06/10 Napoli: Assemblea Meridionale per la generalizzazione dello sciopero



ASSEMBLEA MERIDIONALE DELLE REALTA'  DI  MOVIMENTO
"Il SUD TRA GLOBALIZZAZIONE ED AUTUNNO CALDO !"
Domenica 6 Ottobre 2002 - Napoli
Per portare, dentro e oltre lo sciopero generale, le voci, i conflitti e i
bisogni di un Sud stretto tra disoccupazione, precarietà e lavoro nero.
La nascita di "comitati per la generalizzazione dello sciopero"  alle nuove
figure sociali sarà al centro  di un incontro che comincia a misurare uno
spazio di azione meridionale su :
- Il  reddito/salario garantito per disoccupati e precari
- La difesa e l'estensione dell'art.18
- Il rifiuto della legge Bossi-Fini
- Il recupero dei principi di democrazia sindacale
- L'opposizione alla guerra all'Irak "senza se e senza ma"
La mattina ore 10 Sala Gemito (di fronte Museo Nazionale): Assemblea Plenaria
Il pomeriggio ore 15 Aula Magna Facoltà di Lettere : Tavoli tecnici per la
generalizzazione dello sciopero


Info :www.noglobal.org;  Tel.  3887460974

Partecipano all'incontro :
Rete NoGlobal Campana;
Coordinamento di Lotta per il Lavoro;
Confederazioni Cobas e Cobas scuola di tutte le sedi meridionali;
Segretario Regionale Cgil Campania;
Segretario Provinciale Fiom-Cgil Napoli;
Centri sociali della Campania;
 Prc di Napoli;
Laboratorio campano per la Disobbedienza sociale;
Rete Studenti in Movimento ;
Rete Immigrati in Movimento;
Collettivi operatori sociali di Napoli e Palermo;
Messina Social Forum ;
Basilicata Social Forum;
rappresentanze regionali Cub-Rdb di Sicilia, Calabria, Puglia e Campania;
Rsu Fiat-Sata di Melfi;
cs Auro (Catania);
cs ex-Carcere e Cosca (Pa);
Centro Casba  (Cosenza);
cs Coppola Rossa (Ba);
Collettivo autonomo stud. (Pa);
Slas (Sa) ed altri…

Documento introduttivo :
L'esperienza del movimento noglobal, l'assedio delle mille zone rosse
in giro per il mondo, ha reso visibile, attraverso i mezzi di
comunicazione di massa, lo spazio politico globale in cui oggi si
producono le scelte sociali di fondo.Questa quindi è anche l'arena
irrinunciabile in cui si misurano le capacità di resistenza delle
lotte sociali, le potenzialità per battere le strategie neoliberiste
ed aprire nuove prospettive a partire da bisogni sociali e diritti
universali.

E' in questo confronto che si è sviluppato il fronte del conflitto,
che ha dovuto misurarsi anche con l'illusione, di alcuni, di
temperare il progetto capitalista ed ora si scontra in un nuovo
contesto che segna la fine di ogni tentativo di mediazione.Al tempo
stesso i meccanismi dello sviluppo ineguale ci impongono di
interpretare le coordinate locali determinate dagli indirizzi
generali. E' indiscutibile che nel meridione italiano esista una
specificità del disagio, un alfabeto dei bisogni, una cartografia dei
soggetti che non trova ancora piena interpretazione e rappresentanza.

Il lavoro atipico e migrante, le fasce sociali escluse e i
lavoratori "sommersi" si intersecano con soggetti inquadrati in un
modello fordista o postfordista attraverso un tessuto connettivo a
macchia di leopardo funzionale alla crescita dello sfruttamento dei
lavoratori e dell'oppressione sociale. Uno scenario in cui oggi si
iscrive la disarticolazione del carattere universale dei diritti e si
cerca di minare la base per una loro difesa collettiva.Al Sud le
politiche neoliberiste hanno prodotto effetti devastanti, non solo
scompaginando le ristrette aree di lavoro tutelato esistenti, ma
precarizzando anche le condizioni di vita generali: i problemi legati
alla privatizzazione di scuola, sanità ed i n generale dei servizi,
quelli legati all'acqua ed alle devastazioni ambientali, ne sono un
triste esempio.

Nell'intreccio di questi nodi si pone l'iniziativa e la riflessione
per un confronto che nella nostra regione (la Campania) vede oggi
soggetti diversi verificarsi non a partire dall'appiattimento delle
proprie divergenze, ma dalla materialità dei problemi sul tappeto.

L'esperienza della Rete NoGlobal, fin dalla sua irruzione sulla scena
sociale e politica il 17 marzo 2001 e nelle manifestazioni
successive, ha rappresentato una ricomposizione tra i lavoratori dei
COBAS e del sindacalismo di base con giovani, disoccupati e nuovo
precariato, ed ha anche ricercato una positiva contaminazione con
quei settori del sindacato confederale che per primi avevano
imboccato la strada dello SCIOPERO GENERALE di fronte al nuovo
attacco portato dal padronato e dal governo a tutto il lavoro
dipendente, ed alla sua rappresentanza sindacale non allineata ai
loro interessi.

Il teatro di questo confronto è ora un autunno in cui si consumerà
uno scontro sociale determinante. Il governo Berlusconi si fa
interprete di un neoliberismo che su scala internazionale affronta la
crisi in forme aggressive e virulente che giungono fino all'adesione
al progetto americano della "guerra permanente" ; ancora una volta di
fronte a pericoli di recessione si rispolverano le politiche di
guerra.

In chiave interna l'elemento di novità non sta tanto nell'erosione
dei diritti dei lavoratori, che è cominciata ben prima, ma nel
progetto autoritario che sottende le politiche del governo. Il
tentativo evidente è attaccare la capacità di difesa dei lavoratori e
la funzione del sindacato, disarticolare quei diritti che consentono
ancora forme organizzazione e di rappresentanza collettiva, svuotare
il diritto di sciopero e la contrattazione nazionale.

In questo senso il "libro bianco" costituisce un progetto di
politiche antisociali coerenti e coese contro cui andiamo
drammaticamente a scontrarci; scontro nel quale dobbiamo recuperare i
principi della democrazia sindacale, attraverso il coinvolgimento
diretto dei lavoratori.

L'intensità dello scontro spinge realtà diverse a confrontarsi in uno
scenario nuovo con un'apertura che non significa dismettere il
proprio patrimonio analitico. Sulle politiche messe in campo dai
precedenti governi, dalla legge Turco-Napolitano al pacchetto Treu,
così come sulla concertazione o su talune vertenze aziendali, le
posizioni del movimento NoGlobal (e del sindacato autorganizzato)
divergono in maniera importante da quelle della Cgil. Negarlo sarebbe
ipocrita, ma alzare muri è oggi reciprocamente irresponsabile !

Occorre costruire le condizioni per aprire le porte a una stagione di
protagonismo sociale diffuso e lasciare che sia esso a dettare
l'agenda politica. Questo è il senso, la condizione e il baricentro
del confronto.

Il movimento è cresciuto, da Seattle a Genova, con la rabbia di
quanti non accettano il modello capitalistico come unico mondo
possibile, mentre vive la più grave crisi dell'umanità nella sua
storia: due miliardi di persone in condizioni di indigenza assoluta,
i diritti e le tutele dei lavoratori arretrare paurosamente, lo stato
sociale mutarsi sempre più in stato penale. Un movimento che parte da
una critica radicale dell'esistente e non a caso è esploso quando a
governare erano Clinton, Blair e D'Alema ed ora continua a scontrarsi
con le politiche di Bush e Berlusconi. Dopo le contestazioni ai
vertici internazionali e la mobilitazione contro la guerra, il
movimento ha colto nella battaglia sull'art.18 un'occasione per
esprimere l'urgenza dell'incontro sempre più esteso con le tematiche
del lavoro : ora sa che è indispensabile fare un salto di qualità,
allargare e arricchire la piattaforma sociale, ripensare e innovare
le forme di lotta.

La Cgil intanto vede l'asprezza dello scontro in atto ed un governo
che va avanti malgrado uno sciopero generale di straordinaria
partecipazione. Un governo che ha messo a segno un passaggio grave:
la stipula del "patto per l'Italia" ha portato sulle sue posizioni
UIL e CISL, che pure avevano scioperato il 16 aprile, ed ora si
apprestano a diventare sindacato di servizi (al padrone).

In questo quadro la priorità è tenere aperto il conflitto sociale con
tutti i suoi strumenti: così un movimento che ha la cultura
dell'iniziativa diretta guarda con attenzione anche alle raccolte di
firme, quelle per i referendum come quelle della CGIL per
l'estensione delle tutele e contro le deleghe del governo sul lavoro,
nella misura in cui allargano la base della consapevolezza sociale e
alimentano le lotte. Guardando l'autunno da Sud si vedono le
difficoltà di una ricomposizione sociale complessa, ma anche le
potenzialità per allargare la base dello scontro sociale e ribaltare
la retorica berlusconiana : il governo confindustriale tenta di
accreditare l'idea che la modifica dell'art.18 e l'intero libro
bianco siano a vantaggio degli esclusi dalle forme di lavoro di
eredità fordista e dalle presunte tutele per esse confezionate.
Mentre attaccano a testa bassa tutto il mondo del lavoro, gli
occupati quanto i precari, i disoccupati, gli immigrati, i giovani,
le donne e i pensionati, e i diritti degli uni e degli altri, ci
dicono (con un megafono di 6 televisioni.) che i diritti conquistati
con anni di lotte sono in realtà privilegi di cui un'altra parte
della popolazione sconta il prezzo !

L'allargamento delle tutele, la costruzione di una piattaforma che
guardi anche ai tantissimi lavoratori atipici, a quelli in nero
(spesso usati solo come alibi per misure di sostegno all'impresa), ai
precari, ai disoccupati che ingrossano le statistiche del meridione,
la costruzione di lotte comuni con gli altri lavoratori in piazza in
questi mesi sono un passaggio strategicamente determinante.

Se la lotta alla legge Bossi-Fini (che non attenta solo ai diritti e
alla dignità dei migranti, ma destabilizza ulteriormente il mercato
del lavoro), l'opposizione alle guerre messe in atto dallo sceriffo
mondiale (che si appresta a scatenare una nuova aggressione all'Iraq,
mentre intensifica l'attacco al Popolo Palestinese) e il contrasto
alle politiche neoliberiste del governo Berlusconi, rappresentano il
quadro condiviso di una cooperazione possibile, aprire il dibattito e
l'iniziativa su misure come il reddito sociale garantito per
disoccupati e precari prefigura un determinante allargamento del
quadro sociale in movimento.

E' una dimensione che ci interroga in due direzioni :

1.      sulla capacità di sperimentare nuovi strumenti di inchiesta,
intervento e partecipazione sociale (camere del precariato sociale,
reti che sperimentino nuovi modelli di dimensione pubblica,
nuove "agora" per stimolare il protagonismo sociale dal basso .). Se
Confindustria ha oggi lo "spazio" per puntare a disarticolare la
tutela sindacale sarebbe un errore arroccarsi in una difesa statica,
priva di ricerca e di iniziativa.

  2.. sulla capacità di lavorare alla "generalizzazione" dello
sciopero in vista dello "sciopero generale" di
ottobre. "Generalizzazione" intesa come capacità di fermare non solo
i luoghi di lavoro tradizionalmente intesi, ma l'insieme della
fabbrica sociale nella sua dimensione reticolare. Coinvolgere gli
attori di un tessuto diffuso e pervasivo (operatori sociali del Terzo
settore, lavoratori interinali, atipici e le mille forme del
precariato sociale), bloccare le arterie di un'economia che è sempre
più sistemica. Un esempio semplice ed efficace (in merito alle forme
di lotta ed allo spettro delle figure coinvolte) è il picchettaggio
di massa del territorio praticato in Argentina, uno dei sud del mondo
in lotta contro le politiche del FMI e della Banca Mondiale
Luoghi di coordinamento territoriali quali "comitati per la
generalizzazione dello sciopero" potrebbero essere l'espressione
moderna (nelle forme e negli strumenti) di quei consigli di zona che
accompagnarono la stagione dei consigli di fabbrica, coagulando
intorno al proletariato industriale (allora maggioritario) risorse e
soggetti diversi.

Infine (ma non in ultimo) le esperienze fatte dal movimento noglobal
e da quello dei lavoratori ci dimostrano che lo scenario della
costruzione di uno sciopero europeo è non solo strategicamente
determinante, ma sempre più possibile nel quadro delle condizioni
date. L'esperienza di questi anni ci insegna poi che lo sviluppo di
reti di confronto ampie ed orizzontali è una chiave per forzare
queste prospettive.

Questo è, per grandi linee, il tessuto di riflessione su cui
invitiamo al confronto e a contributi anche più specifici.

In quanto attivisti della Rete NoGlobal, dei COBAS e del sindacalismo
di base, del movimento dei disoccupati, delle forze politiche e
sociali antiliberiste, ma anche singoli attori di una società da
trasformare, facciamo appello per la convocazione a Napoli alla fine
di settembre (alla vigilia dello sciopero generale) di un assemblea
unitaria, che veda la partecipazione e il protagonismo delle realtà
in movimento al Sud : per dare uno sbocco al dibattito in corso, per
verificare le condizioni di terreni di rivendicazione comuni, per la
costruzione dal basso di un calendario di lotte e la costituzione di
forme di coordinamento permanenti. Per verificare insomma la
possibilità di contribuire, a partire dal sud, ad un grande movimento
e a una stagione di lotte che sbarrino la strada alle politiche
neoliberiste.