalle forme di lavoro di eredità fordista e dalle presunte tutele per esse confezionate. Mentre attaccano a testa bassa tutto il mondo del lavoro, gli occupati quanto i precari, i disoccupati, gli immigrati, i giovani, le donne e i pensionati, e i diritti degli uni e degli altri, ci dicono (con un megafono di 6 televisioni.) che i diritti conquistati con anni di lotte sono in realtà privilegi di cui un'altra parte della popolazione sconta il prezzo ! L'allargamento delle tutele, la costruzione di una piattaforma che guardi anche ai tantissimi lavoratori atipici, a quelli in nero (spesso usati solo come alibi per misure di sostegno all'impresa), ai precari, ai disoccupati che ingrossano le statistiche del meridione, la costruzione di lotte comuni con gli altri lavoratori in piazza in questi mesi sono un passaggio strategicamente determinante. Se la lotta alla legge Bossi-Fini (che non attenta solo ai diritti e alla dignità dei migranti, ma destabilizza ulteriormente il mercato del lavoro), l'opposizione alle guerre messe in atto dallo sceriffo mondiale (che si appresta a scatenare una nuova aggressione all'Iraq, mentre intensifica l'attacco al Popolo Palestinese) e il contrasto alle politiche neoliberiste del governo Berlusconi, rappresentano il quadro condiviso di una cooperazione possibile, aprire il dibattito e l'iniziativa su misure come il reddito sociale garantito per disoccupati e precari prefigura un determinante allargamento del quadro sociale in movimento. E' una dimensione che ci interroga in due direzioni : 1. sulla capacità di sperimentare nuovi strumenti di inchiesta, intervento e partecipazione sociale (camere del precariato sociale, reti che sperimentino nuovi modelli di dimensione pubblica, nuove "agora" per stimolare il protagonismo sociale dal basso .). Se Confindustria ha oggi lo "spazio" per puntare a disarticolare la tutela sindacale sarebbe un errore arroccarsi in una difesa statica, priva di ricerca e di iniziativa. 2.. sulla capacità di lavorare alla "generalizzazione" dello sciopero in vista dello "sciopero generale" di ottobre. "Generalizzazione" intesa come capacità di fermare non solo i luoghi di lavoro tradizionalmente intesi, ma l'insieme della fabbrica sociale nella sua dimensione reticolare. Coinvolgere gli attori di un tessuto diffuso e pervasivo (operatori sociali del Terzo settore, lavoratori interinali, atipici e le mille forme del precariato sociale), bloccare le arterie di un'economia che è sempre più sistemica. Un esempio semplice ed efficace (in merito alle forme di lotta ed allo spettro delle figure coinvolte) è il picchettaggio di massa del territorio praticato in Argentina, uno dei sud del mondo in lotta contro le politiche del FMI e della Banca Mondiale Luoghi di coordinamento territoriali quali "comitati per la generalizzazione dello sciopero" potrebbero essere l'espressione moderna (nelle forme e negli strumenti) di quei consigli di zona che accompagnarono la stagione dei consigli di fabbrica, coagulando intorno al proletariato industriale (allora maggioritario) risorse e soggetti diversi. Infine (ma non in ultimo) le esperienze fatte dal movimento noglobal e da quello dei lavoratori ci dimostrano che lo scenario della costruzione di uno sciopero europeo è non solo strategicamente determinante, ma sempre più possibile nel quadro delle condizioni date. L'esperienza di questi anni ci insegna poi che lo sviluppo di reti di confronto ampie ed orizzontali è una chiave per forzare queste prospettive. Questo è, per grandi linee, il tessuto di riflessione su cui invitiamo al confronto e a contributi anche più specifici. In quanto attivisti della Rete NoGlobal, dei COBAS e del sindacalismo di base, del movimento dei disoccupati, delle forze politiche e sociali antiliberiste, ma anche singoli attori di una società da trasformare, facciamo appello per la convocazione a Napoli alla fine di settembre (alla vigilia dello sciopero generale) di un assemblea unitaria, che veda la partecipazione e il protagonismo delle realtà in movimento al Sud : per dare uno sbocco al dibattito in corso, per verificare le condizioni di terreni di rivendicazione comuni, per la costruzione dal basso di un calendario di lotte e la costituzione di forme di coordinamento permanenti. Per verificare insomma la possibilità di contribuire, a partire dal sud, ad un grande movimento e a una stagione di lotte che sbarrino la strada alle politiche neoliberiste.
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